"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

lunedì 23 aprile 2018

Addo Elephant National Park: emozioni in pillole


Situato a circa un’ora di macchina da Port Elizabeth e a 700 km da Cape Town, questo parco costituiva per noi il quarto della nostra vita, il primo malaria free. Nessuna profilassi preventiva quindi, nessuna protezione meccanica per scongiurare punture di zanzare o numeri di pronto soccorso-malaria affissi in ogni angolo, come avevamo visto in precedenza.

Il che rappresentava un motivo di tranquillità, almeno su questo fronte.
Nonostante avessimo letto che l'Addo riunisce al suo interno ben cinque dei nove ecosistemi-tipo presenti in Sudafrica, comprendendo perfino una riserva marina di cui da vari punti sono visibili le magnifiche dune di sabbia sullo sfondo,

non avevamo grandi aspettative. 
Pensavamo che dopo aver trascorso dieci giorni all'interno del Kruger, cinque anni prima, nulla potesse emozionarci così tanto.
Sarà per questo che invece, dell'Addo, abbiamo finito per innamorarci perdutamente.


Sì, l’Addo è molto più piccolo del Kruger (ma comunque parliamo sempre di 3500 km quadrati). E sì, mancano le giraffe, gli ippopotami e molte altre varietà di antilopi.

Ma il nome è una garanzia e una concentrazione tale di elefanti non ci era mai capitata di vederla.

Elefanti da soli, elefanti in grossi branchi, elefanti ai bordi delle strade, elefanti a perdita d’occhio sul fianco di una collina.


E viene da commuoversi al pensiero che il parco, nel momento in cui fu istituito, di elefanti sopravvissuti alle stragi ne contava appena undici…

Ora sono più di 450.

Eppure ci è capitato di incontrare una coppia di argentini in viaggio di nozze che per un’intera giornata avevano perlustrato tutta la zona Sud del parco senza fare alcun avvistamento.

Perché poi è così: per quanto possa essere limitata l’ampiezza di un parco, vedere o meno gli animali dipende molto dal caso.

E dal passaparola con altri visitatori: quel giorno, tutti gli animali parevano essersi dati appuntamento sul versante Nord.

Perfino un paio di leoni, 

che ci regalano l’emozione impareggiabile di lasciarsi ammirare da molto molto vicino.

Nell’Addo si trova anche una specie endemica di scarabeo stercorario, il Circellium bacchus. Incapace di volare, ma fine forgiatore di artistici ammassi di sterco.

Tutelato da cartelli che invitano a fare attenzione a non schiacciarlo,

 a non passargli sopra con la macchina, a dargli la precedenza.

E di cui ci sono talmente tanti esemplari da rendere il viaggio un divertente percorso a ostacoli volto a tutelare anche l’oggetto del loro amore, quegli escrementi di elefante che poi si ritrovano nel negozietto di souvenir del campo base sotto forma di bigliettini d’auguri, carta da lettera, quaderni, agendine o perfino così, al naturale, semplicemente rinchiusi in una bottiglina da portarsi a casa come ricordo.

Nel “museo” del parco, una sorta di aula magna in cui è esposta una mostra fotografica che narra la storia della sua fondazione, troneggia la mastodontica testa imbalsamata di Hapoor un enorme elefante maschio, un tempo a capo di un branco di una ventina di esemplari, che fu colpito da un proiettile che gli bucò un orecchio, senza però ucciderlo. Nel 1968, all'età di 44 anni, Hapoor venne cacciato dal branco da un contendente più giovane; rimasto solo, riuscì in ciò che nessun elefante aveva mai tentato prima: scavalcare l'alta barriera di protezione che delimitava il territorio dell'Addo. E così lui, che da quel lontano episodio del proiettile non vedeva proprio di buon occhio l’essere umano, fu abbattuto perché pericoloso.
Non ho gli ho scattato foto, perché già prima di conoscere la sua storia quella immensa testa imbalsamata mi faceva tanta impressione e una gran pena. Faticavo addirittura a credere che potesse essere vera.

Il momento migliore per godersi il parco è senz’altro la sera, quando si svuota dei visitatori giornalieri e anche il piccolo ristorante nel campo base 

dismette i panni del confusionario fast food a buffet dell’ora di pranzo e assume i caratteri di un tranquillo e romantico locale in cui consumare ottimi pasti a prezzi onesti.

Il tutto fino alle 22, quando inesorabilmente chiude i battenti ed è ora di tornare nel proprio alloggio.

Alla luce fioca di una torcia.
Mettendosi in ascolto solo della natura.


Qui per l'itinerario completo
Qui per saperne di più sui parchi africani


10 commenti:

  1. Immagino l'emozione di rimanere la sera da soli immersi nella natura ad ascoltarla ed assaporarla!
    Grazie x questo magnifico tour! Chissà se un giorno vedrò anch'io un elefante dal vivo :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente! E insieme al tuo bimbo sarà ancora più emozionante! <3

      Elimina
  2. Un altro parco tutto da esplorare. Davvero tantissimi elefanti!
    E poi quei leoni così vicini, wow!
    Ma anche lo scarabeo merita una menzione, simpaticissimo! :-D

    Fabio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo scarabeo prima di tutto! Lì è anche più importante dell'elefante e del leone...se la comanda proprio!! ;-))

      Elimina
  3. Bella la naTURA IN PIENA LIBERTà.
    Grazie
    Mandi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, Rosetta, di seguirmi sempre con tanto affetto.
      Ti mando un bacione!

      Elimina
  4. il mio sogno n° 1 era vedere i pinguini... ora che l'ho realizzato il mio nuovo sogno n° 1 sono gli elefanti! wooooooooooooooooooooooooow!

    RispondiElimina

Grazie della visita, lascia un segno del tuo passaggio, sarò felice di risponderti

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...