Quando si
parla di parchi africani non è mai perfettamente chiaro di cosa si tratti. Da
fuori potrebbero dare l’idea di qualcosa di triste, in cui gli animali siano
rinchiusi, con poche differenze rispetto a uno zoo.
Ma i “parchi”
come si intendono in Africa sono quanto di più lontano possa esistere dal
concetto di zoo.
A cominciare
dalla loro estensione: basti pensare che il Kruger Park è grande quanto tutto il Belgio!
Sono, in
realtà, delle riserve naturali: enormi aree recintate con fili elettrificati
dove gli animali sono stati radunati per varie ragioni, prima fra tutte quella
di preservarli.
Molti di
loro sono a rischio di estinzione e il bracconaggio per il commercio
dell’avorio è ancora una piaga purtroppo molto diffusa. Quando fu istituito,
nel 1931, l’Addo Elephant National Park contava soltanto 11 (undici!) esemplari
di elefanti, gli unici sopravvissuti di tutti i vasti branchi che un tempo
vagavano liberi nell’Eastern Cape. Attualmente sono 450, e non staremmo nemmeno
qui a scriverne se all’epoca non fosse stato preso questo provvedimento.
L’altra
ragione che ha portato all’istituzione di riserve naturali è quella di permettere
che il territorio fosse abitabile senza il pericolo di imbattersi in un leone o
un elefante che proprio mansueti non sono.
Per il
resto, gli animali all’interno di questi veri e propri stati a loro dedicati
vivono nella libertà più assoluta. E al loro interno vigono regole severissime invece
per tutti gli umani che vi si recano allo scopo di intraprendere un safari con
la speranza di fare più avvistamenti possibili.
Già perché
non è come in uno zoo che uno prende, va e ha la sicurezza di sfilare davanti
alle gabbie ammirando esemplari di ogni specie. Lì è questione di fortuna,
molta pazienza e tante ore di noia nell’attesa che succeda qualcosa. Senza la certezza
che qualcosa poi alla fine accada.
E LE RISERVE
PRIVATE?
La
differenza principale tra un parco nazionale a gestione statale e una riserva
privata è innanzitutto la sua ampiezza: il territorio su cui si estende
quest’ultima è estremamente più ridotto. Lo standard delle sistemazioni (a
fronte anche di costi decisamente maggiori) è più elevato. L’aspetto negativo è
che non si può girare autonomamente: il safari può avvenire soltanto sotto la
guida di un ranger, a bordo dei loro mezzi. Gli avvistamenti però sono
abbastanza garantiti…
QUALI SONO
LE REGOLE ALL’INTERNO DEI PARCHI?
Poche ma
chiare e molto ferree. La severità è massima con chi non le rispetta.
- nei parchi
si può entrare come visitatori giornalieri o scegliendo di pernottarvi.
- si può
guidare soltanto in orari ben precisi: dall’alba al tramonto, più o meno dalle
5:30/6:00 alle 17:30/18:00, dopodiché finiscono i giochi e si deve uscire dal
parco o recarsi nel proprio alloggio presso il Main Camp (campo base).
Al massimo,
dopo il tramonto, si può partecipare a safari notturni organizzati dai ranger e
solo sotto la loro guida;
-la velocità
massima consentita è di 40 km orari sugli sterrati, 50 sulle vie principali
asfaltate;
- è
assolutamente vietato scendere dalla propria auto (o sporgersi dal finestrino)
ad eccezione che in zone opportunamente indicate e sempre comunque a proprio
rischio e pericolo, come specificato dai tanti cartelli che ricordano, sempre,
dove ci si trova.
Perché nessuno assicura che un leone, un facocero o un elefante
con prole non voglia passare di lì e magari sia nervoso, affamato o
semplicemente spaventato, sempre nell’ottica dell’assoluta libertà in cui essi
vivono.
ALTRE REGOLE
NON SCRITTE
-Alla vista
di un animale, provate a spegnere il motore. Per non spaventarlo, disturbarlo,
mettergli ansia. Ma soprattutto per provare a mettersi in ascolto dei suoni
della natura. Gli elefanti per esempio comunicano attraverso piccoli borbottii
della pancia che è affascinante riuscire ad avvertire.
-Vale
inoltre la regola di rimanere sempre in allerta anche mentre ci si perde nella
contemplazione di una mamma con il suo cucciolo: il 99% delle volte i due,
sempre nel caso degli elefanti, non sono mai da soli. Dietro c’è tutto il
branco, che magari vuole spostarsi e la vostra macchina si trova esattamente sulla
traiettoria che stanno seguendo.
-Spostarsi lentamente,
farsi da parte, cercare di essere meno d’intralcio possibile.
-Prestare
attenzione anche a ciò che succede a livello strada, anche se sembra
completamente libero. Ma anche gli escrementi degli elefanti pullulano di vita.
E l’asfalto non è mai vuoto.
- Superfluo
ricordare di non abbandonare rifiuti né dare da mangiare ai babbuini (questi
ultimi tra l’altro non sono affatto mansueti), uccelli, facoceri o piccoli
springbock che vagano liberi nelle aree di sosta e si spingono a volte molto vicino alle persone.
COS’è IL MAIN
CAMP?
All’interno
dei parchi si sviluppa un ulteriore micromondo dedicato agli umani, in cui sono
loro ad essere “ingabbiati”. Il campo base infatti è a sua volta recintato,
sempre con fili elettrificati che impediscono l’accesso agli animali (almeno ai
più grandi!) e in cui quindi, volendo, si può girare anche a piedi (ma la luce
al calare della sera è pochissima e in alcuni parchi, come per esempio
L’Huluhluwe-Impholozi, alle 10 in punto vengono spenti tutti i gruppi
elettrogeni e l’unica salvezza, per chi ancora non fosse abbastanza stanco, è
una torcia…). All’interno di questo recinto, oltre agli alloggi, si trovano
generalmente un distributore di benzina, un minimarket fornito di tutto,
compresi gelati e sacchetti di legna per fare il braai (barbecue, che per i
sudafricani è una vera istituzione) oltre a una enorme quantità di souvenir e infine
un ristorante.
DOVE SI
DORME?
I parchi,
così come gli alloggi al loro interno, sono interamente gestiti dallo Stato e
quindi risultano perlopiù spartani, senza troppi fronzoli ma molto ben tenuti
ed equipaggiati di tutto (compresi attrezzi per la cucina, bollitore,
tostapane, a volte forno a microonde).
Si può
scegliere fra varie opzioni: dal semplice posto tenda al bungalow di legno o
muratura, con o senza bagno privato, fino alle classiche rondavell (case
circolari africane). Per chi scegliesse sistemazioni senza angolo cottura sono
a disposizione cucine comuni, dotate di piastre elettriche e lavandini.
Molti
bungalow sorgono in posizione panoramica, su alture che affacciano su pozze
d’acqua in cui vanno ad abbeverarsi gli animali e quindi offrono spettacoli
continui.
Ma sono
proprio le sistemazioni che vanno più a ruba e comunque, in ogni caso, conviene
prenotare con molto anticipo (anche un anno!) perché essendo relativamente
pochi gli alloggi e molto alte le richieste, è facile imbattersi nel tutto
esaurito, specie nei periodi che coincidono con festività locali.
In alcuni
alloggi i cucinotti sono esterni e sia il frigorifero, sia le ante degli
stipetti sono legate con catene per via dei babbuini.
I secchi
dell’immondizia hanno pesantissimi sistemi di apertura ad hoc per lo stesso
motivo e cartelli sparsi invitano a non lasciare fuori dalla porta scarpe o
altri oggetti che potrebbero diventare il divertimento di qualche scimmietta.
COME
PRENOTARE?
Comodo e di
agevole navigazione il sito di riferimento: https://www.sanparks.org/
Ovviamente in inglese, ma la
lista dei parchi è in ordine alfabetico e per ognuno è disponibile una mappa
con la distribuzione degli alloggi suddivisi per tipo e fascia di prezzo.
QUANTO FERMARSI?
Quanti
giorni dedicare a un parco dipende ovviamente dall’itinerario che ci si è
prefissati e dalla grandezza dello stesso. Sicuramente una delle scelte da
ponderare bene è se alloggiare al suo interno o fuori ma almeno, in
quest’ultimo caso immediatamente nei pressi di uno dei suoi gate principali. Alloggiare
all’esterno dei parchi pone la questione della fila per entrare al mattino e
soprattutto priva dell’emozione impareggiabile di trascorrere la notte nella
savana, fra rumori e versi di animali. Finora noi abbiamo sempre scelto di
dormire all’interno dei parchi. Nel Kruger abbiamo trascorso 9 giorni,
suddivisi tra Sud (Skukuza) e Centro (Oliphants), cambiando quindi anche
alloggio e nonostante ciò ci è rimasto
il cruccio di non essere riusciti ad arrivare fino alla punta nord. Volendo,
dal centro ci saremmo potuti spingere fino all’estremo nord, al confine con lo
Zimbabwe, ma nell’arco della giornata a disposizione bisogna calcolare i tempi
di andata e soprattutto quelli di ritorno, per riuscire a essere nuovamente alla
base per quando scatta l’ora x in cui non si può più guidare e se ci si imbatte
in qualche animale da osservare, il tempo può dilatarsi o fermarsi del tutto…
All’Hluhluwe-Impholozi
invece abbiamo alloggiato una sola notte in tenda partecipando a un safari notturno
(freddissimo) e con scarsi avvistamenti. Troppo poco per esprimere un giudizio
obiettivo.
Diciamo quindi
che due notti sono il minimo indispensabile. Perché il primo giorno serve più
che altro a orientarsi, pianificare un itinerario, prendere confidenza con
l’esperienza del safari. E sapere per esempio, se si gira autonomamente, che
consultare le bacheche con gli ultimi avvistamenti, esposte nel Main Camp è
utile a dare quantomeno un indizio su dove dirigersi.
Piccolo inciso dolente: gli unici a
non poter essere segnalati sono gli avvistamenti di rinoceronti, perché il fenomeno
del bracconaggio per il corno di questi animali, nonostante i parchi siano ben
protetti e sorvegliati, è purtroppo ancora molto alto. Assurdo, vergognoso ma
purtroppo vero.
COME
FUNZIONA?
Il safari si
può condurre autonomamente con il proprio mezzo o acquistando escursioni di
gruppo guidate e svolte generalmente all’alba o al tramonto e della durata
complessiva di 3 ore. In alcuni casi sono disponibili anche escursioni a piedi
che, almeno una volta nella vita, vale assolutamente la pena di vivere.
Indispensabile
munirsi di una mappa e sulla base di quella, scegliere il percorso. I parchi
sono attraversati da strade asfaltate che collegano gli ingressi principali, i
rest camp e le varie aeree di sosta. Dalle strade principali poi si dipartono
una serie di sterrati che girano in loop o si ricongiungono alla via asfaltata
dopo qualche chilometro.
Inutile dire che gli sterrati sono quelli in cui è possibile fare più avvistamenti, ma poi gli animali vanno dove vogliono, quindi una regola generale non c’è.
Inutile dire che gli sterrati sono quelli in cui è possibile fare più avvistamenti, ma poi gli animali vanno dove vogliono, quindi una regola generale non c’è.
Diciamolo: il
safari di per sé, almeno fino a quando non ci si trova al cospetto di qualche animale,
è quanto di più noioso possa esistere. Giornate intere fatte di lunghe ore di
macchina, a velocità estremamente ridotta, aguzzando la vista, senza magari che
succeda niente, può mettere a dura prova i nervi assai tirati di noi poveri
animali di città, abituati ad avere tutto e subito.
Poi però
accade. Qualcosa si muove. Un elefante attraversa la strada, la testa di una
giraffa spunta dalla cima di un albero, un branco di babbuini si sparpaglia sull’asfalto.
E lì, ci si
dimentica di tutto. Le emozioni ripagano delle lunghe ore di attesa, del caldo,
dell’ansia, della noia.
Da lì, ogni
sensazione entrerà in profondità, scaverà dentro e non si desidererà altro che
di continuare a girare e girare.
Bel viaggio bel safari grazie l'ho fatto volentieri stando qui seduta ma ho goduto nelle immagini. Un abbraccio e buona settimana.
RispondiEliminaGrazie a te edvige, un bacione buona giornata!
EliminaNon ho mai pensato ad un safari con queste prospettive..molto interessante e dettagliati (ed utili) i tuoi suggerimenti ^_^
RispondiEliminaGrazie cara e felice settimana <3
Grazie, felice giornata a te Consu <3
EliminaBellissimo quel gattono all'inizio. Un post completissimo che dà il senso del safari a chi non ne ha mai fatto uno. A volte capita anche che gli animali ci sono, ma semmai non abbiamo quell'attenzione e quell'ochhio allenato per vederli. Ci vuole anche quello ed un buon binocolo :-D
RispondiEliminaPerò che bello il contatto diretto con la natura ed i suoi animali!
Fabio
Giusto Fabio:un buon binocolo è fondamentale e questo ho dimenticato di dirlo! Vero anche che molte volte gli animali, elefanti compresi, te li ritrovi vicino e nemmeno te ne ero accorto!
EliminaE sì, viverli da vicino nel loro ambiente è davvero un'emozione unica.
Buona giornata, grazie!
incantata dalle tue foto, riesco solo a dire: "un sogno"!!
RispondiEliminaÈ simile a un sogno, tanto è incredibile, hai proprio ragione Fede!
EliminaChe esperienza favolosa grazie di tutti i consigli ed emozioni che ci hai fatto vivere
RispondiEliminaMa grazie a te Carmine, felice che ti piaccia!
EliminaUuuuu che meraviglia.
RispondiEliminaMandi