Era arrivato a toccare vette inimmaginabili.
Aveva allungato i suoi rami filiformi fino a sfiorare il soffitto del balcone.
Lunghi, affusolati e solo apparentemente molto fragili, sostenuti poi com’erano dalle canne di bambu appositamente predisposte.
Ma il papiro è tutt’altro che una pianta fragile.
Sfidava raffiche violente di maestrale e si piegava previdente pure dinanzi a lievi refoli di libeccio, per non incorrere nell’increscioso evento di vedersi trascinare via uno di quei suoi lunghissimi steli.
Una volta era stato scelto perfino come dimora da una meravigliosa mantide religiosa, che aveva continuato ad abitare lì anche quando noi eravamo partiti per un viaggio, ritrovandola nello stesso posto al ritorno.
Dormiva sulla cima di una foglia di giorno
e scendeva ad abbeverarsi dalla terra del vaso di sera, cercando perfino di artigliare il getto dell’annaffiatoio
quando finalmente mi decidevo (superando il ribrezzo perché è bella sì, ma anche abbastanza impressionante!) ad abbeverare entrambi: pianta e ospite.
Avevamo scelto di farlo crescere in un vaso, nemmeno troppo largo, per lasciare che si sviluppasse in altezza.
E lui ci aveva preso veramente in parola!
Lo annaffiavamo premurosi quasi ogni giorno, perché si sa, il papiro vive nelle paludi e a ridosso di corsi d’acqua: non lo si può lasciare con la terra secca.
Avevamo fatto anche la fatica di andare a cercare quelle lunghe (e bellissime) canne di bambu, recidendole lungo qualche fossato vicino al mare e scartocciandole per scoprirne il cuore autentico, conficcarle nel vaso e legarci stretti i rami per far sì che ondeggiando non si piegassero sotto la loro stessa altezza.
Di tutto ciò per la verità si occupava lui, l’Uomo di casa.
Il papiro era compito suo.
Ed è sulla scorta di questo fatto, forte del suo ruolo, che un bel giorno ha deciso, nel giro di 10 minuti, di “potarlo”.
“Per farlo irrobustire” ha spiegato tranquillo e rassicurante davanti alla mia faccia atterrita.
E siccome lui non è quello delle decisioni a metà o dei grigi o delle vie di mezzo, ha stabilito che “potarlo” significasse recidere alla base ogni singolo ramo del povero papiro!
Tutti, nessuno escluso, li ha fatti fuori uno dopo l’altro con meticolosità e rigore scientifico.
“È per il suo bene”, assicurava mentre sforbiciava convinto.
“Crescerà più forte”, commentava in risposta al mio sguardo non proprio rassegnato.
E pensare che quest’anno non si era nemmeno ingiallito (“ma lo avrebbe fatto presto”).
E pensare che aveva sopportato e superato perfino il ghiaccio e la neve, le temperature polari e i venti dalla Siberia (“ma gli effetti non sono ancora visibili, lo sarebbero stati tra un po!’”).
I misteri del pollice verde sono per me assolutamente insondabili e quindi (molto a malincuore) mi sono rimessa alle decisioni del curatore di papiri (salvo poi, dopo aver elaborato quel tanto che bastava a respingere istinti violenti, attaccargli una solfa disperata sul perché e sul percome).
Ma ho il sentore che la (bellissima) piantina ricevuta in regalo per san Valentino non sia stata una scelta del tutto casuale………………
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Se non ora quando? È un piatto robusto, per sapore e suggestioni che si porta dietro. Perché un piatto evoca mille cose e, una volta finito, vanno digerite anche quelle.
E quindi va preparato d’inverno, certo, che con i primi tepori primaverili (quando?) diventerebbe pesantuccio.
È un piatto della tradizione, che si fa quasi mai, o comunque in rarissime occasioni e, chissà perché, sempre di meno.
La ricetta veramente tradizionale includerebbe una spolveratina di cacao (sì, proprio lui) a dare carattere e ancora più robustezza al tutto, ma come di solito accade, ogni famiglia ha la “sua” ricetta tradizionale, quella che stima come vera e unica, senza confronti e senza possibilità di variazioni.
Del resto un piatto tradizionale è fatto anche di quello: convinzioni ataviche, certezze assolute, un posticino rassicurante dove ritrovare un centro e un equilibrio, almeno ogni tanto.
La quantità di sedano indicata è proprio quella: quasi pari alla carne perché l’altro protagonista indiscusso è lui. Il sugo va rigorosamente raccolto fino all’ultimo residuo, è doveroso quindi munirsi di un imponente filone di pane (meglio se abbrustolito) e se proprio dovesse avanzarne in quantità esagerata (succede), è assolutamente perfetto per condirci un piatto di spaghetti o di rigatoni il giorno dopo, quando tutto quanto, dopo aver riposato, si sarà insaporito ancora di più.
Ingredienti (per 6 persone)
1 etto e ½ di pancetta dolce tagliata a dadini
1 cipolla
1 carota
1 bicchiere di vino bianco secco
1 barattolo grande + 1 piccolo di pelati
Olio extravergine d’oliva
Sale
Pepe
Procedimento
Fare un trito fine di sedano (solo 1 costa) carota e cipolla e soffriggerlo in un tegame molto ampio con un po’ di olio e la pancetta.
Quando è imbiondito, aggiungere i pezzetti di coda, farla rosolare bene, quindi sfumarla con il vino, alzando la fiamma per lasciarlo evaporare.
Frullare i pelati con il minipimer e unirli alla coda, quindi riempire la latta grande di acqua e aggiungere anche quella al tutto. Aggiustare di sale e pepe e cuocere, coperto e a fuoco moderato, per circa un paio d’ore. È pronta quando la carne si stacca dall’osso.
A questo punto aggiungere il restante sedano tagliato a pezzi grossi e far cuocere ancora per una ventina di minuti.
Servire caldissima, accompagnata da fette di pane abbrustolito.
Mi piace consegnare questa ricetta nelle manine ciotte di Alice Ginevra per la sezione invernale del suo ricettario,
augurandole di coltivare sempre la curiosità di conoscere storie e tradizioni di altri posti, pur conservando molto gelosamente le proprie.
Ahahaahah dici che la piantina sarà in sostituzione del bambù. che dopo la potatura..non si riprenderà? ma dai no..potare fa benealle piante!!! Che bella lamantide.. è vero.. è fantastica ma fa senso a vederla a distanza ravvicinata!!!Io infatti lo dico vedendola in Tv, dal vivo.. boh.. avendo paura degli insetti ahahaah non so la mia reazione!!! La coda alla vaccinara.. benissimo! sai che non l'ho mai mangiata?grazie per la ricetta.. io porto il pane ok? baci e buon w.e. .-)
RispondiEliminaVa benissimo!! Portane tanto però e soprattutto bello bruciacchiato, che da intingere ce n'è in abbondanza!!
EliminaAnche a me fanno molto impressione gli insetti, soprattutto poi doverci convivere per un po' di tempo, come è successo per la mantide che non se ne andava più! Mio marito continuava a dire: "non possiamo mandarla via, sono una rarità, bisogna preservarla, se lei ha scelto questa pianta come dimora come possiamo cacciarla?". Io allora, che vivo perennemente con le finestre aperte anche d'inverno, ho passato un mesetto a spiare i movimenti della cavalletta per paura che se ne andasse in giro per casa, anche se in realtà per fortuna se ne stava buona sulla pianta, tranne un'unica volta in cui la pianta era caduta per il troppo vento e lei me la sono ritrovata sull'inferriata della porta finestra e m'è preso un accidente!! (...il giorno dopo ho preso scopa e paletta e l'ho buttata giù dal balcone....ah no, scusa: in realtà è lei che ha scelto la pianta della signora di sotto come nuova dimora e non c'è' stato verso di trattenerla!!)
Baci a te, buona settimana!!
Ciao, vorrei invitarti al 1° food contest di Donna In SFIZIA&DELIZIA, ti va di partecipare? Ci farebbe molto piacere! ti lascio il link se ti va di venire a dare un'occhiata http://www.donna-in.com/2012/02/1-food-contest-di-donna-in-sfizia-delizia/
RispondiEliminasperiamo di rivederti, un abbraccio!
Detto fatto: grazie!! Un abbraccio a voi e buona settimana!
EliminaUn piatto ricchissimo di sapori!Bravissima come sempre,carina!Buon w/e!
RispondiEliminaE tu gentilissima come sempre, cara Lenia! Grazie mille bacioni e buona settimana a te!
Eliminanoooo... ma che tristessa! (con le "esse")... il tuo povero papiro.
RispondiEliminaSenti Luna, per questa sera me ne vado sconsolata... per il tuo papiro e per la ricetta (non amo la carne... si capisce dal mio blog?).
Però non TROPPO sconsolata: leggerti mi fa sempre un gran piacere.
Un abciotto
Eh, a chi lo dici Faustidda, io ancora devo riprendermi dal trauma!
EliminaPer la carne nemmeno io la amo troppo, a meno che non siano preparazioni particolari e molto succulente. E poi ti confesso che io di coda ne mangio un pezzettino, al massimo due, ma quello che mi fa proprio impazzire è il sughetto!!
Baci, grazie sempre e buona settimana!
Tu hai delle frequentazioni con insetti davvero raccapriccianti (vedi insetto-stecco)!!! Se un giorno verrò a trovarti, per favore dacci dentro con l'anti-qualsiasi insetto... ;-) La ricetta è proprio un classico e non esiterò a copiare la tua ricetta di casa: ho già in mente dove trovare la coda... L'ho mangiata una volta in una trattoria di Roma e la sera seguente, appunto, mi presi un bel piatto di pasta al sugo di coda del giorno prima: il paradiso!!
RispondiEliminaUn abbraccio
Ora che mi ci fai pensare, cara Fra, in effetti sarebbe il caso di ripensare certe mie frequentazioni (molto spesso subite e non scelte però!!).
EliminaNon posso confessarti proprio tutte le difese che metto in atto in certe occasioni, perchè questo blog lo legge anche mio marito che è quello che difende a spada tratta pure l'esistenza (e il diritto a scegliersi la dimora che preferiscono, anche se disgraziatamente coincide magari con l'abatjour sul comodino..) dei "ragnetti innocui" che gironzolano qualche volta per casa (....).
Ma ti posso assicurare che a un certo punto i ragnetti decidono di sloggiare e cercarsi un'altra casa. Da soli, eh?! Quindi se dovessi venire a trovarmi vai tranquilla che non trovi nessuno oltre a noi due! hai la mia parola!!
Oltre agli insetti avrai visto immagino la foto in fondo al blog, del piccolo gechino tenuto orgogliosamente stretto fra le dita da mio marito, che lo ha trovato! é corso tutto contento a farmelo vedere chiedendomi di scattargli pure la foto! Immagina la mia gioia di sapere che avevamo una nursery di gechi in qualche anfratto del balcone!!! Carini i piccoletti, per carità, ma a preoccuparmi erano le mamme, i papà, i lontani parenti in visita!!!
Eh non è facile la convivenza...Per niente proprio!
Se provi la coda fammi sapere!!
(anzi: invitami il giorno dopo per due rigatoni!!)
Baciotti, buona settimana!
La coda alla vaccinara!!! Il quinto quarto per eccellenza. Ce l'ho in nota da rifare perché ho un nipote che mi sta affliggendo per poterla mangiare, visto che mia sorella, la mamma, si rifiuta di farla!!! Io invece l'adoro!!! Buona domenica!
RispondiEliminap.s. Puoi tornare da me.... ho bonificato!!!!
EliminaE allora dai, fagliela sta coda!! Anche perchè sono curiosa di vedere la tua ricetta, Elly!
EliminaPoi ci condisci la pasta, sì?!
Meno male che hai bonifictao, sono contenta!!
Tanti baci, buona settimana
Grazie per questa ricetta che non abbiamo mai preparato in casa, ma che abbiamo mangiato finora solo al ristorante, inutile dire che è una bontà, che siamo più che sicuri che anche Alice Ginevra si leccherà i baffi davanti a questo intingolo, che ora che abbiamo la tua ricetta dobbiamo cucinarla. Grazie! Il papiro....tu pensa che da anni ne abbiamo uno che cresce, cresce, era posizionato sopra ad un mobile, poi due anni fa visto che continuava a crescere ininterrottamente, lo abbiamo sistemato altrove, proprio perchè prima toccava il soffitto. E' stupendo, ma noi lo stiamo ancora conservando nel vaso di vetro, che dici, ci consigli di piantarlo nella terra?
RispondiEliminaMille baci e buona domanica
SAbrina&Luca
carissimi, considerando la mia dimestichezza con la coltivazione delle piante, e il fatto che per tutto questo tempo il vostro papiro è cresciuto e si è sviluppato nel vaso di vetro (deve essere bellissimo!! Io pianto la foglia a testa in giù nel vaso non appena mette le radici, seguendo pedissequamente le istruzioni di mia madre, esperta in materia!), direi di continuare a lasciarlo lì dov'è.
EliminaSe cresce bene e folto, perchè cambiare?
Adesso però sono curiosa: stacco una foglia (quando ricrescerà...sigh! e voglio provare anche io a farlo crescere lasciandolo sempre nel vaso di vetro!
Tantissimi baci a voi 3!!
(fatemi sapere se cucinerete la coda!)
Chissà se il povero papiro si riprenderà più. La storia mi ha sinceramente intristita, però, l'hai raccontata così bene che potresti farne un racconto.
RispondiEliminaNon dubito della bontà della coda alla vaccinara, non l'ho mai mangiata e se proprio dovessi scegliere, mi butterei su quelle fantastiche polpette speziate, vedi che le tue ricette le ricordo?
Un bacione e buona domenica
Sei molto cara e attenta, sì! Perciò meriti tanti bacetti!!
EliminaIl papiro spero tanto di sì, che si riprenderà, Gio!
Sta storia del resto, mio marito l'ha fatta pure l'altro anno, non credere (è recidivo!) e anche se ci ha messo un bel po', alla fine è ricresciuto molto bene. Incrociamo le dita!!!
Mille baci, buona settimana!
ha un aspetto fantastico!!!!!!
RispondiEliminaio l'adoro la coda alla vaccinara!
complimentoni
ciaooo
Ma veramente?? Non sapevo!
EliminaMi fa molto piacere!
Grazie ziodà, baci e buona settimana!!
Oh signur! Mai mai mai mettere le forbici in mano all'uomo per potare le piante! Ho ancora il tristissimo ricordo del mio basilico rosso dell'estate scorsa...sigh! In bocca al lupo per il papiro, spero davvero che si riprenda ancora più bello e forte di prima. Anche perchè altrimenti...povera mantide...rimasta senza casa è!!!
RispondiEliminaSulla coda stavolta passo la mano, ma un bacione con lo schiocco te lo lascio con tutto il cuore. Buona settimana ^_^