Più avveniristica di Dubai, più eterogenea di Kuala Lumpur,
più pazza di Las Vegas, più ordinata di Singapore, più affollata di Pechino,
più efficiente di Hong Kong…più incredibile di qualsiasi altra metropoli al
mondo, Tokyo è riuscita, con le sue mille anime, a scalzare perfino New York
dalla cima della mia personale classifica delle città preferite.
L’ho amata da subito, mettendomi in coda insieme a una
moltitudine di altre persone per salire le scale mobili all’uscita della
metropolitana.
Piena all’inverosimile, rigurgitante, traboccante, eppure
incredibilmente silenziosa ed accogliente. Dove la naturale claustrofobia è
soppiantata dallo stupore di ritrovarsi tutti lì, concentrati in pochi metri
quadri e realizzare che ognuno cerca di essere meno d’intralcio possibile agli
altri, senza sgomitare, senza spingere, semplicemente occupando il proprio
spazio vitale e non un centimetro di più, nel rispetto assoluto di quello degli
altri.
Tokyo ha mille volti, uno per ogni suo quartiere, perché è
grande, sconfinata.
Ma c’è un filo rosso che li attraversa tutti ed è quello dell’altissimo
senso civico dei suoi abitanti.
Una megalopoli come tante altre, all’apparenza e se vista in
superficie. In realtà diversa da tutte le altre e assolutamente unica, se
osservata in profondità.
Innanzitutto per il contrasto nettissimo tra la quantità di
gente che la attraversa in ogni quartiere a ogni ora del giorno e il senso di
sicurezza e perfino, incredibilmente, di relax che regala.
Non mi era mai capitato infatti di girare in una grande
metropoli senza avere l’ansia di mettere costantemente mano al marsupio per
controllare che ci fosse tutto, dai soldi ai documenti, alle carte d’imbarco
per i voli successivi.
A Tokyo giri, cammini, ti confondi tra la folla, ti immergi
in questa e ti accorgi di quanto pur inglobata in un fiume di gente in
movimento perenne ti senti tranquilla e al sicuro.
Nessun rumore molesto, a parte i jingle dei semafori che con
suonerie diverse avvertono quando fermarsi e quando procedere.
Perfino un corteo di manifestanti qua procede pacato e discreto...
Niente
schiamazzi, nessuna gomitata ansiogena che ti spinge a cercare riparo, a
camminare rasente ai muri. Nessuna suoneria che riecheggia. Nessuna voce umana
che superi il normale tono di conversazione.
Sembra paradossale definirla una città silenziosa,
considerando tutti i neon e i maxi schermi con le pubblicità e i video a getto
continuo.
Ma è nelle brevissime pause tra le une e gli altri che ci si rende
conto che in fondo, silenziosa, Tokyo lo è per davvero. Che se non ci fossero
tanti schermi giganti le automobili non si sentirebbero lo stesso, così come la
gente che passa, cammina, si incrocia, esce, entra, sale, scende, in un flusso
ininterrotto che comprende tutti gli strati di questa stranissima città.
Già perché Tokyo non è solo ciò che si vede in superficie:
le strade, i negozi, i locali, le bancarelle, i templi e i megastore, le sale
da Pachinko (il gioco d’azzardo più diffuso in Giappone) e le miriadi di luci
al neon.
Basta scendere una scalinata che porta alla metropolitana
per trovarsi in un’altra, speculare dimensione.
Sotto la città infatti ne scorre un’altra parallela fatta di
incroci, lunghissimi viali, scale mobili e tapis roulant. Altrettanto
affollata, altrettanto efficiente e in perenne movimento. Una stratificazione
infinita che dilata lo spazio, il tempo e il fascino incredibile di questa
sconfinata megalopoli.
Servono mappe per orientarsi, serve cercarle e
consultarle.
Per capire poi che uno stesso luogo è raggiungibile sia camminando
in superficie sia percorrendo tutto il sottopassaggio fra una fermata metro e
l’altra.
Magari fermandosi a guardare i negozi o a mangiare. E pensando che
proprio sopra la testa scorre un’altra via, con altra gente, altri negozi…
I lavori in corso hanno il minore impatto possibile.
Passano
quasi inosservati, per la velocità con cui li realizzano, per l’organizzazione
capillare con cui li affrontano. E ci si chiede come sia possibile che in una
città così immensa tutto funzioni, tutto scorra.
Apprendiamo solo da internet che il giorno 29 aprile 2017 la
metropolitana di Tokyo per la prima volta è rimasta chiusa per ben dieci minuti
a causa delle scellerate minacce provenienti dalla vicina Corea del Nord.
Dieci minuti. Gestiti a impatto zero.
Di Tokyo non
racconterò cosa vedere e dove andare.
Tokyo è semplicemente da vivere e assaporare, lasciandosi andare ed emozionandosi il più possibile, assorbendo e incamerando
innanzitutto la sua straordinarietà.
La stessa per cui un attimo ti trovi ad attraversare l’incrocio più trafficato al mondo
La stessa per cui un attimo ti trovi ad attraversare l’incrocio più trafficato al mondo
Shibuya |
e quello dopo, all’improvviso,
la folla si dirada, i neon si spengono, i suoni diventano sempre più lontani e
all’improvviso sei immerso in un bosco dai contorni quasi magici.
Ueno koen |
Di mattina spazi con lo sguardo all’insù per immensi
grattacieli,
accanto a manager e impiegati in giacca e cravatta e la sera mangi
gomito a gomito in locali striminziti e fumosi con gente del posto.
Forse la
stessa di quella mattina. Forse i due volti della medesima città.
Un giorno ti aggiri per il mercato di pesce all’ingrosso più
grande del mondo,
schivando mezzi
e casse contenenti ogni sorta di creatura
marina che ti passano sulla testa
e quello dopo respiri l’aria mistica del
tempio più frequentato della città, fra fumi d’incenso e fiumi di gente
raccolta in preghiera.
Aggiungi didascalia |
E in un inevitabile flashback, ti rendi conto che il giorno
prima al mercato Tsukiji non hai
avvertito l’odore del pesce, ma perfino lì, incredibilmente, solo efficienza,
compostezza e pulizia. Divise tutte uguali, odore di disinfettante e perizia chirurgica
nelle mani di chi sfilettava il pesce.
Ripensi al palazzo imperiale, che sbuca tra le foglie di
alberi secolari davanti a un panorama contemporaneo di acciaio e vetro.
Palazzo Imperiale |
Poi ti trovi a fare un biglietto per la linea Yurikamome,
il
treno senza conducente che da Shinbashi conduce sull’isola artificiale di Odaiba, nella baia di Tokyo.
Odaiba Kaihin-Koen |
E per
godertela ancora di più decidi di scendere 3-4 fermate dopo quella centrale,
nei pressi del Tokyo International Sight, per tornare indietro a piedi, lungo viali sconfinati,
nei pressi del Tokyo International Sight, per tornare indietro a piedi, lungo viali sconfinati,
centri commerciali grandi quanto una città, con cieli finti e
architettura barocca,
Diver City Tokyo Plaza |
costruzioni avveniristiche che sembrano sfidare le leggi
della fisica.
Ti rilassi sulla spiaggia,mescolandoti alla folla domenicale
Odaiba Kaihin-Koen |
passeggi sul molo
e
incontri perfino Miss Liberty!
(dopo che appena un paio di giorni fa sei salito
pure sulla gemella nipponica della Tour Eiffel…).
Cammini per Yanaka,
bellissimo quartiere con case tradizionali e una moltitudine di templi
disseminati qui e là; e un attimo dopo di trovi nel quartiere di Aki Habara, fulcro degli appassionati
di anime e manga, a passeggiare fra personificazioni di questi e altri strani
individui.
Decidi di riprendere fiato nel parco di Ueno, fra templi e chioschetti di cibo, prima di gettarti nella
folla di Asakusa, per vivere il
contrasto fra la salita sulla Tokyo Sky
Tree
e l’atmosfera mistica del Senso-ji, il tempio più visitato di Tokyo (e
se cercate souvenir dai prezzi abbordabili dopo aver girato inutilmente tutto
il Giappone salassati dal costo della vita locale, siete nel posto giusto!
Approfittatene e fatene incetta!).
Tokyo Sky Tree |
Cercando tutt’altro ti trovi a passeggiare lungo una strada
tutta dedicata alla cucina (Kappabashi dori, nota e indicata sulle mappe anche
come Kitchen Street), con negozi dedicati e suddivisi scientificamente per
categoria: la bottega dei coltelli, quella che vende solo padelle, l’altra rigurgitante
stampi per dolci dalle forme più incredibili.
Fino a incantarti davanti alle vetrine di sampuru (dalla storpiatura dell’inglese sample),
le riproduzioni di cibo in cloruro di vinile, fatte così bene da aver bisogno di toccarle con mano per capire che non sono vere.
le riproduzioni di cibo in cloruro di vinile, fatte così bene da aver bisogno di toccarle con mano per capire che non sono vere.
E c’è veramente di tutto: dagli orecchini-patatine intinte
nel ketchup,
alle cover per I-Phone,
fino a modelli a grandezza naturale e iperrealistici di torte, alimenti e piatti pronti.
alle cover per I-Phone,
fino a modelli a grandezza naturale e iperrealistici di torte, alimenti e piatti pronti.
Ti imbottigli nella metropolitana insieme a loro per tornare
in albergo e sorridi pensando che la tua fermata è Shinjuku, affollatissimo quartiere dove sorge l'omonima stazione ferroviaria, nota per essere la più trafficata al mondo con giusto quei 3 milioni di pendolari che vi transitano ogni giorno...
E il tuo albergo non è nemmeno lì, ma nel limitrofo quartiere a luci rosse: mai in nessun’ altra città del mondo ti sarebbe venuto in mente pensando alla sicurezza e ad altre paranoie.
Shinjuku |
E il tuo albergo non è nemmeno lì, ma nel limitrofo quartiere a luci rosse: mai in nessun’ altra città del mondo ti sarebbe venuto in mente pensando alla sicurezza e ad altre paranoie.
Ecco, in Giappone anche il quartiere a luci rosse è
tranquillo e discreto: vivibile a sera tarda così come alle prime luci
dell’alba senza incontrare altro che spazzini e qualche rarissimi clochard.
Rientri in albergo e guardi questa fantastica città dalla minuscola,
strettissima finestra accessibile solo salendo dal letto.
Rifletti sul concetto di “stanza piccola” realizzando che non ti era del tutto chiaro prima di aver visto una camera d’albergo in Giappone.
Esserti lavato nei suoi minuscoli bagni, aver sistematicamente aperto, richiuso, scavalcato e usato come supporto le valigie e gli zaini, senza averli mai potuti disfare durante tutti e quindici giorni.
Rifletti sul concetto di “stanza piccola” realizzando che non ti era del tutto chiaro prima di aver visto una camera d’albergo in Giappone.
Esserti lavato nei suoi minuscoli bagni, aver sistematicamente aperto, richiuso, scavalcato e usato come supporto le valigie e gli zaini, senza averli mai potuti disfare durante tutti e quindici giorni.
Perché no, non ci sono armadi nelle stanze giapponesi. Un
appendiabiti e un paio di stampelle a testa: di più non c’entrerebbe.
E pensi che in fondo non potrebbe essere altrimenti. Che la
città è grande, immensa, smisurata e loro sono tanti, tantissimi, innumerevoli,
quindi lo spazio è poco e va sfruttato al massimo.
Shinjuku |
E in tutto, in ogni suo aspetto, riconosci appieno quel
Giappone-ossimoro descritto mirabilmente da Fabio Geda.
Un luogo, quasi fantascientifico, in cui si incontrano e convivono pacificamente: “ipercontemporaneità e ipertradizione. Computer e animismo. Grattacieli antisismici e tempietti shinto. Treni ad alta velocità e laghetti con le carpe”.
Un luogo, quasi fantascientifico, in cui si incontrano e convivono pacificamente: “ipercontemporaneità e ipertradizione. Computer e animismo. Grattacieli antisismici e tempietti shinto. Treni ad alta velocità e laghetti con le carpe”.
Grazie cara, con te e la mia fantasia, faccio dei viaggi fantastici ed è tutto merito tuo.
RispondiEliminaMandi
Grazie a te, cara Rosetta, di seguirmi sempre! Ti abbraccio con affetto❤
EliminaTokyo è davvero la città che non ti aspetti! Grazie x le tue foto e le tue emozioni .-)
RispondiEliminaGrazie a te, Consu, di esserci sempre!❤
EliminaUn bellissimo reportage su tokyo, grande lo condivido su facebbok, grazie
RispondiEliminaMa che bello! Grazie a te, Carmine!!
Eliminachissà se mai riuscirò ad andarci... buona giornata, Luisa!
RispondiEliminaTe lo auguro di cuore, Luisa! Un bacione, grazie di essere passata
EliminaE' veramente un mondo a parte. Mi chiedo perché lo stesso grado di ciciviltà non ci possa essere un po' dappertutto. Vivremmo molto meglio! Il fatto che ti sia piaciuta più di New York che pure per me è al top della classifica, mi incuriosisce ancora di più!
RispondiEliminaFabio
Mi piacerebbe infatti confrontarmi su questo argomento! Devi andarci, Fabio, così ne parliamo! Beh, non che io abbia smesso di amare New York, però ecco, Tokyo ha in più la particolarità, straordinaria ai miei occhi, di essere "silenziosa", quasi rilassata, il che la rende unica fra le grandi metropoli. Oltre ad essere molto varia e bellissima. Non riesco a dimenticarla e mi ha lasciato dentro una fortissima voglia di tornarci!
EliminaÈ tornato da poco mio figlio da Tokio, ma queste tue foto sono meravigliose, complimenti
RispondiEliminaGrazie della visita sei molto gentile
Un abbraccio a presto
Maurizio
Ma grazie a te, Maurizio, di essere passato a trovarmi nel mio blog e dell'apprezzamento. I complimenti alle mie foto, da uno che fa il fotografo, hanno un valore altissimo!
EliminaGrazie ancora, buona giornata