E dopo aver forse un po’ annoiato averli ridotti a
peperini, illustrando minuziosamente ogni singola tappa del nostro viaggio, sdoganato post chilometrici (che giusto una manciata di masochisti avranno avuto l'ardire di leggersi fino alla fine), caricato foto su foto e passato ore e ore seduta alla finestra (del pc)
sospirando per il tempo che fu, rieccoci alla dura vita quotidiana.
Fatta di treni e corse a ostacoli.
Ginnastica posturale e grane quotidiane.
Ma anche fornelli (era ora!) e weekend passati a ciondolare in pigiama.
Perché sì, in fondo è sempre bello poi tornare a casa.
Specie dopo viaggi che appunto sono viaggi, non certo vacanze.
Dove al massimo dormi 5-6 ore per notte
e di giorno scarpini dall’alba al tramonto, nell’ansia di voler vedere tutto e
qualche volta facendoci scappare pure qualcosa di non programmato, talmente si
è presi dal sacro fuoco, dell' "e quando ci ricapita?".
E a proposito di
fuoco, nemmeno la febbre alta mi ha fermata: perché sì, al terzo giorno di smog
ero stesa da uno dei miei raffreddori senza scampo, aggravato dal nuovo,
stranissimo clima.
Non respiravo e avevo le ossa rotte.
“non mi sento tanto
bene: senti un po’ se scotto” ho chiesto una sera all’amato bene.
Lui, distolto dalla lettura della Lonely Planet mi appoggia
distrattamente una mano sulla fronte.
“ma non così: si sente con le labbra..come fanno le mamme, no?”
E vado a illustrargli la tecnica scientifica di misurazione
della temperatura in uso dai tempi de
pora nonna: una mano a cingere la testa, l'altra preposta a scostare eventuali
capelli dalla fronte, labbra poggiate con piglio deciso su una tempia o poco più su.
Sbuffando e guardandomi in cagnesco esegue l’ordine e dopo
un attimo di finta concentrazione sentenzia: 37.5/38
È il mio momento di riscatto!
Visto che il
malessere si presenta già da un paio di sere, vado tutta fiera ad aprire il mio
prezioso bagaglio caricato appositamente ed esclusivamente di farmaci e ad estrarne
una delle due scatole di antibiotico che mi sono portata dietro sventolandola
sotto il naso dello scettico amato bene (visto
che è servito?!), che per non darmi (ulteriore) soddisfazione si limita ad alzare un
sopracciglio.
Visto, come siamo
organizzati? insisto io, sempre più contenta, che a momenti manco della
febbre mi importa più.
“sì, te sei portata
dietro na farmacia e manco un termometro…proprio organizzati!”
Gasp. Taccio, rimango muta, faccio finta di niente che su
questo (ma solo su questo)…ha ragione.
Due giorni dopo, sulla via della guarigione, il fato mi
viene incontro porgendomi l’occasione di un ulteriore riscatto.
L’amato bene fatica ad appoggiare il piede a terra: ha il
tallone gonfio e dolorante.
Don’t worry! Mi precipito a riprendere la mia borsa di Mary Poppins versione
Pronto soccorso e tiro fuori un tubetto di gel all ’arnica e una dose unica di granuli alla 200CH.
Sì, perché mica solo medicina allopatica, mi porto dietro io.
(E se è per quello ci sono pure fiori di bach e oli essenziali, che non si può mai sapere)
I granuli li rifiuta (uomo di poca fede!), allora gli faccio
impacchi di gel, non mancando di fargli notare come un’altra volta la presenza
di quella borsa da lui tanto contestata si sia rivelata assolutamente fondamentale.
(poi sì, usciamo anche a comprare delle talloniere, cammina zoppo
per un paio di giorni ma alla fine, grazie alla borsa delle meraviglie, passa pure quello).
Arrivati a Shangai però la mia efficienza medica viene
minata seriamente: sempre il mio aitante e muscoloso consorte si alza dal letto
stavolta con una gengiva rossa e dolorante, per la presenza di una pallina
fioritale sopra durante la notte.
Vai con l’antibiotico!
(ehehehe) Ne ho un’altra scatola!
Ma lui resiste.
No, quale
antibiotico?! Dammi un collutorio, piuttosto.
Annaspo.
Oh caspita.
Collutorio?
ehm...non ce
l’ho.
Ma poi ragiono: quello non è un farmaco, non può esserci nella mia borsa delle
meraviglie.
Tanti impicci e manco un collutorio!
Termometro no, collutorio no…che te sei portata a fa tutta
quella roba?
Sottolinea lo zoppicante, variamente abbottato, consorte malaticcio, che non gli pare vero di potermi cogliere in flagrante.
Vaglielo a spiegare che il colluttorio e il termometro si
trovano anche in Cina, anche senza parlare cinese.
Il primo al supermercato.
Il secondo mimandolo a gesti nella prima farmacia incontrata.
E così ora ho pure:
un termometro digitale e
un flaconcino di colluttorio
entrambi con spiegazioni rigorosamente in ideogrammi da poter aggiungere al mio bottino da viaggio!
@@@@@@@@@@
Ma c'è da fare una premessa.
A me la pasta all’uovo, lasagne a parte, non piace, c’è poco
da fare. Sarà perché non amo le uova che fettuccine, tagliatelle e, specialmente
i maltagliati, secondo me finiscono per sovrastare anche il più complesso e
godurioso dei condimenti.
E sono consapevole, con questo outing, di attirarmi le
ingiurie di provette sfogline e amanti del genere.
L’amato bene è uno di questi e ama la pasta all'uovo in maniera viscerale, con una passione insana proprio per i maltagliati, seguiti a ruota
dagli spaghetti alla chitarra, gli stessi che io non posso vedere nemmeno da
lontano perchè mi paiono un insulto agli spaghetti “veri e propri”.
Per amore però si fa questo ed altro, anche una pasta
cremosa che con uno spaghetto di acqua e farina sarebbe andato a nozze, senza
incastrarsi e venire assorbita dai fetentoni all’uovo. Buona era buona per
carità, ma fossi in voi, per apprezzarla pienamente calerei una mezza chilata
di fusilli o pennette rigate…
Io ve l’ho detto!
Ingredienti (per
2)
220 gr di maltagliati
100 gr di speck
Abbondante pecorino romano grattugiato e in scaglie
1 scalogno
Mezo bicchiere di latte
Olio extravergine d’oliva
Sale
Pepe nero
Procedimento
Sbucciare le fave, eliminando anche “l’unghietta” che le
tiene attaccate al baccello. La pellicina che le ricopre, se sono ancora tenere
non è necessario eliminarla: a me piace, poi è questione di gusti.
In una padella antiaderente far scaldare dell’olio con lo
scalogno tritato e lo speck tagliato a striscioline, ma prima che cominci a
sfrigolare unire le fave, bagnare con qualche mestolo di acqua calda, salare,
pepare e lasciar cuocere per circa un quarto d’ora o finchè non saranno tenere.
Mettere via un paio di mestoli di fave, e unire al resto 2
cucchiai di pecorino, il latte e un goccio di olio, quindi passare tutto al
minipimer.
Cuocere i maltagliati in abbondante acqua salata, scolarli al dente,
conservando un mestolino di acqua di cottura e metterli nella padella con le
fave rimaste. Unire la crema e mantecare il tutto su fuoco molto basso,
allungando eventualmente con l’acqua di cottura.
Completare con altro pecorino a scaglie, impiattare e
servire con un'altra spolverata di pepe nero.
meno male che ci siete voi ..... e tu che una situazione familiare normalissima la fai diventare una scenetta tutta da ridere. Avrei voluto vederti mimare il termometro. La pasta è davvero invitante salvo pulire tutte le fave dalla pellicina...roba da distendere i nervi o farteli venire dipende. Un bacione.
RispondiEliminano per carità annarì, apposta dico: a me piacciono con la pellicina!!! e chi la leva?!
Eliminasul gioco dei mimi in farmacia c'è un archivio segreto di foto ;-)
...e segreto rimarrà!!
bacioni a te
Ma sai che anche io nn ho questo amore per la pasta all'uovo!!!! Mi sembra sempre tutto troppo pesante.
RispondiEliminaE comunque una cosa devo chiedertela, ma sti post kilometrici quando li scrivi????
Un kiss compagna!!!
sul treno, alla fermata dell'autobus, in bagno, mentre vado in palestra, in coda alla posta... oppure di notte....come adesso!
Eliminabaci a te, bellezza!! (e a quel pacioccone bellissimo!)
ahahahahahaha sai che mi sembra me? parto l'estate per la Grecia e mi porto tutto l'arsenale di medicine.. e Ric che mi fa "guarda che anche là esistono le farmacie!" ahahahaahaha Ottimi invecei maltagliati.. adoro l'abbinamento fave e pecorino.. mi piace frullarne una buona parte col latte..che fame m'haimesso.. baciotti cara :-)
RispondiEliminaeh sì, ho visto che anche tu usi tanto questo abbinamento di fave e pecorino (infatti prima di pubblicare la ricetta sono passata a vedere da te se per caso non fosse uguale a una delle tue!!).
Eliminagrazie claudietta tanti bacioni!
oooooooh, finalmente qualcuno con cui parlare , io che vengo additata quando dico che la pasta all'uovo ummigarba mica... (solo i tortellini, diciamo)! Bona, poi, questa!
RispondiEliminaah ecco sì, tra le eccezioni annovero pure i tortellini via, ma per il resto, sta pasta all'uovo un garba manco a me!
Eliminabacioni enormi, Pills!
mi hai molto ma è cosi quando si va all'estero turro quello che non devo capitare capita :-)
RispondiEliminacomplimenti per ottimo primo piatto, un altra verisone no un ottima versione
Grazie carmine, sì è proprio così: in viaggio capita un po' di tutto, ma in fondo gli imprevisti fanno parte del gioco!
EliminaAnche io porto sempre l'arsenale, compreso il termometro (ma solo da quando è nata la peste), il colluttorio no...dici che lo devo aggiungere?
RispondiEliminaGustosissima questa pasta, me la annoto, anche se i miei esperimenti veg non lo consentirebbero ;-)
beh sai, un colluttorio in una farmacia da viaggio ben fornita non può mancare!! Io il termometro una volta lo portavo, poi da quando le compagnie aeree hanno vietato quelli vecchi al mercurio, ho smesso di farlo. questa è stata anche l'occasione quindi per comprarmi un termometro digitale!!
Eliminabacioni, grazie!
Oooh finalmente qualcuno lo dice a voce alta! la pasta all'uovo eanchebasta! mio marito chiedera il divorzio se legge :)
RispondiEliminaahahaha, sì anche il mio! ma tanto non leggono, almeno il mio fa solo finta di averlo fatto quando gli chiedo: hai letto quella cosa che ho scritto...?
Eliminaquindi possiamo pure urlarlo!!
Peccato la 200CH sarebbe stato perfetto uomo di poca fede....non cosa sia meglio il racconto o la ricetta...direi entrambi leggo il racconto e mangio il piatto più perfetto di cosi....Buona serata.
RispondiEliminabrava edvige: mai accontentarsi!!!! Scegliere entrambe le cose risolve il dilemma!!!
RispondiEliminaPer la 200 ch ...sì è proprio testardo!! ma peggio per lui...
baciii