Il cibo a
Napoli è una cosa molto seria.
Talmente
seria, e varia e completa e trasversale, che per poter assaggiare tutto, e
magari fare il bis una volta trovato il piatto preferito, non basterebbe una
settimana.
Il fatto è
che a Napoli a essere buoni non sono solo i dolci, ma i primi, i secondi, la
pizza, il caffè, perfino il gelato! Per non parlare di tutto il mondo parallelo
rappresentato dallo street food.
Che tra
fritti di ogni genere, torte rustiche ripiene, frittate di pasta, taralli sugna
e pepe non si sa da dove cominciare.
Ma bisogna
saper scegliere, essere guidati da chi la città la conosce bene e sa fornire
delle dritte. Oppure imparare dalle esperienze, che male che vada non sarà mai
una tragedia.
La nostra
seconda volta a Napoli (la prima in pieno Covid) è stata un coacervo di nuove, magnifiche scoperte.
Valgono i
suggerimenti della prima volta (a parte per la trattoria Nennella che ha
cambiato sede, si è ingrandita ed è scesa un po’ di qualità), ma si aggiungono
i seguenti, suddivisi per temi ben precisi.
LA
PASTIERA:
Anche la
forma è importante. Una mini pastiera, del formato di una pastarella non avrà
mai lo stesso sapore di una fetta di quella grande. Se poi è grandissima, come
la pastiera che abbiamo trovato da Carraturo
al Vomero (via Gian Lorenzo Bernini), l’esperienza sarà mistica.
Le pastiere
qui hanno un diametro notevole, se ne chiedete una fetta ne verrà fuori un
triangolo di dimensioni stratosferiche; pesata e servita al tavolo, o incartata
da portare via. Basta per due, sapore incredibile.
Carraturo ha
varie sedi, abbiamo provato anche quella a Porta Capuana, più piccola e venduta
già sporzionata: buonissima, ma quella è un’altra cosa.
LA
SFOGLIATELLA:
Dopo averne
provate tante, quella di Mary (La
Sfogliatella Mary), in Galleria Umberto I si riconferma la migliore. Apre
alle 8 di mattina e le trovate calde, appena sfornate che per poterle portare
in viaggio ve le confezionano, sì e poi praticano dei tagli sulla carta perché
non si crei umidità e rimangano fragranti. Buone da svenire, fanno fare un
figurone regalandole.
IL BABà:
Ancora Mary. E anche qui, dopo diversi assaggi
in altri luoghi. Ma l’impasto è imbattibile, la bagna superlativa.
Assolutamente bocciato quello del Caffè Gambrinus (dove però è ottimo il
caffè).
CROCCHè E
FRITTATINA:
Da Matteo in via dei Tribunali, 94. È un ristorante con vetrina su strada che vende fritti da asporto. Frigge mattina e pomeriggio a ciclo continuo. Di una bontà assoluta.
TARALLI,
TORTANO, CASATIELLO E PIZZA DI SCAROLE:
Al Forno Coppola nei pressi del mercato di
Pignasecca. Anche in questo caso, ce ne sono diverse sedi, ma questa è la
nostra preferita, che non ci ha mai delusi. Produzione continua, cose sempre
fresche, eccelse, imbattibili.
PASTA E
PATATE, GENOVESE, PESCE FRESCO (E PER CENA IN GENERALE)
Osteria Il Gobbetto (Vico Sergente maggiore, 8), a 20 metri da Via Toledo.
Ambiente carinissimo, sempre molto pieno,
conviene prenotare o andare presto. Un posto lo trovano sempre, ma magari
bisogna aspettare. La pasta e patate va ordinata per almeno due persone, oppure
bisogna sperare che la ordini qualche altro commensale per essere associati a
quello. Perché si fa espressa, perché ne serve una certa quantità per poterla
mantecare bene ma non troppa per non rischiare che venga un ammasso. La loro
filosofia di cucina espressa, con mamma ai fornelli, figli in sala e papà
all’esterno per l’accoglienza è vincente e rassicurante. Sembra di andare a
pranzo o a cena da una zia. Con cugini pazzerelli, simpatici ma mai invadenti,
vestiti da Masaniello.
IL GELATO:
Mennella la
si riconosce per la fila fuori. Naturale al 100%, senza conservanti, senza
coloranti (difatti il pistacchio è marroncino!), mantecato al momento.
Avrei
provato ogni gusto, dal cremino al sale di Maldon, alla mandorla con arancia.
Invece mi
sono accontentata di fondente (paradisiaco) e nocciola (sublime)
Ma stiamo
sempre lì: quanti giorni si dovrebbe rimanere a napoli per riuscire a mangiare
e rimangiare tutto?
LA PIZZA
FRITTA:
Lungo via
Toledo, come caschi caschi bene, ci hanno detto. Ma noi siamo ormai affezionati
a Zia Esterina Sorbillo, che non delude mai e si riconferma la migliore.
ALTRO DA
VEDERE (oltre alle cose citate nel primo articolo):
CRISTO
VELATO
L’unica
ragione che ci aveva portati a trascuralo la prima volta è che, essendo tempi
di Covid fosse chiuso. Va necessariamente prenotato in anticipo: la cappella
Sansevero, all’interno della quale si trova, è piccola e la gente ansiosa di
vederlo davvero tanta. È severamente vietato scattare foto, ma del resto non
viene nemmeno voglia, talmente rapisce e commuove per bellezza e mistero.
Occhio uscendo: si passa per un locale in cui sono custodite due impressionanti
MACCHINE ANATOMICHE, scheletri veri -di una donna e di un uomo - su cui è stato
minuziosamente ricostruito l'intrico del sistema circolatorio.
CHIOSTRO
MAIOLICATO DEL MONASTERO DI SANTA CHIARA
Luogo
bellissimo, assolato e avvolto nel silenzio e nella pace in pieno centro.
IPOGEO di
SANTA MARIA DELLE ANIME DEL PURGATORIO
Un antico
cimitero - nei sotterranei della basilica - in cui si svolgeva il culto delle
ANIME PEZZENTELLE. Resti ignoti (e anche il fatto di aver perduto qualche caro
di cui non si era mai ritrovato il corpo) inducevano le persone ad
"adottare" un teschio,
prendersene cura recitando preghiere per facilitare il passaggio dell'anima del
defunto dal purgatorio al paradiso e avere così, in cambio, preghiere di intercessione per la
propria anima. Incredibilmente suggestivo. La visita della basilica superiore è
gratuita; per scendere nei sotterranei si pagano 7€ e si visitano senza guida.
Suggestivi i veli da sposa, le foto, gli oggetti personali messi davanti o
sopra i teschi. Anche qui è severamente vietato scattare foto, più che altro
per rispetto del luogo che è, appunto, un cimitero.
CATACOMBE
DI SAN GAUDOSIO
Queste si
visitano con una guida e il biglietto d’ingresso (13€) dà diritto a visitare
anche le catacombe di San Gennaro, con validità di un anno. Il percorso è breve
ma suggestivo. È bellissima innanzitutto la Basilica di Santa Maria della Sanità, che le sovrasta, con un
altare rialzato davvero particolare. Il percorso nei sotterranei purtroppo è
piuttosto breve, ma ricco di storia e suggestioni (gli scolatoi, o
“cantarelle”, sedili in pietra scavati nel tufo, su cui venivano sistemati i
cadaveri affinché perdessero tutti i fluidi, impressionano parecchio).
Queste catacombe sono il corrispettivo nobile
del culto delle anime pezzentelle: qui gli scheletri e i teschi appartengono a
ricchissime famiglie che a suon di cospicue donazioni trovavano dimora in
questa area cimiteriale affidando così la loro anima alle preghiere dei monaci
che la gestivano.
Il fatto che
si trovino nel Rione Sanità sono il valore aggiunto di una visita che porterà
dritta nel cuore pulsante di Napoli, fino alla casa natale di Totò, purtroppo
trascurata, chiusa al pubblico e segnata solo da una gigantografia e una spuria
bancarella ai suoi piedi.
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