Il soggiorno
mare a Creta si può dire concluso. Per i restanti 5 giorni sull’isola ci
attendono visite naturalistiche e culturali. Ripartire da Lentas, paradiso di
mare e relax, non è facile, ma visto quanto è sorprendente quest’isola siamo
curiosi di vedere cosa ci aspetta. Non dobbiamo attendere molto perché sulla
strada verso la nostra nuova tappa ci imbattiamo in uno dei tanti borghi
fantasma che caratterizzano questo territorio.
Asomatos: case abbandonate, resti di civiltà e una piccola
chiesetta riparata da un fitto e bellissimo pergolato fanno da cornice a un
museo fondato da Papa Michalis Georgoulakis, che era il pope nonché depositario
della memoria storica del borgo. Alla sua morte la famiglia raccolse le sue
eterogenee collezioni (utensili agricoli, banconote, documenti redatti dagli
occupanti tedeschi, icone, vecchie lampade) nelle otto stanze della sua casa,
fondando questo particolare museo.
Da qui proseguiamo verso i Monasteri e la spiaggia di Preveli. Vorremmo raggiungere prima
questa a dire il vero, ma è tardi e il sole già alto e implacabile, dunque ci
limitiamo a osservarne la bellezza da un promontorio anziché percorrere la
lunga traversata (in macchina su uno sterrato o a piedi per un’ora e mezzo di
cammino) necessaria a raggiungerla. Il paesaggio è di una bellezza unica: la
spiaggia è circondata di palme (non a caso chiamata anche Palm Beach).
Il corso
d’acqua che sfocia dalle Gole di
Kourtaliotiko forma qui un piccolo estuario definito lago, popolato di
anatre selvatiche e protetto da una lingua di sabbia prima di riversarsi nelle
acque del Mar Libico.
Proseguendo sulla strada, prima di arrivare al secondo
Monastero di Preveli (sono due, ma il primo, detto “Kato Moni Preveli”- “il
monastero in basso”- passa quasi inosservato), scorgiamo su un’altura di fronte
al mare, un suggestivo monumento dedicato alla resistenza cretese, con un pope
armato di mitra, a ricordare l’aiuto offerto dai monaci alle truppe alleate
durante l’evacuazione di Creta nel 1941. Davanti al Monastero c’è un’ampia area
di parcheggio, segno evidente che è molto frequentato. Nonostante si erga,
fiero e isolato, su un paesaggio arido, è infatti un luogo essenzialmente
turistico. Molto curato e ben tenuto non colpisce particolarmente per l’atmosfera
che è tutt’altro che di raccoglimento.
La nostra
meta sono le Gole di Samaria, per visitare le quali abbiamo scelto di
alloggiare due notti a Chora Sfakia,
un minuscolo paesino portuale di passaggio quasi del tutto privo di fascino. Di
per sé non sarebbe nemmeno così brutto, accoccolato com’è su un’insenatura ai
piedi di una montagna.
Il fatto è che è essenzialmente un luogo di passaggio,
scelto appunto come base d’appoggio per visitare le Gole o per imbarcarsi per
le altre isole satelliti di Creta. Per questo motivo è un via vai ininterrotto
di traghetti, una profusione di localini turistici e negozietti di souvenir
sotto una copertura che serve a schermare tutta la via principale dal sole
cocente ma dà all’insieme l’atmosfera cupa delle medine nordafricane.
Qua tutto
sembra sospeso, effimero, transitorio: perfino i camerieri di bar e taverne
sonnecchiano fino all'arrivo di un nuovo traghetto. Il parcheggio scarseggia,
ma è gratis se si alloggia in paese, altrimenti ha il costo giornaliero di 3€.
Che poi il mare è pure bello ma noi non siamo qui per questo (sigh!) e al
nostro arrivo approfittiamo subito per andare a visitare i circostanti paesini
di montagna.
Per
arrivarci si sale a lungo, per circa 12 km si strapiombi, percorrendo tornanti
che regalano scenari magnifici e impressionanti sulla distesa del mare.
La prima tappa
è il Borgo fantasma di Aradena, cui
si accede attraversando (in macchina) le sue gole mediante un inquietante ponte
di ferro sospeso a un'altezza di 138 mt.
Vibra tutto e fa un gran rumore, ma
basta chiudere gli occhi e immaginare di essere sul Tagadà. Sulla cima della
falesia si staglia una piccola chiesetta che la luce del tramonto rende davvero
suggestiva. Da qui parte una mulattiera che, volendo, porta in fondo alle gole
(6 ore e mezza tra andata e ritorno) e che fino al 1986 (anno in cui fu
costruito il ponte) era l’unica via di accesso al borgo… Il paesaggio si fa lunare,
costituito da distese di frammenti di roccia che sembrano essere stati
sparpagliati da una mano gigantesca come coriandoli senza colore.
Regna un silenzio
assoluto, ci siamo solo noi e qualche capra a passeggiare fra i muri crollati
di case in cui sono ancora visibili resti di camini, utensili, vani di finestre.
Non sembra di essere in Grecia, a Creta, circondati dal mare.
Riattraversiamo
il ponte sulle gole ma incantati da tanta pace decidiamo di non tornare nella
confusione di Chora Sfakia per la cena.
Ci fermiamo dunque nell’unica locanda
della sottostante megalopoli di Anopolis
(“La città situata in alto”), borgo che fu completamente raso al suolo dai
tedeschi nel 1941.
I tavoli della
taverna sorgono direttamente sulla pizzetta principale, davanti al monumento
con la statua di Daskaloyanni, sfortunato eroe della rivolta del 1770, nativo
del posto, e alla piccola scuola del paese. Sembra un luogo senza tempo,
isolato a 800 metri sul mare, lontano dalla calca e dal rumore dei luoghi
turistici, presidiato da anziani del posto seduti a sgranare lo
scacciapensieri, che alzano gli occhi giusto un attimo, guardando passare con
lo stesso interesse stranieri occasionali o pick up del posto con a bordo
capretti squartati.
E
finalmente, il giorno seguente, arriva il momento tanto atteso di visitare le Gole di Samaria, le gole più profonde
d'Europa, un canyon lungo oltre 16km che raggiunge i 300 mt di altezza e per un
tratto si restringe ad appena 2,5 mt.
Ci
sono due modi di affrontarle: partendo dall’alto, Xiloskalo, a 1250 mt di
altitudine cui si arriva mediante pullman che partono da Chora Sfakia e prevedendo
una camminata di 16 km totali; oppure dal basso, con un'ora di traghetto fino ad Agia Roumeli
(paesino di 100abitanti cui si arriva solo via mare),
a piedi per 3km per
arrivare all'ingresso delle gole e poi altri 2,8km lungo l'alveo di un fiume
per raggiungere "le porte di ferro", il loro punto più scenografico:
quello in cui le pareti rocciose, alte 300mt, distano tra loro solo 2,5mt.
In
entrambi i casi il biglietto è di 5€ e va conservato fino all’uscita in cui
sarà richiesto. Noi ovviamente abbiamo scelto la strada più breve, considerando
che ciò che ci interessava maggiormente, ossia “Le porte di ferro” si trovano
fortunatamente in questo tratto.
È consigliabile partire molto presto visto il
caldo torrido (anche se comunque il primo traghetto per Agia Roumeli, almeno a
settembre, è alle 10:30!), armarsi di buone scarpe da ginnastica se non da
trekking, portare con sé il costume visto che mentre si aspetta il traghetto di
ritorno (alle 17:30) ci si può ristorare con un bel bagno nelle acque del Mar
Libico e infine portare con sé una piccola scorta d’acqua.
All’interno della riserva vigono una serie di
divieti come quello di non fumare e di non immergere i piedi nel fiume dal
momento che questo alimenta la riserva d’acqua potabile del paese.
Per i wc
nessun problema: ce ne sono diversi disseminati nel bosco e rintracciabili
mediante la mappa fornita all’ingresso.
Gli elementi che compongono il panorama delle
gole sono veramente magnifici: dalle pieghe della falesia, alla vegetazione,
alle acque cristalline del fiume. La folla che le attraversa, in salita e in
discesa è ingente, ma nonostante ciò si riesce a godere appieno della pace e
della bellezza che le contraddistinguono.
C’è una navetta che dal porto conduce (quasi)
all’ingresso delle gole per 2€ facendo risparmiare i primi 3 km di cammino, ma
lo scenario, con i resti di case abbandonate e stradine antiche vale la fatica
di compiere questo tratto a piedi. Per il ritorno, in attesa del traghetto, la
scelta è tra buttarsi in uno dei tanti locali di Agia Roumeli, costosi ed
affollati,
oppure prendere ombrelloni e lettini presso uno dei chioschi a sud
del porto (gratis a fronte di una consumazione) perché anche se è molto più
bella e isolata la spiaggetta sul lato opposto non c’è un solo filo d’ombra
sotto cui ripararsi!
Dove
dormire
Hotel Alkyon, situato nel centro di Chora Sfakia,
è un complesso con numerose stanze incastrate sul viale principale del paese
con alcune camere vista mare. A fungere da reception è praticamente il bar-pasticceria
sottostante dove avviene la consegna delle chiavi in modo frettoloso e
assolutamente informale. È un alberghetto davvero di poche pretese, che ha
delle potenzialità ma purtroppo è completamente lasciato andare nell’arredamento
e nella manutenzione. In compenso il pezzo è davvero conveniente e la posizione
ottima.
Dove
mangiare
Se si
dispone di mezzo proprio vale assolutamente la pena salire su in montagna e
andare a mangiare al borgo di Anòpolis, presso la Taverna Platanos, più per l’atmosfera che per la cucina, che
comunque è buona e offre piatti robusti come spezzatino di capra, agnello in
salsa di uovo e limone e altri piatti tipici della cucina cretese.
Cosa
mangiare
Senza andare
tropo lontano, in qualsiasi bar o chiosco di Chora Sfakia si può gustare la TORTA DI SFAKIA (Pites Sfakianes): una
specie di piadina a base di farina, olio d'oliva e raki (acquavite distillata
dalle vinacce) farcita di myzithra, formaggio cremoso a base di latte di capra
e cosparsa di miele di timo.
Vedi anche:
-10 motivi per andare a Creta
-Creta dove e come: prima tappa ed escursioni
-Seconda tappa: Lentas, il leone seduto
Beh, posti assolutamente incantevoli.
RispondiEliminaSai che leggendo della spiaggia e dell'estuario, non so... mi hai fatto piombare di colpo a quasi trent'anni fa.
A scuola, alla geografia, ai quadernini che realizzavo per conto mio.
Forse è una delle mie passioni sopite, chissà se si sveglierà mai.
Piccolo aneddoto: il villaggio fantasma. Bellissimo. Non vorrei direi una cazzata ma in uno di questi villaggi (non so se proprio in questo, però era in Grecia) Piero Pelù si fece un giro in moto trovando nelle case diroccate alcune vecchie lettere di corrispondenza.
Mi ha sempre affascinato la cosa, e ora vedo le foto di quel posto (o di un posto similare, ma ti saprò dire di preciso dov'era...)
Moz-
Ma che veramente? Una cosa bellissima! Non conosco molto Piero Pelù e la sua musica, anzi...diciamo che non la conosco proprio ma questo aneddoto che mi racconti mi incuriosisce tantissimo! Deve essere emozionante e anche struggente trovare delle vecchie lettere. Grazie Moz! Per il resto sì...estuario da proprio pensare alla geografia che studiavano a scuola. Ma al contario di te io non l ho mai amata particolarmente nemmeno all'università cui le ho dedicato giusto un esame e giusto perché era obbligatorio!
EliminaEheh, ma guarda... anche io forse da studiare non la amo, ma la amo per me. Però ammetto che è una passione sopita.
EliminaHo recuperato il passo del libro di Pelù: parla di Santorini e di un villaggio abbandonato negli anni '50 dopo un terremoto.
Le tue foto me lo hanno ricordato.
Moz-
Ah beh..Santorini è veramente unica nel suo genere. Come scenario per trovare delle lettere è davvero perfetto
EliminaNon esistono atmosfera e contesto migliori. Grazie molte dell'informazione Moz!
Grazie a te per foto, ricordi, sensazioni e questa chiacchierata :)
EliminaBuon fine settimana, baby ;)
Moz-
Grazie !!!
RispondiEliminaMandi
Sempre grazie a te, mia carissima Rosetta❤
EliminaChe strano pensare a Creta e la montagna! mi piace un sacco questo tuo viaggio
RispondiEliminaInfatti nell'entroterra ma anche nei paesini a 1000 metri che per raggiungerli sali avendo sempre una impressionante vista mare, tutto sembra fuorché di trovarsi su un'isola. Non esagero quando dico che, finora, Creta è il posto più bello e vario che io abbia visto della Grecia.
Elimina