"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

venerdì 14 settembre 2012

Dimensione casetta


Il viaggio itinerante: vita sospesa e sempre diversa per tutti quanti i giorni che lo compongono.
Diversa ma non del tutto inaspettata perché noi i viaggi ce li programmiamo anche un anno prima e iniziamo a gironzolare, almeno con la mente, da quando creiamo il percorso, scegliamo dove fermarci, selezioniamo i posti, cogliamo al volo le offerte, prenotiamo le camere, costruiamo un obiettivo che assaporiamo minuto per minuto fino al momento reale di partire.
Quando cioè, dal momento in cui si poggia il piede fuori casa, prende vita un microcosmo di gesti abituali e di abitudini nuove che cambiano a ogni nuova fermata.
Perché si cambia cuccia ogni sera: la stanza da letto di un piccolissimo bed&breakfast con sole 2 camere e lenzuola profumatissime di bucato ma spaiate che manco a casa però lì, in quel contesto, mi piacciono tantissimo; 
oppure la cella di un ex convento di cappuccini sul cucuzzolo di un monte, rimodernata sì, ma sempre con le sembianze di quello che era un tempo;
 o ancora la camera dell’albergo di design trovato in super offerta svariati mesi prima, così larga e spaziosa e con mobili in plexiglas che dilatano ulteriormente lo spazio fino a generare imbarazzo; 
o infine l’esperienza mistica di dormire (e soprattutto farsi la doccia) in una casa-roccia
 dove l’umidità della montagna sovrastante la senti fin dentro le ossa e ti ammonisce a non credere di essere sempre tu il più forte, che incollare gli occhi a quella volta naturale così alta e così misteriosa, aspettando di scivolare lentamente nel sonno, qualche perplessità la mette eccome.
E in tutto il tempo del peregrinare svetta, su ogni nuova emozione, quasi a coccolarla e racchiuderla in sé, la dimensione magica della “casetta”: di quando ogni sera arrivi in un posto nuovo e scarichi la valigia (o la fai scaricare a tuo marito se ancora, dopo viaggi e viaggetti, non hai imparato a fare bagagli essenziali…) e allestisci il tuo giaciglio per la notte.
Sveglia, libro, cellulari (plurale perché i 40 anni hanno fruttato il primo smartphone della mia vita che, manco a dirlo, da perfetto sconosciuto mi è divenuto, nel tempo di un amen, assolutamente indispensabile), occhiali, fazzoletti, bottiglietta d’acqua, altre manie di questo genere sulle quali è dignitoso sorvolare, e quel letto sconosciuto diventa improvvisamente solo tuo: un po’ come Mister Bean che arriva in albergo e appende i suoi quadri, cambia le tendine, sostituisce il copriletto…
Senza questi eccessi tuttavia le cose vanno effettivamente un po’ così pure per la sottoscritta, perché poi arriva anche il momento di delimitare il territorio del bagno. Questa è la tua parte, questa la mia, quindi spazio a un’altra lista di cose e cosette: dentifricio, spazzolino, crema, lenti a contatto, ma soprattutto la saponetta di Marsiglia con il suo portasapone di gomma a forma di manina piena di ventose che ormai ha macinato km su km sempre al seguito (il portasapone, non la saponetta).
E, anche se per una sola notte, pure quel bagno diventa senza passato e senza futuro: unicamente mio, con relative domande fantasiose su come abbia fatto a scegliere di metterci proprio quelle mattonelle così inguardabili, di infilare il wc giusto in quell’angolo così improbabile, di appendere quella tenda tanto raccapricciante sul piatto doccia, oppure al contrario con il conseguente compiacimento di averlo arredato davvero molto bene.
Ma la vera dimensione di casetta in (quasi) tutti i nostri viaggi itineranti la riveste lei, la macchina.
Dove al termine di ogni diversa nottata riconfluiscono bagagli e bottiglie d’acqua, la Routard e tutte le cartine stradali (perché no, sto tomtom, proprio…), pacchetti aperti di biscotti e una fornitura completa di crackers, le felpe pesanti per le emergenze buttate alla rinfusa nel portabagagli e le scarpe da ginnastica abbandonate invece fra un sedile e l’altro per gli stessi motivi di cui sopra e perché in valigia impicciano inutilmente.
Casetta mobile da accudire (quest’anno più che mai) cercandole ogni volta un parcheggio adatto e sicuro.
Ripiegando all’interno gli specchietti, togliendo via il frontalino dell’autoradio, nascondendo pacchi e pacchetti e soprattutto quei libri e quelle cartine stradali che denunciano chiaramente che siamo forestieri.
Eppoi è tutto un immergersi felici in dimensioni nuove.
Della natura: con la sua forza
 le sue meraviglie
 i suoi vari abitanti
a volte sbigottiti
altre solo un po' curiosi
Di borghi arroccati e sperduti fra montagne inimmaginabili
E poi di paesini fuori dal mondo come micromondi chiusi in sé, 
dove la vita va avanti lo stesso, la tecnologia e gli echi delle metropoli arrivano ugualmente ma che, incredibilmente, iniziano e finiscono, bastandosi, sui loro confini perché ci trovi tutto l’essenziale, come nelle città dei libri delle favole: la piazza principale, una chiesa, il bar, un emporio molto fornito, il barbiere/parrucchiere, una banca, l’ufficio postale, un solo albergo giusto per i pochi viandanti che hanno l’ardire di arrampicarsi fin lì, la caserma dei carabinieri, un vigile urbano, il monumento ai caduti della guerra, la scuola materna e l’oratorio.
Nessun negozio di souvenir, nessun turista, niente fronzoli, solo il saluto reiterato di chi incontriamo e ci riconosce, inevitabilmente, come facce straniere.
Che vanno salutate!
Al calare del buio e poco prima dell’ora di cena, il piccolo corso, brulicante dopo la messa delle 18, si svuota del tutto e il minuscolo paesino delle favole si ammanta solo di silenzio, pace, quiete. Monti a perdita d’occhio e campi coltivati tutto intorno; lastricati luccicanti di pioggia sotto la luce calda dei lampioni in ferro battuto.
Anche quella è casetta, perché in un posto simile non si può non desiderare di rimanerci a vita.
E ancora il mare, certo: placido, cristallino, pullulante di vita
Struggenti tramonti
Incontri inaspettati, come quello, del tutto casuale, con una biblioteca di una bellezza commovente,
 in un posto semi sconosciuto, su esortazione del suo custode muto che a gesti ci fa cenno di entrare a guardare, che ne vale la pena e non fatichiamo a credergli: stanzoni vuoti di persone ma colmi di meravigliosi tesori fra tomi antichi, 
interi epistolari dono di appassionati collezionisti, 
vecchie macchine per scrivere 
e stucchi e dipinti sopra, sotto e tutto intorno
E poi conoscenze nuove, durate lo spazio di un giorno o di poche ore ma ricche di condivisione e di generosità.
Gesti affettuosi e sorprendenti, come le buonissime bruschettine da asporto
 e la bottiglia d’acqua fresca preparateci da Nerico (gestore di un piccolo alberghetto con un nome per mio marito impossibile da ricordare e allora prontamente soprannominato come il protagonista degli sketch di Brignano, che l’idea, pacioccone e generoso com’era, la rendeva molto bene). Per il viaggio, manco dovessimo arrivare a Capo Nord o peregrinare in una landa deserta: di una squisitezza unica.
Il libro in regalo, la bella chiacchierata e soprattutto i cornetti caldi ripieni di mandorle e il pane appena sfornato offertoci per colazione da Dario, impagabile gestore di un altro bed&breakfast dove la passione per quel tipo di lavoro, per la sua terra e per i suoi prodotti, trabocca senza freni.
La determinazione appassionata e coinvolgente di Marco e Luca, giovanissimi pizzaioli con un futuro davanti, autori di una delle pizze più buone mai mangiate in tutta la vita,
 a diversi tempi di lievitazione (24, 48 o 72 ore) che pur stracondita (compreso il cornicione ripieno di spinaci e ricotta) la digerisci che è una bellezza. Altro che 1 cubetto di lievito per 500 gr di farina...
Perché la passione qualche volta per fortuna va oltre il commercio e il profitto….con l’augurio che restino sempre così.
E ancora esperienze mistiche come quella caldeggiata da una preziosa amica di blog (dispensatrice di consigli e appunti che costituivano un allegato di tutto rispetto alla Routard!), per un panino che non si può raccontare, va solo mangiato (e chiamarlo panino è davvero riduttivo e poco gentile).
E infine mari, monti, colline; pioggia, sole, vento; appunti, foto, biglietti;
pietre, piantine e odori riportati a casa in grande quantità.
Ma soprattutto: noi, solo noi, unicamente noi 


(e certo, anche la quattroruote pomposamente ribattezzata Nevikeivif), per 15 bellissimi, indimenticabili giorni.

9 commenti:

  1. Eccola di ritorno a raccontare le sue emozioni!!!
    Da quello che scrivi a tratti sembrate NOI a pianificare viaggi già da un anno prima, da non cedere al navigatore perché perdersi è così bello ed emozionante e perché mi sembra di usare ancora un po' la capoccia per fare qualcosa...e da custodire la macchina come casa!!!
    E al ritorno restano i ricordi a colmarci di energia...buon rientro cara!!!

    RispondiElimina
  2. Mamma mia, mi sembra di leggere anche le nostre tipiche "avventure"... l'organizzazione, l'auto portatutto e persino la parola "casetta"... Buon rientro e buon weekend!!

    RispondiElimina
  3. Ma bentornata...eri in giro a vedere un pò di mondo ma brava......è bello sentir chiamare casetta un pò tutto il mondo. Per me sono i viaggi migliori. Ciao a presto.

    RispondiElimina
  4. Luna is back!!! Passavo silenziosa da queste parti cercando le tue parole e sono felice di averle finalmente trovate!
    Bellissimo post in cui ci hai regalato un pezzetto di mondo, anzi, un pezzetto di tanti mondi. Mi chiedevo dove fossi finita in tutti questi giorni ed è bello sapere che eri in giro a scoprire mille sapori nuovi. E allora bentornata cara Luna e un abbraccio grande, grande!!!

    RispondiElimina
  5. Bentornata :) Sei trascinante e coinvolgente nei tuoi racconti, riesci sempre a regalarmi un'emozione, quasi fossi in viaggio con te. Troppe bellina quella coccinella sul dito, mi fanno una tenerezza incredibile anche se il mio ricordo di bambina non è proprio positivissimo (mi si infilò nel naso!!!). Un bacione grande, buona settimana

    RispondiElimina
  6. Bentornataaaaaaaaaa.. Mi son letta tutto il post.. scorreva che è una meraviglia.. e t'assicuro che ci son rimasta male quando è finito!.. Mi hai trasmesso le vostre emozioni.. bei luoghi.. mi hai fatto sorridere! Mi hai fatto sognare.. E la coccinella sul dito.. favolosa.. e la farfalla.. idem!! Ma anche tu (sei tu) sulla spiaggia in riva al mare.. bello tutto!!!! ma ora.. sei di nuovo qui con noi.. e quindi ancora.. bentornata!!!! baci e buon lunedì :-)

    RispondiElimina
  7. me lo sono letto tutto d'un fiato...sperando che non avesse fine...
    per scoprire grazie a te monasteri, case-roccia, nuove dimensioni, le meraviglie della natura, borghi, piccoli paesini con botteghe e gentilezze e attenzioni di un tempo ( forse) ormai andato, tramonti, acque cristalline, la bellissima biblioteca custode di tesori preziosi, e ancora mari, monti, sapori ( quel panino ;)!!!), colori, foto, appunti e...voi soprattutto voi!!!!!!!!!!
    un post bellissimo!!!! GRAZIEEEEEE

    RispondiElimina
  8. Bentornata Lunaaaa! Mi sei mancata! ho aspettato fino adesso per passare da te perché tanto sapevo di trovare un bel post, fitto di bellissimi racconti, ricordi, emozioni! E infatti me lo sono gustato tutto. Da te non posso fare il mordi e fuggi!!!
    E così ho passeggiato con te in ogni stanza, in ogni luogo, al mare, in mezzo alle rocce. Poi all'improvviso mi rendo conto che il racconto è finito... avrei voluto leggerti ancora!! Dovrò aspettare il prossimo post però!! Un abbraccio grande grande.

    RispondiElimina
  9. Ciao ragazze,che gioia ritrovarvi!!!! Bentrovate e Grazie infinte e voi, di tutte le cose bellissime che avete scritto!!
    Mi mancavate proprio tanto!
    Mille baci, grandi abbracci e l'augurio di una splendida giornata!

    RispondiElimina

Grazie della visita, lascia un segno del tuo passaggio, sarò felice di risponderti

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...