I libri antichi li ho messi sopra l’armadio.
Proprio sopra sopra, ancora dentro uno scatolone però aperto
su un lato e trasformato in scaffale.
Quelli di cucina in cucina: proprio sopra il frigorifero,
pure loro protetti in uno scaffale di cartone.
Tutti gli altri sparsi come coriandoli su ogni superficie
disponibile.
Perché in questa casa manca una libreria.
Il vecchio proprietario era uno che amava l’essenziale:
pochi mobili, nessuna suppellettile.
(il sogno inconfessabile dell'amato bene, solo che lui sopporta per amore e io ho evitato che si incontrassero troppo spesso e che il tizio potesse mettergli strane idee in testa)
Che se vedesse casa adesso gli verrebbe un coccolone.
Perché ora sono arrivata io.
E tutto il carrozzone delle mie cose e libri e padelle e
stampi e vassoi e cianfrusaglie.
Due delle diciotto cornici d’argento che ci hanno regalato
per il matrimonio le ho piazzate sulla scarpiera in cima alle scale.
4 sul comò, che finalmente abbiamo un comò e non più un
settimino.
I pupazzetti-portachiave dell’acquario di Lisbona e quelli
con le maschere masai sono finiti ognuno sulla chiave di una porta.
E siccome le porte sono in tutto 4, di cui 2 scorrevoli,
senza maniglia e senza chiave, non sono state sufficienti, perciò un incerto
destino pende, attualmente, sulle loro teste.
Alcune cose devono ancora trovare una degna collocazione.
Altre hanno preso la via dei secchioni, opportunamente
differenziate per materiale.
(e molte altre le seguiranno a ruota)
Bomboniere.
Souvenir.
Coccetti vari.
a quelli sì, posso rinunciare, andando incontro alle esigenze di essenzialità dell'amato bene.
Le pile di vecchie riviste di cucina le ho (segretamente) distribuite in due cassetti di un armadio seminascosto, aspettando il momento giusto per cacciarle fuori.
Tra gli acquisti assolutamente urgenti invece figurano:
un tavolinetto per il salotto (per poggiarci i libroni
fotografici per i quali nessuno scaffale è adatto; …e poi i piedi la sera
davanti alla tv)
ma soprattutto, per l’appunto, una grande libreria.
Muri di libri al momento si ergono nella seconda stanza
adibita a studio.
Per certi versi belli da vedere ma difficili da gestire, anche
perché a me, fatalità, serve sempre proprio quel libro in fondo alla piramide
che fa da sostegno a tutto il restante, improvvisato baldacchino.
La domanda che circola sempre più spesso attorno al mistero
fitto di questo periodo è: dove tenevamo tutta questa roba in 45 metri quadri se nei 70
attuali non riusciamo più a ricollocarla?
Avendo già riempito i 3 soppalchi, la casetta in legno del
giardino e il ripostiglio in terrazzo.
Ma le questioni veramente urgenti al momento sono altre:
“ ti ricordi che ora
devi proseguire dritto quando esci dalla stazione?” mi interroga ogni
mattina l’amato bene temendo di dovermi venire a recuperare a casa vecchia.
“ricordati di andare a
casa nuova!” mi suggerisce mia madre ogni sera via sms quando la informo
che sono scesa dal treno.
Di certo i miei poco lodevoli trascorsi non aiutano a fidarsi, ma
sottovalutarmi così…
E non sarà mica perché la prima sera sono stata una manciata
di minuti buoni a tentare di aprire il cancello di due numeri civici prima del
mio.
(presentandomi subito così, al naturale, ai legittimi
proprietari, rassicurandoli che no, non tentavo maldestramente di scassinare,
ma ero solo la nuova vicina).
E che la seconda sera ho imboccato, decisa, il vialetto dopo
(questa volta, grazie al cielo, senza incontrare nessuno, che una prima
impressione già me la sono giocata così)
Ma mica è colpa mia se questa casa si trova in una schiera
di villette tutte uguali con ingannevoli sottocartelle di numeri civici che
figurano con le lettere dell’alfabeto per cui dopo il 6 vengono il 6A, il 6B,
il 6C e via
dicendo.
Certo essendo la capofila il riconoscimento dovrebbe essere
più agevole.
Dovrebbe.
Se solo quando cammino non fossi assorta in pensieri,
progetti e distrazioni varie.
Un passo alla volta.
E prima o poi, magari dopo aver trovato posto alla roba dei
6 scatoloni che mi rimangono ancora da aprire, riuscirò pure a ritrovare la
strada di casa.
@@@@@@@@@
Proprio basico, nemmeno la scorza grattugiata del limone.
Questo per scelta, per familiarizzare il più possibile, trovandomici a tu per
tu, con queste nuove farine.
Nessuno vieta, naturalmente, di aggiungere gli aromi
preferiti: un po’ di vaniglia, un pizzico di cannella, una mela sbucciata e
infarinata. Per quanto, così naturale, a me per la colazione (e come spuntino
dopo l’ennesimo scatolone caricato su per le scale) è piaciuto moltissimo.
Ingredienti (per
uno stampo da 24 cm )
3 uova
2 vasetti di yogurt bianchi alla soia
2 vasetti di zucchero di canna scuro
2 vasetti di farina di orzo
2 vasetti di fecola di patate
1 vasetto di olio di semi di girasole
1 bustina di lievito
Procedimento
Sbattere le uova intere con lo zucchero, aggiungere lo
yogurt, l’olio e da ultimo le farine setacciate con il lievito, continuando a
mescolare. Versare il composto in uno stampo oliato e infarinato e cuocere per
30-40 minuti a 180°, affidandosi alla prova stecchino.
Beh prima o dopo la trovi la strada giusta. Pensa, non la strada ma dopo vent'anni io ancora cerco a casa in bagno la luce all'interno come la precedente mentre questa è all'esterno :(
RispondiEliminaBeh certe cose non si dimenticano mai :-))
Buono il ciambellone ma troppo zucchero per me e poi, non va bene, ma noi non facciamo mai colazione e mangiamo pocchissimo pane o simili. Buona giornata cara un abbraccio.
Hai ragione Edvige: certe cose non si dimenticano mai. Sono abitudini radicate, e da una parte è anche bello che resistano. Sono rassicuranti.
EliminaTanti auguri di buona Pasqua e un bacione grandissimo
Evvai finalmente casetta nuova...... proprio all'inizio della primavera è perfetto così potrete godervi anche il giardinetto come si deve e magari anche quello dei vicini visto che potresti tagliare l'erba a quello sbagliato rientrando a casa.....un abbraccio grandissimo e felice nuova casetta.
RispondiEliminaMai sentita la farina d'orzo...da provare, mi piace sperimentare farine alternative.
Grazie bella mia<3!
EliminaNo, l'erba del vicino casomai la taglia l' amato bene: del giardino e degli alberi ha detto che se ne occupa lui...che se fa come ha fatto per il povero papiro...aiuto!!
Ti mando una valanga di baci e auguri
Ben trasferiti allora!!!! immagino che caos.. comunque ti dico una cosa.. ho più cavoli in questa casa che è molto più pioccola di quella in cui vivevoprima.. di quanti ne avevo appunto di là..ma che ne so.. sapendo che c'è poco spazio tendiamo a sfruttare ogni minimo angoletto libero.. Quando è più grande ci si allarga un pòe sembra che non entrino le cose.. Madai che piano piano sistemerai tutto!!! Intanto mi godo una fetta del tuo dolce rustico.. smackkk
RispondiEliminaGrazie claudietta!! Ma si in effetti è proprio vero: nella casetta vecchia avevamo tanti di quegli armadietti, stipetti, armadi a muro e cassepanche in cui infilare la roba che alla fine ne avevamo una marea!! E ora che abbiamo più spazio....uguale: finiremo ( finirò!) per riempirlo alla inverosimile!! Tanti baci a te! Buon weekend
EliminaMi fa piacere che tu sia finalmente approdata in casina nuovaaaaa :-) Chissà che emozione e vedrai che anche acquistare mobili x il nuovo nido d'amore sarà bellissimo..anche rinnovare e buttare il vecchio a dir la verità! Non legarti agli oggetti (a meno che non siano di cucina!!)
RispondiEliminaOttimo cake, la semplicità che in questo periodo non deve proprio mancare ^_^
A presto <3<3<3
Ecco: ci provo sempre, ci lavoro da una vita! " non legati agli oggetti": una verità sacrosanta che cerco di mettere in atto...e prima o poi magari ci riuscirò pure, chissà!! Intanto mi sono già affezionata ai mobili che abbiamo trovato nella nuova casa, pur avendo la prospettiva di cambiarli e bfarli a gusto nostro, prima o dopo e con molta calma...per me è già come se fossero sempre stati miei...sono incorreggibile!!
RispondiEliminaBacioni immensi♥♥♥