Arrivo in
stazione con aria circospetta e sguardo torvo.
Sempre all’ultimo
minuto, spesso rischiando di perdere il treno, il più delle volte con il fiato
corto.
Questo tuttavia
non mi impedisce di stare profondamente attenta a ogni singolo dettaglio mi
sfrecci davanti agli occhi.
Perché i 40
minuti di viaggio sul diretto delle 13, subito dopo aver mangiato (e corso
disperatamente per prenderlo) sono sacri.
Sacri per
riavermi, per tirare il fiato, ma soprattutto per dormire.
Perché il treno,
oltre che mezzo per arrivare al lavoro, rappresenta la culla della mia
pennichella quotidiana, sissignori.
Ed è così
terapeutica, così importante, così preziosa che se qualcuno o qualcosa la
compromette o la manda del tutto all’aria diventa un nemico giurato. Per sempre.
Che già di
natura amo la solitudine e aborro l’eccessiva socialità, figuriamoci se questa incide
su un momento così topico della mia giornata.
Che mica uno
sale e dorme. Per renderla abituale, confortevole, rigenerante e soprattutto
possibile ci sono voluti anni di studio, appostamenti, calcolo delle
probabilità e manovre di aggiustamento.
Chi prende
il treno ogni giorno lo sa. Sa a che altezza si trova il capotreno, secondo i
giorni e chi è di turno, in maniera da poter salire sul suo stesso vagone e
mostrare l’abbonamento subito, senza che quello ti debba svegliare (e prendersi
improperi) a metà sonno, dopo che si è girato tutte le carrozze, per
chiedertelo.
Sa pure che
alla stazione successiva sale il mondo intero, quindi cercherà un posto non
troppo vicino alle porte, rigorosamente a due, e assolutamente distante dalle
postazioni a quattro, consapevole che lì si giocherà a carte e si griderà.
L’orario
aiuta, che a metà giornata il treno è piuttosto vuoto, senza studenti, senza
comitive di amici in gita, senza agenti di commercio che chiamano clienti a
raffica.
La storia è
un po’ diversa il lunedì quando i pendolari del weekend tornano a casa e i
vagoni sono un po’ più affollati. Ma niente in confronto a quando lo prendevo
intorno alle 10 di mattina e il martedì incappavo nei crocieristi appena
sbarcati, diretti nella capitale.
Insomma, la
situazione a bordo è abbastanza congeniale. È l’accesso alla stazione che
rappresenta ogni volta una sfida per evitare di incontrare conoscenti, amici di
treno o facce solo vagamente note.
Che finché
si trattasse di salutarci, darci pacche sulle spalle, scambiarci sorrisi
radiosi e dirsi quanto è stato bello rincontrarsi, io ci starei pure.
È il dopo
che mi fa venire i brividi. Quando la persona in questione prende a marcarti
stretto, fino a farti la fatidica domanda: “dove ci sediamo?”.
“Io qua, tu
non so” - sarei tentata di rispondere
mostrando la pletora di sedili vuoti.
Ma poi mi
contengo e finisce però che passo i quaranta minuti ascoltando racconti che non
mi interessano, rispondendo a domande che non aspettano risposta, rinunciando, infuriata,
alla mia sacra pennichella.
Purtroppo però
la miopia, in fase di arrivo in stazione, non mi aiuta e per riconoscere
potenziali seccatori/logorroici/guastafeste devo proprio sbatterci contro.
Da qualche
tempo tuttavia ho messo a punto tecniche nuove e cominciato a memorizzare
outfit.
Notando, con
una certa dose di fortuna, che i due più pericolosi, appiccicosi come cozze e
logorroici oltremisura, indossano, rispettivamente, un cappottino rosso fuoco e
un piumino blu elettrico.
Abbastanza distinguibili,
se non nei loro contorni precisi quantomeno come puntini luminosi, anche con
sole 6 diottrie.
L’altro
giorno, tuttavia, faccio per mettere un piede sul treno, fiera di aver scampato
ogni pericolo e sento una mano sulla spalla.
Un brivido
mi corre lungo la schiena, quando mi volto e cappottino rosso è stato
sostituito da giacca-più-leggera-verde-bosco.
“Menomale,
stavo per salire più avanti invece ti ho vista e ho fatto una corsa per
raggiungerti, così facciamo il viaggio insieme!!”
Solo un
briciolo residuo di umanità mi trattiene anche dal solo pensare che, per quanto
mi riguarda, avrebbe potuto benissimo scapicollarsi durante la corsa.
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Semplice,
che più semplice non si potrebbe. Ma dalla consistenza morbidissima, soffice
come una nuvola, delicata come un ciuffo di panna e con un piacevole aroma di
caffè. Il dolce giusto per cominciare la settimana e consolarsi per eventuali
scocciatori ;-)
Ingredienti
200 gr di
farina di farro bio
50 gr di
maizena
3 uova
intere
120 gr di
zucchero di canna
100 ml di
caffè ristretto e non zuccherato (circa 3 tazzine)
100 ml di
acqua
100 m di
olio di riso
2 cucchiaini
di caffè solubile
1 bustina di
lievito
1 bustina di
vanillina o i semi di mezza bacca
1 pizzico di
sale
Procedimento
Preriscaldare
il forno a 180°. Setacciare la farina con il lievito e la maizena. Unire al
composto anche la vaniglia, il sale e il caffè solubile amalgamando con cura. Preparare
il caffè e farlo raffreddare. Rompere le uova in una terrina e sbatterle a
lungo con lo zucchero fino a renderle gonfie e spumose. Aggiungere a filo l’olio
e l’acqua continuando a frullare, quindi incorporare progressivamente gli
ingredienti secchi. Versare il composto in uno stampo oliato e infarinato e
cuocere per circa 30-35 minuti, secondo il forno.
Hai ragione su tutto ormai si è sempre tesi. Ottimo ciambellone. Buona settimana.
RispondiEliminaMai distrarsi! Ahahaha. Buon fine settimana a te cara mia
EliminaAhahah mi fai morire! Certo che le tue strategie pur di non mancare la pennichella sono il top, ma dove le trovi? Devo imparare da te perché anch'io sono parecchio orsa e asociale e se posso evitare qualsiasi contatto pur di rintanarmi con il naso in un buon libro, farmi cullare nel trasporto e magari appisolarmi, beh è il massimo della goduria! Raramente uso i trasporti pubblici, anzi pe andare al lavoro mi congelo le chiappe su un due ruote, ma apprezzo le tue tattiche. Moltissimo. :)
RispondiEliminaIl ciambellone è sempre una proposta interessante, qualsiasi versione è apprezzata, che io ne faccio in quantità: sono a dieta ma mio papà no ed è tutto uno sfornare :)
Un bacio!
Al lavoro in motorino mamma mia non ti invidio specialmente con il freddo!! Ma le tecniche di antisocialità sono io mi in qualsiasi contesto e situazione! Tanti baci a grazie tanti buona domenica!!
Elimina..eh no la pennichella non deve essere MAI disturbata! Adesso ti tocca memorizzare anche gli outfit di mezza stagione :-P
RispondiEliminaGolosissimo il tuo ciambellone! Adoro l'aroma del caffè nei dolci e questo è perfetto per inziare la giornata con il sorriso!
Anche a me piace tanto l aroma del caffè nei dolci..mi aiuta a svegliarmi!! Quanto al memorizzare gli outfit: fatto!! Ahaha.
EliminaBacioni Consu, a te e a quel bonazzo di Vasco!!