Sarei cauta nel dirlo.
Adotterei una buona dose di prudenza nell’affermarlo e non lo farei, certamente, senza tema: sono in ferie.
Dacché dovevano essere solo 5 i giorni in più e dacché mi sarei dovuta ritrovare forzatamente in ferie (non senza un certo moto di stizza) dalla metà di luglio per 2 mesi consecutivi (ovviamente non stipendiati..), a che mi sono ritrovata a trascinarmi nel massimo dell’abbrutimento psico-fisico fino all’ultimo giorno lavorativo del mese, il 29 (almeno per i fortunati che, come me, non faticano di sabato). Della serie: non siamo mai contenti!!
Perché sì, devo ammetterlo: da una parte l’idea di finire il mese mi allettava per tutta quella serie di cose per le quali i soldi ancora da guadagnare erano già belli e spesi. Ma dall’altra, come ormai già noto, avevo già fatto l’idea allo sbraco totale e tornare indietro sulle “cattive” abitudini è sempre molto dura.
Ciò premesso, tuttavia, va detto che la vera, unica ragione per la quale l’idea di continuare fino alla fine di luglio mi inquietava e atterriva oltremodo era lui: il treno!
Quel compagno fedele di tutto un intero anno che alle soglie della stagione estiva però diventa irriconoscibile dando ospitalità alla vasta (…molto vasta!) e variegata fauna dei pendolari estivi. Che, simpaticamente parlando, sono assolutamente una razza a parte, non fosse altro che per il fatto di dover forzatamente familiarizzare con questa realtà astrusa di dipendere dal treno per spostamenti e orari. Dirlo è facile, adattarcisi tutt’altro.
Non è davvero cosa da poco e, soprattutto, non è pratica che si acquisisce in un unico, sporadico e occasionale mese di frequentazione. Decisamente troppo poco per imparare trucchi, elaborare strategie, adottare misure preventive di fronte a ritardi improponibili e soppressioni di corse all’ultimo minuto, tanto per citare gli inconvenienti più intuibili.
Ma sono gli imprevisti più strambi e inimmaginabili a sfiancare e mettere a dura prova il proprio self control! Tipo le lotte per riuscire a salire su un treno in ritardo (che quindi raccoglie il doppio della gente), per esempio. Oppure l’inscatolamento obbligatorio a mo’ di sardine (per le medesime, ovvie ragioni) e della durata variabile tra i 40 minuti e l’ora abbondante.
I pendolari estivi non sono vaccinati contro tutto questo e soprattutto agiscono senza un minimo di preparazione prendendo tutta la faccenda decisamente sottogamba.
Arrivano in stazione dalla loro casa in affitto, dopo aver sbagliato strada almeno un paio di volte e aver scelto alla fine quella più lunga e insidiosa (per gli zampilli rotti dell’impianto di irrigazione mattutino disposti come in un divertente percorso a ostacoli..) già con lo sguardo cupo e l’animo battagliero, pronti a inveire contro un’inezia di ritardo di appena 5 minuti (che sarebbe l’apoteosi!) o a sacramentare contro il parcheggio antistante la stazione, sempre così dannatamente pieno e le previsioni nefaste di un viaggio sicuramente difficile.
Ecco. Una delle regole fondamentali per sopravvivere al pendolarismo è quella di limitare al massimo cattivi pensieri e malumori preventivi risparmiando energie preziose che sicuramente torneranno utili nel viaggio di ritorno (perché al peggio non c’è mai fine!).
Il ritardo ci sarà: è fisiologico! La persona che ti allungherà una gomitata per sorpassarti e soffiarti così l’unico posto a sedere, la troverai sicuramente. Il tizio che non vede l’ora di mascherare tutta la sua insicurezza intessendo un dialogo urlato dentro l’Iphone ultramegagalattico comprensivo di macchinetta del caffè incorporata, è matematico che ti investirà con una raffica di parole in libertà per tutti i 43 minuti di viaggio, esasperando la mimica facciale per ogni pseudo-preoccupazione legata a un fantomatico lavorone da manager non meglio specificato.
Inutile sperare o augurarsi il contrario: fatica sprecata!
E allora quale sarebbero i rimedi? È presto detto: oltre a un bel corso di training autogeno, a una sana pratica di meditazione e a una corroborante sessione di pranayama preventivi…direi un buon libro di cucina, delle cuffiette con la musica preferita sparata dritta nel timpano, una buona dose di pazienza e capacità di astrazione e isolamento e via, un altro anno di mezzi pubblici è andato!
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L’idea di questo goloso cestino commestibile non è sicuramente nuova, ma sempre molto d’effetto.
Usando poi parmigiano e pecorino insieme per realizzarlo diventa ancora più invitante e goloso.
Il farro in insalata pure non costituisce questa grossa novità ma fa sempre parte delle ricette facili-veloci-possibilmente fresche di cui si vive in questo periodo dell’anno.
Ingredienti (per 4 persone)
300 gr di farro perlato
un mazzetto di rucola
3 scatolette di tonno da 80 gr
2 peperoni rossi
basilico
1 spicchio d’aglio
1 carota
1 costa di sedano
mezza cipolla
sale
pepe
olio extravergine d’oliva
parmigiano e pecorino per i cestini (la quantità dipende dalla grandezza, quindi dal padellino che si userà per realizzarli)
un mazzetto di rucola
3 scatolette di tonno da 80 gr
2 peperoni rossi
basilico
1 spicchio d’aglio
1 carota
1 costa di sedano
mezza cipolla
sale
pepe
olio extravergine d’oliva
parmigiano e pecorino per i cestini (la quantità dipende dalla grandezza, quindi dal padellino che si userà per realizzarli)
Procedimento
Cuocere il farro in abbondante acqua salata, cui si saranno aggiunti sedano carota e cipolla, per circa 20 minuti. Nel frattempo arrostire i peperoni su una bistecchiera (o nel forno), quindi chiuderli per qualche minuto in un sacchetto di plastica prima di spellarli, privarli dei semi e tagliarli in piccoli pezzi. Condirli con olio, sale, pepe, basilico e lo spicchio d’aglio tagliato a metà e lasciarli da parte a insaporirsi. Mondare e lavare la rucola, quindi, in una ciotola a parte, condirla con olio e sale. Quando il farro sarà cotto, scolarlo bene, e lasciarlo raffreddare prima di unirvi i peperoni (privati dello spicchio d’aglio), la rucola e il tonno sgocciolato e sminuzzato. Irrorare di olio, mescolare bene e riporre in frigorifero.
PER I CESTINI:
Ricoprire interamente la superficie di un padellino antiaderente con parmigiano e pecorino grattugiati. Mettere su fuoco basso e attendere che il formaggio inizi a sciogliersi. Quando farà “le bollicine”
PER I CESTINI:
Ricoprire interamente la superficie di un padellino antiaderente con parmigiano e pecorino grattugiati. Mettere su fuoco basso e attendere che il formaggio inizi a sciogliersi. Quando farà “le bollicine”
lasciarlo ancora qualche secondo, eventualmente abbassando la fiamma per evitare che bruci, quindi provare a sollevarne un lembo con un cucchiaio di legno. Se avrà raggiunto una giusta consistenza (e l’aspetto più o meno di una crepe) toglierlo dal fuoco e passarlo velocemente all’interno di una tazza (che conferirà la forma del cestino).
Attenzione perchè si raffredda subito e si hanno pochi secondi per sistemarne i lembi. Lasciare che il cestino si raffreddi del tutto quindi riempirlo con l’insalata di farro un attimo prima di servire.
A dispetto dell’orario “albesco”...benedetto lavoro a due passi da casa! Con i problemi che mi creano i luoghi super affollati, potrei stenderci su uno di quei treni. Tralasciando la mia pazienza ridotta ai minimi termini e l’inconcepibilità dei ritardi!
RispondiEliminaMa quanto mi piacciono quelle cialdine :) Non ho mai provato a farle, ho sempre timore di fare pastrocchi ma fanno davvero un figurone e anche un’insalata già gustosa ci guadagna la sua marcia in più. Un bacione e...te lo sussurro in un orecchio...buon ferie ^__^
Che bella ricettina...
RispondiEliminaGoditi le ferie non pensare al treno e rilassati in cucina visto i meravigliosi risultati che sai produrre!!!
RispondiEliminaBaci
FEDERICA: grazie...shhhhhhhh!! Per le cialdine: prova a farle magari quando non hai ospiti, così per conto tuo, vedrai che sono anche divertenti! Beh a volte fanno un po' arrabbiare, ma basta rimetterle di nuovo nel padellino e far sciogliere ancora il formaggio e ritentare la forma. Che poi è tutta questione di quantità di formaggio: se ne metti troppo non si scioglie mai ed è più difficile da maneggiare, se ne metti poco ti si sfalda subito..e quindi ecco, procedi per tentativi senza impegno vedrai che troverai il giusto equilibrio. Anche perchè...non è che i tentativi falliti si buttano via...tutta robina in più da sgranocchiare fra una prova e l'altra! E d'inverno con i risotti o tuffati nelle minestre bollenti..quei tentativi falliti saranno una benedizione!!
RispondiEliminaBacioni
MEMOLE: grazie mille, baciotti!!
LAURA: grazie infinite anche a te, ora sì davvero non penserò al treno almeno per un po'!
tanti bacioni