E una fila di scarpe da ginnastica stese ad asciugare.
Dagli zaini, gocciolanti, appesi per le bretelle.
E dalle innumerevoli cianfrusaglie riportate.
Dal ricordo di tutti gli input visivi, olfattivi e acustici
da cui si è stati bombardati.
E dei quali poi si avverte la mancanza.
Il dialetto dai suoni aspri e sincopati della zona di
Pechino e quello musicale e cantilenante di Shanghai e Hong Kong.
Suoni incomprensibili, così come tutte le scritte
e le
insegne
e gli avvisi
e le indicazioni stradali
non sono altro che un insieme misterioso di segni grafici
dal significato assolutamente oscuro.
Si va a intuito, ci si appiglia a qualche indizio, ci si
affida alle mappe scaricate sul tablet che recano i toponimi anche in alfabeto
latino.
Ma la Cina
non è tutta mappata e per certe zone, anche delle grandi città, ti devi
arrangiare.
Poi, ogni tanto, si riconosce con sollievo, qualche icona
nota.
O meno nota ma intuibile
E si accetta subito che la comunicazione, almeno verbale,
con i locali è impossibile.
Allora impari a "parlare" a gesti, sguardi, sorrisi e capisci
che le barriere da superare sono solo quelle mentali, perché poi il resto lo fa
la disponibilità reciproca.
Nessuno, o quasi, parla inglese.
Lo sapevamo questo, ma trovarcisi è un’altra storia.
Fa aguzzare l’ingegno e regala la sensazione di un viaggio,
per certi versi, ancora più selvaggio di quello nella savana del Kruger.
Nemmeno nei ristoranti, dove per mangiare ci si limita a
indicare i piatti dei vicini di tavolo oppure foto che molto spesso sono solo
un vago indizio di quello che sarà il piatto ordinato.
Ma scopri che (quasi sempre) è buonissimo lo stesso, e che
aspettarsi una cosa e vedersene recapitare un’altra è servito a far crescere il
tuo bagaglio di conoscenza.
Impari subito che l’acqua in bottiglia è la cosa più
difficile da ottenere: meglio chiedere un tè, della birra, il vino.
Oppure portartela dietro dopo averla acquistata al
supermercato, che tanto nessuno ci farà caso o si stupirà di questo.
Perché la parola water
è sconosciuta.
E inoltre non è proprio usanza servirla ai pasti.
Appena preso posto si verrà forniti di un bicchiere di acqua
bollente, in cui poter mettere foglie essiccate, bustine, infusi portati da
casa.
(ma la prima volta il dubbio che servisse per lavarcisi le
mani ci ha sfiorati..)
Oppure, nei ristoranti di livello leggermente superiore,
direttamente di un bicchiere di tè.
Un viaggio in Cina, in autonomia, senza guida, né la
rassicurante protezione del tour di gruppo, pone subito nella consapevolezza di
essere veramente soli e di doversi
più che mai “adattare”.
A mangiare con le bacchette per esempio,
perché nessun
ristorante ti fornisce l’apparecchiatura cui siamo abituati: tovaglia,
tovagliolo, coltello, forchetta, piatti e
bicchieri.
La mise en place sarà: un piattino, una ciotolina, un paio
di bacchette a testa e il bicchiere di acqua bollente.
Ogni tanto qualche cucchiaio per le zuppe, ma di quelli
cinesi, corti e larghi.
E scopri che è giusto questione di allenamento dei muscoli
della mano (che all’inizio reclamano un po’), perché necessità fa virtù e in
poco tempo impari a destreggiarti anche con funghi scivolosi e spaghetti di
soia chilometrici.
Impari che esistono cibi diversi
lontani dal nostro palato
a volte molto lontani
e
altri sempre distanti ma assolutamente sublimi, come l’infinita varietà di
Dumplings,
i ravioli,
realizzati in tutti i modi,
uno più buono dell’altro.
Ti rassegni al fatto che i dolci, nella cucina locale, non esistono (a
parte quelli confezionati e importati o venduti nelle catene internazionali),
non nel senso in cui li intendiamo noi almeno.
E che però a non mancare mai saranno le pietanze a base di tè verde,
dal gelato
alle torte
poco zuccherine, che pochissimo appagheranno la voglia di dessert, ma apriranno
scenari inaspettati…
Di palline che sembrano ghiaccio e invece sono montagne di
gelatina.
Di composti che sembrano creme e invece sono salse di soia
al delicato aroma di vaniglia.
Di un ammasso attraente che sembra cioccolato (e già senti salire l’acquolina)
e invece è pasta di sesamo.
..ma ci si può sempre consolare con spiedini di frutta
caramellata venduti a ogni angolo di strada.
Quelli sì, da picco glicemico solo a guardarli.
Si impara a mettersi in fila indiana per prendere l’autobus,
pur trovandolo stranissimo per la fiumana di gente che ogni secondo attraversa
ogni singolo angolo della città.
Un formicaio umano in moto perpetuo che però vive di regole
molto precise e incontrovertibili: davanti alle fermate ci si comporta
civilmente!
A capire la segnaletica davanti alle porte della
metropolitana:
ci si dispone su due file parallele ai lati e in mezzo si lascia
il posto per quelli che devono scendere.
Salvo poi scoprire a proprie spese che queste regole valgono
solo per la salita, mentre al momento dell’arresto del mezzo bisogna aver cura
di non trovarsi mai davanti alla porta inutilmente: si verrà trascinati
inesorabilmente fuori dalla suddetta fiumana pressante e sgomitante
(allora diventa obbligatorio darsi regole personali: se ci perdiamo ci vediamo là)
Passeggiare nei parchi e scoprire che sono pieni, di giorno così come di sera col
buio, di persone che in gruppo
o da sole
praticano Tai Chi,
si allenano con le spade,
ripassano passi di danza
o
semplicemente eseguono coreografie sulle note dolci emesse da un piccolo, gracchiante,
stereo portatile, stile anni ‘80.
Stupirsi di come le uniche due facce bianche in un mare di visi gialli passino assolutamente inosservate.
Nessuno sembra far caso a noi due.
E si ha la sensazione di essere naturalmente parte integrante di tutto il consesso.
Imparare che non sempre le strade si possono attraversare e
se la cartina indica di andare dritto per una certa via può essere che si debba
fare tutto un percorso a ostacoli per passare da un punto all’altro, pur
vicinissimi: ci sono sottopassaggi, sopraelevate,
passerelle pedonali che uniscono un
grattacielo all’altro.
Si scoprono presto i tortuosi percorsi in metropolitana: prendo la rossa, scendo a quella fermata poi
cambio con la blu.
Ma magari all’inizio non sai che sotto alla
metropolitana c’è una città parallela fatta di negozi, fast food, supermercati
e lunghe, lunghissime, interminabili vie che collegano una stazione all’altra.
Passi da un mezzo di trasporto ipertecnologico,
ad altri decisamente più vecchiotti
tradizionali
o semplicemente pratici
(non si vedono tutti, ma i passeggeri sono 5!)
Da un paesaggio fatto di grattacieli che sfidano la forza di
gravità,
abbarbicati come sono, anche sulle pendici di una montagna,
alle case di lamiera di un villaggio di pescatori
da opere ingegneristiche sempre più ambiziose
a giardini fatti di laghetti e pagode
dalla poesia di strade millenarie
alla fascinazione di moderni parchi giochi, parimenti
intramontabili nella loro magia.
Da un tetto di eteree lanterne
ad ammassi scintillanti di luci al neon
dove sembra sempre capodanno.
Ti diverti a curiosare nei coloratissimi e straripanti negozi di cineserie
(non per niente)
e a scoprire che sono proprio le cose più inutili, più
assurde, più impensabili ad andare per la maggiore.
Comprese macchinine telecomandate che camminano in verticale sui muri e uccellini di plastica che cinguettano da dentro una gabbia.
Che anche la moda, a volte, ha qualche piccolo particolare
discutibile.
Forse un po' eccessivo
magari lievemente kitsch
Che, all'opposto della abitazioni, i fiori
e le piante
crescono in in orizzontale...su piani verticali!
Che le funivie passano a strapiombo sul mare,
e fanno anche
loro, percorsi lunghissimi e tortuosi.
Ci si inebria del profumo di incenso davanti ai templi
E si rimane incantati davanti alla magnificenza delle loro
statue.
Fino poi a scoprire che in fondo tutto il mondo è paese.
Che anche lontano, anche dall’altra parte del mondo, magari
in modo leggermente diverso
e solo poco più
acrobatico del nostro,
si stendono i panni,
ci si sposa
magari in modo più scenografico e colorato
e si vanno a fare le
foto prima del pranzo con i parenti
Ti porti dietro come al solito un pezzo di casa
E prendi il caffè davanti a un panorama di mare e
grattacieli
E scopri che durante ogni singolo momento di questo viaggio
non hai smesso di assorbire, incamerare, rubare con gli occhi.
Assaporando ogni suono, ogni colore, ogni raggio laser che
parte costantemente dalla sommità dei grattacieli, manco fosse il passatempo
più divertente del mondo.
Uno scalo lunghissimo a Francoforte sulla via del ritorno, che anche le 13 ore di volo precedenti diventano relative.
Il rifiuto di rimanere chiusi in aeroporto, pur essendo l'alba, ma col fuso orario è notte da 18 ore e la fame si fa sentire.
Il treno per il centro,
giusto il tempo di una boccata d'aria, un bretzel
e un panino con il wurstel.
Poi, l'ennesimo portellone che si richiude
E via, un altro viaggio è andato.
uao immagini stupende...grazie per averle condivise.
RispondiEliminapeccato che hai già finito di raccontare perchè sarei stata qui a leggere ancora per un bel po'...bentornata a casa, anche se immagino che una parte di testa e di cuore siano ancora fermi in Asia....
RispondiEliminaUn abbraccio grande grande
PS: da ora puoi ritrovarmi qui lauranajma.blogspot.com
O_o marunna santa... non vedevo l'ora di leggere questo tuo post.. ho letto tutto di un colpo.. mi scoppia la testa dalle foto.. Ma..ma.. erano scorpioni quelli infilzati???? e uova di cosa????? O_o... Sulla bicicletta.. ho visto il 5° passeggero.. un serpente :-D !!!! La funivia a picco.. i grattacieli così alti.. le luci.. le migliaia e migliaia di persone.. il fatto che non ti comprendano.. che nessuno parli inglese.. di trovare scritte che non potrai mai decifrare.. senza forchette.. senza acqua nei locali.. m'ha fatto capire una cosa.. che nonostante sia molto ma molto affascinante.. la Cina non fa per me!!!! Ma grazie a te.. posso fare viaggi virtuali comodamente seduta sulla poltrona di casa mia.. al sicuro!!! Un abbraccio... e bentornataaaaaaaaa :-* smack
RispondiEliminaQuesto si che è IL VIAGGIO, di quelli che ti cambiano pure un po'!!!!
RispondiEliminaQuesta carrellata di foto è una più sorprendente dell'altra. Così curioso sapere della moltitudine di culture che riempie il nostro mondo.
Immagino come stai!!?!? Sotto a un treno!!!! ;-)
Aspettative??? Deluse o Confermate????
Kiss bellezza
Esatto: sotto a un treno e ancora adesso!!!
EliminaAspettative più che confermate, in alcuni casi sono rimasta proprio stupita e piacevolmente sorpresa di alcune cose.
baciiii
Wow... complimenti cara, come sempre i tuoi racconti sono una ventata di aria di viaggio... foto e descrizioni meravigliosi... e complimenti anche per l'avventura con ideogrammi & c..... soprattutto a tavola!!!!!!! Chissà che bella e indimenticabile esperienza, grazie di condividerla qui!!!
RispondiEliminaBuonanotte e sogni d'oro :-)
Il tuo modo di raccontare con dovizia di particolari mi ha fatto sentire vicina a te mentre incameravi con i sensi l'essenza di questo paese, mentre immortalavi con questi scatti splendidi questa esperienza... la prossima volta che partite vengo anche io!!!!
RispondiEliminaFinalmente riuscirò a postare? :( Favolosa descrizione. Mentre leggevo le tue parole ricche di entusiasmo, mi sentivo con te mentre rubavi con gli occhi per custodire nel cuore questa tua esperienza. Foto spettacolari! Brava brava brava! E' sempre un piacere leggerti... La mia Sora Cavia... <3 <3 <3
RispondiEliminaGrazie a tutte ragazze, baci!
RispondiEliminaOhhhh astinenza da post finita e me li ero anche persi, causa feste. Giuro che io mi perdo nelle tur parole e nelle tue foto e mi sembra di esserci davvero in quei luoghi, sembra che tu abbia fatto una foto per tutto. Posso dire che stai benissimo con i capelli corti? lisci come una cinese. Corro a leggermi l'altro. PS La caffettiera è il pezzo forte.
RispondiEliminaIl bello di questo popolo che mantiene in se l'ancestrale passato ma non disdegna il pratico futuro tecnoloico che loro stessi hanno preparata. Bellissime le immagini grazie anche di questo viaggio. Ciaoooo
RispondiEliminaGrazie per avermi fatto viaggiare con le fantasia attraverso le tue parole e le foto. Un'esperienza intensa scontrarsi con le difficoltà del fai da te ma che regala un sacco di ricordi in più. Sono stato a Taiwan in passato, quindi so cosa significa trovarsi davanti ad un non menu :-D per fortuna c'era un'amica di lì, altrimenti sarebbe stata dura. Ma viaggiare è anche questo, anzi, sicuramente tutto acquista un valore in più, quello della differenza.
RispondiEliminaFabio
Grazie a te Fabio! Hai proprio ragione: viaggiate in autonomia ha questo valore aggiunto dell avventura. Poi per carità, va bene e va male, ma in ogni caso si acquisisce esperienza e si i!parano tante cose. Taiwan mi manca ma mi piacerebbe andarci! Grazie ancora buona giornata
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