"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

venerdì 2 maggio 2014

Hong Kong: la macedonia è servita


Atterrare a Hong Kong vuol dire vedere, dall’oblò, il mare avvicinarsi sempre di più e trovarsi quasi involontariamente a mani giunte, pregando che il pilota riesca a individuare, in mezzo all’acqua, quella striscia di terra corrispondente alla pista.
Del resto uno stato formato da 234 isole non può che avere degli aeroporti così: con le piste d’atterraggio praticamente sulla battigia.
Ma contestualmente un aeroporto internazionale che sembra una città (contraddizioni cinesi), per estensione e per struttura: pieno di negozi, ristoranti, bar e perfino locali in cui suonano musica dal vivo.
Per la cronaca (e vista la quantità di isole): si atterra in quella di Lantau, poi in treno si arriva fino a Hong Kong Island.
Hong Kong non è più Cina: cambia la moneta, cambia tutto il sistema politico ed economico.
In uscita da Shanghai ci dirottano verso un gate apposito, ci ritirano il visto per la Repubblica Popolare cinese e ce ne consegnano un altro, meno restrittivo, di 90 giorni anziché solo 30 (gratuito e senza tutte le trafile necessarie ad ottenerlo).
Ricominciamo a sentire parlare inglese, a leggere cartelli stradali e insegne bilingui, a vedere (tanti) visi dai tratti occidentali; la moda sembra molto meno improbabile (scomparse le tremende scarpe di peluche e gli accostamenti di colori e fantasie alla come te viè); in qualche ristorante riappaiono perfino delle forchette e qualche cucchiaio (del coltello, questo sconosciuto, ancora nessuna traccia).
Siamo tentati di pensare di essere quasi tornati in occidente.
Di trovarci in una metropoli in fondo non molto diversa da quelle europee o americane.
Magari solo leggermente più popolata..

Il panorama, quasi quasi sembra quello di New York

Poi però..
Ti trovi a passeggiare nel quartiere di Sheun Wang, a spingerti fino al porto e ti imbatti in una sfilza di negozi “strani”:

boutique di pesce essiccato


grossisti di erbe medicinali e pomate, unguenti e integratori

rivenditori di nidi di uccelli per le zuppe, radici di ginseng e funghi

e poi

bacinelle e bagnarole in cui sguazzano pesci e crostacei vivi (perché qui lo vendono così: altro che cassette con letti di ghiaccio), dove oltre a comprarlo lo si può anche direttamente mangiare, a patto naturalmente di non andare troppo per il sottile e di accontentarsi di un locale abbastanza spartano
ma anche rane (vive, fino al momento di portarsele a casa…), tartarughe, serpentelli di vario genere 

(pare che la zuppa di serpente sia il piatto nazionale, ma ci siamo voluti fidare sulla parola)
E mercati alimentari disposti su vari piani, ma solo per stomaci molto forti (vedere spellare una rana mentre si acquista un chilo di frutta non è esattamente nelle nostre abitudini)
Tutto a Hong Kong si sviluppa in altezza

I palazzi

Le strade

Perfino i tram, alti e smilzi, a due piani

Una città in verticale, dove i condomini sono così:

e dove i grattacieli si appoggiano sui fianchi delle montagne e sembrano incombere e oscillare sulla testa di chi li guarda da sotto.

E la luce del sole, fino a terra, arriva molto poco, lasciando le strade costantemente in penombra e soffocate dall’umidità.

A collegare un edificio all’altro, le solite passerelle

Oppure mezzi di trasporto impensabili, come il Central-Midlevels Escalatoruna serie di scale mobili all’aperto, in mezzo alla città, lunghe quasi un km (attive in discesa o in salita secondo gli orari di maggiore affluenza…è bene saperlo, se non si vuole faticare!), che collegano Queen’s Road Central a Conduit Road, 135 metri più su.
Ma tutto intorno a questa stipatissima, inquinatissima, caoticissima città, oltre il cemento, dietro i grattacieli, sopra i tetti, c’è lei: la giungla!
Fatta di piante tropicali e alberi dalle foglie gigantesche.

Radici che bucano il cemento e ammantano palazzi
Tanto che non si direbbe, a guardarla da sotto, ma il 70% del territorio di questa città è occupato dal verde.
E forse si può farsene un’idea giusto salendo sul Peak Tram, una vecchia funicolare che trotterella, quasi in verticale per via della pendenza, sul ciglio di un baratro facendosi largo fra i grattacieli per raggiungere i 552 metri di altitudine del Victoria Peak. 

Suggestivo e indimenticabile.
Ma l’idea la rendono anche posti come l’Hong Kong Park: grattacieli da una parte, giungla dall’altra e una immensa, gigantesca voliera visitabile gratuitamente, in cui passeggiare osservando specie diverse di uccelli tropicali.

Proprio l’isola di King Kong!
In cui anche i templi, in maggioranza taoisti, sono incastrati fra un edificio e l’altro, anonimi edifici in lamiera riconoscibili giusto dal fumo dell’incenso che ne esce, 

o da qualche drappo rosso penzolante dai tetti.

Il Man Mo Temple su tutti, questo dall'aspetto un po’ più curato.

E poi, quando finalmente si riesce a uscire dal labirinto metropolitano e ad ampliare lo sguardo, c’è il mare, sebbene anche quello sia affollato: di mercantili, traghetti, vecchie carrette arrugginite, motoscafi della polizia e dei vigili del fuoco.
Ma pur sempre il mare.
E per vedere le cose allontanandosene un po’, basta attraversarlo, con la metro o lo Star Ferry fino a Kowloon, zona della città dove oltre a passeggiare piacevolmente sul lungomare, in quella via dal nome impronunciabile (Tsim Sha Tsui East Promenade) molto simile a un singhiozzo, si ha la possibilità di solcare la gloriosa Avenue of the Stars



(certo solo un pallido riflesso della sua originale cugina americana) e, alle 20 in punto di ogni giorno, dopo aver sgomitato tra la folla oceanica, si può assistere alla Symphony of Lights, spettacolo di luci laser che vengono proiettate a ritmo di musica, dalla cima dei grattacieli…sì, forse i cinesi sono un po’ fissati con questo genere di cose, il laser in particolare.
Se poi  non se ne ha ancora abbastanza, si può fare una puntatina al mercato notturno di Temple Street, dove oltre alle bancarelle, ai richiami dei venditori, ai mille localini improvvisati in cui poter mangiare di tutto, pesce (freschissimo, prelevato direttamente dalle bagnarole di cui sopra) in particolare, ci si imbatte in spettacoli improvvisati dell’opera cantonese, indovini (parlanti inglese) e fattucchiere di vario genere.
Ma Hong Kong è questo e molto altro e pone costantemente di fronte a scelte assolutamente contrapposte, offrendo la possibilità di gettarsi nella mischia o ritirarsi nel silenzio.
Guardare il mare o chiudersi in un centro commerciale
In poco meno di un’ora di metropolitana per esempio si può sbarcare sulla vicina isola di Lantau (la stessa in cui sorge il fantasmagorico aeroporto internazionale) e sfuggire al caos, a patto però di recarsi dalla parte giusta e precisamente a Ngong Ping.
Da qui infatti un’ulteriore, complicatissima decisione: immergersi nello shopping selvaggio di un luogo, appena usciti dalla metro, che già nel nome contiene mille promesse (City Outlets), mangiando in uno degli innumerevoli locali delle maggiori catene internazionali, oppure fare pochi passi in più e salire su una funivia che, dopo circa 20 interminabili minuti di percorso a strapiombo sul mare e su abissali gole montuose

 (e meno male che non abbiamo preso la cabina col fondo di vetro!) porta in un luogo che più ameno non si potrebbe.
Sulla cima del monte siede una gigantesca statua del Tian Tan Buddha, 

che dall’alto dei suoi 26 metri presidia il Monastero di Po Lin

complesso di templi (molti dei quali ancora in costruzione) immersi nel verde, con aree in cui è possibile perfino fare autonomamente scorta di erbe e bacche per tè e infusi.
Da qui, scaduto il tempo a disposizione, s’impone un’altra scelta: riprendere la metro e tornare all’opzione 1 dandosi finalmente allo shopping e immergendosi anima e corpo nella folla metropolitana, o prendere l’autobus numero 21 e spingersi fino all’antico villaggio di pescatori di Tai’O

fatto di case su palafitte e facilmente individuabile dall’odore del pesce messo ad essiccare.

Nonostante sia preso d’assalto dai turisti, Tai O è davvero un antico villaggio in cui il tempo sembra essersi fermato. Gli usci delle case sono aperti, ognuno si improvvisa venditore, e sui davanzali sono esposti i prodotti che ognuno ritiene di voler vendere: barattoli di conserve (perlopiù salse di pesce), oppure semplicemente 4-5 lattine diverse di bibite, un paio di bottigliette d’acqua, qualche oggettino fatto a mano.
Gli unici due locali in cui mangiare, spartani e in pieno stile cinese, hanno il menu rigorosamente in ideogrammi.
Ma oltre a passeggiare per il villaggio, fra i venditori di pesce essiccato



 e piccoli altarini votivi messi su con quel che c’è,


 la  vera esperienza mozzafiato è salire su uno dei tanti motoscafi a pagamento, che prima fanno lentamente il giro della costa, fra le palafitte di lamiera, poi improvvisamente accelerano, per arrivare in mare aperto e assistere allo spettacolo dei delfini che saltano sull’acqua.
Un’emozione indescrivibile, che noi i delfini non siamo riusciti a vederli nemmeno in Polinesia, nemmeno al largo di Zanzibar, nemmeno davanti alle coste del Kenya e dove ce li troviamo davanti? A Hong Kong! In questa pazza, incredibile, multisfaccettata realtà di isole che sembrano una macedonia.
Così variegata che a pochi chilometri dal villaggio di pescatori, nella stessa isola di Lantau sorge il quarto parco Disney del mondo,





 dove si arriva comodamente con la linea metro dedicata, quella con i finestrini a forma di faccia di topolino.

Così contraddittoria che ha un tasso di inquinamento altissimo eppure nei parchi pubblici è vietato fumare!
Così sfaccettata e bizzarra che oltre a offrire la possibilità di assaggiare stranezze come meduse, zuppe di serpenti e una varietà infinita di pesce essiccato, Hong Kong è rinomata nel mondo per la sua cucina. E da mangiare si può trovare veramente di tutto, sia nei locali più costosi, sia dai rivenditori per la strada.
Due esperienze indimenticabili:

-         Crystal Jade La Mian Xiao Long Bao, presso il Two IFC Mall (perchè qui i malls sono talmente labirintici e smisurati che non bastava farli a più piani: hanno ritenuto necessario dividerli anche in due edifici diversi che per trovare un locale bisogna studiare attentamente la piantina e poi…affidarsi all'intuito e sperare nella fortuna!)
Lo riconoscerete dalla fila che vi staziona davanti a ogni ora del giorno. Noi abbiamo provato a mezzogiorno come alle 4 del pomeriggio e abbiamo sempre dovuto aspettare e fare tutta la trafila: un tizio all’entrata consegna un numeretto che verrà visualizzato su uno schermo posto sopra di lui (e per fortuna perché lui i numeri li dirà solo in cinese!!). Ma non è un caso che la gente faccia la fila per mangiarci: i suoi pastries, dal ripieno delicato e l’involucro che si scioglie in bocca,

ma anche gli gnocchi di riso

costituiscono un’esperienza assolutamente da provare. I prezzi non sono proprio economici, e anzi abbastanza alti per gli standard cinesi, ma ne vale veramente la pena

-         Honeymoon Dessert, locale in cui servono soltanto dolci, in tutte le versioni, comprese le zuppe. Ma sempre secondo la filosofia cinese dei dolci poco (o per niente) dolci….difatti solo con l'inganno sono riuscita a trascinarci l'amato bene per ben due sere di seguito!



Dicono che Hong Kong acceleri il battito cardiaco: abbiamo constatato che è realmente così.
Ti accende la voglia costante e insaziabile di girare, vedere, scoprire sempre nuove cose. E per farlo non devi nemmeno faticare tanto: basta svoltare un angolo, fare capolino in un mercato, spostarsi di una fermata di metro o arrivare in cima a una salita molto ripida per vedere tutto e il contrario di tutto, in una incredibile, affascinante, indimenticabile macedonia di esperienze.







16 commenti:

  1. ...deve essere stato un viaggio meraviglioso..
    Un abbraccio forte e buon fine settimana!!!

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    1. Lo è stato, in effetti Lauretta. Più di tanti altri. Abbraccio stritoloso a te

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  2. che meraviglia hai fatto il viaggio dei miei sogni !!!!! grazie per le bellissime foto e un abbraccio...

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    1. Beh allora ti auguro di realizzare prestissimo il tuo sogno mammalorita!!!Grazie a te e un bacione grande!

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  3. Mamma mia.. che affascinate che è.. Ripeto.. so che non farebbe per me.. quei grattacieli così alti mi sentirei soffocare.. e poi il cibo.. no..no..non m'alletta più di tanto.. Ma che figata la metropoli che contrasta quella giungla.. marunna santa.. smog.. e natura.. :-D Grazie di questo viaggetto virtuale.. baciotti e buon w.e. :-)

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    1. Sì in effetti hong kong è proprio una città stranissima, difficile anche da definire.
      Grazie a te claudietta tanti bacioni, buona giornata

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  4. Avevo già sentito parlare di HongKong, la società per la quale lavoravo aveva anche li una filiale. Credo che a parte la grande macedonia di tutto un pò resta il fatto che qui e penso in nessun altro post a parte il Giappone coesiste il vecchio tenacemente radico con il super moderno. E' bellissima cosi caotica un esperienza grande e per vedere ancora altro io credo che ci vorrebbero mesi anche se poi il moderno si ripete. Grazie ho fatto un bellissimo viaggio. Buona fine settimana.

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    1. Guarda, non avrei mai creduto: pechino mi è piaciuta proprio tanto, tra le tre è sicuramente quella che preferisco, ma di hong long mi è rimasta la voglia di tornarci per vedere tante altre cose, tutto quello che non siamo riusciti a includere nel giro, le spiagge magari, ma anche le altre sue isole. è particolarissima, strana e molto affascinante allo stesso tempo. Ecco perchè mi piacerebbe viverci per un po' per poterla guardare dall'interno.
      Il giappone è uno dei tanti sogni nel cassetto....
      grazie edvige, ti abbraccio forte buona giornata!

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  5. Ma quanto mi piacerebbe venirti dietro.....costo poco e non sporco..pensaci.

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    1. Va bene dai, affare fatto! anzi ho un'idea migliore: prossima volta lasciamo a casa l'amato bene e andiamo direttamente solo io e te!!!!! (ti immagini, che risate?!?!).
      baciuzzi enormi!

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    2. uh quanto mi piacerebbe ma l'amato bene sarebbe d'accordo?

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  6. Luna, manco un po' e so che quando ripasso trovo sempre post emozionanti. Io non ho viaggiato molto, a parte gli stati uniti, la francia e sharm... ma a casa tua mi rifaccio, e quasi mi sembra di esserci stata!!! Un abbraccio tesoro!

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    1. Beh insomma, dai, hai visto tre posti magnifici, uno più bello dell'altro!
      è sempre un enorme piacere rileggerti da queste parti elly, e poi da tempo volevo dirti che il tuo blog è diventato bellissimo, mi piace sempre di più, a cominciare dalla foto che hai scelto per il tuo profilo: brava proprio!
      Tanti bacia te, bella mia.

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  7. Certo deve essere un posto pazzesco! Ma non credo faccia per me! Tu invece come al solito sei così precisa nelle tue descrizioni che nei posti sembra di esserci veramente! Un bacione!

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    1. è proprio un posto pazzesco marina! talmente strano che non lo si può definire, se non appunto come una enorme macedonia!
      Un abbraccio fortissimo a te e tanti baci (grazie!)

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