"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

mercoledì 23 ottobre 2013

Sudafrica III: Il Kruger, “lo stato degli animali”


“Guardare la vita è uno spettacolo infinitamente affascinante ed effimero, persino nella brutale poesia della catena alimentare, dove la vita appare così precaria eppure pulsa con potenza in ogni forma e colore”
(Lawrence Anthony, L’uomo che parlava agli elefanti)


Prima di questo avevo fatto solo un altro safari nella mia vita.
In un altro luogo, insieme ad altre persone, in un tempo molto limitato: un giorno e mezzo appena, pochissimo, praticamente niente per capire a fondo di cosa si tratti realmente.
Safari in lingua bantu-swahili significa viaggio.
Un tipo di viaggio però che non tende verso una meta, ma trova compimento in sé, nel suo farsi, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro.
Immersi in una condizione del tutto nuova e sconosciuta

“Avevano scoperto una nuova vena, ricca di quegli elementi preziosi che sono lo spazio e il tempo. Due tesori di cui, lì attorno, c’era una quantità che un uomo non avrebbe potuto utilizzare in una dozzina di vite. […] Al cospetto di tanto spazio e tempo, qualsiasi sforzo era banale”
(Wilbur Smith, “Il destino del leone”)


Riluttanti, inizialmente, all’idea di questo apparente vuoto assoluto.
Vuoto di impegni e di obiettivi.
Di mete da raggiungere e di compiti da assolvere.
Pieno invece di ore vuote, di spazi infiniti, di Tempo.
Safari significa sveglie prima dell’alba e 8-10 ore incollati a un sedile.
Potendo scendere solo in appositi spazi.
A proprio rischio e pericolo.

Perché lì l’uomo non conta niente: non è il suo spazio quello, è lo stato degli animali e lui, una volta tanto, deve attenersi alle loro regole, rispettandone i luoghi, gli istinti, le abitudini.

“…un territorio bruno si estendeva ampio e placido verso distanze smisurate, non deturpato dai graffi dell’uomo: tranquillo e dignitoso nella sua immensità”
 (Wilbur Smith, “Il destino del leone”)

All’uomo non rimane che diventare un tutt’uno con la sua automobile, per una volta realizza il suo sogno tecnologico: nel parco può esistere e muoversi, solo grazie a quattro ruote e una scocca metallica tutto intorno. Da solo, nella savana, non può aggirarsi.
Tanto che diventa curioso perfino poggiare i piedi a terra in quei pochi luoghi in cui è consentito farlo. Ci si sente quasi a disagio, come se si stesse profanando un luogo, ignorando un divieto, tradendo la fiducia di chi vive lì.
Tutto ciò che si deve fare una volta avviato il motore è scegliersi il percorso su un indispensabile mappa e mantenersi a una velocità, imposta, di 50km orari.
Non di più, sennò, dal nulla, ci si trova un ranger alle calcagna.
E la multa è assicurata.
Il che significa che per coprire una distanza anche breve si possono impiegare mezz’ore.
Ore intere se si scelgono tratti sterrati.
Tutto questo equivale a lunghissimi momenti di noia, di immobilità totale, di grande caldo, di spallamento cosmico.
Perché la mente proprio si rifiuta, abituati come siamo a “fare”.
Ad ottenere perché si è pagato, perché si è lì, perché ce lo meritiamo.
Gli animali non seguono queste logiche.
Non devono farsi vedere.
Semplicemente, vivono, lì in quel loro stato, la propria vita.
Fatta di caccia e di difesa, di scoperta e di accoppiamento, di fughe e di sensi sempre in allerta.
Indifferenti a noi strane creature, metà testa/metà sedile, che siamo lì, per vederli e osservarli.

“ In natura tutti gli essere viventi sono continuamente coscienti di ciò che accade, pronti a fuggire o a combattere in un istante. È una vita che pulsa, eternamente vigile, che assorbe ogni minimo dettaglio di ciò che la circonda, che valuta in continuazione il grado di sicurezza e di pericolo di ogni situazione. È sapere dove poter stare e dove no, è un’incessante analisi delle informazioni istintuali, così cruciali per la sopravvivenza”.
(Lawrence Anthony, L’uomo che parlava agli elefanti)

Un safari quindi è un’attesa lunga, una speranza vibrante di impazienza e una scoperta lenta, lentissima: nulla è dovuto.
Possono passare anche un paio d’ore senza che nulla accada, senza che anche un minuscolo sprone spinga a persistere in quel viaggio così strano, senza garanzie.
Poi, di colpo, accade.

Che una famiglia di zebre attraversi la strada.

Che un gruppo di babbuini si metta a cercare un riparo per la notte.

Che un branco di elefanti voglia passare dall’altra parte e la matriarca sbarri il passaggio a qualsiasi intruso finché non è passato l’ultimo cucciolo.

(e che poi decida di riposarsi proprio lì, in mezzo a quella che per lei non è "la strada" ma solo un altro pezzo di savana)

Che ci si affacci da un ponte e si scoprano tre tartarughe stese al sole

Che si aguzzi la vista e insieme a una scaletta di ippopotami si scopra una famiglia di coccodrilli tutto intorno


Che si alzino gli occhi al cielo abbagliati da un collare di piume candide
Che si riconosca proprio Pumba, in quel curioso essere a quattro zampe che sta venendo verso di noi
O che si pensi a un tenero peluche guardando quell'ammasso di peli neri e argentati trotterellare in mezzo all'erba (salvo scoprire poi che si tratta del famoso tasso del miele, da cui perfino i leoni, per non avere guai, preferiscono tenersi alla larga...)

Una scarica di adrenalina senza uguali, un’emozione che stordisce.
E tutto acquista un senso nuovo: l’attesa, la smania, l’insofferenza svaniscono in un lampo al cospetto di due occhi con lunghe ciglia, sovrastanti un becco adunco


Di piume che sembrano velluto

Di una buffa cresta
di un elegante mantello a pois

Di una mamma con il suo cucciolo


di un cucciolo da solo

di due splendidi antilopi impegnate in uno scornamento


 ..o della pacifica convivenza di altre con delle piccole scimmiette






Oppure si rimane affascinati dallo sguardo saggio di un bufalo

da quello malinconico di un babbuino


da quello minaccioso di una iena

da tutte le striature e le forme strane di nyala e impala





E anche i sensi si acuiscono: scoprire con sorpresa che gli elefanti, questi antichi giganti che solcano il pianeta da tempo immemore, comunicano attraverso brontolii dello stomaco, anche a distanza notevole e rimanere incantati al suono di una “voce” che sembra salire su dalla viscere della terra e riempire di sé tutto lo spazio circostante.
Ammutolire davanti allo spettacolo della natura, alle movenze aggraziate di un leopardo




in uno strano contrasto con lo scricciolo che ha appena attraversato la strada

Esiste la possibilità di un safari a piedi, in gruppi di 8 persone, in compagnia di due ranger armati.
L’unico modo per poggiare i piedi nel territorio degli animali.

La diffidenza è tanta, un timore reverenziale porta a seguire alla lettera tutte le regole che i ranger impartiscono prima di mettersi in marcia: “abiti scuri o neutri, niente profumi, restare in silenzio, camminare in fila indiana e tutti compatti, non rimanere indietro per alcun motivo, non mettersi a correre né fare movimenti bruschi al cospetto di qualche animale…..”

E sentire sotto i piedi, dentro la pancia e su fino al cuore, le vibrazioni di un branco di zebre che, spaventato, inizia a correre.
La terra attutisce il suono dello scalpiccio degli zoccoli, che però vibra potente in ogni fibra del corpo.
Non sentire più con le orecchie ma con tutto il corpo.
Non vedere una sagoma ma percepirne la presenza.
Sentirsi, per un breve attimo, davvero parte infinitesima di un tutto.



“Ogni cosa, nella natura selvaggia, è in sintonia con ciò che la circonda, conscia del proprio destino e in totale armonia con il pianeta. La loro attenzione è completamente rivolta verso l’esterno. Gli umani, invece, tendono troppo spesso a concentrarsi sulla loro vita interiore, rimuginando e ingigantendo problemi su cui gli animali non sprecherebbero un millisecondo della loro energia”.


(Lawrence Anthony, L’uomo che parlava agli elefanti)


Nota: Lawrence Anthony, autore del libro da cui è tratta la maggior parte delle citazioni di questo post, è stato, oltre che documentarista e profondo conoscitore degli elefanti, anche il fondatore della Earth Organization e della Riserva privata di Thula Thula nello Zululand. Lui è morto nel 2012, ma la riserva esiste ancora, sia come lodge esclusivo in cui poter alloggiare, sia soprattutto come parco naturale in cui da anni trovano ospitalità elefanti "difficili" che lui salvò dal destino di essere abbattuti.
Consiglio un giro tra queste pagine, per saperne di più, oltre ovviamente alla lettura dei suoi libri, di cui soltanto uno è stato finora tradotto in italiano

20 commenti:

  1. ecco. t'è ripreso er mal d'africa.
    mo sai quanno se ricucina, qui...

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    1. Non m'è proprio mai passato se è per quello!!! ma sto a cucinà!!!! ho una torta in forno....amaretti e mele: ti aspetto per merenda!! <3

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  2. Mamma miaaaaaa io ormai aspetto questi tuoi post.. Che fascino.. che fascino ha l'africa!! Io ogni volta ti ripeto che per come son fifona io.. non riuscirei mai a fare un safari.. non riuscirei mai a diventare un tutt'uno con animali e natura.. Non potrò mai "vivermi" l'Africa... Però.. che cosa mi perdo.. e me ne rendo conto!!! Fortuna che ci sei tu.. che con ciò che scrivi.. le citazioni del libro.. e le foto.. mi fai emozionare.. e mi rendi un pò partecipe.. Ti abbraccio forte

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    1. Ma no dai, non puoi sapere,. magari tra qualche anno ti verrà voglia o ti capiterà l'occasione e ti ritroverai a tu per tu con la savana e i suoi abitanti...non è mai troppo tardi!
      Grazie a te claudietta bella, ti abbraccio fortissimo anche io, con tanti baci!

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  3. commentare questo post, cara Luna, è difficile...mò mi riprendo. Per una che ha il mal d'Africa pur non essendoci mai stata, le immagini e le emozioni che solo tu sai evocare sono un colpo al cuore. Va bene se ti dico solo GRAZIE? il libro me lo compro sicuramente...ne ho letti tanti di quel tipo ma quello no. Un abbraccio.

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    1. Ma sai che noi lo abbiamo trovato, per puro caso, buttato su una bancarella a 3 euro? Il titolo non mi convinceva, in effetti è piuttosto banale e ti dirò: non c'entra nemmeno tanto con tutta la trama perchè lui co sti elefanti aveva un rapporto specialissimo e di grande intesa, ma parlare con loro era davvero l'ultima cosa che facesse. te ne consiglio la lettura perchè ti innamori di questi giganti, dell'africa in generale (ancora di più), della natura.
      Giovedì sera ho pensato a te: su rete4 in prima serata c'è Life, documentario bellissimo in cui molte volte parlano del sudafrica, del kenya...e proprio giovedì scorso hanno parlato di rinoceronti e leoni (non era proprio un servizio allegro, ma sicuramente utile, tanto commovente, ed estremamente affascinante per tutto il contesto). Forse lo guardi già, se invece non lo hai mai visto, te lo consiglio vivamente!!!! Infine ti capisco: il mal d'africa si può avere anche a distanza e anche senza esserci mai stati!
      abbracci stritolosi e te e tanti baci (da estendere anche a darietto!)

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    2. Luna se hai voglia mi scrivi alla mia mail che devo chiederti una cosa? ilboscodialici@gmail.com

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  4. Questi tuoi racconti sono uno più bello dell'altro...grazie anche da parte mia :)
    Un abbraccio

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    1. Grazie a te lauretta: da ieri non faccio che pensare alle orecchie di fico d'india bollite e condite in insalata!!!!!!
      Tanti bacioni!

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  5. Favoloso e dire poco ho letto tutto e mi sembrava di fare io questo safari. Bellissimo io adoro gli animali ma un safari ormai solo in sogno anche se dico sempre mai dire mai.
    Un abbraccio e grazie infinite per questa condivisione. Buona serata.

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    1. La mia vecchia insegnante di yoga diceva che parole come "ormai"/"purtroppo", ecc andrebbero eliminate dal vocabolario personale!
      Brava: mai dire mai! La vita ha sempre molta più fantasia di noi e qualche volta ci stupisce anche in bene!
      Grazie infinite a te, cara edvige e tanti tanti baci!

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  6. Scrivi divinamente, ci hai resi partecipi che mentre ti leggevamo ci pareva di sentire, vedere, bellissima questa avventura, questo viaggio di attesa, trepidazione, timore, sorpresa e potrei andare avanti. Alla fine siete stati premiati a giudicare dalle foto. Stupendi i leopardi, impressionanti per me i coccodrilli. Torno a riguardare le foto prima di salutarti. Ma ci sarà un altro post sull'Africa, vero?
    Bacioni
    Sabrina&Luca

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    1. Detto da voi, che ogni post che fate è una poesia di foto e parole, è davvero lusinghiero: grazie!!!!!!
      Sì, alla fine tutta quell'attesa è stata ampiamente ripagata, ma nel kruger ci sono talmente tanti animali (altre ai big five) che prima o poi, se aguzzi la vista, rimani in silenzio e resti fermo, qualcuno ne vedi passare per forza!
      e come scrive l'autore di quel libro che cito: "due ore passate seduti davanti a una pozza d'acqua non sono mai tempo sprecato".
      Bacioni immensi a voi fantastici quattro e grazie ancora!

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  7. io di quell'elefante per strada mi sono innamorata :)

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  8. A chi lo dici!! Io pure di tutti gli altri che lo accompagnavano, cuccioli in testa!

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  9. Eccomi, ho seguito il richiamo della giungla, anzi della savana e guarda dove mi sono trovata catapultata!
    Che reseconto incredibile, ma soprattutto hai reso benissimo la sensazione che deve fare una safari a noi poveri occidentale pressati dalla frenesia e dal dover fare a tuttti i costi.
    Immagino la difficoltà nel dover semplicemente lasciar passare ore apparentemente vuote, è un crescendo il tuo post, come una lenta consapevolezza del proprio essere parte di un tutto, creatura in mezzo ad altre creature e non padroni del mondo.
    Mi spiace essere stata tanto assente da queste pagine, considerando che è un vero piacere leggerti, sono feliuce di aver potuto condividere anche solo virtualmente questa avventura che immagino unica.
    Per un periodo della mia vita ho "sognato l'Africa" anche io, fortemente, poi ho scelto altre strade, ma l'Africa mi è rimasta nel cuore e questo tuo post mi ha riacceso il desiderio di conoscere una terra in cui non è l'uomo il centro del mondo.

    Baci e grazie

    loredana

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  10. Ti ho lasciato un commento...spero sia arrivato! :(

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  11. è arrivato ed è bellissimo: grazie infinite a te, di cuore.
    era attiva la moderazione dei commenti e allora non ti compariva subito, ma eccolo qua!
    tanti baci a te e alla mia amichetta leopardista!

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    1. Mi dispiaceva visto che avevo scritto di getto e con entusiasmo.
      Un saluto ricambiato dalla leopardista! ;)

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