Succede
proprio di rado.
Che a noi
l’idea di uscire il sabato sera fa venire l’orticaria. Figuriamoci uscire con
altre persone.
E
figuriamoci se due di queste altre persone sono bambini piccoli.
Questo non
perché siamo misantropi.
Non del
tutto almeno.
Il fatto è
che si sta in giro tutto il giorno e nemmeno intorno a casa, dal momento che entrambi lavoriamo
fuori città.
Tutto
sommato vicino, ma pur sempre a un’ora scarsa di treno.
Io poi con i
bambini ci lavoro.
Non è scortesia,
ma almeno il sabato mi piacerebbe poter intavolare discorsi che vadano oltre la
sorte di SuperMario nella perenne lotta contro quel rapitore di principesse che
non è altro, di Bowser. O dei capricci della bambola “Fiorellino” che quel
giorno di mangiare non ha proprio voluto saperne.
Mi piace
occuparmi delle sorti di Mario e Fiorellino eh? Sia chiaro.
E per mia
fortuna con i “miei” bambini intavolo anche discorsi di ben più alta levatura.
Ma mi piace
anche stare con l’amato bene e ritagliarci un giorno, serata compresa, tutto
per noi.
Che poi ci
sono bambini e bambini, genitori e genitori.
Quelli che
nonostante i bambini si accorgono della presenza di ospiti e li tengono in una
qualche considerazione (gli ospiti, non i bambini); e i genitori di tipo B che
invece entri, ti siedi, ceni, torni a casa e ti rendi conto di non aver fatto altro che sorbirti le mirabolanti
imprese dei pargoli di casa fra urla e strepiti, lagne e prodezze.
È attaccati a
tutte queste malinconiche considerazioni che un paio di sabati fa ci accingiamo
a salire in macchina, sfidare gelo polare e minaccia di neve per recarci a ben
70 km di distanza a trovare degli amici (molto cari, ma che scientemente non
vediamo da almeno 3-4 anni, giusto il tempo di far crescere i bimbetti),
genitori del tipo B con prole assai scatenata, che ci hanno invitati a cena.
Siccome poi
siamo masochisti fin nel midollo e nelle situazioni, anche scomode, vogliamo
sguazzare con tutte le scarpe, decidiamo di partire prima per poter sfruttare
proprio tutto il pomeriggio e visitare il grande centro commerciale che sorge
proprio a ridosso della casa degli amici.
L’incubo
inizia al momento della ricerca del parcheggio quando, al milionesimo girotondo
nei sotterranei dell’Ikea per trovare un posto vedo l’amato bene accasciarsi
affranto sul volante. Che c’è? –lo interrogo preoccupata.
E niente,
passeremo il sabato così, in cerca di un posto che non c’è – risponde
sconsolato ma drammaticamente realista. Salvo poi avere l’illuminazione di
andare a parcheggiare fuori, nelle vie limitrofe.
Invocando santi
e stramaledicendo l’idea riusciamo tuttavia a scovare, dopo un altro centinaio
di giri, un posto a un paio di km dal centro che, essendo buoni
camminatori-asociali-allergici alla folla, ci sembra il paradiso. E quasi quasi
invidiamo la nostra macchinetta che se ne starà lì tranquilla senza doversi
tuffare nella folla del sabato pomeriggio, almeno lei.
“ma dai,
magari essendo una bella giornata, la gente ha deciso di andare fuori, sui
prati, non di chiudersi in un centro commerciale”
Mi illudo io
tentando di convincere anche lui.
È per questi
sciocchi tentativi di mistificazione tuttavia che di lì a qualche secondo ci vediamo
costretti ad affrontare una realtà ben peggiore.
Quando,
senza sapere come né perché, ci ritroviamo a bordo di una scala mobile,
trascinati da un fiume incontenibile. Per poi, subito dopo, prendere, senza
averlo deciso, la direzione esattamente opposta a quella in cui saremmo voluti
andare perché travolti da un vortice inarrestabile. Semplicemente così:
sospinti dalla folla. Da un vento implacabile come manco Paolo e Francesca.
Premuti da
mani, corpi, voci, ruote di passeggini negli stinchi.
Spostati da
spintoni, esortati da gomitate.
In un caldo
asfissiante che ci fa girare la testa.
Il tutto per
la durata di un’oretta scarsa. Il tempo di scegliere delle maniglie nuove da
Leroy Merlin, comprensivo anche di due momenti in cui guadagniamo l’uscita per
permettere all’amato bene di fumarsi due sigarette. Su mia esortazione, che
generalmente tengo molto alla sua salute, oggi però più alla mia.
Ma è con
estrema nostalgia che ripensiamo al centro commerciale congestionato dalla
folla quando, a metà cena dagli amici con prole scatenata, ci ritroviamo a fare
il gioco del telefono senza fili per una buona mezz’ora e quello dell’anello
per il resto della mestissima serata.
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Ingredienti (per circa 15 polpette)
Un quarto di
cavolo cappuccio verde
Un quarto di
cavolo cappuccio viola
3 patate
medie
1 uovo
50 gr di pecorino
romano
1
cuccchiaino di menta secca
Scorza
grattugiata di mezzo limone
Sale
Pepe
Pangrattato
(io ottenuto da pane tostato ai 5 cereali)
Olio
extravergine d’oliva
Procedimento
Tagliare a
striscioline il cavolo cappuccio, raccoglierlo in una ciotola capiente, lavarlo
e scolarlo.
Sbucciare,
lavare e tagliare a cubetti le patate. Metterle a cuocere in abbondante acqua
leggermente salata e dopo una decina di minuti aggiungere anche il cavolo.
Quando le patate risulteranno morbide, scolare molto bene il tutto e
schiacciare con una forchetta. Quando si sarà intiepidito, aggiungere al
composto l’uovo, la menta, poco sale, il pecorino e il pepe. Formare le
polpette e passarle nel pangrattato. Disporle su una teglia ricoperta di carta
forno, completare con un filo d’olio e infornare per una decina di minuti a
180°, più altri 5 in funzione grill.
Come ti capisco....sia chiaro ho avuto una figlia ed un nipote ora di 20 anni senza contare i figli di nostri amici ma, abbiamo sempre pensato meglio il caos del centro.... in compenso le polpette sono super. Preso nota quando trattasi di polpette al forno sono sempre pronta visto che l'amato fritto non posso.... Buona serata e prosecuzione di settimana.
RispondiEliminaAnche io prediligo sempre la cottura in forno! Buon fine settimana a te mia cara Edvige, un bacione e grazie!
EliminaAh non mi parlare di famiglie bimbodipendenti, che poi pure quando hanno 18 anni i loro pargoli prendono 35 ad ogni verifica scolastica (perché 10 sarebbe riduttivo): purtroppo ne ho troppi intorno e non li ho mai sopportati! Meglio il mio figlio normalissimo che mi fa incazzare ma che porta a casa dei sani quattro :) Vado alla ricetta che è meglio va'...
RispondiEliminaUn bacio!
Ahahaha viva le insufficienze, Tati! tanti baci a te
EliminaUn sabato da ricordare 😱molto meglio divano, coccole e magari Netflix 😉noi con o senza prole adoriamo questi sabati sera preceduti da una golosa pizza fatta da me 😋
RispondiEliminaGustosa idea anche questa ricetta, assolutamente da provare!
Il sabato divano-pizza-coccole non ha proprio paragoni!
EliminaUn bacione a te e al tuo piccoletto Consu!
queste potrei copiartele perchè io adoro le polpette al forno: solitamente io le faccio con ceci o lenticchie, ma potreebbe essere una buona idea per farmi mangiare i cavoli che non mi piacciono molto
RispondiEliminaNeanche a me piace la verza cotta, ma "impolpettata" si confonde molto bene! Provale, Fede!!
Eliminabacioni buona giornata