È andata così, un paio di settimane prima.
Nel modo più sdolcinato e romantico possibile.
Come è nel nostro stile, del resto.
Mio di alcuni precipui momenti, soprattutto.
E soprattutto quando la mente (e pure ogni fibra del corpo e ogni singolo nervo) è tutta proiettata verso l'imminente trasloco, la roba da impacchettare, gli scatoloni da spostare da una casa all'altra;
poi ad altri due appuntamenti, di una certa rilevanza, che naturalmente vanno a capitare, a ciccio, giusto una manciata di giorni prima e uno il giorno stesso del rogito.
Tanto per non farsi mancare niente.
Insomma: ce n'è di che litigare e sbranarsi a ogni sillaba pronunciata.
Un foglio abbandonato sul divano, l’aria dell’amato bene davvero
poco circospetta e l’attenzione tutta rivolta, piuttosto, ai titoli del
telegiornale.
Io che, appena rincasata e ancora col piumino addosso, mi
avvicino già sul piede di guerra (ho
pulito stamattina, ho tolto di mezzo tutti gli impicci possibili e immaginabili:
te pare che questo me deve lascià fogli sparsi dappertutto?).
I sensi in allerta, gli artigli tesi, pronti a sferrare
l’attacco.
“che è sta roba?”
domando con la grazia innata che (in alcuni momenti) mi è propria, tirandolo
giù dalla nuvoletta grigio-fumo sulla quale si è rintanato a cogitare sulle
notizie del giorno facendo a malapena caso al mio rientro.
Mi guarda, si illumina di colpo, realizza che in casa non è
più solo, che sono tornata!
E me lo dice così:
“amore, ma è il regalo
per san valentino!!!”
Caspita.
Siamo a fine gennaio, ma lo so che lui ama fare le cose per
tempo.
Organizzarsi.
Programmare.
Ricaccio dentro l’insulto e leggo al volo magiche parole
sparse, quelle capaci di dare una svolta anche alla serata più difficile, allo scazzo più intenso, alle lacrime già in procinto di rotolare giù:
booking/prenotazione
confermata/colazione inclusa.
Vedo l’immagine di una stanza, di un boschetto, di un
cuoricino disegnato.
Dove non importa, l’importante è che si vada.
“Avresti sempre voluto vedere il parco dei mostri di
Bomarzo, bene: ci andiamo a s.Valentino e dormiamo pure lì!...cioè: non dentro
il bosco, in un b&b nei dintorni e ne approfittiamo per andare a vedere
pure Civita di Bagnoregio. Contenta??”.
E io che ero pronta ad azzannarlo.
Che, chiamati già a raccolta i coreuti, stavo per afferrare
quel foglio, appallottolarlo e rinfacciargli che aveva osato abbandonarlo così,
sul divano.
Cuore mio.
Ma a quel punto si pone la domanda su come ricambiare.
Che si vabbè i baci e i cuori di cioccolato, ma un po’ di
sostanza ci vuole.
Non fosse altro che per scontare l’affronto di un insulto
anche solo formulato mentalmente.
Come minimo devo stupirlo anche io.
Farmi venire in mente un’idea altrettanto romantica.
Escogitare un pensiero parimenti amorevole.
Una cenetta a lume di candela?
Preparargli il suo dolce preferito?
Reperirgli per l’ennesima volta badilate di marmellate e confetture particolari di cui è molto ghiotto ma che ormai ha assaggiato in tutte le
versioni e di tutti i gusti compresa quella di mirtillo con succo d’agave?
(no, perchè poi tocca traslocà pure quelle)
Cosa non gli ho già regalato nei 23 san valentino pregressi?
Forse una spedizione su Marte, perché per il resto ha avuto
in sorte ogni oggetto possibile, utile o simbolico, tangibile o fruibile
mettendosi in viaggio.
Ed è così che pensa che ti ripensa mi viene in mente il
regalo giusto, quello che –caso strano- ancora non gli ho mai fatto.
Proprio mai.
Una cosa che avrebbe sempre voluto comprarsi ma non ha mai
osato farlo, con la motivazione (ineccepibile) che “tanto che ce devo fa?” (salvo poi rammaricarsi di non averlo perché
in certe occasioni la legge lo prevede…).
Un regalo che più romantico non esiste.
Più sdolcinato non sarebbe possibile.
Più simbolico e significativo non si potrebbe immaginare.
….
Le catene da neve per la macchina!
Che come si chiede ancora un mio amico scrittore, dopo
avergliene parlato: “Quali proiezioni dell’inconscio spingono una donna a
regalare catene?
…Ti lego a me?
…Non scivolare?”
No ma de che: l’esaurimento di idee, piuttosto!
Semplicemente.
Altro che poesia.
E poi la facilità con cui si reperiscono potendo contare su
un fratello carrozziere.
“leggi la sequenza numerica sui copertoni e mandamela via
sms, che te le ordino dal nostro fornitore”.
Manco lo sforzo di cercarle, andarle a comprare,
trascinarsele dietro (che pesano pure).
Ah, e già che c’ero, anche senza lo sforzo di fare il
pacchetto: “mamma mi raccomando, quando arrivano incartamele per bene che io
non ho tempo, poi passo a prendermele. E mettici un fiocco, non te lo scordare!!”.
Perché il mio romanticismo, a volte, non ha limiti.
Perché se fa la neve a Roma, e diramano l’obbligo di avere
le catene a bordo, oplà: noi siamo a posto!
Inutile dire che ha apprezzato come se a me avesse regalato
l’ultimo modello di Trilogy.
Che del resto:
Bomarzo a febbraio/catene…c’era pure una qualche attinenza, no?
@@@@@@
A volte il radicchio è davvero amarognolo. Con i finocchi,
si stempera. Con lo speck e la gratinatura di parmigiano diventa un sogno a
occhi aperti…e la torta perfetta da mangiarsi sul divano davanti alla partita o
a Sanremo appena lasciato alle spalle…
Ingredienti (per
uno stampo a cerniera da 24 cm
di diametro)
Per la base
150 gr di farina integrale
100 gr di semola di grano duro
50 gr di farina di farro
130 ml di vino bianco
70 ml di olio extravergine d’oliva
1 cucchiaino raso di sale
Per il ripieno
1 pallotta di radicchio
3 finocchi
100 gr di speck
2 scalogni
2 cucchiai di parmigiano
2 cucchiai di pangrattato
Sale
Pepe
Olio extravergine d’oliva
Procedimento
Tagliare il radicchio a metà, quindi a striscioline e
raccoglierlo in una ciotola piena d’acqua. Sciacquarlo e scolarlo bene. Mondare
i finocchi e tagliare anche quelli a fettine non troppo spesse.
Scaldare dell’olio insieme agli scalogni affettati in una
larga padella, quindi unire le verdure e far saltare qualche minuto,
aggiustando di sale e pepe. Da ultimo unire anche lo speck tagliato a
striscioline, mescolare bene e lasciare raffreddare.
Preparare la base riunendo le farine e il sale in una
ciotola. Aggiungere gradualmente il vino e l’olio e impastare fino a ottenere
un composto liscio ed elastico. Disporlo in uno stampo a cerniera oliato e
stenderlo con le dita rialzandolo bene sui bordi. Spolverizzare la base di
pangrattato e riempirla con le verdure cotte in precedenza. Terminare con una
spolverata di parmigiano e cuocere in forno a 180° per circa 35-40 minuti,
secondo il forno.
Caspita che maritino affettuoso hai. Il mio, quando è solo in casa, semina carte ,giornali e pure vestiti ovunque, ma i fogli che lascia in giro non sono mai sorprese romantiche.
RispondiEliminaMa sai che non ho mai assaggiato radicchio e finocchi insieme ? Anche la pasta che hai fatto mi ispira molto. La proverò di sicuro.
Baci
Io continuo a ripetere che quell'uomo è unico nel suo genere...il mio nemmeno 3 rose in croce :-(
RispondiEliminaSpero che la fuga romantica sia andata bene, di certo è stato un viaggio in sicurezza ^_*
Ottimi abbinamenti in questa torta, io non disdegno l'amaro del radicchio ma mi intriga questo mix di sapori, complimenti!!!
Civita di Bagnoregio è un mio piccolo (e spero prossimo) obiettivo! Ecco, quello l'avrei gradito più delle catene, che comunque sono utili e sono comunque un regalo utile.
RispondiEliminaFabio
Poi la torta parla da sé, gustosa al punto giusto :-D
EliminaUna ghiottissima torta salata... che abbinamento gustoso, complimenti!!!!
RispondiEliminaL'avesse fatto lui lo avresti ucciso, almeno io sì, "come hai osato? meglio niente che un regalo ordinato e incartato da altri" e invece così c'hai fatto pure la tua porca figura...domandina: ma si mettono facilmente? non è che poi dovrà tirare gù tutti i santi quando gli capiterà di usarle?
RispondiEliminaLa torta mi piace molto, adoro il radicchio.
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