Prima di
congedarci dalla Garden Route, e addentrarci nell’entroterra, facciamo
un’ultima tappa in un’altra splendida spiaggia molto amata dai surfisti, che è Victoria Bay, piccola baia ai piedi di
una scogliera, su cui si affacciano un pugno di case e un paio di bar. Per
raggiungerla bisogna lasciare la macchina in cima (dove c’è un ampio parcheggio
libero) e poi procedere a piedi.
La sosta
dura il tempo di un caffè e di qualche foto e poi ci rimettiamo in viaggio.
La
vegetazione cambia: poco a poco spariscono le piante, il verde, tutti i colori.
E sono
chilometri e chilometri di strada infinita, infuocata, arrostiti dal sole e
storditi dal vento caldo.
È il deserto
del Karoo, la "Terra della sete".
Dove ogni
tanto tuttavia, spuntano dal nulla, e opportunamente segnalate, graziose aree
pic nic dotate di tavoli, panche e bidoni per la spazzatura.
Del resto,
chi non sognerebbe di fare un picnic in un luogo così?
Viaggiamo
senza incontrare anima viva, nessuna macchina che proceda in senso contrario,
in questo sconfinato altopiano apparentemente disabitato e completamente vuoto.
Pare invece che sia ricco di siti archeologici, pitture rupestri, animali
selvatici e qualcosa come 9000 specie vegetali.
La nostra
meta è Oudtshoorn, capitale mondiale
degli struzzi, dove ci fermeremo per la notte, ma prima la sosta d’obbligo è
alle Cango Caves, grotte situate
alle pendici della catena montuosa dello Swartberg.
Siccome per
raggiungerne l’ingresso saliamo un bel po’ di tornanti,
ci illudiamo che una
lieve brezza ci accoglierà all’arrivo, ma è appunto solo un’illusione, perché
il termometro continua a segnare 41° e un vento bollente ad avvolgerci senza
tregua. Poco male: ci rifaremo all’interno delle grotte, dove si sa, fa sempre
molto freddo!
Per non
sbagliare infatti ci armiamo di felpe…per poi scoprire che al loro interno
l’umidità raggiunge l’80%, l’aria è immobile, il clima si fa ancora più
asfissiante e tutto sommato era meglio il vento caldo.
Temperatura
a parte però, la visita delle grotte vale decisamente la pena.
Si effettua
in gruppi guidati, scegliendo preventivamente fra due percorsi: uno di
mezz’ora, tutto in pianura, con qualche scalino ma comodo e agevole.
L’altro
(Adventure Tour) della durata di un paio d’ore, prevede l’attraversamento di
passaggi molto stretti, da effettuare anche sdraiati, ed è perciò caldamente
sconsigliata a chi soffre di claustrofobia o non è in perfetto stato di salute.
Nell’atrio principale ci sono comunque dei simulatori in cui è obbligatorio
cimentarsi prima di prenotare questo tour.
A me è
bastato guardare le foto di qualche avventuriero che si calava dentro un pozzo
largo 45 cm per una lunghezza di 3 metri e mezzo, al buio e con quell’afa, per
decidere di andare dritta alla biglietteria del tour “facile”.
Arriviamo ad
Oudtshoorn a pomeriggio inoltrato, pronti a immergerci nello shopping sfrenato
dei suoi mercatini artigianali, con ogni genere di prodotto derivato,
naturalmente, dagli struzzi.
Effettivamente il primo impatto visivo è con i
piumini coloratissimi che svettano sulla facciata di un imponente edificio
religioso.
Ma giunti ala Guesthouse per lasciare i bagagli, rinfrescarci e
chiedere consigli per la cena, scopriamo che qui l’orario di chiusura di tutti
i negozi è perfino anticipato alle 17! Rimaniamo con un palmo di naso e ci aggiriamo,
un po’ sconsolati, in questo singolare paesotto caldissimo e dai lunghi viali
praticamente deserti.
Ammiriamo gli edifici in stile coloniale, aspettando
nemmeno troppo l’orario per cenare visto che i ristoranti alle nove chiudono e
le strade piombano nel silenzio più assoluto.
Ci
rifacciamo un po’ il mattino successivo, scegliendo un grande negozio di
artigianato in cui fare scorta di piume di struzzo in tutte le fogge.
Ad
Oudtshoorn la scelta più semplice sarebbe quella di visitare uno dei tanti allevamenti di
struzzi,
ma noi, poco interessati alla faccenda, optiamo per il Cango Wildlife Ranch, una riserva per
il recupero e la tutela della fauna locale.
Oltre a poter interagire
direttamente con alcuni degli animali,
è possibile anche adottarne uno per
garantirgli cure e alimenti.
L’emozione
di accarezzare un ghepardo sentendo le sue viscere vibrare sotto i peli ispidi
(sta facendo le fusa - ci spiega il ranger), è di quelle che resteranno
indelebili nel cuore.
Si è fatto
mezzogiorno, siamo sfiancati dall’afa e dal caldo (ai quali troviamo ristoro con un ghiacciolo di marula, frutto tipico di queste parti del quale sono molto ghiotti anche gli elefanti), perciò non
ci dispiace affatto rimetterci in macchina e lasciarci alle spalle queste
località desertiche per raggiungere la prossima tappa, stavolta in montagna.
insomma, ogni aspettativa è disattesa :-) gli orari di chiusura non aiutano il commercio, ma forse non è il loro obiettivo ...
RispondiEliminaDecisamente no. In Sudafrica, a parte nelle grandi città (dove comunque i ristoranti chiudono alle 11 anziché alle 10 e il sabato addirittura a mezzanotte!! ) non è molto semplice beccare negozi o locali aperti. Poi viaggiando in macchina e fermandosi magari solo per una notte rischi, come noi in questo caso, di doverti limitare a guardare le vetrine!
RispondiEliminaEcco, mi sono lustrata gli occhi anche oggi.
RispondiEliminaGrazie,
Mandi
Fantastica Rosetta. Grazie di seguire i miei viaggi. Un bacione grande!!
EliminaBellissima quella grotta! L'ultima foto è spettacolare. Maledetti orari all'estero :-D Noi siamo sempre abituati ad avere tutto aperto fino a sera e siamo fregati :-D
RispondiEliminaFabio
Infatti! Sapevamo che in Sudafrica a una certa ora scatta il "coprifuoco" (anche per evidenti ragioni di sicurezza, per carità), ma alle 17 ci è parso veramente eccessivo. ma tant'è.. poi come ben sapete, quando viaggi in macchina e ti sposti ogni giorno, non è che puoi rimandare "al giorno dopo" a meno di sacrificare qualche altra cosa già in programma.
EliminaBuona giornata Fabio, vengo a leggermi Palermo!
Che meraviglia queste foto...è sempre un piacere viaggiare insieme a te <3
RispondiEliminaGrazie Consu, è un piacere immenso averti qui, pur impegnata come sei <3 <3 <3
EliminaEd è buona la marula?
RispondiEliminaBuonissima! Sia in versione ghiacciolo, che al naturale che soprattutto come base per un liquore molto simile al Baileys. Sulla bottiglia c'è l'immagine di un elefante per ricordare quanto questi animali ne siano ghiotti e anche perchè parte dei proventi della vendita vengono devoluti alla loro salvaguardia.
Elimina(il frutto in sé, come sapore, ricorda vagamente il mango)
Ma che meraviglia.... mi viene voglia di partire subito.... Magari!!!!!
RispondiEliminaAnche io ripartire subito!!
EliminaE sempre un piacere leggere i tuoi racconti di viaggio.... che ti devo dire, non riesco a togliermi due immagini dalla testa... tu che accarezzi quel "micino" (emozione indescrivibile) e il gelato finale... mi ci vorrebbe proprio in questo momento, caldissimo!!! Per collegarmi alla tua domanda... noi siamo stati a Santorini, presto racconterò tutto!!! Baci e a presto. Paola
RispondiEliminaAh che bello! Non vedo l ora di leggere!! Grazie, tanti baci a voi
EliminaGrazie ci hai fatto un magnifico reportage
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