"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

venerdì 14 marzo 2025

Ayutthaya…e ritorno


Per il breve, fugace attimo di una mezza giornata, ci allontaniamo dal caos infernale di Bangkok  per ritrovarci fra le rovine della vecchia capitale del Siam, Ayutthaya.

La raggiungiamo dopo due cambi di metro, un lungo (ma interessante) percorso a piedi alla periferia di Bangkok e il viaggio di poco meno di due ore a bordo di un minivan prenotato dall’Italia.


All’arrivo, prenotazione alla mano, ci danno due biglietti e ci indicano il nostro bus fra tanti in un enorme parcheggio sotterraneo.

Nonostante all’atto della prenotazione si debba specificare anche l’orario prescelto, questi minibus partono solo una volta che si sono riempiti.

Con molta calma.

E raccolgono diversi tipi di passeggeri: lavoratori, studenti, turisti.

Anche sulle fermate molta flessibilità: ci sono quelle ufficiali, ma noi abbiamo visto fermarsi l’autista nel nulla, solo al cenno di una persona lungo la strada, così come accordarsi con i passeggeri a bordo su dove preferissero essere lasciati.

Ad Ayutthaia troviamo, se possibile, ancora più caldo che a Bangkok.

E poi, magnifici resti di templi, 


parchi sconfinati  con piccoli specchi d'acqua (o erano miraggi?),


 statue di Buddha (anche conficcate in tronchi d’albero), 




canto di uccellini e timidi refoli di vento che, seppure  molto simili a quelli di un asciugacapelli sparato al massimo, danno quasi un' illusione di piacevolezza.  Sebbene  i termometri continuino a segnare 36,7°C e 3BMeteo a specificare che "percepiti sono 40".

Con un caldo così torrido, la visita di quella che è una sconfinata distesa di templi, resti di palazzi nobiliari e gigantesche stupa, si rivela veramente difficile.



L’organizzazione è capillare: un biglietto cumulativo per la visita dei cinque templi più importanti, rivendite di acqua fresca, molteplici bagni ben segnalati, dei gazebo con panche e sedie sotto i quali rifugiarsi ogni tanto.


Più che turisti, troviamo numerose scolaresche in gita delle quali mi diverto a osservare le uniformi.

Diverse, a seconda delle scuole, per colore e abbinamenti.


Quando la situazione si fa del tutto insostenibile, ci rifugiamo in un bel locale con  aria condizionata dove mangiamo (molto bene) e ci attardiamo per oltre un’ora, 



prima di decidere di fare ritorno alla stazione del bus, rinunciando a  visitare l'ultimo tempio che dei cinque previsti (il più lontano!) e anche a cercare una bancarella di “roti sai mai”, il più famoso dolce della città (inventato proprio qui), che avrei tanto voluto assaggiare.

A bordo del minivan ci sono temperature glaciali.

Ovviamente dobbiamo aspettare che si riempia, ma poi ci facciamo furbi pure noi e all’arrivo chiediamo di fermarsi sotto una stazione a caso della metro sopraelevata. Per un rientro soft direttamente nel centro commerciale più  grande e frequentato di tutta Bangkok!




Una sorta di obolo per aver osato volersi allontanare, per un po', dal casino. Mentre riprendiamo fiato osserviamo vetrine con scarpe improbabili, ancora dragoni sparsi: colorati, dorati, scintillanti; ma soprattutto la stratificazione infinita di questa città,  dal  livello strada fino all' ottavo piano del centro commerciale e in mezzo due binari volanti per la metro.

Poi uno dice che manca l'aria...

E comunque, come altro poteva chiamarsi il centro commerciale se non, anch'esso, Siam?



Nessun commento:

Posta un commento

Grazie della visita, lascia un segno del tuo passaggio, sarò felice di risponderti

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...