Mi ci ha telefonato appositamente, lui che le parole tocca
tirargliele fuori con le pinze.
E me lo ha detto con tono accorato, sempre lui, che un
dispiacere così poteva essere legato, eventualmente, giusto al guasto di un
motore su due ruote.
Fatico quasi a collegare, io che nemmeno mi ricordavo poi di
quel regalo.
“Ma lo sai che mi è
morto l’alberello di Kumquat che mi avevi regalato?
L’ho messo al sole,
poi di nuovo all’ombra, poi a metà e metà. Gli ho dato l’acqua: tanta, poca,
così così. Ero andato a cercare perfino in internet notizie su come curarlo! Ma
non è servito a niente…”.
Ed effettivamente è morto così:
ingiallito e completamente rinsecchito seppure con ancora due frutti attaccati,
come ho potuto constatare, successivamente, di persona.
Monumento ai caduti lasciato lì nel piccolo giardino quasi
come un monito, insieme all’alberello di Natale pure quello ridotto a un
ammasso di rami secchi su cui penzolano ancora un paio di nastrini rossi.
L'afflizione sincera di mio fratello mi colpisce e mi
suscita tenerezza, specie immaginando lui che, indossati i panni del
giardiniere, cerca di rianimare il meschino vegetale.
Ma sì succede, del resto io sarei pur sempre quella che ha
fatto secca (tra le tante) una meravigliosa pianta dai fiori viola che lui mi
aveva regalato appena pochi mesi prima e a cui tenevo particolarmente (e meno
male).
Poi penso al secondo nome del Kumquat.
E contemporaneamente,
ai disastri di vario genere, spalmati su più fronti, occorsi negli ultimi anni
nella vita di mio fratello.
Perfino un giudice severissimo come l’amato bene,
appassionato sostenitore della teoria secondo cui ognuno è artefice del proprio
destino, solo in minima parte dipendente dal caso, ha convenuto che sì, proprio di sfighe, nel
caso specifico, si tratta.
Ecco, il Kumquat di secondo nome fa “Fortunella”.
Nun te pare na presa
in giro, regalargli proprio quella? - mi aveva infatti messo in guardia
l’amato bene già a suo tempo.
E precisamente quando, tornato da una bevuta con gli amici, il destinatario di cotanto dono,aveva trovato la sua moto semi distrutta per una manovra sbagliata di un tizio
che poi, naturalmente, si era pure dileguato. E non è che la sua fosse l'unica moto parcheggiata sul piazzale.
Ma io ero stata irremovibile.
Ma va! E poi gliela
regalo perché mi piace il tipo di pianta, mica per il nome o il significato di
portafortuna.
Per quanto, se poi avesse esplicato anche questa funzione,
non è che sarebbe dispiaciuto a qualcuno.
A fronte di tutto quanto sopra rammentato, è già tanto che
l’alberello non sia stato colpito da un fulmine mandando a fuoco tutta la casa.
Ma con un nome del genere, a un destinatario attualmente
perseguitato dalla sfiga, che sia stramazzato senza cause apparenti, mi pare
proprio il minimo.
@@@@@@@@@@
E quindi preparare un dolce per il suo compleanno, che poi è
il compleanno pure della sua compagna di vita, non era impresa del tutto priva
di insidie.
Tanto per cominciare ne ho scelto uno che non necessitasse
di cottura (non si sa mai), che mi piaceva da vedere, che sapevo sarebbe potuto piacere a
entrambi (o almeno lo speravo).
E incredibilmente: è perfino riuscito!
Note tecniche:
- Non disponendo di uno stampo da 22 cm ma volendo fare una
torta di piccole dimensioni (che comunque è bastata per 6 persone), ho ridotto
il diametro del mio foderandolo con scottex e carta argentata fino al diametro
desiderato.
- Amando moltissimo il sapore deciso della ricotta di pecora
non l’ho minimamente stemperato mettendo un quarto o metà dose di panna o
ricotta vaccina: per me era perfetta così! Ma ovviamente regolatevi secondo il
gusto.
- Avendo messo a sgocciolare la ricotta dal giorno prima non
è stato necessario aggiungere colla di pesce al composto: la crema era
sufficientemente densa e corposa e dal dolce si ricavavano fette regolari e
"composte" (che però non ho fatto in tempo a fotografare).
- Ho scelto il Maraschino come liquore, ma anche lì è
questione di gusti: personalmente ci avrei visto molto bene il limoncello o il
Cointreau. Nel caso in cui il dolce sia destinato anche a bambini, sostituire
con un succo (per esempio ananas) oppure latte.
I savoiardi ai lati del dolce ho evitato di inzupparli nella salsa di fragole per paura che cedessero, quindi mi sono limitata a spennellarli e tanto è bastato a non farli risultare secchi. Per quelli destinati allo strato centrale invece, si può anche esagerare con la salsa.
I savoiardi ai lati del dolce ho evitato di inzupparli nella salsa di fragole per paura che cedessero, quindi mi sono limitata a spennellarli e tanto è bastato a non farli risultare secchi. Per quelli destinati allo strato centrale invece, si può anche esagerare con la salsa.
Ingredienti (per
uno stampo da 22 cm )
700 gr di ricotta di pecora
500 gr di fragole
36 savoiardi (circa 300 gr)
40 gr di zucchero a velo
3 generose manciate di gocce di cioccolato fondente
1 tazzina da caffè di maraschino
3 cucchiai di zucchero di canna
In più:
Anello di uno stampo a cerniera da 22 cm di diametro
Nastro di stoffa
Procedimento
Pulire le fragole, asciugarle e, dopo averne messe da parte
4-5 per la decorazione finale, privarle del picciolo e tagliarle a cubetti.
Unire lo zucchero di canna e il maraschino e frullare.
Mettere la ricotta in una ciotola, aggiungere lo zucchero a
velo e un cucchiaio di maraschino e lavorarla a crema. Da ultimo unire anche le
gocce di cioccolato.
Scegliere il vassoio da portata e comporre il dolce
direttamente lì sopra. Sistemare l’anello sul vassoio e riempirne il bordo
interno con i savoiardi disposti in verticale, quindi tutta la base cercando di
coprire ogni spazio libero.
A questo spunto spennellare abbondantemente di
salsa di fragole e formare un primo strato di crema di ricotta. Ricoprire
quest’ultimo con uno strato di savoiardi questa volta inzuppati per bene nella
salsa e ricoprire con un secondo e ultimo strato di ricotta.
Conservare in
frigo fino al momento di servire. Togliere delicatamente l’anello, decorare con
un nastro e le fragole intere e servire accompagnata dalla salsa rimanente.
ahahahaha ossignur Fortunella non se poteva sentì! Comunque il kumquat è particolare.. a noi ci s'ammalava semrpe.. assieme ai limoni.. che abbiam dato via anni fa!!! Golosissima la tua charlotte..io mai fatta mi credi??? che aspetto? un bacione
RispondiEliminaMa infatti: che aspetti?! Nemmeno io l avevo mai fatta, mi piace un sacco! Quanto al kumquat non so dirti, noi abbiamo un alberello già abbastanza grande così come quello del limone e per ora stanno bene. Il limone anche se molto più grande è quello che sembra sempre un po' in sofferenza però alla fine è carico di frutti, speriamo che duri perché è sempre stato un mio sogno averne uno: ne usiamo tantissimi e a momenti non do loro nemmeno il tempo di diventare gialli!!grazie cla un bacione grande!!
EliminaTutto sommato alla fine la pianta ha avuto una funzione di attirare a sé un po' di eventi negativi che poi l'hanno portata al suo fatal destino :-D A parte gli scherzi, con le piante anche io non ho un gran feeling, per quanto curi il mio giardinetto. Ma ne ho uccise parecchie. per me le piante dovrebbero essere autosufficienti, diciamolo :-)
RispondiEliminaPer fortuna c'è la cucina e le persone che cucinano dolci super buoni che sicuramente mi danno molta più soddisfazione.
Fabio
Dici quindi che il povero kumquat ha fatto da catalizzatore? Ahh pure io vorrei piante autosufficienti per non doverne ammazzare un tot ogni tanto! Che poi mi ci applico pure, eh? Ma hai ragione, alla fine uno si applica in cucina e le soddisfazioni maggiori derivano da lì! Un abbraccio a voi due, che arrivi fino a Vienna!!
EliminaChe peccato x Fortunella (anche se ammetto che con la moto era andata molto peggio..mio marito sarebbe morto stecchito come l'albero di natale di tuo fratello!!!) ma sono certa che dopo una fetta del tuo dolce gli saranno passate tutte le paturnie ^_*
RispondiEliminaSi beh la pianta in confronto alla moto era davvero un' inezia e ti assicuro che pure lui era lì lì per collassare...
EliminaGrazie Consu, buon fine settimana!!
Luna!! Ma che combina questo fratello? In realtà, lo capisco, eccome! Io ho il cosiddetto pollice nero: non regalatemi piante, perchè le faccio tutte fuori!!! Altro che Kumquat!! ;-) La tua charlotte ha un aspetto super gudurioso: amo da morire i dolci con la ricotta e sono così matta che ultimamente me la sono messa ad autoprodurre (di mandorla però!). Ovviamente, te ne rubo una fettona per il dopo cena!! Un abbraccio, Leti
RispondiEliminaRICOTTA autoprodotta? Di mandorla?? Io adoro le tue follie! Non vedo l ora di leggere la ricetta!!
EliminaAbbracci fortissimi a te Leti buon weekend!
Ma davvero il Kumquat di secondo nome fa fortunella? Ecco perchè da tanti anni mi dico devo comperarmene una piantina!!!!
RispondiEliminaE se poi fa la fine di quella che hai regalato tu? Meglio lasciar perdere potrebbero dopo nascermi pensieri strani della serie "era un segno del destino"!!!!
Meglio limitarmi alla tua delizia!!!
Si si è ce ne sono anche vari tipi: fortunella japonica, fortunella margarita...chissà se variano a seconda del grado di sfiga che devono contrastare?! Io l ho trovato direttamente in questa nuova casetta, già bello cresciuto, chissà se realmente fa il suo lavoro?!
EliminaUn bacione Mila, grazie!
Lascio perdere il kumquat pollice mio..... charlotte favolosa viene voglia di tuffarci nell'immagine. Buona serata.
RispondiEliminaGrazie tante Edvige! Buona continuazione di vacanza a te, speriamo che il tempo migliori: la tua tenda è bellissima!! Bacione grandi
EliminaMa dai, si chiama Fortunella ? Ora che me l'hai detto penso proprio di non volerne uno. Meglio concentrarsi sul tuo squisito dolce . Di questo si ne vorrei una fetta, anche subito. Bacioni Luna
RispondiEliminaIl nome infatti è piuttosto ridicolo ma tant'e! A dispetto di quello però il kumquat come alberello è proprio carino! Tanti bacini a te Lisetta buon weekend!
EliminaHai preparato un gran bel dolce, anche io sono quello degli alberi un po trascurati
RispondiElimina