Intorno al
giorno del mio compleanno girano emozioni, frenesia e moltissima attesa.
Esclusivamente
mie, s’intenda.
E non
importa che quest’anno ne abbia compiuti 47 (aiuto!): io quel giorno lì, nonostante il
volgere dei decenni, non vedo l’ora che arrivi.
Comincio a
pensare al menu a partire da fine luglio.
Prioritariamente
di pesce, preferibilmente con qualche fantasia da azzardare, inevitabilmente
con modifiche da apportare causa gusti difficili di alcuni commensali...
Di solito mi
preparo da sola anche il dolce, ma da un paio d’anni lo ordino direttamente in
pasticceria, che faccio prima e ho più tempo da dedicare al resto.
Il menu poi
viene messo a punto nel corso dei giorni, fra lampi di genio e ripensamenti,
slanci di coraggio e dubbi amletici.
Seguono una
mezza giornata da dedicare alla spesa, più un’altra mezza tra mercato e
pescheria, qualche ora dedicata alle grandi pulizie di casa e giardino, e
infine la grande maratona in cucina che è come una sorta di meditazione in
completa solitudine.
Bella ma
ansiogena, che le cose solo belle non sono di mia pertinenza.
Due giorni
fra arrostisci, spella, condisci, fai marinare, lava, taglia, sminuzza,
affetta, scotta, lessa, ripassa, imbiondisci, sfuma, rosola, porta a cottura, prendi
e porta a casa...in cui talmente grandi sono il piacere e il rilassamento
(misto all’ansia) che se anche suonasse il campanello non risponderei.
Poi ci sono
i regali. Che come i bambini aspetto spasmodicamente di aprire, cercando indizi
nei giorni precedenti come manco un segugio.
E poi c’è il
regalo dell’amato bene, che quest’anno ha deciso di giocarmi un piccolo scherzo
facendomi credere di aver deciso di cambiare tipologia: non più viaggi ma
oggetti preziosi.
Confessandomi
questa novità per fortuna solo un giorno prima.
Evitando
così di essere insultato più a lungo delle 36 ore che mancavano al momento
della consegna, per aver pensato che potessero mai potermi interessare “oggetti
preziosi”.
O anche solo
che potessero esistere cose più preziose di un viaggio.
Come gli era
potuto venire in mente? Conoscendoci da 30 anni, viaggiando insieme in lungo e
in largo e investendo ogni singolo spicciolo in biglietti aerei, macchine in
affitto e alloggi da un emisfero all’altro?
“è ora di
evolversi, magari scopri che hai puntato tutto sul viaggio ma ci sono cose che
ami altrettanto fare. Io stavolta questo regalo l’ho scelto osservando cose che
mi parlavano di te”.
Mi sono scervellata
per 36 ore. E a parte rimanere estremamente colpita da una sua del tutto
insospettata capacità di osservare cose che gli parlassero di me, oltre a corsi
di scrittura creativa e di cucina (come estremo ripiego), non mi è venuto in
mente altro per il quale valesse davvero la pena compiere questo salto
evolutivo verso la novità.
Esigenza,
peraltro, solo sua.
Il giorno
designato mi consegna un pacchetto rettangolare, basso e leggero: una borsetta
da viaggio, bella, comoda, pratica come desideravo da tempo. Piccola e
schiacciata che serva solo da portadocumenti, oltre allo zaino, durante i
viaggi. Non è un corso di cucina dunque. Ma so che questo è solo l’inizio, che
il regalo, conoscendolo, non si esaurisce lì.
Quando va a
ritirare il mastello dell’umido fuori al cancello rientra lamentandosi di un
disgraziato che ha osato abbandonare della spazzatura dentro al nostro ormai svuotato.
Naturalmente
casco dal pero e guardandoci senza sapere che genere di spazzatura aspettarmi
trovo un altro pacchetto, sempre rettangolare, ma ancora più piccolo e più
leggero del primo. È un foulard di Alviero Martini, con l’inconfondibile carta
geografica. Torna il tema del viaggio e comincio a credere che comunque, queste novità, sempre
verso un fine ultimo condiviso conducano.
Ma mi lascia
ancora un po’ sulla graticola, perché è solo al ritorno dal mare che mi
consegna l’ultimo pacchettino, il più prezioso.
Preceduto da
un libricino contenente un fumetto (in romanesco), da lui scritto e costruito,
che ritrae un dialogo immaginario fra lui e un giornalaio cui si sarebbe
rivolto per l’ acquisto una guida dell’Oman (e tanto bastava a farmi balzare
sulla sedia) che però lo avrebbe spronato ad acquistarne una per un paese ben
più articolato, sognato, immaginato.
Valeva decisamente
la pena vivere ore di angoscia immaginando di scartare un Trilogy ;-)
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Questa pasta è nata da una mattinata di chiacchiere sulla spiaggia con la mia mamma, cercando di immaginarla e decidendo cosa metterci dentro, visto che come qualunque insalata di pasta che si rispetti, può essere fatta in mille versioni diverse.
Fresca,
estiva, corposa profumata e con il grande vantaggio di poter essere preparata
in anticipo per una cena tra (tanti) amici che non vi costringerà a fare le
Cenerentole davanti ai fornelli fino all’ultimo. È vero, la preparazione di
questo piatto richiede svariati passaggi e tante pentole da sporcare. Ma la
buona notizia è che ne varrà assolutamente la pena! Non riesco a immaginare un
formato di pasta migliore da abbinarci. Ma io sono una fan accanita degli
anelletti siciliani e non faccio molto testo: probabilmente ne esistono anche
altri…fatemi sapere, nel caso decideste di provare!
Ingredienti (per 10-12 persone)
700 gr di
pasta tipo anelletti
2 seppie
700 gr di
totani
500 gr di
mazzancolle
500 gr di
cozze
450 gr di
pisellini primavera surgelati
4 spicchi
d’aglio
2 bicchieri
di vino bianco secco
2 carote
1 scalogno
Olive verdi
farcite
Un bel
mazzetto di prezzemolo
Peperoncino
in grani
Sale grosso
e fino
Olio
extravergine di oliva
Procedimento
Cuocere
innanzitutto la pasta in abbondante acqua salata, scolarla molto al dente e
lasciarla raffreddare in una larga terrina dopo averla mescolata con un filo di
olio extravergine.
Pulire le
seppie privandole della pelle, delle interiora e dell’osso interno, quindi
tagliarle a striscioline. Fare lo stesso con i totani, risciacquando bene sotto
acqua corrente. Mettere a scaldare due spicchi d’aglio e una manciata di
peperoncino in una larga padella con il fondo ricoperto di olio. Unire le
seppie e i totani e farli saltare per qualche secondo; sfumare con mezzo
bicchiere di vino bianco, alzare per pochi secondi la fiamma per farlo
evaporare, quindi aggiungere il prezzemolo, coprire e lasciare cuocere a fiamma
bassa finché, bucandoli con una forchetta, non risulteranno molto morbidi
(tenere presente che le seppie, come i totani e i calamari seguono la regola
per la quale o si cuociono per pochissimo tempo a fiamma vivace, scottandoli
appena, oppure si prolunga la cottura a fiamma molto bassa, facendo sobbollire:
sono assolutamente da bandire le vie di mezzo che li renderanno duri e stoppacciosi).
Io di solito non metto sale nel pesce: il consiglio è di assaggiare e regolarsi
di conseguenza, specie con quello fresco.
Una volta
cotti lasciare raffreddare per bene.
Passare
quindi alle cozze, finendo di pulirle per quello che sicuramente non sarà
riuscito a fare il vostro pescivendolo
di fiducia. Farle aprire in una larga padella con aglio olio e peperoncino,
cuocendole, coperte, ancora per qualche minuto dopo l’apertura di tutte le
valve. Sgusciarle e mettere via anche queste a raffreddare.
Da ultimo
occuparsi delle mazzancolle: staccare testa e zampe, privarle del carapace,
eliminare con attenzione il filo nero intestinale, sciacquarle e metterle in
uno scolapasta. Cuocerle nello stesso modo dei totani, con aglio, olio,
peperoncino e prezzemolo, sfumando con il vino, per una quindicina di minuti al
massimo.
Una volta
pronto tutto il pesce, dedicarsi alla preparazione dei piselli: pulire e
tagliare a cubetti le carote e unirle allo scalogno in una padella con
dell’olio. Lasciare imbiondire leggermente il tutto, quindi unire i piselli e
portarli a cottura aggiungendo progressivamente
acqua calda salata, ma facendola restringere alla fine.
Quando tutte
le preparazioni saranno ben fredde unirle alla pasta, avendo cura però di
scolarle dal loro “sughetto” che finirebbe per ammorbidire eccessivamente la
pasta.
Unire anche
le olive tagliate a metà e completare con prezzemolo fresco, scorza di limone
grattugiata (facoltativa), un giro d’olio a crudo.
Riporre in
frigo fino a mezz’ora prima di servire.
Che bella pasta estiva e grazie per il racconto che mi ha fatto molto divertire
RispondiEliminaGrazie a te Gunther! Un abbraccio
EliminaMa che bellissimo regalo! Direi che è valsa la pena stare sulle spine e meno male che ti aveva portata fuori strada, così la sorpresa è stata doppia!
RispondiEliminaQuesto formato di pasta non l'ho mai pensato in insalata (a dir la verità non l'ho mai acquistato) ma mi hai davvero incuriosita!
Buona domenica <3
Consu, bella mia, grazie innanzitutto di essere sempre presente al contrario di me che sono pigra anche a passare nei blog cui tengo! Vedo però i progressi dí quel bonazzo di Vasco su Instagram e mi piace da morire quel suo faccino dolce e furbetto. Gli anelletti te lo consiglio vivamente: a me piacciono da morire e da ora non più solo in versione timballo! Tanti bacetti, buona serata!
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