Ho ricominciato a fare yoga. Dopo un po’ di tempo che lo
avevo abbandonato per dedicarmi alla soporifera ma tanto benefica ginnastica
posturale e alla tragicomica, ma altrettanto salutare, funzionale.
In mezzo dunque, da vera sportiva che non guarda in faccia
nessuno e la mattina cascasse il mondo lo dedica all’allenamento matto e
disperatissimo (più il primo che il secondo) ci ho infilato anche lo yoga.
Nel frattempo che io mi decidevo a riprenderlo, dopo 10 anni
di dedizione incondizionata in cui non esisteva che lui, è cambiata
l’insegnante e giunta alla guida del corso una elegante signora russa.
L’apparenza dello scricciolo di gomma, dal sorriso dolce e
dagli occhi pieni di stelline luminose, frutto di tanta pratica, stride
fortemente con una voce e un piglio da sergente militare.
La provenienza non l’aiuta e, sebbene parli un italiano molto
fluente, si va ad inceppare proprio su accenti e tonalità che prevedrebbero,
dato anche il contesto, una nota perlomeno di pacatezza in più.
Entra in sala faticando quasi a tenere a freno quella colonna
vertebrale che non vede l’ora di contorcersi, arrotolarsi su se stessa e
buttarsi all’indietro nella posizione (perfetta) del ponte; srotola il
tappetino, collega il portatile alla musica adatta e poggia il suo sguardo
inquisitore e anche un po’ sadico su di noi.
Noi, le sgarrupate adepte di vario e vasto genere che,
tramontati ormai i (bellissimi) tempi in cui per yoga si veniva vestiti di
bianco, con tappetino bianco e coperta per il rilassamento finale pure quella
bianca, in una suprema armonia di colore che era già essa stessa meditazione,
razzoliamo indecise e perse fra outfit della precedente lezione di posturale,
tute da casa, maglioncini logori e scaldamuscoli che Alex Owens, manco la
mattina in fabbrica sotto la tuta da saldatrice avrebbe mai osato indossare.
Eppure, fiere e indomite, siamo lì, incastrate sedute a gambe
incrociate, in attesa che lei ci degni di attenzione.
Ma quando ce ne degna, non è che un attimo fugace il lieve e
tenero sorriso di saluto, perché ad esso segue subito la temuta interrogazione
sui nostri oscuri trascorsi.
“ie adesso io vi guardo ie vedo, mi acorgo, se aviete fato
Kapalabhati a casa!”
Il cuore si stringe in una morsa, che io manco me lo
ricordavo che avesse assegnato i compiti per casa.
Per fortuna non sono l’unica e vaghi sorrisetti colpevoli
ammettono che no, quella cosa lì non
l’abbiamo proprio mai nemmeno considerata, una volta uscite di qui e
riappropriate della nostra dignità.
Il sergente di ferro che è in lei esce prepotentemente sprizzando
severità dagli occhi e da ogni fibra del suo corpo di libellula snodata.
“Quela serve per non invecchiare, per mantenersi ciovani.
Dunque voi volete proprio invecchiare? Non vi interessa niente mantenervi
ciovani?”
L’accenno all’età che avanza sensibilizza un po’ tutta la
platea.
Colpisce nel segno. Ci sentiamo come quando a scuola
l’insegnante ci chiedeva se intendessimo rimanere somari a vita o volessimo
metterci a studiare seriamente.
Rumoreggiano timidi tentativi di scuse
“no no, è che la mattina proprio….”
Mentre libellula di ferro infierisce alzando una mano con le
cinque dita spalancate a schiaffeggiarci spiegarci che bastano quella manciata
di minuti per cominciare bene la giornata e “mantenerci ciovani”.
“anziché vecchie rattrappite e arrugginite che non siete
altro” - la immagino aggiungerebbe se
solo parlasse meglio l’italiano e non fosse pienamente cosciente del suo ruolo.
E poi la lezione ha inizio.
Con questo peso sul cuore, con la colpa incisa a caratteri
cubitali nella coscienza di ognuna di noi.
E sono pensieri inquietanti quelli che serpeggiano nella
mente quando, dopo una profonda inspirazione, giunge improvviso il suo invito a
“esalare”. Che sì, grammaticalmente sarà anche ineccepibile. Ma le nostre
piccole menti di pivelle arrugginite e con tendenza all’invecchiamento precoce
non possono fare a meno di correre con la mente “all’ultimo respiro”. Se poi
disgraziatamente questi comandi arrivano quando si è sdraiati a terra, supini,
nella posizione “del cadavere”, capirete bene che la lezione tocca vertici
angoscianti.
“noie adesso impariamo le 6 posizioni fondamentali dello
yoga. Le doviete conoscere benissimo, dopo potremo andare avanti”.
Il fatto che siano solo sei ci conforta. Dunque via, che ci
vorrà mai a padroneggiare perfettamente solo sei posizioni?
Ma le rosee speranze vengono prontamente disilluse una
manciata di attimi dopo.
Quando, col solito tatto, ci informa che quello tanto
faticosamente raggiunto è solo il “miezzo ponte”, mica quello intero.
E che quella che, annaspando e contorcendoci con ogni fibra,
abbiamo finalmente preso dio solo sa come, non è affatto la posizione della
candela. Crediamo, ah beata ingenuità, che lo sia, ma è qualcosa di molto,
molto lontano dalla perfezione di Sarvangasana. Incapaci che non siamo altro.
Dalla pia illusione di sentirsi eroine appena uscite
vincitrici da una feroce battaglia, dopo aver sbaragliato nemici e guadato
fiumi limacciosi, all’amara realtà di schiappe che non hanno mosso un solo
passo giusto, è un attimo.
E così cocente è la delusione che non desta stupore alcuno il
successivo invito a “piegare bene il pianto del piede”
Perfettamente uniformato all'andazzo generale, almeno lui.
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L’ennesima ricetta di torta di mele, mi si obietterà. Eh ma
questa oltre a non avere le uova, oltre a non avere burro né lattosio non reca
in sé nemmeno la minima traccia di zucchero. Non di quello semolato o di canna,
almeno. Solo zuccheri della frutta: i datteri, l’uvetta, le mele…ah sì, quei
due cucchiai di sciroppo d’acero, che volendo, aumentando la quantità di
datteri si potrebbero pure omettere.
E pur essendo un concentrato di “senza” è una torta
dolcissima e molto coccolosa. Di quelle da credenza, buona per colazione e per
merenda, o per tutte e due o per dopo pranzo e dopo cena. Del resto, chi lo
dice che uno abbia voglia di dolce solo a colazione o a merenda? Morbidissima,
umida al punto giusto, delicatamente profumata di cannella e con quella punta
di salatino che esalta tutti i sapori. Poi è veg. Si può volere di più da una
torta di mele?
Ingredienti (per uno stampo da 24 cm di diametro,
meglio da 22 se la si preferisce un po’ più alta)
120 gr di farina di farro
120 gr di farina integrale di farro
140 ml di latte di soia al naturale (o altra bevanda
vegetale)
100 ml di succo di clementine (o di arancia)
60 ml di olio di riso (o di semi di girasole)
30 gr di uvetta
2 mele
6 datteri bio
2 cucchiai di sciroppo d’acero (facoltativo: nel caso
aggiungere un paio di datteri in più)
1 cucchiaino di cannella
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
Procedimento
Come prima cosa spremere le clementine e usare il succo per
far rinvenire l’uvetta qualche minuto. Frullare i datteri insieme al latte di
soia e allo sciroppo di agave, quindi aggiungervi anche l’olio di riso
amalgamando bene.
In un’altra ciotola miscelare le farine, il lievito, il sale
e la cannella.
Unire quindi gli ingredienti liquidi (compresa l’uvetta con
tutto il succo di clementine) a quelli secchi e amalgamare con cura. Sbucciare le
mele tagliarle a fettine sottili e
incorporarne ¾ al composto. Versare tutto in uno stampo oliato e infarinato e
decorare la superficie con le restanti fettine di mela.
Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 35-40 minuti
secondo il forno.
Ho praticato yoga prima della gravidanza con una signora americana..anche il suo accento e le sue parole spesso travisavano al comico :-P sarà una prerogativa degli insegnanti di yoga?
RispondiEliminaGolosissima la tua torta e perfetta anche x il mio regime alimentare :-)
E sì, deve essere proprio una loro prerogativa e alla fine si ride pure!!
EliminaGrazie Consu, un bacione!
Ahahah...sto piangendo dalle risate, giuro! Mi ci vorrebbe a me un po' di attività fisica invece di star qui a ridere, sono in mano (tra le sgrinfie) di una nutrizionista che mi vorrebbe pimpante e sportiva, ma io so solo che i giorni in cui mi sono data da fare ho preso peso anziché perderlo e non appena mi sono riaddivanata improvvisamente...toh..un chilo in meno! Diglielo alla russa eh? Che sul divano ci si mantiene CIOVANISSIMI!
RispondiEliminaAhahaha glielo riferirò!!
EliminaComunque anche io ho notato che al ritorno dalla grecia, a settembre, pesavo meno di ora che vado in palestra TUTTI i giorni. Ma mi dicono siano i muscoli...spero proprio. Non è bello salire sulla bilancia e scoprire di pesare di più dopo tutti i sacrifici che si fanno ahahah!! Un bacione Tati!
una mia amica ha iniziato a fare yoga ed è tutta contenta... se non fossi così pigra ed incriccata mi unirei pure io! La sua insegnante è molto gentile e non troppo esaltata :)
RispondiEliminaMa lo yoga ti "scricca"! E poco a poco, restituendoti forza ed energia, ti fa passare anche la pigrizia...te lo dice una che al mattino ci vogliono le bombe per farla alzare dal letto ;-)
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