L’abbiamo
scelta fra tantissime, dopo più di un anno di ricerca.
Non era una
priorità quella di cambiare casa, ma abbiamo accarezzato a lungo questo
progetto fino a tradurlo in realtà.
Fino a
quando è capitata l’occasione e l’abbiamo colta al volo.
Perfetta per
noi: più grande della precedente ma non troppo da avere stanze che facciano
inutilmente eco.
Un piccolo
giardino a completare il quadro.
L’abbiamo
scelta dopo essercene innamorati a prima vista.
Perfetta,
completa di tutto, perfino dei mobili che tanto di nostri non ne avevamo e di
qualsiasi tipo, foggia e colore ci andavano bene.
Tanto da
arrivare qua con due valigie, un centinaio di scatoloni di libri e
suppellettili e cuscini, lenzuola e piumone per dormirci fin dalla prima sera.
Piano piano
l’avremmo migliorata secondo i nostri gusti. Apportando modifiche degli spazi,
spostando tramezzi, riverniciando mobili, comprandone di nuovi.
Piano piano.
Ma poi
succede che la vita va come vuole e ti prende a spintoni, travolgendoti e non
finendo mai di stupirti.
Un cedimento
strutturale, una grana talmente grande
da rendere vano qualsiasi tentativo concreto, speranza vana, supplica vibrante
di arginarla.
Potendo solo
stare a guardare, impotenti, la sua caparbia evoluzione.
E la casetta
dei sogni, nostra da soli 18 mesi, si trasforma in un incubo: di ipotesi, di
supposizioni, di incertezza.
Quel senso
di precarietà che ribalta, accartoccia,
butta al secchio ogni sensazione rassicurante di “casa”.
All’improvviso,
senza l’ausilio di una tragedia enorme come un evento sismico, sul muro si
aprono inspiegabilmente crepe infinite, larghe un dito, che squarciano pareti e
non smettono di rincorrersi.
Dissesto
idrogeologico, un terreno disomogeneo, una falda acquifera che scorre sotto la
casa e la corrode, oppure delle fondazioni deboli, costruite male, ipotizzano i
vari esperti che, uno dopo l’altro, vengono chiamati al capezzale dell’ammalata
grave.
Muratore,
geometra, architetto, ingegnere, geologo: tutte le possibili figure
professionali consultate sciorinano ipotesi, fanno rilevamenti, dispiegano
mezzi sofisticati o battono
semplicemente una mano sui muri per capire dove sono i pilastri, dove può
annidarsi il problema, quale può essere la spiegazione che nemmeno loro,
dall’alto dell’esperienza sul campo o di studi approfonditi, sanno darsi e,
soprattutto, dare a noi.
“Capiremo
meglio solo quando avremo scavato” ci rispondono senza colmare la nostra sete
di logicità.
Che forse,
semplicemente, non può essere placata. Ché non sempre le cose vanno secondo una
logica.
Preventivi
da capogiro, lavori che nemmeno se avessimo ristrutturato l’intera casa ci
sarebbero mai venuti in mente di fare.
Il nostro
personale terremoto, con scala a sé.
Perché quello
reale è arrivato molto tempo dopo: lo abbiamo sentito, ma avevamo scambiato
quegli scricchiolii per il cedimento definitivo di tutte le pareti crepate, che
invece per fortuna, almeno per il momento, hanno retto (mannaggia, ce tocca
pagà pure la demolizione, è stato il commento sarcastico dell’amato bene). Il
terremoto vero ci ha risparmiato il colpo di grazia.
Ed eccoci
qua. Con mezza casa sventrata (bagno, cucina, veranda e giardino): una parete
di fortuna tirata su per isolarci da tutta la parte che va abbattuta e
ricostruita.
Perché
volendo guardare il lato positivo mica tutta la casa è interessata da crepe:
solo una zona precisa e (se fa pe dì) circoscritta.
La cucina
smontata e regalata (visto che siamo in ballo balliamo fino in fondo ed è la
volta buona che ce ne compriamo una nuova, dal momento che per questa avremmo
pure dovuto pagare smontaggio, trasporto, deposito, ritrasporto e rimontaggio);
il forno alloggiato dentro al salotto insieme al frigorifero, alla lavatrice e
a tutto il contenuto di un armadio a muro che fungeva da dispensa. Un paio di
piastre elettriche per la sopravvivenza. Che poi queste due, sistemate dentro
il camino, fanno pure atmosfera vintage che sembra quasi di cucinare col fuoco anziché
con la corrente.
Mentre per
lavare i piatti ci sono il lavandino o la doccia del bagno di sopra: le scale
da fare ogni volta con la bagnarola carica aiutano a tenersi in forma.
Ma siamo
qua.
Zippati
nella parte sana di questa bella casa, ora un po’ malconcia e lacero contusa
per la restante parte, da guarire e riportare, tutta per intero, all’antico
splendore.
Un po’
storditi in verità, con una specie di ventata fredda arrivata a soffiarci sul
cuore e fra i pensieri, raggelandoli appena in superficie.
Ma con in
tasca sempre una dose di autoironia come rimedio salvavita.
Intanto
abbiamo ricominciato a fare scatoloni, per mettere via tutto ciò che non è
utile e che in questi mesi di lavori
sarebbe solo d’intralcio.
Come
ninnoli, soprammobili, cianfrusaglie: tutto ciò che era scampato al precedente
trasloco.
Altre da non
poter proprio tirare fuori, come le decorazioni natalizie (ce manca solo
l’albero di Natale in salotto).
E quindi
via: trasloco atto secondo, terzo, ho perso il conto…
Dunque,
ricapitolando, la situazione famigliare attuale è la seguente:
-mamma e
papà momentaneamente in affitto in microappartamento con mobili in deposito in
attesa che, terminati i lavori, gli consegnino casa nuova nei primi mesi del
prossimo anno;
-fratello e
cognata con situazione immobiliare ancora in corso di definizione;
-io e
l’amato bene con casa pericolante in via di risanamento e davanti 3-4 mesi di
passione.
Perché le
cose, quando possono, capitano preferibilmente tutte insieme e nei periodi più
adatti.
La
precarietà ce fa un baffo, a noi.
Sì per
carità, poi è vero che sia io sia l’amato bene ci siamo sempre sentiti
vagabondi nell’animo e con radici fluttuanti ma stavolta ce l’avevamo messa
tutta per fissarle e rinsaldarle ste radici, anziché solo aspettare il momento
della pensione per emigrare in Australia.
Ma poi solo
tirare giù tutti i santi dal paradiso e sacramentare contro la sfiga nera non
serve a rattoppare crepe e rinsaldare pilastri.
Allora via,
si sfascia lo sfasciabile e si ricostruisce.
Quindi da
adesso e fino a data da destinarsi
questo blog racconterà le avventure e le disavventure di un viaggio fra ruspe
e muratori, calcinacci e plinti,
impalcature e capomastri, con in mezzo qualche ricetta di fortuna, approntata
nella cucina da campo e sicuramente molti, moltissimi aneddoti degni di nota.
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La torta in
questione è la più adatta a situazioni di questo genere (ma anche meno
disagiate). Non solo a fare questa torta
ci vogliono proprio 5 minuti esatti, ma basta sporcare un’unica ciotola e
girare tutto con una frusta a mano senza dover sbattere, montare, incorporare
né dividere albumi da tuorli o setacciare polveri. Le varianti sono infinite:
dalla scelta delle farine, agli aromi per profumarla alle aggiunte di gocce di
cioccolato, cacao, caffè, liquore e via dicendo. Questa è la mia versione base
per la colazione. Alta, soffice e super veloce (e con una bagnarola leggerissima
da portare su e giù per le scale).
Ingredienti (per uno stampo da 24 cm di diametro)
200 gr di
farina (io ne ho usata 150 gr di farro e 50 di riso integrale)
180 gr di
zucchero di canna
100 ml di
latte di soia (ma potete usare quello che avete in casa)
75 ml di
acqua tiepida
60 ml di
olio di semi
2 uova
1 bustina di
lievito
1 bustina di
vanillina
1 bustina di
scorzette di arancia bio (o la scorza grattugiata di due arance o di due
limoni)
1 pizzico di
sale
Procedimento
Preriscaldare
il forno a 180°. Mettere tutti gli ingredienti tranne l’acqua in una ciotola e
amalgamarli con una frusta a mano. Da ultimo aggiungere l’acqua tiepida,
mescolare e versare il composto in uno stampo oliato e infarinato (oppure
ricoperto di carta forno).
Cuocere in
forno ventilato per 40 minuti.
Omg! Mi spiace per la situazione ❤️ Farò in tuo onore la torta, non che sia di grande aiuto per te ma vuol dire che ad ogni morso ti mandero positive vibes ❤️
RispondiElimina❤❤❤grazie nadja!! Invece è di aiuto eccome!! Tanti baci.
EliminaOh noooo... ti giuro.. mi dispiace tantissimo.. ma come è potuto succedere.. :-(.. Immagino come stiate.. Dai.. che dovete fare.. piano piano si sistemerà tutto..e tornerà la vostra casa dei sogni!!!!! T'abbraccio forte forte.. :-***
RispondiEliminaCome sia potuto succedere è una domanda che ronza in testa anche a noi e destinata probabilmente a rimanere senza risposta. Ma come dici giustamente anche tu: che si può fare se non rimboccarsi le maniche e affrontare in qualche modo la situazione? Grazie claudietta. Abbraccio fortissimo a te!<3
EliminaMa come??? e gli ex padroni di casa non ne sapevano nulla?? non ci posso credere!!! mi dispiace tantissimo Luna di tutti questi disagi e dell'esborso conseguente (che, diciamo la verità, sarebbe stato più divertente spendere per fare uno dei vostri bei viaggi), ma leggo che avete imbracciato lo spirito giusto per affrontare la situazione. Copio la ricetta, che serve sempre avere una "torta da 5 minuti" per una merenda improvvisa o per sostituire i nostri biscottoni della colazione finiti e da rifare senza averne il tempo necessario. Un abbraccio solidale!
RispondiEliminaSul fatto che l'ex padrone di casa sapesse qualcosa o meno abbiamo trascorso intere nottate a fare congetture. Non so nemmeno io cosa pensare. Mi piace credere nella sua buona fede. Gli esperti dicono che una cosa del genere non poteva essere prevista e a sostegno di ciò anche i vicini ci dicono che solo negli ultimi mesi hanno cominciato anche loro a vedere crepe di vario genere. Posto ciò: oggi ho fatto doppia dose dei biscottoni da inzuppo. Qua non si può non avere tempo e modo di rifarli appena finiscono...l'amato bene protesta, ormai ne è dipendente e propone di santificare chi mi ha passato la ricetta (perciò sappi che sei il suo mito)!!
EliminaGrazie, tanti baci a voi tre <3
Oh mamma quanto mi dispiace :-( però se sono solo 3-4 mesi da sopportare e poi via il pericolo di rimetterci mano, ci potete stare..pensa che io x rifare solo un pezzetto di tetto (anch'io ci abitavo da appena 1 anno e mi sono ritrovata con l'acqua che colava in casa ed io sotto con i secchi, le padelle, le ciotole alla Merlino!!) ho messo 1 mese, dopo il quale ci hanno dovuto rimettere mano perchè l'acqua scivolava dall'altro lato della casa...una disavventura senza fine!! Quest'anno ho ignorato la chiazza di umido nella lavanderia...spero che sparisca come in un brutto sogno...
RispondiEliminaMeglio una fetta di torta, va!
Ecco, il terrore che possa ripetersi nonostante l esborso di soldi e di tempo è una cosa che mi atterrisce. Certo anche tu che situazione, mannaggia. Le infiltrazioni d acqua sono un Altro di quegli incubi infiniti, ti capisco. Sicuramente meglio una fetta di torta e pensarci il meno possibile. Grazie Consu tanti baci e buona domenica,
EliminaOh mamma che situazione! Veramente sono ammirato per il fatto che riesci a raccontarla anche in versione umoristica senza piangerti addosso come molt probabilmente (e pure a ragione! :-D) farebbero! L'importante è che abbia retto al terremoto e probabilmente dopo vi sentirete anche qui sicuri e la sentirete ancora più vostra. Avere i muratori per casa non è mai piacevole, ma sono sicuro che troverai una serie di aneddoti da raccontarci! Che tu sia pure riuscita a fare un dolce, è davvero lodevole!
RispondiEliminaIn bocca al lupo!
Fabio
Grazie Fabio, crepi il lupo! Mi sono fatta lasciare appositamente il forno per non perdere proprio del tutto le buone abitudini! Poi per il resto cerchiamo di riderci sopra per quanto possibile, ma certo...capitano anche momenti in cui scapperesti di casa!!!
Eliminabuona domenica
Mamma mia!!! mi sono letta tutto il post e mi sembrava di sentire gli scricchiolii...
RispondiEliminaMa come si può costruire così e se ci pensiamo bene sfortunatamente sono tantissime le case con i tuoi stessi problemi...
Che paese strano il nostro...la burocrazia si attacca a cavolate (abiti a meno di 200 mt da un fiume qui in veneto devi chiedere non solo i permessi standard, ma anche i permessi ai beni ambientali!!!!) poi costuiscono sopra i letti dei fiumi e nessuno dice nulla!!!!
Un fortissimo in bocca al lupo e comunque complimenti perchè non demordi e continui a sfornare delizie!!!
Sono proprio tante le cose assurde che accadono in questo paese e la cosa scoraggiante è che non finisce mai di stupirti (in negativo). Quando poi ti scontri con la burocrazia ti chiedi pure: ma se per costruire una casa in questo modo non hanno battuto ciglio, perché ora per fare degli interventi di consolidamento e ristrutturazione si devono chiedere permessi su permessi, pagare tasse, bolli, parcelle di esperti vari (da coordinare pure, perché viaggiano su strade parallele senza incontrarsi mai!!), aspettare tempi lunghissimi prima che si esprimano su cose peraltro fin troppo evidenti e vià dicendo. Noi siamo già stanchi prima ancora di iniziare i lavori, anzi: non vediamo l ora che comincino(lunedì prossimo) proprio per archiviare la fase burocratica e dare il via a quella operativa!
Eliminagrazie di cuore Mila, crepi il lupo! Un abbraccio forte, buona domenica!
Quanto mi dispiace, sul serio, ti parlo uno che il destino l'ha sempre avuto contro. Mi ricordo con quanto amore ci parlavi della casa delle cose da fare. Magari non vale nulla ma tutta la mia solidarità purtroppo la solidita statica di una casa è una cosa importante, tanti abbracci forte
RispondiEliminaVale moltissimo invece! Grazie delle belle parole, Gunther, spero di tornare presto a parlare della bellezza di questa casa (per me che ne sono innamorata nonostante tutto) e non più solo dei suoi problemi!
EliminaRicambio con forza gli abbracci, buona domenica!!
Cavoli tesoro, mi ero persa questa catastrofe!!!! Mi spiace un sacco, ti auguro di riavere al più presto la tua casetta così come la sognate :-)
RispondiEliminaUn abbraccio enorme, a presto :-D