Si può
regalare, per san Valentino come per ogni altra occasione, un tubetto di crema
cortisonica?
Dunque le
cose stanno così: da qualche anno a questa parte mi curo prevalentemente con
medicina omeopatica e attualmente sono alle prese con una dermatite, di cui
soffrivo durante l’adolescenza, che è rispuntata fuori ora, a distanza di
qualche anno e che sto pazientemente curando con i suddetti rimedi.
L’amato
bene, da uomo tollerante e intelligente quale è, mi appoggia in questa mia
scelta sebbene non approvi fino in fondo proprio tutte le sue sfaccettature.
E in
particolare si e mi domanda se su quella mano martoriata di bolle e croste non
faccia prima a mettere un bello strato di crema al cortisone che metterebbe
fine, in un batter d’occhio, a pruriti e aspetto da zampa di rettile anziché
riporre la mia speranza in tubetti di granuli e unguenti prodigiosi per giorni
e giorni di fiduciosa agonia.
Ma io,
testarda e (assolutamente) fiduciosa, appunto, vado per la mia strada glissando
su ogni offerta medicamentosa che non sia contenuta in tubetti “senza
indicazioni terapeutiche approvate”.
Mattina di
san valentino. Non me lo aspetto nemmeno un vero e proprio regalo per la
verità. Tutt’al più fiori. E invece te lo vedo arrivare con un pacchetto
piccolo, grazioso, infiocchettato.
Apro e scopro una scatola di pomata. E mi fermerei lì, che lo conosco il suo spirito burlone. Infatti rido a crepapelle e gli dico che è stato proprio forte a propormela così, sotto forma di regalo d’amore, questa crema al cortisone che mi ostino a non voler usare.
Mi fa anche
tenerezza, che se me la regala per san Valentino vuol dire che gli faccio
proprio pena con questa mano disastrata e soffre a vedermi così e vuole
aiutarmi a tutti i costi.
Non collego
nemmeno quel tubetto già aperto e spremuto a quello sepolto nel nostro cassetto
delle medicine e che avevo comprato (non mi ricordo nemmeno più quando) per
lui.
Infatti mi
viene in soccorso e dalla scatola spunta un rotolo.
Pieno di
scritte.
La cosa si
fa interessante. Conosco questo tipo di sorprese, cui non è nuovo, sebbene ogni
volta mi stupisca in modi diversi.
Perché sì,
quello pieno di fantasia e capace di sorprendere con idee e trovate incredibili
e romantiche è lui, mica io.
Stento a
crederci però. Che siamo in piena pandemia, con tutti i divieti e le
restrizioni del caso.
Ma lui è un
uomo pieno di fiducia e ottimismo.
Quasi come
me con l’omeopatia.
Di fatti non
mi sbaglio: è proprio un programma di viaggio quello che sto srotolando fra le
mani. Mi basta leggere la prima scritta, “partenza da Roma Fiumicino….” per non
capire più niente e farmi trasportare da un progetto reale e concreto.
Niente mete
lontanissime, isole in mezzo al mare e voli intercontinentali.
Un volo di
due ore e mezza.
La
prospettiva, ancora lontana e purtroppo piena di insidie e incertezze, di un
viaggio.
Mai regalo
mi è sembrato più bello e prezioso.
La crema al
cortisone può tornare nel cassetto.
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Sono pochi i
dolci di questo sito che non mi viene voglia di provare
appena li vedo. Questo è uno di quelli che ho letto e subito realizzato, pur
non avendo in casa tutto l’occorrente. Per esempio l’ingrediente principale:
quel cocco rapè (polpa di cocco grattugiata, ridotta in scaglie e senza
ulteriori processi di raffinazione) che pare sia molto diverso dalla farina di cocco
(con una grana estremamente fine e uniforme), e che per me, fino a oggi, pari
erano. Invece no! Disponendo allora solo di banale “farina di cocco”, e non
potendo aspettare oltre, io la torta l’ho realizzata con quella. Ma se da una
parte ho tolto, dall’altra ho aggiunto: così, anziché utilizzare il latte di
soia ne ho messo uno di riso al gusto di cocco. Poi ho diminuito
leggermente la quantità di zucchero,
impiegato olio di riso anziché di semi e
giocato come al solito con le farine. La consistenza di questa torta è molto
“sbriciolosa”, ma allo stesso tempo soffice. E comunque, se poco poco amate il
sapore del cocco non potete proprio esimervi dal provarla!
Ingredienti (per uno stampo da 24 cm di
diametro)
300 ml di
bevanda di riso al cocco
250 gr di
farina di farro integrale
150 gr di
farina di cocco
80 ml di
olio di riso (o di semi di girasole)
80 gr di
zucchero di canna
1 bustina di
polvere lievitante (cremor tartaro + bicarbonato)
Mezza bacca
di vaniglia (o 1 bustina di vanillina)
30 gr di
gocce di cioccolato extrafondente
Procedimento
Preriscaldare
il forno a 180°. Raccogliere in una ciotola le farine, il lievito e lo zucchero
di canna. Unire anche il latte di riso al cocco e l’olio e amalgamare bene
tutti gli ingredienti fino a ottenere un composto omogeneo. Da ultimo
incorporare anche le gocce di cioccolato e versare l’impasto in una tortiera oliata e
infarinata. Cuocere per circa 45 minuti, fino a che la superficie sarà dorata e
l’interno completamente cotto.
Io con la farina di cocco non riesco proprio a fare niente..ho già buttato 2 ricette nella pattumiera :-(
RispondiEliminaMi Sto arrivando! che prendo appunti e la rovescio tutta in questa torta così non ci penso più :-P
Che voglia di tornare a viaggiare...adesso tu puoi almeno iniziare a sognare..
ma come? io ho da tempo salvata sul cellulare la tua ricetta delle palline cocco e yogurt. Ho pure comprato da un paio di settimane lo yogurt greco e se nel frattempo non è scaduto voglio assolutamente farle appena ho un minuto di tempo!! Sognare almeno ci è concesso e allora facciamolo in grande, con o senza progetti concreti!
Eliminatanti baci Consu
Guarda, non mi parlare di dermatiti che mai come quest'anno sto impazzendo a causa di un prurito che non passa con nulla, anche se secondo e basterebbe che finisse tutta sta menata di mascherine, igienizzanti, coprifuoco e lockdown e mi passerebbe tutto... probabilmente il giorno in cui potrò buttare due felpe in valigia ed andarmene guarirò di colpo! Per il resto prendo spunto, ho una bel pacchettino di farina di cocco che attende che la cucina torni a funzionare...
RispondiEliminaUn bacione :)
Spero che a questo punto la tua nuova cucina sia completata o almeno vicinissima a esserlo! Ah beh, la dermatite a parte mascherine, igienizzanti, guanti e compagnia bella sicuramente è alimentata da uno stato d'animo che certo non è dei più sereni....e dici bene: se solo si potessero buttare quattro stracci in valigia e partire passerebbe tutto magicamente.
Eliminabacioni a te mia cara Tati
Anche io vorrei ricevere per San Valentino la tua scatola di pomata non per il tubetto ma per l'altro contenuto.... Bravo il tuo moroso, ha trovato un rimedio terapeutico invasivo che fa bene alla mente e al cuore.
RispondiEliminaLa tua torta vegana è davvero particolare, mi fido se dici che è buona.
Buona giornata
Grazie Claudia, allora ti auguro di ricevere presto anche tu un "tubetto di pomata come il mio". Un bacione grande
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