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lunedì 6 febbraio 2017

L’accrocco - Cous cous di kamut con cavolo verza e prosciutto


Una cosa buona i lavori l’hanno portata.
Più d’una, voglio sperare, ma le più evidenti sono tutte in corso d’opera ed eventualmente da verificare.
Non si può dire che pure nella cucina da campo, pur nel disagio generale che dura ormai dal lontan(issim)o 28 novembre, roba che pare di aver cominciato una vita fa e nemmeno mi ricordo più com’è lavare i piatti o scolare una scatola di legumi in un lavandino che non sia quello del bagno, non si può dire, dicevo, che ci siamo fatti mancare alcunché.
La pizza al sabato sera l’abbiamo sempre preparata.
Ciambelloni e biscotti non sono mancati.
Carne, pesce, legumi e cereali, verdure cotte e crude si sono come al solito correttamente alternati come i più rigidi protocolli dell’alimentazione comandano.
Pranzi da asporto, panini e schiscette sono sempre stati approntati con cura e l’amato bene non è stato mai costretto a ricorrere a un pezzo di pizza da Roscioli per ovviare alla mancanza della mensa nei giorni in cui non gli spetta (per quanto, magari, se lo sarebbe di gran lunga augurato..).
Perfino Natale abbiamo festeggiato in questo tugurio.
Ma la cosa straordinaria, fra momenti di pura ilarità alternati ad altri di sbrocco assoluto che lèvate, è che l’ingegno, per ogni cosa, dalla più seria alla più sciocca, non ha mai cessato di aguzzarsi.
Perché provare nuove ricette va bene. Tanto dobbiamo mangiare.
Ma poi dove mi piazzo a fotografare i piatti pronti?
(E prima ancora dove lo trovo un piatto?)
Dunque, superata seduta stante ogni perplessità sul servizio di plastica, che tanto giusto quello abbiamo, mancava  però un luogo decoroso, carino, possibilmente ben illuminato dove poter allestire una sottospecie, almeno, di set fotografico.
Ed è così che mentre nel mondo della fotografia food impazzano piatti in penombra, tavolame scorticato, scenari rustici e molto scuri, se non addirittura neri, pieni di conturbante fascino e insolito mistero, ecco che, come al solito paurosamente in ritardo rispetto alle mode e alle tendenze del momento, signore e signori arrivo io!
Che mi decido a confezionare, con uno scettico e brontolante (ma collaborativo) amato bene al seguito, finalmente un accrocco di light box.
Roba che andava di moda anni e anni fa. Superata e tramontata.
Anyway, dicesi light box la seguente cosa qua:


Uno scatolone ritagliato su tre lati e foderato di carta forno da cui far filtrare, senza che risulti invadente, la luce di due faretti montati su altrettanti piedistalli appositamente accroccati.
Che per me sarebbero bastate pure le due abatjour del comodino, ma pareva brutto spegnere sul nascere il fervore e l’estro creativo dell’amato bene che oltre ad aver assemblato le due luminarie le ha dotate di fili abbastanza lunghi da poterli ruotare e spostare come voglio e perfino di un interruttore unico con cui comandarli.
Ebbra di cotanta grazia e supporto tecnologico, da parte mia ho preso quindi a sfornare, in controtendenza massima, foto diafane, evanescenti, contornate di un alone etereo e quasi mistico.
Bianche e pure, che a me (e immagino solo a me) paiono bellissime.
Perché sembrano vivere in un mondo tutto loro.
Distante da tutto il casino che ruota loro intorno.
Lontanissime da tutto il bazar circostanze.
Un microcosmo di candore e pacatezza.
Una scatola dei sogni dove qualche volta vorrei poter entrare pure io, insieme alla fetta di ciambellone o al piatto di pasta.
Mo’ ndo se la mettemo tutta st’attrezzatura quando non la usi?
Ecco, a questo non ho ancora trovato soluzione.
Quando non è in funzione sulla lavatrice.
Sennò sul letto.
Finché non ci andiamo a dormire.

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Per vecchie reminiscenze d’infanzia, quando all’asilo a Berlino ce la propinavano un giorno sì e l’altro pure, a me la verza cotta proprio non piace. Al massimo la uso cruda, in insalata. A distanza di tanti anni però ho voluto darle un’altra chance, anche perché ora le verdure in ogni caso le cuocio poco, lasciandole perlopiù croccanti. L’ho insaporita con il prosciutto crudo. E devo dire che mi ha stupita positivamente. Un nuovo amore è sbocciato.

Ingredienti (per due)
300 gr di cavolo verza al netto degli scarti (circa metà di una piccola pallotta)
160 gr di cous cous di kamut
70 gr di prosciutto crudo
1 spicchio d’aglio
1/4 di bicchiere di vino bianco
Olio extravergine d’oliva
Sale
Pepe

Procedimento
Tagliare la verza a metà e poi a striscioline. Raccoglierle tutte in una ciotola capiente, lavarle e scolarle (eliminando il torsolo centrale). Tagliare anche il prosciutto a striscioline. In una padella far imbiondire uno spicchio d’aglio tagliato a metà con poco olio, unire il prosciutto e subito dopo anche la verza. Dopo che avrà sfrigolato un po’ sfumare con il vino, lasciare evaporare, quindi abbassare la fiamma, aggiustare di sale e lasciare stufare per qualche minuto, aggiungendo poca acqua calda se necessario. A me le verdure piacciono piuttosto croccanti, ragione per cui io l’ho lasciata cuocere nemmeno dieci minuti, ma se la preferite più morbida, allungate pure i tempi di cottura secondo i gusti.

Preparare il cous cous secondo le modalità riportate sulla confezione (di solito una dose di cous cous e il doppio in volume di acqua tiepida leggermente salata; es.: un bicchiere di cous cous e due di acqua), lasciarlo gonfiare per qualche minuto, quindi sgranarlo aggiungendo poco olio. Condire con la verza stufata, impiattare e completare con una spolverata di pepe.

12 commenti:

  1. Però vuoi mettere il piatto di plastica nella soft box? Mica cippe, eh! E io già traggo ispirazione da te, visto che a breve dovrò iniziare la tragedia dello sventramento domestico e (pensa) che il mio amato bene a Natale mi ha fornita di mille ammennicoli fotografici e ancora devo capirne il funzionamento... sta' a vedere che tra muratori ed elettricisti anch'io vengo colta dall'ispirazione?
    Un bacione :)

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    1. Secondo me sì, Tatiana! è proprio per sopravvivenza che fra elettricisti e muratori e sventramento di casa troverai rifugio nell'attrezzatura fotografica! tanto mica puoi pulire e stare dietro a tutto. Vediamola così: con i lavori a casa si ha meno da fare! per esempio non serve spolverare che tanto dopo dieci minuti è tutto nuovamente ricoperto di polvere e sabbia. Ergo: molto più tempo libero! Coraggio!!
      Bacioni solidali a te ( ti piace, eh la chicca del piatto di plastica? ahahaha)

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  2. potrei copiarti il marchingegno per fare le foto ai libri :)

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    1. Te lo straconsiglio, Fede! è comodo e non ti costringe a girare a vuoto per casa cercando di individuare il punto più luminoso che non so da te, ma da me non esiste!

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  3. ahahah...in controtendenza come te, anch'io spesso faccio le foto nella light box :-P l'ispirazione x nuovi piatti mi viene sempre in notturna :-P
    Buonissimo il cous cous fatto così, gnam 😋

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  4. Ma siete mitici, davvero! Comunque "il trucchetto" della carta da forno è sempre buono. E' un ottimo (ed economico) diffusore della luce :-D
    A me invece piace un sacco la verza e secondo me colprosciutto già ci sta bene di suo, il tocco di classe è il kamut che lo rende piatto completo.

    Fabio

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    1. Detto da te che fai quelle meraviglie di foto, caro Fabio, è davvero confortante! Dunque il mio accrocco è ben congegnato: ne sono immensamente felice!(anche se, certo, i miei soggetti fotografici non sono certo del calibro dei dolci che fa Anna Luisa!!) Grazie sempre, bacioni a voi due.

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  5. trovare la soluzione ad un problema è la parte più divertente e qui l'amato bene ha fatto un capolavoro, l'ingegno italico è formidabile altro che Mcvyger. Il couscous mi piace moltissimo praticamente con ogni cosa, in questo prediligo la verza che con il prosciutto è perfetta. Chissà cosa combinerai quando sarà tutto a posto! Un bacione

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    1. Mamma mia non vedo proprio l ora, di riavere la mia cucina, e muovermi liberamente dentro casa mia, comunque, prima o poi accadrà. Comunque il capolavoro l ho fatto io, l amato bene ha collaborato solo per la parte tecnica delle luci, ma insomma, l accrocco vero e proprio l ho assemblato da sola. Infatti si vede ahahaha!!! Tanti Bacioni Annarita. Bello rileggerti❤

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