Ci ho pensato e ripensato.
Ho scritto e cancellato, riveduto e corretto almeno una
decina di volte.
Strappato tutto di nuovo e ricominciato ancora da capo.
Fatto e disfatto fino allo sfinimento.
In una parola: mi ci sono, letteralmente, scervellata, volendo parlare aulico e
forbito.
Ma non potevo mancare all’appuntamento con il suo contest.
Proprio il suo!
Allora dovevo mettercela tutta e tirare fuori qualcosa.
Una descrizione e un dolce.
Che poi, dopo averlo pensato, ed essermici identificata
almeno un po’, lo dovevo pure realizzare, sto dolce (e per quello ho perfino
sacrificato una lezione di Pilates che è una vita che vorrei provare ma che in
realtà ogni volta che si avvicina il momento trovo miliardi di scuse per
rimandare ancora un po’….e se non altro stavolta la scusa aveva un solido
fondamento….)
Il fatto è che io in un dolce non riesco a vedermi.
Ma se è per quello non riesco proprio, per indole, a descrivermi
e soprattutto a identificarmi in alcunché.
Non almeno dopo aver passato metà della mia vita proprio a
cercare di affrancarmi dalle etichette, autoaffibbiate o ricevute in dono, cui
inevitabilmente si finisce per credere e aderire anche quando si intuisce che
in fondo…non ci appartengono nemmeno un po’ (o solo molto lontanamente, magari nei
desideri e nella fantasia).
Perché un conto è descriversi, raccontarsi e credere anche
fortemente di essere in un certo modo, affermare principi e idee molto belle, che
ci piacciono tanto e ci aiutano a dare un’immagine molto affascinante di noi
stessi.
Tutt’altra faccenda è trovarsi in determinate situazioni e
scoprire come le cose invece, nella pratica, siano molto diverse; come i
principi fin lì professati vacillino paurosamente, specie poi se i fatti ci
riguardano molto da vicino.
E quindi ecco, con il tempo (e alcune tranvate) ho iniziato
a voler sperimentare la libertà di guardarmi, senza necessariamente inquadrarmi
in una definizione o in un modo di essere; a concedermi il lusso di poter
“cambiare” idea ogni volta che sperimento sul campo quanto quella che avevo in
testa cozza contro la realtà dei fatti; a permettermi di reagire emotivamente agli eventi
essenzialmente con spontaneità (che non vuol dire prendere a pugni uno che mi
sta antipatico ma semplicemente piangere o dire ti voglio bene senza
vergognarmi di farlo); di aderire, di volta in volta, anzichè a idee e
principii da me stessa precostituiti, unicamente a quello che vedo, sento e
sperimento dal vivo.
Che è ogni volta diverso e mai determinabile.
Che dipende dagli stati d’animo e non è mai prevedibile.
Che vale per una persona e non per tutte allo stesso modo.
A farmi canna di bambù, morbida, elastica, fluida e
ondivaga, anziché muro spesso, rigido, inflessibile e incrollabile su cui far
schiantare dolorosamente fatti, eventi, emozioni e istinti.
Ad accettare (ma sul serio, non solo a parole) anche i lati
meno affascinanti e più sconvenienti del mio carattere senza per forza dovermi
uniformare a quell’immagine perfetta di me stessa che alberga solo nella mia
mente.
Tanto per dire: mi piacerebbe poter affermare di essere una
persona solare e allegra. Ma la verità è che a tratti lo sono, ma quando mi
rode non esiste altro che la me stessa furente e spaccatutto. Muta e
inavvicinabile. Sprofondata in abissi inimmaginabili di malinconia.
Sarei tentata di assicurare che sono generosa e altruista,
mentre in realtà posso avere slanci grandissimi e inaspettati, ma capita
più spesso di mettere me stessa prima di tutto. E le mie esigenze, i miei
desideri, le mie necessità, fregandomene altamente dell’universomondo.
Guadagnerei punti asserendo di essere sempre molto
disponibile e accomodante, ma per i motivi di cui sopra mi sorprendo, molto
colpevole, a dire dei no crudelissimi che fanno male a me per prima.
Potrei asserire di credere ciecamente nell’amicizia ma le
parole striderebbero con il ricordo delle delusioni ricevute e di quelle
inflitte, perché sì dai, mica sono sempre e solo gli altri a fare torti…
Stuzzicherebbe oltremodo il mio ego la possibilità di
dipingermi come testarda, tutta d’un pezzo, assolutamente sicura di me e con le
idee molto chiare, ma sarebbero delle enormi bugie.
O magari solo delle grandi imprecisioni, ma il nocciolo non
cambierebbe.
Perchè testarda lo sono, ma non sempre questo ha un’accezione positiva.
Tutta d’un pezzo pure (mio malgrado), e inflessibile e fin troppo
severa, ma tutto ciò, molto spesso, a scapito di modi garbati e gentili…
La sicurezza incrollabile e le idee chiare le ho fino a
quando tutto, nella mia vita, fila liscio e come dico io, ma siccome nella
stragrande maggioranza dei periodi non va così, allora la realtà vera è quella
di attraversare lunghi momenti a macerarmi nel dubbio e nell’indecisione su
come agire, cosa fare, in che modo procedere.
Mi piacerebbe tanto raccontare che sono poliedrica e
versatile, ma la verità è che, siccome sarei anche molto precisa e poco
indulgente con le approssimazioni, riesco a fare (abbastanza) bene solo una
cosa alla volta.
E che magari sì, di interessi e curiosità ne ho tantissimi e
tutti diversi, ma essendo anche molto volubile capita spesso che le lasci a
metà prima ancora di aver capito bene come funzionano…
Farei un figurone professandomi senza ombra di dubbio tollerante
e di larghe vedute ma posso tarare le mie reazioni solo su discorsi generali e
che riguardano altre persone, perché poi, se le cose mi riguardassero da molto
vicino, non posso sapere come reagirei né cosa proverei realmente.
Non per niente, la frase di cui diffido maggiormente è: “se fossi nei tuoi panni farei così”
Argh!! Che ne sai? Non ci stai nei miei panni, la cosa non
ti riguarda da vicino, come fai a sapere tu, come reagiresti se ti trovassi REALMENTE
in quella situazione?! Puoi aiutarmi magari a vedere le cose più lucidamente e
con maggiore distacco, puoi aiutarmi a sviscerare ogni aspetto del problema, ma
metterti davanti e dire: “io sono fatta così quindi agirei in questo modo”, lo
trovo assolutamente poco credibile oltre che un filo pericoloso.
Al pari dei consigli dati con convinzione e magari in
buonissima fede da persone che poi vedi agire e comportarsi in modo totalmente
incoerente rispetto a quanto professato.
Ecco, anche questo mi fa veramente molta paura.
Per questo motivo non mi definisco, non mi inquadro, non mi
descrivo.
Cerco di non dare niente per scontato: di me stessa come
degli altri.
Posso solo pensare
di essere in un certo modo.
E magari sforzarmi di tradurre quei pensieri in fatti
concreti.
Ma sempre all’erta sul fatto che tutto, anche le certezze
più incrollabili, da un momento all’altro può vacillare.
E in alcuni casi meno male, che aderire a un modello che non
ci appartiene è davvero una gran fatica!
Ecco: fare più che dire, questo è diventato un po’ il mio
mantra.
Agire più che affermare.
Vivere (vivere: non fantasticare!), e vedere cosa succede,
più che farmi i film e raccontarmi le storie dove tutto è univoco, semplice, lineare,
ben inquadrato.
Quindi alla fine di tutto, stando così le cose, in quale dolce avrei potuto mai
riconoscermi?
Inizialmente avevo pensato a un non-dolce.
Un pain d’epices, per esempio.
Ma non mi bastava, sarebbe stata una bieca scorciatoia...
Allora mi ci sono
applicata proprio fino in fondo e ne ho trovato uno che a mano a mano mi
sembrava sempre più calzante.
Mi è venuta in mente questa torta qua: l’ispirazione è partita
esattamente da lì, per poi plasmarsi sotto tutte le modifiche e gli adattamenti
che mi balenavano in testa.
Allora via il cocco e spazio alla scorza di arancia:
asprigna, pungente, più decisa.
Via il latte e largo al succo dell’arancia (rossa) spremuta:
l’evoluzione della "maturità".
Spazio al brandy al posto del rum: qualcosa di meno
vibrante, più classico e caldo.
Un dolce che non è una crostata e non è una torta.
Ha la forma di un ciambellone ma è una corona di fette arrotolate
e sovrapposte.
Trasuda goloso cioccolato fondente ma è intriso della nota
pungente di alcol mescolato a succo d’arancia.
Che è poco dolce, ma ugualmente appagante.
Che appare croccante fuori e risulta morbido dentro.
Sempre versatile e disponibile per nuove combinazioni di
ingredienti.
Curioso e aperto a tutto ciò che la vita, la fantasia, il
mondo esterno e soprattutto quello interiore ha in serbo per lui.
Quattro cucchiai di zucchero in tutto e poco altro per
ricoprire la superficie prima di arrotolare: perchè nessun sapore, nemmeno
quello di una dolcezza stucchevole, copra l’altro; in cui tutto risulti
armoniosamente bilanciato e non invadente, dal sapore sfaccettato ma
rassicurante, dall’aspetto riconoscibile di una ciambella ma
allo stesso tempo inafferrabile e mai
del tutto compiuto di una corona piena di punte.
Postilla:
Cara Annarita, mi hai fatto veramente sudare!
Però, cara mia: la cosa più difficile ma anche più stimolante da quando esiste
il blog!! Non so perché l’ho presa così, ma mi ci sono applicata con un impegno
che manco per un esame all’università.
In pratica: mi ci sono appassionata da subito e alla fine questo
dolce, in questa nuova versione, da oggi sarà, senza ombra di dubbio, il MIO dolce del cuore.
Siccome poi dopodomani è pure san valentino, i cuori ce li
ho messi veramente…
Ecco, quindi stringi stringi, dopo tutto sto discorso
semiserio rimangono i cuori di strass e la tovaglia con le fragole…..
Ti abbraccio: grazie, di cuore, della bella, stimolante
opportunità!
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Ingredienti (per
uno stampo a cerniera del diametro di 26 cm )
500 gr di farina
75 gr di olio di semi + un altro cucchiaio per spennellare
2 uova
1 bustina di lievito in polvere
3 quadrotti di un blocco da 1 kg di cioccolato
extrafondente (circa 150 gr)
60 gr di succo d’arancia filtrato
40 gr di brandy
4 cucchiai di zucchero
mezzo cucchiaino di cannella
mezzo cucchiaino di zenzero in polvere
mezzo cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
1 grattatina di noce moscata
1 pizzico di sale
La scorza grattugiata di una o due arance bio, secondo la
grandezza
Inoltre:
altri 4 cucchiai di zucchero
mezzo bicchiere fra succo d’arancia e brandy in proporzioni
a piacere
Procedimento
Setacciare la farina con il lievito e le spezie. Unire il
sale e lo zucchero e formare un cratere al centro in cui rompere le due uova.
Sbatterle leggermente con una forchetta iniziando ad amalgamarle con la farina
quindi aggiungere anche l’olio e impastare fino a formare un panetto liscio e
compatto. Stenderlo in una sfoglia larga e non eccessivamente sottile;
spennellarla d’olio e cospargerla di zucchero e di abbondanti scaglie di
cioccolato. Grattugiare sopra la scorza d’arancia cercando di distribuirla
uniformemente su tutta la superficie.
Ripiegare all’interno i lati della sfoglia quindi
arrotolarla a formare un salame da ritagliare poi a fette di circa 2 cm di spessore.
Sistemare le
fette, leggermente sovrapposte, nello stampo ben oliato e infarinato (quelle
che avanzeranno potranno essere cotte in stampini da muffins per dei
dolcetti monoporzione che però necessiteranno di un tempo di cottura
notevolmente ridotto rispetto alla torta intera, quindi attenzione a non
infornarli insieme!) e irrorare la corona di girelle con il cocktail di succo
d’arancia e brandy.
Cuocere quindi in forno preriscaldato a 180° per circa 25-30
minuti.
Note:
- Il dolce è poco dolce: la quantità di zucchero potrà
essere variata secondo i gusti, ma la caratteristica è proprio quella di
sembrare una sorta di pane, di ciambella rustica, senza eccessi.
- Utilizzando arance rosse, risulterà molto bella la nota di
colore che assumerà la ciambella. Scegliendole succose e zuccherine non sarà
necessario dolcificare ulteriormente la spremuta
Con questa ricetta, naturalmente, se non fosse ancora chiaro, partecipo al contest del blog Il bosco di Alici.
Fantastico dolce,deve essere buonissimo.
RispondiEliminaGrazie mariabianca!! ti mando un bacione!
EliminaChe dolcetto!
RispondiEliminaCredo che sei proprio un bel passo avanti per il contest!!
Grazie della fiducia rachele!!! Il contest devo dirti, è stato soprattutto un bel pretesto per pensare a un dolcetto che mi rappresentasse...poi certo, se casomai dovessi pure vincerlo mica mi strapperei i capelli!!!!
EliminaTi abbraccio e ti mando tanti baci!
Luna intanto un GRAZIE grandissimo perchè, non solo hai partecipato, ma ti sei raccontata in modo spontaneo e diretto così come avevo chiesto nel mio post. Ora conosco un pò meglio la Luna più vera e più intima e sappi che ho apprezzato moltissimo anche lo sforzo che hai fatto, anche io, che sono una gran chiaccherona, fatico a descrivermi. Non ho parole per il dolce, è bellissimo, particolare, pensato e dedicato e questo è ciò che più mi piace. Un bacione e un abbraccio stritoloso.
RispondiEliminaricambio l'abbraccio stritoloso e ci aggiungo tanti baci!!!
Eliminagrazie ancora a te, è stato molto carino e divertente (fatica a parte..)
buon fine settimana, bella!!
Ciao Luna! Beh non è facile trovare un dolce che ci rappresenti, bisogna pensarci un po'... ma alla fine ci sei riuscita e poi questa corona deve essere di una bontà unica!!! :D Complimenti di vero cuore e un forte abbraccio, buona giornata! :**
RispondiEliminaCara Vale, grazie a te, di cuore!!!!
Eliminati abbraccio e ti auguro un bellissimo fine settimana!
Complimenti è una bomba!!! un bacio
RispondiEliminaGrazie baci a te!!!
EliminaComplimenti per il racconto su te stessa e anche per il dolce squisito che sicuramente ti rispecchia buona giornata
RispondiEliminaGrazie cara edvige, sei sempre molto attenta e carina.
Eliminati abbraccio, buon fine settimana a te!
Nella tua descrizione ho trovato una "mortale" come tutti, con tutti i pregi e le virtù che possiamo sfoderare quotidianamente compresi i "vizi" e le debolezze, la parte bianca e nera di ognuno di noi! Noi siamo i giudici più severi di noi stessi. Anche io, con mille difetti, vengo spesso dipinta dagli altri in maniera molto più dolce di come sono in realtà... Ma non faccio niente per apparire migliore. Lo ripeto anche qua come sulle domande... sono estremamente istintiva e vada come vada quella giornata! A volte la mia volubilità si è ritorta soprattutto contro me... Tornando a te non ti nascondo che sarei voluta essere in un angolino del tuo angolino in cucina per vederti pensare: togli questo, metti questo, leva quest'altro aggiungi questo. Mitica che sei! Dal blog traspare tutta la tua ironia che adoro letteralmente! E so bene che spesso dietro quell'ironia si può nascondere la nostra più velata malinconia. Un abbraccio Luna cara... mi vado a vedere la pasta coi finocchi...
RispondiEliminaA proposito... la tua torta è veramente golosa, po' esse bbona e po' esse pure deliziosa!!!
EliminaGrande Elly! eh già: l'ironia, un'ancora di salvezza e una straordinaria maschera dietro cui rifugiarsi.
EliminaAbbracci stritolosi a te e grazie sempre del confronto e delle belle riflessioni!
baci, buon fine settimana....a piedi!!!
ti è venuta a dir poco...strepitosaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, un abbraccio SILVIA
RispondiEliminaGrazieeeeeeee!!!!!!!!! Baci, buon fine settimana silvietta!
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