Diamo a Cesare quel che è di Cesare - Frittata di borragine

Non solo disastri registra questo blog.

Qualche volta scrive anche per rendere merito a certe azioni degne di nota.

La cappa di aspirazione in cucina: il mio sogno da sempre.

Trovarne di non funzionanti in ogni cucina che io abbia avuto: il mio incubo costante.

Della cucina nuova, acquistata nella casa vecchia e che non ha mai funzionato.

Così come della cucina usata trovata nella casa nuova, che ha funzionato per un paio d’ore per poi stramazzare e non dare più segni di vita.

E comunque non mi bastava quella a carboni attivi.

Io sognavo proprio una cappa di aspirazione con uscita esterna.

Tubo/buco nel muro/uscita fumi.

E già che c’eravamo, possibilmente, che il tubo fosse di rame.

Poi, soprattutto, che il montaggio della medesima avvenisse senza spargimento alcuno di polvere e/o calcinacci.

Detto fatto.

Almeno la prima parte del sogno.

Faccio un incauto accenno, con l’amato bene, a questo mio desiderio giusto una settimana prima di Pasqua (che pure io, certe volte, un tempismo…).

Lo vedo presentarsi con tubo di rame e cassetta degli attrezzi il venerdì santo, quando avevo già pronti schierati i miei 20 carciofi da pulire e tutto il resto del menu da predisporre (e realizzare).

Sudo freddo, mentre lui tenta di buttarla in caciara.

“dai, ora preparo rullo e secchi di vernice così mi metto a tinteggiare la cucina domani che devi cucinare per il pranzo di Pasqua: così ti offro spunti per il blog!!”.

Sono buona ed evito di dirgli che di spunti per i miei post me ne offre, spontaneamente, ogni giorno, mentre stramaledico la mia smania di avere una cucina con cappa professionale.

Che poi che ce devo fa’? che non friggo, non ripasso, non stufo, non faccio pippiare ragù, non griglio, non arrostisco e le verdure le lesso per non più di sette minuti come Marco Bianchi comanda.

Sento la sua voce lontana che illustra minuziosamente il progetto: spostare il frigorifero, fare il buco nel muro, allacciare la cappa, mettere la retina di protezione all’esterno per evitare che nella suddetta finiscano topi, uccelli o altri animali, soliconare un po’ lungo i bordi, stuccare eventualmente il muro laddove si dovesse sfaldare.

E basta, che ce vo?

Finisco di prepararmi per andare al lavoro, benedicendo il fatto di non avere il giorno libero al contrario di lui.

E ancora, una flebile speranza mi attraversa la mente: ma magari lo farà DOPO Pasqua…la settimana prossima!

Mica per forza oggi, dopo che ieri, more solito, mi sono pulita da cima a fondo tutta casa per avvantaggiarmi e potermi poi dedicare solo alla cucina e all’allestimento del pranzo di Pasqua.

Ma so di illudermi.

Rincaso la sera con il terrore di ciò che potrei trovare.

Apro il cancello aspettandomi rumori di martelli pneumatici e nuvole di calcinacci che volteggiano nell’aria depositandosi proprio là, dove avevo appena finito di passare lo straccio.

Ma entro e trovo tutto pulito, candido, immacolato.

Esattamente come lo avevo lasciato.

Giusto la cassetta del geberit smontata e depositata in veranda (vogliamo lasciarci indietro qualche lavoretto di manutenzione?) e il sidol con l’ovatta pronti per lucidare il rame.

Ma il rame, steso lungo sul divano dove lo avevo lasciato (col telo di copertura appena lavato e stirato),non c’è più.

Guarda là! Mi dice lui tutto fiero abbracciandomi preventivamente.

Non credo ai miei occhi. Il mio tubo di aspirazione montato e funzionante.

E senza un solo briciolo di polvere a denunciarne la presenza.

Mi porta perfino fuori e mi invita a salire sulla scala e mettere una mano davanti alla griglia per sentire come esce l’aria.

Un sogno che si avvera.

E pure senza particolari conseguenze.

Almeno evidenti.

Beh, ho ripulito tutto, dopo che ho bucato il muro. Ho tolto i calcinacci anche da sopra i mobili, eh? - Specifica mentre penso che non voglio conoscere i dettagli, che mi basta così, che tanto sopra i mobili non mi affaccerò nemmeno.

Comunque domani devo rismontarla perché intanto volevo fartela trovare montata ma in realtà la devo pulire e lucidare, vedi come è nera? Ma non ti preoccupare non ti darò fastidio: so che devi cucinare!

Ed è così che, mentre gettavo sguardi atterriti alle manciate di ovatta intrisa di sidol che incombevano sul pavimento tirato a lucido,  abbiamo fatto balletti ed acrobazie entrando ed uscendo – insieme- dalla piccola cucina mentre lui smontava, rimontava, piazzava la scala, la ritoglieva, la riportava ed io pulivo carciofi, li farcivo, li cuocevo, impastavo il pane, infornavo melanzane, affettavo pomodori… tutto rigorosamente e armoniosamente insieme, nello stesso medesimo istante, nei due metri quadri a disposizione.

Perché siamo perfettamente sincronizzati noi.

Ma almeno adesso ho la cappa con tubo in rame.

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Non conoscevo la borragine, anche se mia madre sostiene che l’abbia mangiata da piccola a casa di mia nonna. In realtà fino a ieri la vedevo nei prati, con i suoi bellissimi fiori blu elettrico senza conoscerne il nome e le proprietà e soprattutto senza sapere che si potesse mangiare.

Avendone ricevuto in dono un bel mazzetto e non sapendo bene come impiegarla, ho pensato di farne una frittata. Le foglie, ricoperte di una spessa peluria, fanno un po’ impressione, ma dopo la cottura non pungono più! So che mi piacerebbe da morire farci un risotto o una minestra come del resto mi era stato suggerito. Ma anche la frittata non è affatto male (grazie Marina!)

 

(dal web)

Ingredienti (per 2)

Un mazzetto generoso di borragine

4 uova bio

2 cucchiai di parmigiano

2 spicchi d’aglio

Olio extravergine d’oliva

Sale

Peperoncino in grani

Procedimento

Staccare le foglie della borragine appena inizia il gambo e metterle in una ciotola piena d’acqua (io per questa operazione ho usato dei guanti da cucina). Sciacquarle per bene almeno un paio di volte.

(i gambi, più coriacei si possono usare per minestre o zuppe). Sbollentarle per 5 minuti al massimo, quindi scolarle, strizzarle un po’ e farle saltare in padella un paio di minuti con aglio, olio e peperoncino, aggiustando di sale.

In una terrina sbattere le uova con sale e parmigiano e unire la verdura dopo aver eliminato l’aglio, quindi rimettere nella stessa padella e cuocere la frittata su entrambi i lati.