Moltissima pazienza e tanto tempo libero.
Questa marmellata l’ho fatta due volte.
La prima durante le vacanze di Natale, così, quasi per gioco
e per omaggiare il piccolo alberello di kumquat che abbiamo in giardino e che aveva
deciso di darci il benvenuto in questa casa producendo una quantità esagerata
di frutti (bastava anche molto meno!!).
Io non potevo restare indifferente.
Certo non sapevo cosa mi aspettava nel momento in cui mi
sono lanciata nell’impresa armata di tagliere e coltellino affilato e trovata
lì con tutto l esercito dei mandarini cinesi schierato sul tavolo.
Ho iniziato ad averne vagamente contezza giusto quando ho
preso in mano il primo e verificato quanto mi ci voleva per aprirlo a metà,
togliere tutti i semi (che sono un’infinità: almeno 5!) e tagliarlo sottile
sottile.
Il segreto è non guardare la parata di frutti in attesa,
ma concentrarsi solo sul mandarino prescelto.
Si arriverà alla fine tirando un sospirone di sollievo e
anche stramaledicendo un po’ l’idea.
Ma l’esito finale appagherà di tutto.
Due chili e 500 grammi è stato il risultato del primo
raccolto quando mi sono resa conto di averne staccati dall’albero a malapena la
metà.
Altrettanti la seconda, per non parlare di tutti quelli che
alla fine ho evitato di raccogliere per sopraggiunta saturazione di spazio e
idee.
Sei traboccanti barattoloni di marmellata ottenuti, più una
quantità ancora imprecisata di liquore, per tutti i fruttini che stanno ancora
lì a macerare nell’alcol.
La seconda volta ci sono partita con tutti i sentimenti.
Consapevole delle due ore buone che mi ci volevano per aprire ogni singolo
mandarino cinese a metà, togliere i semi, raccogliere i semi, tagliare i
frutti.
La cosa dei semi è quella che mi ha stupita di più:
niente
pectina in busta, ma solo quella naturalmente rilasciata dai semi chiusi in una
garza o in un fazzoletto di cotone e fatti cuocere insieme al resto.
Il composto rimane liquido per un bel po’ ma la magia alla
fine accadrà, anzi, il pericolo si annida proprio nella tentazione di
stracuocere per vederla addensarsi: lo farà dopo, in tutta tranquillità, al
calduccio nei barattoli e sotto una coperta di lana per raffreddarsi con la
giusta calma.
Certo non è di quelle preparazioni che si fanno in quattro e
quattr’otto.
Ma mentre si sbuccia, si taglia e si sfiletta si possono
fare un sacco di altre cose: parlare al telefono in vivavoce, ascoltare musica,
guardare un film, meditare, progettare, sbadigliare….
Il risultato è una marmellata corposa, sostenuta, dal sapore
deciso e molto particolare.
Spalmata su una fetta biscottata sembra di mangiare canditi
appena fatti, di quelli buoni e genuini.
Accostata a un formaggio stagionato è estasi pura.
Il procedimento è curioso e in certi passaggi anche
divertente, come quello di scaldare lo zucchero in forno prima di aggiungerlo
alla frutta (vedi note).
Le domande che nella
mia testa andavano per la maggiore erano: si caramellizzerà e mi resterà odore
di bruciato in casa per una settimana? Dovrà buttare via la preziosa teglia di
ferro del nonno dell’amato bene?
Niente di tutto ciò:
funziona più o meno come la sterilizzazione dei barattoli che ho scelto di fare
sempre nel forno. Andrà tutto bene: e se in entrambi i casi ci sono riuscita
io, senza dover chiamare i pompieri…
@@@@@@@@@
La preparazione è suddivisa necessariamente i due giorni,
visto che i kumquat dovranno riposare nell’acqua per una notte. Mi sono basata
su due ricette trovate in rete, rispettivamente qui e qui, ottenendo alla fine
la mia personale.
Purtroppo ho verificato che è impossibile indicare
precisamente i tempi di cottura: dipende dal tipo di pentola usato, dall’acqua
e da altri fattori.
Il metodo del piattino (che comunque riporto nel
procedimento) personalmente non l’ho trovato molto efficace:
la prima volta,
aspettando quel famoso momento in cui una goccia di marmellata versata su un
piattino tenuto in congelatore tutta la notte forma una patina sottile, non ha
funzionato, la patina non è mai comparsa (almeno davanti ai miei occhi) e in
attesa di questo la marmellata per i miei gusti è venuta troppo densa. La
seconda volta mi sono regolata a occhio ed è venuta perfetta. Specie se si usa
una pentola in terracotta, in cui il cibo continua a cuocere anche una volta
tolta dal fuoco, bisogna spegnerlo molto prima e fidarsi del fatto che la
marmellata, anche se si presenta ancora piuttosto liquida, in ogni caso, si
addenserà moltissimo nei vasetti una volta fredda.
Ingredienti ( per
1,2 lt circa di marmellata)
1,250 lt di acqua
800 gr di zucchero di canna scaldato (vedi procedimento)
60 ml di succo di limone filtrato
1 presa di sale
Inoltre:
2 quadrati di garza 10 cm per lato o anche più grandi
Filo di cotone
Procedimento
1°giorno:
Lavare i kumquat e asciugarli con uno strofinaccio. Praticare
un’incisione lungo tutto il diametro e aprirli a metà (semplicemente
tagliandoli a metà si tagliano anche tutti i semi che invece vanno utilizzati):
togliere i semi e raccoglierli in una ciotolina, quindi tagliare i mezzi
mandarini a fettine sottili disponendoli a mano a mano in una capiente ciotola
di vetro.
Una volta terminata l’operazione mettere i semi sulla garza
(o su un fazzoletto di cotone), chiudere bene con il filo di cotone e unirli ai
mezzi mandarini. Aggiungere l’acqua, coprire e lasciare riposare così tutta la
notte. Mettere due piattini in congelatore per la prova cottura dell’indomani.
2°giorno:
Prendere una pentola capiente a fondo spesso (io ne ho
scelta una di terracotta che uso di solito per le zuppe) e metterci i
kumquat con una parte della loro acqua (circa la metà, quella che viene su
insieme ai kumquat prendendoli con un mestolo), il sacchettino di semi e il
succo del limone.
Portare a ebollizione, poi abbassare leggermente la fiamma e
lasciare cuocere per una mezz’oretta/tre quarti d’ora, mescolando di tanto in
tanto.
Nel frattempo,
SCALDARE LO ZUCCHERO:
preriscaldare il forno a 150°C , versare lo zucchero su
una leccarda e infornare per un quarto d’ora (compiere questa operazione poco
prima di aggiungerlo alla frutta).
Trascorso il tempo di bollitura della frutta, aggiungere lo
zucchero scaldato e mescolare bene con un cucchiaio di legno per farlo
sciogliere. A questo punto lasciar cuocere la marmellata fino a quando il
cucchiaio non uscirà velato, e mettendone una goccia sul piattino freddo di cui
sopra scorrerà piano fino a fermarsi e formerà una pellicina leggera.
Dunque io ho impiegato: 30 minuti, allungati poi di altri 10
e altri 10 dieci ancora. Totale: 50 minuti in cui la marmellata sembrerà sempre
molto liquida ma ad un certo punto cambierà colore diventando dorata e un po’
“spumosa”. Regolatevi a occhio procedendo gradualmente di 10 minuti in 10
minuti.
Raggiunto questo punto, spegnere la fiamma, togliere con
cautela il sacchettino di semi dalla marmellata strizzandolo per bene, facendo
attenzione a non romperlo, perché rilasci tutta la pectina; con l’aiuto di un mestolo, versare la
marmellata bollente nei barattoli ancora caldi, precedentemente sterilizzati
(vedi note).
Riempirli fino all’orlo, chiudere bene e posizionare con
cautela i vasetti a testa in giù, coprendoli con uno strofinaccio o una vecchia
maglia di lana, fino a quando i vasetti non saranno freddi e la capsule avranno
formato un leggero avvallamento al centro (segno che il sottovuoto è andato a
buon fine).
Note:
-
la quantità di zucchero dipende molto dal gusto
personale e un po’ dalla dolcezza dei mandarini cinesi. Una delle ricette che
ho consultato ne prevedeva 1,250
kg , l’altra 700, io ho fatto una media…
- Per la sterilizzazione dei barattoli in forno:
Accendere il forno e portarlo a
130 gradi. Ricoprire una leccarda di carta forno, quindi posizionare i
vasetti e i coperchi su di essa assicurandosi che non si tocchino l’un l’altro.
Chiudere il forno e lasciare tutto dentro per almeno 20 minuti. Passato questo tempo, spegnere il forno, lasciarli riposare ancora un po’, poi togliere i barattoli usando le presine e riempirli (ancora tiepidi) di marmellata.
Chiudere il forno e lasciare tutto dentro per almeno 20 minuti. Passato questo tempo, spegnere il forno, lasciarli riposare ancora un po’, poi togliere i barattoli usando le presine e riempirli (ancora tiepidi) di marmellata.
Posso solo immaginare il profumo e il delizioso sapore di questa marmellata... la tua pazienza e la tua perseveranza sono state ripagate alla grande! Perchè i cibi più buoni e sani si preparano con sacrificio, ma poi sai che soddisfazione! Bravissima Luna! Un abbraccio, Leti
RispondiEliminaGrazie leti!! Guarda: se avessi saputo che ci voleva così tanto forse non mi sarei lanciata. Dopo...ci ho preso gusto!!
EliminaAbbracci a te buon we
O_O complimenti per la pazienza!!!!!!!! però il risultato ti avrà ben ripagata.. sarà stata ottima quella marmellata... :-**** smack
RispondiEliminaLo è ancora...ne abbiamo scorte fino al 2025!!
EliminaGrazie cla tanti baci
Davvero curioso questo metodo, non ho mai provato e ti ammiro x questa pazienza..io avrei abbandonato il campo a metà opera :-P sono certa che la soddisfazione ed il sapore ripaghi della fatica..
RispondiEliminaL avrei fatto pure io Consu, se non fossi stata curiosa di assaggiarla!!
EliminaTi assicuro che lka tentazione di mollare tutto lì ti viene eccome!però la MARMELLATA che ne esce è tanto buona!!
Baci
Pazienza sicuramente il tuo forte per me no almeno non in questo frangente ma ti ammiro ti è riuscito benissimo ed immagino la bontà. Un abbraccio e buona giornata
RispondiEliminaDi solito Edvige la pazienza, a parte con i bambini, non è nemmeno il mio di forte, ma stavolta ero mossa sa due motivi incalzanti: la curiosità e la riconoscenza nei confronti dell alberello!!
EliminaAbbracci e baci a te, buon fine settimana!
Che brava, ma soprattutto che pazienza.. complimenti!! Dopo il trucco del tonno di coniglio ora mi devo segnare anche quello dei semini nella garza... questi non sono tra i miei frutti preferiti ma fatti così mi ispirano sicuramente!!! Buona serata :-)
RispondiEliminaNemmeno per me sono i frutti preferiti, però la marmellata mi piace tanto e pensa che in genere non amo molto nemmeno quella di arance, per cui dopo adeguata seduta di training autogeno per la fase 1 della preparazione, ti consiglio vivamente di provarla!!
EliminaComunque per il tonno di coniglio a pazienza siamo lì,,, disossarlo non è propriamente un lavoretto da 5 minuti, ma ne vcale assolutamente la pena!!
Baci buon we
Santissima pazienza!!!! Complimenti perchè alla fine il risultato deve essere stato davvero superbo (lo hai anche replicato!!!)
RispondiEliminaEcco sì il fatto che l abbia pure replicata è proprio segno che mi è piaciuta tanto, non di manie masochistiche gratuite...
EliminaGrazie mila un bacione buon we!!!
siiiiiiiiiiiiiii i mandarini cinesi io li adoro!! Un abbraccio SILVIA
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