"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

lunedì 18 marzo 2019

Non si fa - Ciambellone al caffè



Arrivo in stazione con aria circospetta e sguardo torvo.
Sempre all’ultimo minuto, spesso rischiando di perdere il treno, il più delle volte con il fiato corto.
Questo tuttavia non mi impedisce di stare profondamente attenta a ogni singolo dettaglio mi sfrecci davanti agli occhi.
Perché i 40 minuti di viaggio sul diretto delle 13, subito dopo aver mangiato (e corso disperatamente per prenderlo) sono sacri.
Sacri per riavermi, per tirare il fiato, ma soprattutto per dormire.
Perché il treno, oltre che mezzo per arrivare al lavoro, rappresenta la culla della mia pennichella quotidiana, sissignori.
Ed è così terapeutica, così importante, così preziosa che se qualcuno o qualcosa la compromette o la manda del tutto all’aria diventa un nemico giurato. Per sempre.
Che già di natura amo la solitudine e aborro l’eccessiva socialità, figuriamoci se questa incide su un momento così topico della mia giornata.
Che mica uno sale e dorme. Per renderla abituale, confortevole, rigenerante e soprattutto possibile ci sono voluti anni di studio, appostamenti, calcolo delle probabilità e manovre di aggiustamento.
Chi prende il treno ogni giorno lo sa. Sa a che altezza si trova il capotreno, secondo i giorni e chi è di turno, in maniera da poter salire sul suo stesso vagone e mostrare l’abbonamento subito, senza che quello ti debba svegliare (e prendersi improperi) a metà sonno, dopo che si è girato tutte le carrozze, per chiedertelo.
Sa pure che alla stazione successiva sale il mondo intero, quindi cercherà un posto non troppo vicino alle porte, rigorosamente a due, e assolutamente distante dalle postazioni a quattro, consapevole che lì si giocherà a carte e si griderà.
L’orario aiuta, che a metà giornata il treno è piuttosto vuoto, senza studenti, senza comitive di amici in gita, senza agenti di commercio che chiamano clienti a raffica.
La storia è un po’ diversa il lunedì quando i pendolari del weekend tornano a casa e i vagoni sono un po’ più affollati. Ma niente in confronto a quando lo prendevo intorno alle 10 di mattina e il martedì incappavo nei crocieristi appena sbarcati, diretti nella capitale.
Insomma, la situazione a bordo è abbastanza congeniale. È l’accesso alla stazione che rappresenta ogni volta una sfida per evitare di incontrare conoscenti, amici di treno o facce solo vagamente note.
Che finché si trattasse di salutarci, darci pacche sulle spalle, scambiarci sorrisi radiosi e dirsi quanto è stato bello rincontrarsi, io ci starei pure.
È il dopo che mi fa venire i brividi. Quando la persona in questione prende a marcarti stretto, fino a farti la fatidica domanda: “dove ci sediamo?”.
“Io qua, tu non so” -  sarei tentata di rispondere mostrando la pletora di sedili vuoti.
Ma poi mi contengo e finisce però che passo i quaranta minuti ascoltando racconti che non mi interessano, rispondendo a domande che non aspettano risposta, rinunciando, infuriata, alla mia sacra pennichella.
Purtroppo però la miopia, in fase di arrivo in stazione, non mi aiuta e per riconoscere potenziali seccatori/logorroici/guastafeste devo proprio sbatterci contro.
Da qualche tempo tuttavia ho messo a punto tecniche nuove e cominciato a memorizzare outfit.
Notando, con una certa dose di fortuna, che i due più pericolosi, appiccicosi come cozze e logorroici oltremisura, indossano, rispettivamente, un cappottino rosso fuoco e un piumino blu elettrico.
Abbastanza distinguibili, se non nei loro contorni precisi quantomeno come puntini luminosi, anche con sole 6 diottrie.
L’altro giorno, tuttavia, faccio per mettere un piede sul treno, fiera di aver scampato ogni pericolo e sento una mano sulla spalla.
Un brivido mi corre lungo la schiena, quando mi volto e cappottino rosso è stato sostituito da giacca-più-leggera-verde-bosco.
“Menomale, stavo per salire più avanti invece ti ho vista e ho fatto una corsa per raggiungerti, così facciamo il viaggio insieme!!”
Solo un briciolo residuo di umanità mi trattiene anche dal solo pensare che, per quanto mi riguarda, avrebbe potuto benissimo scapicollarsi durante la corsa.
@@@@@@@@@@@@@@

Semplice, che più semplice non si potrebbe. Ma dalla consistenza morbidissima, soffice come una nuvola, delicata come un ciuffo di panna e con un piacevole aroma di caffè. Il dolce giusto per cominciare la settimana e consolarsi per eventuali scocciatori ;-)

Ingredienti
200 gr di farina di farro bio
50 gr di maizena
3 uova intere
120 gr di zucchero di canna
100 ml di caffè ristretto e non zuccherato (circa 3 tazzine)
100 ml di acqua
100 m di olio di riso
2 cucchiaini di caffè solubile
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina o i semi di mezza bacca
1 pizzico di sale

Procedimento
Preriscaldare il forno a 180°. Setacciare la farina con il lievito e la maizena. Unire al composto anche la vaniglia, il sale e il caffè solubile amalgamando con cura. Preparare il caffè e farlo raffreddare. Rompere le uova in una terrina e sbatterle a lungo con lo zucchero fino a renderle gonfie e spumose. Aggiungere a filo l’olio e l’acqua continuando a frullare, quindi incorporare progressivamente gli ingredienti secchi. Versare il composto in uno stampo oliato e infarinato e cuocere per circa 30-35 minuti, secondo il forno.



6 commenti:

  1. Hai ragione su tutto ormai si è sempre tesi. Ottimo ciambellone. Buona settimana.

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  2. Ahahah mi fai morire! Certo che le tue strategie pur di non mancare la pennichella sono il top, ma dove le trovi? Devo imparare da te perché anch'io sono parecchio orsa e asociale e se posso evitare qualsiasi contatto pur di rintanarmi con il naso in un buon libro, farmi cullare nel trasporto e magari appisolarmi, beh è il massimo della goduria! Raramente uso i trasporti pubblici, anzi pe andare al lavoro mi congelo le chiappe su un due ruote, ma apprezzo le tue tattiche. Moltissimo. :)
    Il ciambellone è sempre una proposta interessante, qualsiasi versione è apprezzata, che io ne faccio in quantità: sono a dieta ma mio papà no ed è tutto uno sfornare :)
    Un bacio!

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    1. Al lavoro in motorino mamma mia non ti invidio specialmente con il freddo!! Ma le tecniche di antisocialità sono io mi in qualsiasi contesto e situazione! Tanti baci a grazie tanti buona domenica!!

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  3. ..eh no la pennichella non deve essere MAI disturbata! Adesso ti tocca memorizzare anche gli outfit di mezza stagione :-P
    Golosissimo il tuo ciambellone! Adoro l'aroma del caffè nei dolci e questo è perfetto per inziare la giornata con il sorriso!

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    1. Anche a me piace tanto l aroma del caffè nei dolci..mi aiuta a svegliarmi!! Quanto al memorizzare gli outfit: fatto!! Ahaha.
      Bacioni Consu, a te e a quel bonazzo di Vasco!!

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