Lunedì sotto
le pezze.
Il sogno di
ogni lunedì. Se non fosse per il virus intestinale che mi ci ha costretta.
Che va bene
comunque, sia chiaro.
Meglio di un’ora
di palestra e di continui su e giù da treni e stazioni.
Se non fosse
che tra due settimane scarse ci attende un nuovo viaggio.
Ehh ma da
qui a due settimane vuoi che non sia passato il virus?
Quello magari
sì, ma mi chiedo, non senza un minimo di apprensione, cos’altro potrebbe
accadere.
Visto che qualche giorno fa è stata la volta di un feroce mal di denti.
Curato con
successo e per il momento sedato.
Se non fosse
che il dentista non vuole iniziare il lavoro di
devitalizzazione/ricostruzione/sailcielocosa rischiando di doverlo interrompere
a metà e riprenderlo al mio ritorno.
“facciamo
tutto quando torni”
Capirai,
vista la simpatia che nutro nei confronti della categoria, sai quale sforzo
rimandare.
Se non fosse
che mi ha messo in testa tutta una serie di precauzioni e soprattutto soluzioni casomai
dovesse tornarmi il dolore.
Che poi
queste ultime consistono nell’unica possibile: l’antibiotico.
Ragione per
cui ho inviato la prescrizione all’omeopata di fiducia per tradurre tutto in
rimedi e acqua di Lourdes, come li chiama l’amato bene, visto che da 3 anni non
prendo una medicina che sia una, figuriamoci un antibiotico.
(Ma per
sicurezza me lo porto dietro)
Che poi c’è
viaggio e viaggio.
Un conto l’anno
scorso in Giappone, che pur dall’altra parte del mondo è come trovarsi a casa. Anzi
meglio.
Un conto è
il Sudafrica. Non proprio un viaggio confortevole.
Fibrillazione,
voglia di partire subito, tutta l’adrenalina che precede una partenza e
soprattutto l’idea di rivedere la savana e tutti quegli animali.
Se non fosse
che mia madre deve subire un’operazione.
Abbastanza di
routine se non fosse che lei ha varie altre patologie che alzano di un po’ l’asticella
dei rischi.
E vabbè: è
in lista di attesa dal 24 agosto scorso, vuoi che la chiamino proprio nelle due
settimane in cui io sarò via?
Certo.
Perché la
legge di Murphy è così. Perché puoi fare calcoli e previsioni, ma è solo un
modo per fare ridere gli dei, come diceva non mi ricordo più chi.
E quindi?
Niente.
Niente.
Viviamo alla
giornata, prendiamo quello che viene, incrociamo le dita e continuiamo a
vivere e a progettare.
Almeno cercando di schivare malanni.
@@@@@@@@@@@@@@
Dunque per
il dolce in questione mi sono ispirata, ancora una volta, a questo sito bellissimo di ricette vegane.
Poi ho
giocato con le farine, diminuito un po’ la quantità di zucchero, sostituito l’olio
di semi con quello di riso.
Solo che non
l’ho potuto chiamare “variegato al cacao” e il perché si può facilmente evincere dalle foto...
Più che variegato infatti è letteralmente affogato, nel cacao.
È che quando
ho a che fare con il cioccolato in genere non rispondo più di me..
Non che questo
sia dispiaciuto, ma l’effetto estetico ne ha inevitabilmente un po’ risentito.
Va detto che
per il motivo di cui sopra, io questo dolce non l’ho potuto nemmeno assaggiare
(se non il suo impasto crudo che mi pareva già paradisiaco).
Ma chi lo ha
fatto (e rifatto) mi ha assicurato che è buonissimo, nel sapore e nella
consistenza morbida e leggermente umida.
Le noci gli
conferiscono una croccantezza piacevole e una botta in più di energia. Dal canto
mio spero di guarire prima che sia sparita anche l’ultima fetta….
Ingredienti
2 banane
grandi e molto mature
160 gr di
farina di farro
100 gr di
farina di farro integrale
130 gr di
zucchero di canna
80 ml di
latte di riso (o altra bevanda vegetale)
60 gr di
noci
30 ml di
olio di riso (o di semi di girasole)
20 gr di
cacao amaro in polvere
5 gr di
bicarbonato di sodio
1 cucchiaino
di estratto di vaniglia (o i semi di mezza bacca)
1 pizzico di
sale
Procedimento
Schiacciare
bene la polpa delle banane con l’aiuto di una forchetta. Unire lo zucchero,
l’olio, il latte di riso e la vaniglia. A parte mescolare le farine al bicarbonato
e al sale, e aggiungerli al composto di banane, insieme alle noci tritate
grossolanamente al coltello.
Si otterrà
un impasto piuttosto denso ma omogeneo.
A questo
punto dividere l’impasto in due parti uguali. Stemperate il cacao con 3
cucchiai di acqua bollente e unirlo a una metà, mentre all’impasto che resterà
bianco aggiungere solo gli altri 3 cucchiai di acqua bollente e incorporarla
bene.
Oliare e
infarinare uno stampo da plumcake e versarvi a cucchiaiate i due impasti
cercando di alternarli, poi con uno stecchino lungo o la lama di un coltello
fare dei movimenti circolari per mischiare i due impasti e ottenere l’effetto
variegato.
Infornare a 180°
(preriscaldato) per 40 minuti o fino a quando uno stecchino inserito al centro
del dolce ne esca perfettamente asciutto. Lasciare raffreddare completamente il
banana bread prima di rimuoverlo dallo stampo da plumcake e soprattutto di
mangiarlo.
Pare sia ancora
più buono il giorno seguente!
Incrocio le dita x voi ma sono sicura che non ce ne sia bisogno! Vedrai che sarà un viaggio indimenticabile e sarete in ottima forma!!!
RispondiEliminaGolosissimo il tuo banana cake, da copiare subito ^_*
Grazie Consu <3, tanti baci buona settimana
EliminaHai ragione alle volte è meglio prendere quello che viene se non si può fare diversamente almeno cosi ..forse...vivi meglio. Ottimo tutto grazie e buona serata e...incrocio le dita :)
RispondiEliminaBisogna un po' allenarsi a farlo, però è vero: è l'unica soluzione per vivere meglio!
EliminaGrazie Edvige, un bacione grandissimo a te e maritozzo
C'è sempre qualche imprevisto che può mettersi di traverso, ma veramente speriamo non sia questo il caso. Il Sudafrica vi aspetta. Un altro bellissimo viaggio. Prima o poi lo farò anche io! Manco da un bel po' in Africa, quella vera.
RispondiEliminaDolce sempre goloso.
Fabio
Il richiamo dell'Africa poi è sempre irresistibile, al di là di tutte le ansie possibili e immaginabili.
EliminaGrazie Fabio, buona settimana!
Naaaa ammazza che sfiga!!!!! e vabbè.. come dici tu.. si vive alla giornata che devi fa???? Mai fatto un dolce con la banana.. devo provare.. mi piace affogato nel cacao! hihihihi :-** smackkkkk
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