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martedì 17 gennaio 2017

Routine – Fiore di sfoglia ripieno di formaggio, pomodori secchi e noci



A marzo dovrebbe finire il corso. Aprile a voler stare proprio sicuri.
Quand’è giugno potrei discutere la tesi.
Che ormai l’arte edilizia per me non ha più segreti.
Disquisisco fluentemente di pignatte come di laterizi porizzati.
Conosco la differenza fra blocchi semipieni P800 per i muri portanti e blocchi leggeri P600 per le tamponature e i muri non portanti.
So che se prima di demolire casa la finestra della cucina misurava 70 cm è perché, pivella che non ero altro, non consideravo il telaio interno per il quale vanno calcolati almeno 10 cm in più.
Maneggio con disinvoltura palanche, ferri e pure pappagalli e pinze quando mi si stacca il tubo provvisorio della lavatrice e gli operai, naturalmente, sono già andati via.
Nutro una simpatia particolare per il maleppeggio, non foss’altro che il per nome da sfigato dei fumetti.
Esulto quando so che devono gettare e quindi attaccano la piccola betoniera del cantiere: il vicinato smadonna, nell’aria prendono a vorticare nuvole di calce e il rumore si fa continuo e assordante, ma per me significa che i lavori avanzano ed è come una piccola giostra. Ho fatto autentici salti di gioia quando è arrivata quella grande su quattro ruote, l’autobetoniera per scaricare giusto un 8 cm cubi di cemento nello scavo (e ho assistito all’intera gettata buttandoci dentro pure un paio di monetine su esortazione dei muratori che dicono porti bene).
Sorrido ogni volta che, stilando l’ordine del giorno, il capocantiere annuncia “oggi dobbiamo disarmare”, perché mi fa pensare di stare in aereo, col pilota che ordina all’equipaggio di disarmare gli scivoli, mentre lui intende che bisogna togliere la cassaforma in cui è stato gettato il cemento dopo che si è indurito.
Accolgo con gioia (e dose doppia di caffè) il carpentiere quando arriva a tagliare e sagomare i ferri e poi li lega per formare la gabbia d’armatura, perché pure quello significa che poi si getterà il cemento e da lì si ricostruisce.
E che prima o poi riavrò la mia cucina e il mio bagno.
 E il salotto tornerà ad essere solo un salotto, senza lavatrice, senza frigorifero, senza forno, senza piastre elettriche e senza la macchinetta per il caffè espresso.
Presiedo con scioltezza e disinvoltura (mentre dentro annaspo e per mantenere la calma mi figuro di stare su una palafitta a Bora Bora piluccando frutta con un frangipane fra i capelli) a conciliaboli di esperti quando per l’insorgere di un problema si incontrano muratori, ingegnere e geometra, e mi interpellano su come voglio che sia fatta una certa cosa. Generalmente fornendomi una rosa di risposte multiple.
E sempre quando la decisione da prendere è immediata e l’amato bene non è reperibile.
Mastico polvere di ferro, di calce, di mattoni tagliati e me la ritrovo sui pensili, fra le stoviglie e fin dentro il letto. Pulisco, passo straccio e pezza due-tre volte, poi intravedo un barlume di normalità sul pavimento o su un mobile e mi sento sconsideratamente felice. Anche se dura pochissimo, anche se è maledettamente effimero e tempo due ore si ricopre nuovamente.
Ogni tanto li rimprovero, che mi entrano in quel che rimane del piano inferiore di casa con scarpe infangate e polverose per prendere arnesi e posarne altri. Poi siccome fa tanto freddo la mattina sono io a invitarli a cambiarsi dentro casa mentre mi autoconfino al piano superiore finché non hanno fatto e mi danno il via libera per scendere (qualche volta si scordano o scherzano e mi lasciano su a sgolarmi e imprecare che faccio tardi in palestra).
Per il resto, tutto normale: continuo ad andare in palestra, arrivando puntualmente in ritardo e spesso a riscaldamento già finito. Continuo a prepararmi i miei pranzetti salutistici a base di riso, orzo o farro con qualche verdura e una proteina ogni giorno diversa.
Non mi scordo di mangiare frutta secca e semi oleosi, né di aggiungere acqua agli umidificatori dei termosifoni (di fare il bagno alle orchidee sì, ma hanno sviluppato un grande spirito di adattamento).
Continuo a  sfornare biscotti, ciambelloni e per il sabato sera spesso anche lo strudel.
A preparare caffè a rotta di collo e a pensare che in fondo tutto, ma proprio tutto, prima o poi, diventa routine, sembra normalità.

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Dunque questa torta rustica l’ho fatta nel periodo di Natale e si sarebbe dovuta chiamare Stella di pasta sfoglia. Siccome Natale è passato e la forma di stella comunque, non sembra essere riuscita proprio perfettamente, la pubblico cambiandole il nome. Perché tanto per le torte rustiche il momento è sempre quello giusto. La forma assomiglia un po’ a quella del girasole rustico. Il ripieno è uguale a quello di questi involtini qua.
Unendo le due cose si ottiene una torta rustica rapida da fare, golosa e pure scenografica.


Ingredienti
2 rotoli di pasta sfoglia rotonda
200 gr di robiola o stracchino
2 cucchiai di pecorino
50 gr di olive nere
Una decina di falde di pomodori secchi sott’olio
5-6 noci
Origano
Peperoncino (facoltativo)
Un uovo per spennellare


Procedimento
Sminuzzare le olive e i pomodori secchi scolati dal loro olio. Tritare grossolanamente le noci e unire tutto al formaggio lavorando con una forchetta. Aggiungere anche l’origano e il pecorino. Stendere un rotolo di pasta sfoglia lasciandolo sulla sua stessa carta forno e spalmarlo con il composto avendo cura di lasciare un paio di centimetri dai bordi.
Trasferire tutto su una placca da forno.

 Ricoprire con l’altro disco di pasta e posizionare un bicchiere o una tazza al centro esercitando una leggera pressione. Con l’aiuto di un coltello affilato tagliare “i petali” abbastanza larghi, poi tagliarli nuovamente in due metà e ruotare ognuna di esse nel senso opposto. Ricongiungerle alla fine premendo bene affinché si sigillino.

Rimuovere il bicchiere centrale e praticare dei leggeri tagli a mo’ di asterisco, quindi spennellare tutta la superficie della torta con il tuorlo sbattuto e infornare a 200° per 20-25 minuti.



12 commenti:

  1. Ahahaha hai ragione il ripetitivo diventa routine. Sei fortunata che possono lavorare oggi qui da me bora a 160 km all'ora una pacchia e se non fossi cresciuta a Trieste non nata non saprei come gestire questo ventaggio che ogni 10 km di fa sentire la temperatura 1 grado in meno su quello effettivo. Fai calcolo ti che freddo si sente oggi. Non serve coprirsi bene ti spiffera ovunque ed io che sono al 7 piano ho la musica visto che davanti a me ce solo il vuoto e sono in piena battuta di fronte all'altopiano da dove arriva. Bello questo fiore l'ho fatto anch'io tagliando in modo diverso ed il ripieno tuo m'intriga. Preso nota. Buona giornata cara un bacione.

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    1. Brrr mamma mia Edvige, mi hai fatto venire freddo soloa leggerti. certo deve essere terribile, soprattutto poi a un piano alto come il tuo.
      Sicuramente in compenso godrai di un bellissimo panorama.
      un bacione e un abbraccio solidale a te.

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  2. Ti invidio un po', io quando avevo gli operai per casa, per ristrutturazione, ero nevrotica a mille !!!!! Adoro la tua stella salata, bellissima da vedere e con un ripieno delizioso. Un super abbraccio cara Luna

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    1. Ah ma guarda, spesso lo sono anche io credimi. poi magari lo manifesto in modi strani.... qualche settimana fa per esempio, lavando i piatti in bagno come sempre ormai da due mesi, mi è caduta la mia tazza della colazione ed è andata in mille pezzi. ho passato la serata a piangere disperata. sì che aveva 30 anni ed era ormai una mia appendice, ma al dispiacere per la tazza era unita sicuramente qualche crisi isterica repressa. Adesso ho una tazza nuova e molto brutta per non affezionarmi troppo (anzi, non vedo l'ora che vada in frantumi così potrò riderci sopra!).
      Abbracci super stretti a te, Lisetta cara e grazie.

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  3. Non è affatto facile vivere questo momento. Ho avuto "semplici" (rispetto ai tuoi) lavori a casa e non l'ho vissuta proprio come te :-D
    Veramente sei ammirevole per lo spirito (e per l'umorismo :-) )
    E riesci anche a sfornare tutto questo. Chapeau!

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    1. Grazie!! In realtà è proprio una questione di sopravvivenza. Erano lavori per i quali non avevamo scelta: andavano fatti e basta o la casa rischiava di crollare. Questa prospettiva aiuta. Nel senso: meglio i lavori che la tragedia. Poi, viverli ovviamente è strano e disorienta parecchio. Tuttavia (anche per non dover andare in affitto e aggiungere spese su spese)abbiamo cercato di ricrearci una parvenza di normalità: comprando due piastre elettriche e facendoci lasciare il forno per cucinare, continuando a fare più o meno la vita di prima. Che secondo me aiuta tanto, perchè pure nel disagio ritrovi le tue abitudini (almeno alimentari), e in qualche modo ti rassicuri. Dopodiché: ci sono giorni nerissimi in cui butteresti tutto all'aria e manderesti a quel paese i poveri operai che peraltro non c'entrano niente, ma piano piano, fra giorni felici e giorni neri il tempo scorre e i lavori avanzano...ora c'è solo da sperare che finiscano prima possibile e vengano rispettati i tempi!
      Un bacione a tutte e due!!

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  4. Che bel fiore gustoso.. Sai che adoro queste torte rustiche così sceniche così buone e così facili!!! Mi piace tanto il ripieno che hai scelto!!!! Un abbraccio e scappo via che ultimamente non ho più un attimo nemmeno per respirare.. un bacio

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    1. Che combini di bello, Claudietta?? Spero cose bellissime e felici! Eh lo so che ami le trote rustiche: la tua stella di Natale era bellissima! Al contrario della mia che l'ho dovuta ribattezzare perchè a una stella ahimè non assomiglia nemmeno un po'! ahahaha.
      tanti bacioni, buona giornata

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  5. Devo provare la tecnica palafitta-bora bora -frutta esotica :-P
    Ti ammiro e sono sicura che a marzo sarà tutto perfetto ^_^
    Ottima ricetta e delizioso ripieno :-)

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    1. Grazie di cuore Consu!! La tecnica bora bora-frutta-palafitta funziona alla grande: te la consiglio proprio! bacioni

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  6. Il ripieno é molto gustoso e il fiore é bellissimo!
    Ho appena scoperto il tuo bellissimo blog e mi sono immediatamente unita ai tuoi lettori fissi!
    Se ti va ti aspetto da me!
    http://lamammadisophia2016.blogspot.it

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    1. Grazie della visita e dei complimenti vengo volentieri a vedere il tuo blog.
      Benvenuta!

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