Chissà da quanti anni stavano lì.
A osservare e magari ridere delle umane stupidità e degli
attimi di follia.
Come quelli che li hanno portati a essere segati in tanti
pezzi, da personaggi in tuta e caschetto, armati di rombanti motoseghe.
Arrampicati come scimmie, sospesi come uccelli maldestri e
senza ali, imbragati come stuntman sprezzanti del pericolo.
E loro sempre lì, a guardare fino all’ultima pigna, l’ultimo
ramo, l’ultimo ago verde e lussureggiante.
Con tutti gli anelli dei loro lunghi anni, scolpiti all’interno del lungo fusto e tristemente evidenti nei pezzi caricati a mano a
mano sui camion.
Mica in una sola volta, che quei due fetenti erano proprio
alti, e il loro tronchi davvero larghissimi, così ampi che per abbracciarli
alla base, per esempio, ci volevano almeno 3 persone.
Abbattere due pini marittimi nell’arco di una stessa
giornata richiede impegno e fatica.
Strada sbarrata, divieto di sosta per le macchine, permesso
da richiedere per poter rientrare a casa propria, svariati uomini-scimmia appesi per la
vita e abbarbicati a ogni ramo prima di reciderlo a colpi di motosega...
Solo uno dei due era malato, l’altro dava solo fastidio, con
le sue radici che rialzavano il posto auto di due condomini e tutti quegli aghi
che si ostinavano a cadere ogni volta che venivano colpiti da folate di vento.
E poi c’era quella polverina gialla che a ogni primavera invadeva
tutti gli appartamenti, andandosi a posare impertinente su mensole, mobili,
oggetti e pavimenti.
Visibile e fastidiosa, mica come quella sottile e discreta dell'inquinamento, quel particolato lì che perlomeno è invisibile e occhio non vede cuore non duole.
Per non parlare delle pigne, che ultimamente nemmeno
cadevano più, prese di mira da chi, con l’occhio lungo dell’affarista
improvvisato, passava giornate a razziarle per ricavarne pinoli da vendere a
caro prezzo.
Ma ecco, se non ci fossero state queste risolutive figure,
le miserelle avrebbero continuato a
schiantarsi al suolo, come da che mondo è mondo le pigne sono solite
fare, rischiando però di ammaccare il tettino di qualche suv nuovo di zecca
dimorante sotto la sua ombra… o la nuca scoperta di qualche imbecille,
ovviamente in rigoroso ordine di importanza.
Ma c’era anche la questione spinosa delle processionarie,
quei raccapriccianti bruchetti pelosi che procedono attaccati tutti in fila indiana:
pericolo grandissimo di fronte al quale l’abbattimento di due alberi deve
essere sembrato l’unico rimedio possibile
(ma meno male che gli antichi non la pensavano come noi,
altrimenti i pini nemmeno li avremmo mai conosciuti!).
Scartabellando l’archivio infinito delle mie foto, alla voce
“casetta” ho trovato miracolosamente due immagini che li ritraggono entrambi,
scattate chissà quando, immediatamente dopo un temporale.
Il pino malato è visibile qui sul lato destro
della foto, proprio sotto l’angolo del balcone ed esattamente dove l’arcobaleno
sembra andare a conficcarsi.
L’altro, quello sano, appariva così dal mio balcone.
È proprio vero, come dice Giulia,
che “non ci vuole niente a distruggere la bellezza” e soprattutto non si fa
nemmeno la fatica di andare a cercare pretesti minimamente più convincenti.
Anche perché esistono davvero motivazioni valide per decidere così, di punto in bianco, di abbattere due alberi che stavano lì da chissà quanto tempo?
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Ingredienti (per
4)
4 melanzane viola lunghe
600 gr di macinato di manzo
3 fette di pane raffermo ammollato
2 uova intere + 1 tuorlo
1 manciata di olive taggiasche snocciolate e tritate
1 ciuffo di prezzemolo
Parmigiano
Pomodorini
Pangrattato
olio extravergine d'oliva
sale
Procedimento
Lavare e asciugare le melanzane, quindi togliere il
picciolo, tagliarle a metà nel senso della lunghezza e svuotarle delicatamente
di una parte di polpa creando una cavità. Salarle e oliarle leggermente.
Tagliuzzare la polpa ottenuta e unirla alla carne macinata
insieme alla mollica del pane ben strizzata, le uova, il parmigiano, un po’ di
sale, il prezzemolo tritato e le olive snocciolate e sminuzzate.
Riempire le mezze melanzane con il composto di carne e
disporle in una teglia ben oliata o ricoperta di carta forno. Cospargerle di
pangrattato, un filo d’olio, fettine di pomodoro e cuocerle in forno a 200° per
circa un’ora, un’ora e venti, regolandosi secondo il tipo di forno: affondando
la forchetta nella melanzana questa deve risultare morbida. Terminare con gli
ultimi 5 minuti in funzione grill.
Tagliare un albero e' davvero un peccato mortale. Ricordo ancora quando davanti casa dei miei tagliarono ben 4 abeti bellissimi, per gli stessi motivi di cui parli tu, e io che soffrivo impotente a vedere quei giganti abbattuti pezzo dopo pezzo..... Non e' più stato lo stesso, hanno ripiantato un olmo e arbusti vari ma non erano i miei amati abeti. ......legati indissolubilmente ai ricordi della mia infanzia. Io adoro le melanzane cucinate in tutti i modi ma così non le ho mai fatte..... Rimediero' al più presto. Buona giornata cara.
RispondiEliminaProprio la settimana in cui li hanno tagliati leggevo un bellissimo articolo su Dm in cui un gigantesco albero era presentato come metafora dell'uomo: come questo respira, è radicato alla terra, tende verso il cielo, cresce, si sviluppa...il fatto che venga abbattuto è una crudeltà assolutamente incomprensibile.
Eliminati mando tanti baci annarita bella!
e buona giornata
E' proprio estate, le melanzane ripiene mi ricordano sempre il Salento, le nostrane non raggiungono sapori così sublimi purtroppo, ma che voglia di farmene fuori un paio di queste ripiene...
RispondiEliminaHai ragione Sara: le verdure che si gustano al sud non sono come quelle nostrane! a me ricordano tanto anche la sicilia, dove hanno un sapore tutto diverso!
Eliminabacioni, buona giornata!
Io sono contraria all'abbattimento di pini.. querce.. o altro!!! ricordo quando abbatterono un pino che era nella mia via.. dentro un istituto di preti.. si opposero tutti i condomini dei dintorni.. a nulla valsero le proteste.. fu abbattuto! :-( vabbè... Un abbraccio e mangio una tua melanzana così bella riempita!! smack
RispondiEliminaps: ammazza che caldoooooooooooooooooooooo
I miei di condomini, invece (e una tizia in particolare) hanno fatto di tutto perchè fossero abbattuto: è questo che proprio non capisco, ma poi ovviamente è questione di maggioranza e la colpa dunque non è solo della tizia (ma lì capisco ancora meno!!).
EliminaTanti bacioni, claudietta (hai visto che è tornato il freddo??!! Belle queste giornate con il sole e senza boccheggiare per l'afa: per quanto mi riguarda l'estate potrebbe andare avanti sempre così (beh vabbè, magari un po' più caldo nelle ore centrali della giornata tanto per farsi un bagnetto al mare, via!)
sono anche io contrario all'abbattimento degli alberi sono e fatto parte del apesaggio storico sono la nostra memoria che disdetta trovano mille scuse per abbattere due alberi, questo non toglei che hai preparato delle magnifiche melanzane
RispondiEliminaGrazie gunther! sì hai ragione: quando viene abbattuto uno di quei giganti è proprio una tristissima sconfitta.
Eliminaun abbraccio!
noooooooooo li hanno abbattuti, accidenti a loro! Gli alberi sono il polmone delle città!! Ricettina mai mangiata, da provare quanto prima, un abbraccio SILVIA
RispondiEliminaeh già silvietta, vaglielo un po' a spiegare a certe menti eccelse!
EliminaAbbracci fortissimi a te!
Ciao cara e perdonami se ogni twanto ricompaio tra le tue ricette ;)
RispondiEliminaE' sempre una grande sofferenza vedere che gli alberi vengono abbattuti, trovo che sia il modo tipico dell'uomo di risolvere i problemi.
Prima o poi ce la faremo a capire che senza gli alberi per noi sarebbe la fine.
Una ricetta molto appetitosa.
Un abbraccio
Ciao mamma della mia piccola amica leopardista!!! che bello rileggerti tra le mie pagine, ma anche io non è che sia molto presente negli altrui blog in questo periodo...
EliminaMica lo so lory se ce la faremo a capire quella cosa un giorno: mi sembra che il mondo vada sempre peggio quanto a raziocinio e scelte sensate....ma pensiamo positivo e incrociamo le dita!
Ti abbraccio forte anche io: tanti bacioni!