It's XMas Time! - Plumcake carote e arancia

Dice: che fate il ponte dell’Immacolata?

A me, dei quattro giorni appena trascorsi, non pare di ricordare altro che nastri, porporina, pupazzi, angioletti.

Palle, fiocchi, festoni e pigne.

Fili di luci, tubi di luci, corone di luci.

Centri tavola rossi, mollette decorative, tazze, bicchieri e vassoi natalizi.

Candele su ogni superficie disponibile.

Omini di pan di zenzero e di neve.

Nastro carta, scotch invisibile e 14 metri di piattina dal ferramenta.

Per far sì che premi un bottone e via: si accende tutto insieme, senza dover fare l’appello

(vantaggi, questi sì, di un marito tuttofare)

Albero e presepe?

Dettagli.

È l’allestimento di tutto il resto a portare via tempo.

La vestizione della casetta.

di tutti i suoi anfratti

i pomelli disponibili

le superfici occupabili

quelle già occupate

E anche di tutti i suoi componenti: conigli, papere

 e Masai compresi.

Guarda che è Natale, mica il carnevale di Rio - borbotta l'amato bene passando accanto all'immancabile scatola di biscotti dell'Ikea che mangia solo e tutti lui.

Perché non sa che oltre a lasciare un cambio di vestiti per babbo Natale, gli lucido pure gli stivali

(quelli da sera);

Che parlo, abitualmente, con il folletto suonatore

 e con quello accucciolato nella tazza.

Così come ignora che i passeggeri del trenino li conosco per nome uno per uno.

Per non parlare della coppia di topini con cui sono in gran confidenza.

E del pupazzo di neve che non so mai bene dove collocare, allora sorride ironico ma anche rassegnato perchè ogni anno è la stessa storia e fino alla befana non trova pace.

Invece i fiocchi di neve, regalo dolcissimo di Chiara, so sempre perfettamente dove sistemarli.

Esattamente come i biglietti d'auguri degli anni passati provenienti da persone molto care sparse un po' per il mondo.

E meno male che c’era il ponte.

Come se non bastasse poi, abbiamo deciso che avendo ora anche un giardino, andava addobbato pure quello.

Almeno un po’.

Quindi l’albicocco, ormai spoglio, è stato riportato a nuova vita con tre tubolari di luce bianca-effetto neve.

Poraccio.

Dalla chiavetta inserita direttamente nel televisore scorrono incessantemente musiche angeliche e cori gospel (grazie Leanne!!).

Ma il lavoro duro è compiuto.

E pazienza se ci vorranno almeno un paio di giorni di ferie per rismontare tutto.

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Una coccola di dolce, profumato e morbidissimo.

Sempre dalla bellissima app Piccole ricette, riadattandola un po’. Farine diverse, meno zucchero, una punta di vaniglia e moltissima gratitudine.

Ingredienti (per uno stampo da 30 di lunghezza)

150 gr di zucchero di canna

120 gr di farina di orzo

100 gr di farina di farro

80 gr di amido di mais

3 uova

2 arance non trattate

1 carota grande o due piccole

1 tazzina da caffè di olio di semi

1 bustina di lievito

½ cucchiaino di polvere di vaniglia bio

1 pizzico di sale

Procedimento

Accendere il forno a 180°. Pelare la carota e grattugiarla. Grattugiare anche la buccia delle arance, quindi spremerne il succo filtrandolo a piacere (io l’ho lasciato con tutti i residui di polpa perché mi piace così). In una ciotola capiente setacciare le farine con il lievito e la vaniglia. In un’altra montare le uova con lo zucchero e il sale per almeno dieci minuti, finché non risultino gonfie e spumose. Unire l’olio e il succo di arancia continuando a mescolare, quindi abbandonare le fruste elettriche e armarsi di spatola. Aggiungere le farine mescolando dal basso verso l’alto incorporando bene. Versare nello stampo e far cuocere per 35-40 minuti facendo la prova stecchino.