Gemellaggio siculo-calabro per un pranzetto di puro piacere

Ci sono cose davanti alle quali non si può proprio resistere.

Ce ne sono tante per la verità ma una di queste è rappresentata, per noi, dagli stand di prodotti tipici regionali.

Ieri, dopo la colazione in riva al mare e una goduriosissima mattinata trascorsa (finalmente!) spaparanzati al sole come lucertole, nell’uscita pomeridiana abbiamo avuto la fortuna di incontrarne ben 2: uno siciliano e uno calabrese per l’appunto.

Inutile dire che i richiami sono stati tanti e tutti difficilissimi da ignorare o anche solo da far convogliare in decisioni definitive, ma una scelta bisognava pur farla. E noi per la verità ce ne siamo concesse 5: 3 calabresi e 2 siciliane! Tra pesto al finocchietto, biscottini di pasta di mandorle, arancini e panelle varie alla fine ci siamo buttati, per disperazione (si fa per dire), su un paio di bottiglie di prezioso Colomba Platino, da regalare però ad amici friulani appassionati del genere (per una comunicazione sud-nord a suon di specialità regionali davvero affascinante!) e solo un filoncino di pane al sesamo per noi. Quello più piccolo, da 576 grammi, che tuttavia abbiamo iniziato a sbocconcellare praticamente subito, giusto il tempo di incassare il resto e appallottolare lo scontrino…..e che abbiamo finito di spazzolarci oggi, fino all’ultimo semino di sesamo, nell’ambito di un pranzetto paradisiaco a base di tutto quello che in un anno, per la dieta e restrizioni psicologiche varie, non mangeresti mai, o comunque solo molto di rado!

Eh sì perché presso lo stand dei prodotti calabresi invece non abbiamo proprio badato a restrizioni di sorta e dopo ripetuti assaggi di tartine varie (perché mica si poteva rischiare di compiere scelte frettolose e incaute) e fantasiosamente composte (una più spettacolare dell’altra!!)  la scelta, difficilissima e strasudata pure questa, è caduta su 3 preziosissimi barattolini di altrettante meraviglie.

Un classico: la Nduja di Spilinga . Sapida, piccantissima, meravigliosamente morbida e dal gusto assolutamente inconfondibile.

Poi un più tranquillo Patè di cipolle dolci, che si sposa a meraviglia con i formaggi ma che risulta assai utile anche per spegnere i fuochi precedenti, creando un contrasto così piacevole che non smetteresti mai di mangiarne! E infine una novità assoluta, almeno per noi: un patè dal nome simpatico, “Piccantino calabrese”, a base di tonno, aglio, l’immancabile peperoncino e olio d’oliva. Ottimo per condirci la pasta, ma anche da mangiare così (...oserei dire a cucchiaiate se non temessi di scivolare lievemente nel poco raffinato…).

Questo a scapito, come è ovvio, di tutto quello che è stato dolorosamente escluso dalla nostra scelta e quindi patè di cime di rapa, pesto di pomodori secchi, crema di melanzane, e via elencando…

Ebbene, direi che la ricetta in questione si può riassumere così: una scelta sicuramente molto difficile (ma in ogni caso appagante perché ho idea che si cada sempre bene..) fra miriadi di barattolini tentatori, un coltello, un filone di pane, un buon bicchierozzo di vino e via, sulle ali del piacere gastronomico più sfrenato!