Che gennaio è durato un’eternità, ma pure febbraio non ha
scherzato, con i suoi 28 giorni dilatati fino a sembrare quasi il doppio.
Intanto io continuo a segnare diligentemente compleanni sul
calendario, a guardarlo ogni mattina per ricordarmi di fare gli auguri al
festeggiato di turno e…a scordarmene nel corso della giornata con grandi sensi
di colpa.
Perché mi piace l’idea di ricordarmi dei compleanni delle
persone. Anche di quelle che magari non sento da tanto e che sarebbe un’occasione
da sfruttare per richiamarle almeno quel giorno. Invece no.
Leggo, incamero, rimando a qualche ora dopo, al momento
opportuno, a quando starò aspettando il treno di andata, poi quello di ritorno,
poi finisce la giornata e io ho completamente rimosso l’appuntamento telefonico
che mi ero prefissata.
Freud direbbe che non è un caso, che tutta sta voglia di
risentire determinate persone evidentemente non c’è.
Io dico che piuttosto a me scoccia tanto stare al telefono e
quando non ti senti da tanto, quella mezz’oretta minimo di conversazione la
devi calcolare. Poi vai a capire se, come presumibile, la verità si trovi esattamente
a metà fra queste due spiegazioni.
A parte ciò, continuiamo a brancolare nello straniamento di
questa pandemia.
Fra mascherine interamente di cotone, che nel frattempo sono
diventata allergica forte anche agli elastici.
Lo smart working dell’amato bene ha rivoluzionato parecchio
la nostra quotidianità, ma la bella notizia è che ha quasi completamente
abbandonato il pallino dei lavoretti in casa e ci si dedica giusto per cause di
forza maggiore (bagno intasato, rubinetto gocciolante, ante dell’armadio
difettose) o quando, nei giorni particolarmente difficili e a rischio apatia,
gli fornisco pretestuosamente scarpe da lucidare, cinte cui fare buchi, orologi
da aggiustare, pezzi di cose che rompo da incollare, che tanto, la maldestrezza
per sfasciare quotidianamente qualcosa non mi manca. Per quanto mi riguarda, fortunatamente
continuo a prendere sane boccate d’ossigeno, facendo la pendolare
ogni giorno e riducendo così di gran lunga i pretesti per litigarci spazi o il
tappetino per fare ginnastica.
Del perché poi, dopo un anno di chiusura delle palestre e di allenamenti
costanti in casa, da persone assolutamente fissate diligenti
quali siamo, ci si debba litigare l’unico tappetino disponibile (che poi è il
mio) non è dato sapere.
Eppure siamo avvezzi, come tutti, ad acquisti on line e nel
frattempo avrebbero pure riaperto i centri commerciali (almeno in settimana)
per poter correre a comprarne un secondo.
Ma ho idea che quell’unico tappetino, oltre che una sfida
implicita a chi fa di più/quando e come, rappresenti anche una scaramanzia, una
speranza sempre accesa, un modo per dirci che in fondo, poi che ci facciamo con
due tappetini in casa quando finalmente torneremo lui in piscina e io in
palestra?
E intanto, è passato un anno.
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Quando leggo “caffè” non capisco più niente. Poi ovviamente l’aspettativa
è sempre di gran lunga maggiore rispetto all’aroma reale che il caffè può sprigionare
dall’interno di una torta. Ma di questa, che ho visto qua mi piaceva tanto l’aspetto, oltre che l’idea del sapore. E questo, le
aspettative le ha addirittura superate, visti i miei costanti insuccessi con la
torta zebrata. Ecco, questa volta che ho buttato gli impasti a caso,
alternandoli, ne sono uscite fette che sembravano disegnate… misteri della
cucina! In ogni caso è una torta sofficissima, veloce da fare e che si conserva
benissimo anche per 5 giorni sotto una campana per dolci.
Ingredienti (per uno stampo da 22-24 cm)
3 uova
250 g di farina (io di farro)
150 g di latte (io di soia)
125
100 g di zucchero (di canna)
75 ml di olio di semi
50 g di fecola di patate
25 ml di caffè (circa 1 tazzina)
1 cucchiaino di cacao
1 bustina di lievito per dolci (16g)
Vaniglia
Procedimento
Preparare il caffè, zuccherarlo con 1 cucchiaino raso di zucchero
e lasciarlo raffreddare.
Accendere il forno a 180°. In una ciotola capiente sbattere
le uova con lo zucchero fino a renderle spumose. Unire l’olio e il latte
continuando a mescolare, quindi, progressivamente anche la farina setacciata
con il lievito e la fecola. A questo punto dividere l’impasto in due parti e
solo in una aggiungere il caffè e il cacao.
Oliare e infarinare uno stampo, quindi versarvi i due
impasti, alternandoli per ottenere un effetto marmorizzato.
Cuocere per circa 35-40 minuti secondo il forno.
Eh.. capisco benissimo! un anno strano.. un anno difficile..e non sarà diversamente nei prossimi mesi ahimè.. Tocca stringere ancora tanto i denti!!! Ric parte lavoro.. parte smart working.. io in cassa integrazione che sta per finire e un futuro incerto... anzi certo perchè sarò a breve disoccupata.. ma con speranze.. Vabbè.. ti ho ammosciata.. Facciamo colazione!!!!!! Baci e buona settimana :-*
RispondiEliminaMamma mia che situazioni. In bocca al lupo, Claudia, spero davvero che le tue speranze si concretizzino e che questo periodo finisca presto per tutti noi.
EliminaBacioni grandi
Ah ma pure io con le ricorrenze sono una cippa, tranquilla che sei in buon a compagnia :) Guarda, io dopo quest'anno sono isterica, bene perchè in smart working produco il doppio con metà incazzature (e il doppio di fatica) ma ci metterei la firma, ma è lo stress della mancanza di libertà, la dermatite che mi affligge a causa del nervoso che mi viene, il fatto che io a tutto sto casino che hanno fatto non credo di mezza virgola (della serie: come sfruttare un virus più pesante di altri che non trova collocazione in un sistema sanitario sfasciato e che hanno utilizzato come strumento per spaventare, dividere le masse ed affossare un paese svendendo la nostra pelle), però così è e così mi infurio. Consoliamoci con una bella colazione come quella che ci proponi! Nonostante già sia in pessima forma fisica perchè a casa non sono riuscita a fare nulla che non sia il tragitto pc-divano :(
RispondiEliminaUn bacione!
La penso come te Tatiana: si parte da una base concreta e reale (ma dalle origini ancora incerte e fumose) per sfruttarla al massimo e arrivare a situazioni inaudite. Mi chiedo se e come finirà tutto questo. quali cicatrici lascerà e cosa realmente tornerà come prima. cerco di essere ottimista ma certo non è facile.
Eliminauna bacione, grandissimo a te
Sr per noi è difficile dicono che i vecchi....Non.hanno esigenze non è vero, a me manca il nuoto per i muscoli e ossa nonché per trnetecsu parti basse interne. Vacanze nell'aria libera campeggio anche unica fortuna se si può chiamare tale, posso non prendere mezzi pubblici perché ho tutto vicino a casa incluso boschetto per passeggiate all'aria buona poca gente. Altra età altra esigenza ma posso capire tutte voi on fondo ho lavorato per ben 40 anni e questa situazione darebbe stata anche allora difficile da gestire. Tranquilla io i compleanni li scordo sbaglio giorno anche di marito... un abbraccio forte e, io vivo alla giornata. Servus
RispondiEliminaBrava edvige, vivere alla giornata è davvero la scelta migliore. E no, io non penso che gli anziani abbiano meno esigenze di altre fasce d'età: anzi, per loro è anche più dura da sopportare. L'isolamento, la mancanza di socialità, il fatto di non poter più fare cene, pranzi, incontrarsi da un anno a questa parte sta divemntando veramente difficile. tempo perso, anni rubati che non ci restituirà nessuno. nemmeno ai bambini che hanno tutta la vita davanti. é solo una grande, enorme ingiustizia, questa pandemia. la sfiga più grande di questa epoca. Sotto ogni punto di vista.
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