"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

giovedì 9 agosto 2018

QUESTA estate



Questo blog non è chiuso per ferie.
È fermo al 17 di luglio ma giuro, non per vacanza (non ancora).
Non per mancanza di voglia, non per sciatteria.
All’inizio per overdose di lavoro.
Poi per un’attesa carica di fibrillazione.
Infine per sopraggiunto rincoglionimento totale.
Causa scatenante ne è stato l’arrivo, nella nostra famiglia (nel senso ampio del termine), di 2650 gr di meravigliosa bimbetta.
È fermo il blog, è ferma la cucina, è spento il cervello, sono azzerati i pensieri.
Solo le emozioni sono fervide e incontenibili.
Vivide e tracimanti.
Era quasi un mese che non accendevo il pc se non per alleggerire un po’ la memoria dello smartphone, trasferendoci foto e video. Che poi comunque non ho lo stesso il coraggio di cancellare per sempre dal telefono.
Si sono susseguite diverse estati “vivaci” da qualche anno a questa parte.
Belle (quella del matrimonio), difficili (quella della ricerca di una nuova casa per noi), estenuanti (quella della ricerca di una nuova casa per i miei genitori), devastanti (quella della ricerca di una nuova casa per i miei suoceri).
Perché le energie, si sa, si scatenano tutti insieme e la smania di cambiare casa dev’essersi, per qualche oscuro motivo, spalmata universalmente.
(tutti i relativi traslochi comunque si sono poi fatti d’inverno).
C’è stata pure l’estate della scoperta delle crepe nei muri e la realizzazione di doverne buttare giù e ricostruire da capo mezza, di casa.
La nostra.
Ci sono state le estati, eterne, della presa di coscienza, infinita, che non saremmo mai diventati genitori.
Ci sono state quelle bellissime della scoperta di poter essere molto altro.
Di volerlo essere a tutti i costi.
Sarà che tutti gli eventi più importanti della mia vita accadono d’estate.
A partire dalla mia nascita, a ridosso di ferragosto.
Sarà che io l’estate, pur faticosa, afosa, caldissima, appiccicosa, asfissiante, nervosa, sfiancante …la amo con tutta me stessa e ci sguazzo a meraviglia.
Ebbene questa è l’estate della rivoluzione totale.
Ancora più grande di un matrimonio.
Ancora più spiazzante di un cambio di casa.
Di due.
Di tre.
L’estate fatta di un prima e di un dopo.
Di un evento prima del quale sei in un modo e l’attimo dopo che è accaduto ti scopri tutt’altro. Sapendo che niente sarà più come prima. Temendo seriamente per la tua (e l’altrui) integrità mentale.
Anche se ti riguarda solo marginalmente,
anche sei solo uno spettatore, pur sempre in primissima fila.

L’arrivo della nostra Nipotina, figlia di mio fratello, ha segnato uno spartiacque oltre il quale nulla è stato né sarà mai più come prima.
Prima ti arrabbiavi, ti affannavi, inseguivi idiozie…Ora ti arrabbi lo stesso, ti affanni ancora di più e l’idiozia ha finito per soggiogarti del tutto.
Prima parlavi normalmente, scrivevi, pensavi, leggevi perfino dei libri.
Ora ti esprimi in una strana lingua fatta perlopiù di onomatopee, gorgheggi, strabuzzamento di occhi, e al massimo espressioni basiche e reiterate (oddioooo; quant’è bbonaaaaaa; amooooreeeee).
Il tutto contornato di faccine dagli occhi inesorabilmente cuoriciosi.
Una regressione trogloditica.
Ma tanto dolce.
La scrittura è un abisso  nero e senza fondo, sul quale galleggiano migliaia di emoticons rigonfi di cuori di tutti i colori.
Libri lasciati a metà giacciono sul comodino impolverati.
Ora perfino la lettura di un trafiletto di Donna Moderna ti pare troppo impegnativa, inaffrontabile. Tempo prezioso sottratto a quello in cui ti puoi riguardare ossessivamente, per l’ennesima volta, un video della piccola, imparandone a memoria ogni microscopica sfumatura.
Presa nel vortice, perfino l’odore di latte cagliato e di sapone per neonati, finiscono misteriosamente per equivalersi e sembrarti entrambi inebrianti e buonissimi.
Prima usavi lo smartphone lo stretto necessario tenendo per lo più il traffico dati disattivato, con la nobile quanto utopistica finalità di non affogare nelle onde elettromagnetiche.
Di colpo invece ti ritrovi a cambiare gestore pur di avere quei 30-40 giga di internet che ti permettano di scaricare  gli infiniti video che, a fuoco incrociato, arrivano di Lei.
Il primo starnuto.
Il primo singhiozzo.
La prima cacca.
Ebbri di felicità, ubriachi di gioia, arriviamo a regalare uno smartphone perfino alla poco tecnologica nonna, mia madre.
Che nel giro di 4 giorni netti, con una mirata terapia d’urto, lanciata da sola e senza salvagente negli abissi della Rete, si ritrova a usare “Zzap” con la stessa disinvoltura con cui la mia, di nonna, a suo tempo sfogliava Grand Hotel.
(Sul nome e sull’inoltro dei messaggi vocali senza far partire la video chiamata ci stiamo lavorando…)
Che solo, appunto, il miracolo di una nipotina alle soglie dei 72 anni può favorire.
Con la complicità di un nonno, mio padre, che a parole non ne vuole sapere di entrare pure lui in possesso di “quel coso”. Salvo poi scoprirlo abilissimo e disinvolto ad aprire la galleria, scorrere le foto, lanciare video e trascorrere beatamente la giornata così, inebetito davanti allo schermo.
Stalkerando i vicini e il cane col lontano pianto di una neonata.
Ripresa appunto così: anche solo nel suo inconsolabile pianto.
Bello pure quello.
Non c’è contatto, nella rete di amici, parenti, vicini di casa, di ombrellone e di fila alle casse del supermercato che non sia stato reso partecipe di almeno un video o un’immagine della piccina.
Bella da morire.
Dolce da far venire il diabete.
Dirompente come solo una nuova vita sa essere.
Perciò, ecco, siamo messi esattamente così.
Tutti, nessuno escluso.
Talmente fuori, anche da queste parti, da licenziare un post senza ricetta e senza il racconto di un viaggio.
Senza una comunicazione di servizio, né la recensione di un libro, né il racconto di un malaffare combinato dall’amato bene, pure lui passato inevitabilmente in secondo piano.
E comunque, rincitrullito perso pure lui, l'orgoglioso Zio.
[Le foto sono della Mamma]




12 commenti:

  1. ma come ti capisco, i neonati hanno un potere incredibile che ti inchioda a stare ore a guardare le loro smorfie e lanciare gridolini di soddisfazione. e sarà così ancora per tanto tantissimo tempo. Quei piedini sono uno spettacolo, impossibile non baciarli a ripetizione. Complimenti a tutta la nuova famiglia.

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  2. Amala, non dimenticarti mai della tua meravigliosa bambina, tutto l'amore che le hai dato ti ritornerà, saranno ribelli ... ma da adulte sapranno ricambiare tutto l'amore che le hai dato.
    Ne ho due, femmina e maschio; la prima ha già due figli grandini, ma ogni volta che mi abbraccia mi ripete ... sei grande mamma, ti voglio un mondo di bene.
    Il piccolo ormai è un uomo ... un amore diverso, ma pur sempre rivolto al grande amore per la nostra famiglia e per la sua ( che ancora è senza pulcini ).
    Un milione di belle cose a te ed alla tua meravigliosa famigliola.
    Mandi

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    1. Grazie Rosetta, girerò le tue bellissime parole alla mamma. Io sono l'orgogliosissima zia! Tua figlia mi assomiglia un po': anche io sono abbastanza grandina ma faccio ancora sempre così con la mia mamma (e anche con papà!). Un bacione e un abbraccio grande anche alla tua, di meravigliosa famiglia <3

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  3. Ma, ma... quei meravigliosi piedini cicciotti da mordicchiare??? Insomma, rincitrullisce me, figurati tutta l'enorme famiglia spettatrice di questo miracolo della natura :)
    Dalle un bacino sul capo, anche da una mamma che tuttora rincorre un metro e ottanta di adolescente refrattario alle (mie) coccole pur di strappargli la gioia di un gesto di tenerezza.
    Ti abbraccio!

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    1. E fai bene! Scappano, magari per pudore, per imbarazzo, per tutti gli sconvolgimenti emotivi dell'adolescenza...ma in fondo le coccole della mamma sono sempre la cosa più bella del mondo!
      Ti abbraccio anche io, bella mia.

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  4. Quanto amore in questo post! Esattamente quello che stiamo vivendo noi e tutti coloro che ci stanno intorno ^_^ Tantissimi auguri a tutta la famiglia e benvenuta a questa principessa <3

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  5. Ma che bella, da baciare all'infinito :-)))

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