Con il trasferimento nella nuova casetta sono andate perdute
moltissime sane abitudini.
Mie, in (minima) parte;
ma dell’amato bene soprattutto.
Per esempio quella di accorgersi, all’ennesimo spostamento
di lato per poter passare, dei panni rinsecchiti sullo stendino.
Un tempo li ritirava lui.
Li stirava benissimo con il solo ausilio delle mani.
Li piegava con molta cura.
Toglieva di mezzo il contenitore delle mollette,
perennemente in giro per casa.
Ora, dato uno spazio per la deambulazione lievemente più
ampio di quello della precedente casetta, l’ingombro dello stendino
(nonostante la gimcana che, seppur di entità minore, comunque impone) passa del
tutto inosservato e i miserelli stesi ad asciugare potrebbero stazionare lì
anche per tutta la durata della stagione se ogni nuova lavatrice non favorisse un frequente, fisiologico ricambio.
Ma il compito di raccoglierli ora tocca, inesorabilmente, a
me.
Che poi posso farlo a scelta: saltuariamente a mano a mano
che mi mancano mutande, calzini o magliette, cosicché lo stendino, col passare
dei giorni, si spoglia naturalmente di tutto il suo fardello.
Oppure (un paio di volte l’ anno secondo particolari e rare
congiunture astrali) da brava massaia, tutto insieme, ripiegando diligentemente
ogni singolo capo e distribuendolo nei cassetti, magari pure suddiviso per
colore.
Con il pretesto dei perenni lavori in corso, infatti, lui ha
smesso di occuparsene.
E quindi sono finiti i tempi in cui uscivo di casa al
mattino angosciata al pensiero che nemmeno
ieri sera sono riuscita a ritirare i panni e invece rincasavo trovandomeli
magicamente piegati, pronti solo da mettere via
(e avevo pure da ridire perché lo sforzo in più di farli
arrivare fino ai cassetti poteva pure compierlo…).
Le mollette nel cestello.
Il cestello nell’armadietto della lavatrice.
L’accrocco metallico
riposto dietro la porta del bagno.
Ora lui rincasa sempre prima di me, ma ahimé, lo trovo in
ben altre faccende invischiato.
Tipo, chessò, verniciare delle staffe, passare l’impregnante
su pali di legno, spalmare l’antiruggine su una grondaia, stuccare dei buchi
immaginari su una parete.
Il tutto, con comodo, alle 8 di sera.
Ma la vera tragedia è un’altra, signore mie.
Che sullo stendino, al limite, potrei anche soprassedere.
Il vero dramma è che ha smesso di stirare.
E quindi le camicie della divisa, unici capi d’abbigliamento
in questa casa considerati degni di passare sotto la piastra rovente, per mere
ragioni di decoro, ora toccano a me.
E siccome quelle in dotazione sono soltanto tre, la faccenda
non si esaurisce in un’ unica, risolutiva seduta settimanale, che poi non stiro più fino al mese prossimo.
No.
Si spalma, uniformemente, su quasi ogni giorno della
settimana tra smacchia/lava/asciuga/stira/piega.
In un eterno ripetersi che non si esaurisce mai.
Roba che i giorni in cui mi dice: oggi sono rimasto in borghese i salti di gioia si sprecano.
Tutto poi perché una volta, in uno slancio di euforia e insana smania di accudimento mi ero proposta di farlo io
( come mi è potuto saltare in mente?)
Certo i fiori, random, continua a regalarmeli.
Tutto poi perché una volta, in uno slancio di euforia e insana smania di accudimento mi ero proposta di farlo io
( come mi è potuto saltare in mente?)
Certo i fiori, random, continua a regalarmeli.
Le cose che rompo ad aggiustarle.
I guai domestici che combino a ripararli.
Ma tutto questo, ora, ha un costo altissimo.
In termini di doveri che pensavo avessero smesso per sempre
di competermi.
Nemmeno il giardino è affar suo.
Poto, taglio, sfoltisco, rinvaso, annaffio, concimo.
E lascio che le foglie ingiallite, cadute dall’albicocco,
restino lì a formare un morbido e romantico tappeto su cui far scricchiolare le
scarpe.
Le lascio perché non ho mai tempo di raccoglierle mi
piace vederle e perché poi si trasformano in concime per le aiuole.
Fanno da copertina protettiva alle radici delle piantine più
delicate.
Creano un’atmosfera bucolica e coccolosa.
Poi arriva lui, che decide di radunarle tutte e farne un cuore enorme
proprio davanti al cancello.
Ad accogliermi dopo una giornata di lavoro.
Sgrano gli occhi e sussulto.
Dolce!!! – il primo
pensiero che mi balena nella mente appena lo vedo.
…Già che c’era non
poteva pure raccoglierle ste foglie? – il secondo in rapidissima
successione.
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I biscotti di avena sono in assoluto i miei preferiti.
Consistenza sabbiosa e sapore rustico
e molto deciso. Mi cade l’occhio sugli ingredienti e mi stupisco di come fra
questi figuri il rosmarino.
Compro la farina, decido di farne dei muffins e di scoprire
quale magico sapore sia in grado di conferirgli un rametto di rosmarino…
Ingredienti
200 gr di latte di riso
150 gr di farina di avena
100 gr di farina di orzo
50 gr di fecola di patate
110 gr di zucchero di canna
60 gr di olio di semi di girasole
1 yogurt di soia
1 rametto di rosmarino
3 cucchiaini di lievito
1 bustina di vanillina
1 pizzico di sale
Procedimento
Mettere a scaldare in un pentolino il latte con il rosmarino.
Spegnere prima che inizi a bollire e lasciare in infusione per almeno 15
minuti.
Setacciare in una ciotola capiente le farine e mescolarle
con la fecola, lo zucchero, il lievito, la vanillina e il pizzico di sale.
Riunire in un’altra terrina lo yogurt di soia, l’olio e il
latte intiepidito. Amalgamare bene e unirli agli ingredienti secchi lavorando
poco.
Distribuire il composto negli stampini da muffins e cuocere
in forno già caldo, a 180° per circa 20 minuti.
Però che dolce a lasciarti il cuore... e pure originale!!! Si fa perdonare.... e poi ti fa i lavori "da uomo", pensa te! Il mio lava i panni, li stende e li ripiega (lasciandoli poi in giro per la casa) e guai a rubargli la mansione, però quella che stucca, tinteggia, pianta chiodi e fatica sono io :( E di stirare non se ne parla: lui ha un rifiuto, io non ce la posso fare... così va al lavoro con la divisa che fa pena e meno male che finchè sopra ci mette il maglione ci si salva.... per quanto riguarda me ho abolito le camicie, pur amandole, prontamente sostituite da maglietta e giacca o un bel golfino bon-ton (che, si sa, è molto trendy proprio perché non va stirato)! Il poco tempo che mi rimane lo regalo alla cucina che è meglio, no? Specie se poi produco anch'io delle chicche come questa: solo a vedere il rosmarino, che adoro nei dolci, vado in visibilio!
RispondiEliminaUn bacio :)
Ah ecco il maglione: non ci avevo pensato! Perché mai allora io continuò a stirare camicie pure d inverno?! E no hai ragione: se c è il maglione basta stirare collo e polaini. Al massimo la v che si intravede, via! Che idea mi hai dato Tatiana mia...per quanto riguarda il mio di abbigliamento... Camicie? Non so nemmeno cosa siano!!
EliminaGrAzie tanti baci
Ma daiii che tenero!!! gli si perdona tutto.. dal non ritirare e piegare più i panni..a non stirare! Su..su.. comuqnue ti capisco.. io faccio tutto.. ma stirare proprio no.. né lui.. ma nemmeno io! Il ferro da stiro son le mie mani.. e le sue camicie? le stendo impregnate d'acqua sulla stampella e voilà... vengono piuttosto bene.. ;-).. Su consoliamoci con qyesti muffin golosi e sani! baci e buon w.e. :-*
RispondiEliminaEcco, questa è un' altra dritta che mi giocheró: stenderle impregnate d acqua e aspettare che la forza di gravità faccia il resto!! E non come sono abituata io a buttare tutto in lavatrice impostando dai 1000 ai 1200 giri di centrifuga!!!
EliminaGrazie cla baci ve buona settimana ( corta, che bello!!)
IO continuo a ripeterti che 6 davvero fortunata...devi sapere che il 90% della specie umana maschile, non ha il cromosoma della "cura della casa" anche detto in gergo "della brava massaia". Il tuo fa parte della piccola fetta di eccezioni che almeno qualche lavoretto lo fa e ti fa pure i regali romantici random O_O ma cosa vuoi di più??
RispondiEliminaIo quando rientro dal lavoro il massimo che posso aspettarmi è di vedere una nuca di fronte alla playstation U.U
Mi consolo con la ricetta e mi chiedo come il profumo del rosmarino renda speciali questi muffins :-P
Si sì per carità una certa fetta di fortuna me la riconosco. Il guaio è quando l hobby del bricolage o la sindrome di Manny aggiustatutto superano qualche limite. Adesso per dire abbiamo pali di legno appena impregnati stesi in giardino ad asciugare, la cassetta del geberit smontata da una settimana per una presunta perdita d acqua, e contestualmente bidoni di smalto e sacchetti di KC1 sparsi variamente per casa. Purtroppo non abbiamo la play station, mannaggia!!!( ma mi hai dato l idea per natale...quasi quasi...)
EliminaGrazie Consu tanti baci, buona giornata
Sono anch'io della teoria del non accontentarsi, ma io dalla mia ho un marito che non fa un emerito tubo in casa !!!!! Il tuo è molto più efficiente e molto più romantico per giunta . Io in questo caso mi accontenterei.
RispondiEliminaCome sempre la tua lista di ingredienti mi fa impazzire e uno di questi muffin lo assaggerei anche subito. Bacioni cara
No mna sai qual è il fatto? È che se ti accontenti poi loro abbassano la guardia: la strategia è lamentarsi sempre. A prescindere!!!
EliminaBacioni a te, Lisa. Buona giornata!!
una bella ricetta, bello il racconto dei panni e dello stiro, mi ha fatto ridere ma anche comprendere di dare una mano
RispondiEliminaGrazie Carmine! Ma magari in altri modi lo fai già.
EliminaUn bacione, Buona giornata
Fantastico lui e pure tu da donna romantica sì ma pure pratica. Che ridere! Certo set camicie da 7 sarebbe opportuno. Un bacione.
RispondiEliminaMamma mia stiamo sempre risicati col numero delle camicie!! Proprio adesso mi tocca scendere giù a stirargliene una!!!
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