Questo
piccolo giardino non è mai stato un fiore all'occhiello del circondario.
Piuttosto un
triste ricovero per piante in agonia.
Negli ultimi mesi poi, tra polvere del
cantiere e attrezzi poggiati di malagrazia direttamente sui teneri virgulti
che, nonostante tutto, cercavano di venir fuori da qualche residua radice,
l’aspetto generale è quello di un orto assalito da un’orda di cavallette,
strapazzato per bene e infine abbandonato al suo misero destino.
Tronchi di
ortica si elevano fra la ex pianta di rose e il fu gelsomino siciliano. Rovi
intricati avviluppano i fragili rametti di ortensia che, pure, cercano in
qualche modo di ricicciare. Selve oscure di specie non meglio identificate
ammantano il sottobosco di piantine grasse che vivono, loro malgrado, un
interminabile buio polare come manco in Antartide.
E poi garbugli
di gramigna, distese di farinello selvatico, nuvole di erba calderina.
In tutto
questo magma informe tuttavia, svetta, orgoglioso, l’albero di albicocco e,
soprattutto, comodamente incastrata nel suo tronco biforcato, una piantina
parassita che ho trafugato l’estate scorsa da una casa abbandonata.
Non so come
si chiami né di quali cure necessiti. So soltanto che vive attaccata al tronco
di un’altra pianta e tanto basta (a me e a lei).
In estate
produce fiori fucsia bellissimi che durano fino a quando non si decide di
strapparli via, ormai rinsecchiti e senza più particolare appeal.
Fin
dall’inizio dei lavori sono stata chiara con tutti: poggiate i vostri attrezzi
dove volete, devastate pure vasi, piante e fiori (come del resto stavano
tranquillamente facendo prima ancora che li invitassi a non darsi troppa pena).
Agite pure senza riguardi né premure, ma una cosa dovete sempre preservare: la
piantina parassita, cui tengo particolarmente.
Che del
resto sta per conto suo, sull’albero e manco la dovreste vedere.
Lasciatela
lì: non la guardate proprio. Non ve la filate. E soprattutto, abbiate cura che
non cada per nessun motivo al mondo: deve rimanere abbarbicata all’albero.
Sempre.
Ed è così
che la piantina parassita è diventata il pretesto di ogni bonaria presa in giro
e l’arma di ricatto di ogni occasione.
Se non ce fai er caffè te famo fori
quaa parassita
Aò piove: namo a pià a piantina,
portamola dentro, sennò se fracica!
E via di
questo passo.
Un giorno
della scorsa settimana, tornando a casa dal lavoro, trovo l’amato bene in
contemplazione estatica di una veletta in cartongesso realizzata lungo tutti i
muri del salotto, a sfioro del soffitto, che nei progetti dovrebbe costituire
la dimora delle nostre amate tazze di viaggio.
Hai visto come l’hanno fatta bene? -
commenta rapito
In effetti
devo dire che stavolta, caso assai strano, hanno interpretato perfettamente
schizzi, spiegazioni dettagliate e disegni al millimetro.
Guarda pure gli angoli, con quei
sostegni di metallo piccoli e leggeri.
Mi hanno detto che lì potremmo metterci anche una pianta che scende – prosegue, aggiungendo tutto felice,
un attimo prima di mordersi la lingua:
Ecco, sì, sono perfino andati fuori
in giardino…. a prenderla per farmi vedere, ehm, come ci stava bene – conclude con la voce di due toni
più bassa.
Troppo
tardi.
Le antenne
le ho già drizzate da un pezzo.
Scusa, quale pianta avrebbero preso
per fare la dimostrazione di interior design? – chiedo scartando subito l’ipotesi di ortiche e
infestanti varie.
Ehm…beh…quella attaccata all’albicocco,
del resto è l’unica un po’ a cascata che abbiamo – tenta invano di giustificarli
Però veramente si erano raccomandati
pure di non dirtelo
Nello
specifico, scopro poi che avrebbero testualmente detto: “nun lo dì a tu moje sennò
c’ammazza”.
E sì in effetti, devo averli proprio
terrorizzati, porelli.
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Una torta facilissima e soprattutto tanto comoda, non dovendo pesare niente ma limitandosi a contare il numero di cucchiai per tutti gli ingredienti. Ho seguito questa ricetta, variando come al solito farine e tipo di zucchero. Poi, dalla versione al limone si può spaziare attraverso tutti gli aromi del mondo, solo seguendo la fantasia!
Ingredienti
3 uova
12 cucchiai
di zucchero (io di canna)
12 cucchiai
di olio di semi
12 cucchiai
di latte (nel mio caso di avena, ma potete usare quello che avete in casa)
12 cucchiai
di farina 00 (io di orzo integrale)
Scorza e
succo di 2 limoni non trattati
1 bustina di
lievito vanigliato
Procedimento
Rompere le
uova in una ciotola e frullarle con lo zucchero e la scorza dei limoni finché
non saranno diventate gonfie e spumose.
Unire l’olio
e il latte continuando a mescolare. Aggiungere anche il succo dei limoni,
quindi incorporare progressivamente la farina. Da ultimo unire il lievito
setacciato e versare il composto in uno stampo oliato e infarinato.
Cuocere in
forno preriscaldato per 35-40 minuti.
Ma adesso dov'è la pianta parassita, l'hanno invasata o l'hanno rimessa dov'era ? Io li avrei disintegrati !!!!!!!!! Mi piace assai questa torta dei 12 cucchiai, davvero da provare. bacioni Luna
RispondiEliminaFortunatamente per loro, dopo la dimostrazione, l hanno rimessa al suo posto tanto che io non mi sarei accorta di nulla se non me lo avesse detto l amato bene! Ma vai a fidarti...provala la torta, libertà e fammi sapere! Tanti baci a te, cara mia.
EliminaAahahaha no vabbè.. però io mi sarei arrabbiata di brutto.. ma glielo avevi anche detto.. che li possino!! Dai.. magari riciccia.. Ottimo il tuo ciambellone..mi mancava il 12 vasetti! smackkkk
RispondiEliminaMa poi con tutte le piante e piantine pure in vaso che ci sono in giardino, proprio quella sono dovuti andare a prendere! Il fatto dei cucchiai ti risparmia di usare la bilancia ed è proprio comodo!! Bacioni cla
EliminaChe bel ciambellone: goloso e soffice e ben lievitato....una di quelle ricette che è sempre bene avere a portata di mano!Baci!
RispondiEliminaÈ soprattutto che si fa in un attimo! Grazie Cristina, buona giornata, un bacio a te!
Eliminaottima ciambella, bello il racconto anche se seocndo non si terrorizzano mai abbastanza :-)
RispondiEliminaNo, figurati: sono tutt'altro che terrorizzati! Grazie gunther un abbraccio
Elimina...spero che non l'abbiano rovinata 😱 in quel caso ti aiuto a dargli una lezione!
RispondiEliminaFantastica questa ricetta a cucchiai, da provare :-)
Buon we <3
Fortunatamente no, Consu, ma li avrei ammazzati ugualmente! Fammi sapere se deciderai di provare la ricetta! Buon se a te, tanti bacj
Eliminala farò presto per colazione :)
RispondiEliminaBrava!!
EliminaCapisco bene cosa intendi, avendo anche io un piccolo giardino. Un paio di piante me le hanno fatte fuori svuotando secchi da pulire e cose così. Per fortuna gli ho dato una dignità solo a fine lavori, con buona pace delle piante che già c'erano. Comunque è sempre la solita storia, dalla mela di Adamo ed Eva. Dici di non toccare e crei un desiderio incontrollabile :-D
RispondiElimina(io li avrei ammazzati! ahahah)
Meglio consolarsi con un bel dolce, va :-)
Fabio
Ah si si, ma infatti è stato proprio quello l errore: raccomandarmi di non toccarla! I dolci sono consolatori mai come in questi frangenti!! Grazie Fa, buon we
EliminaUna torta semplice ma buonissima!:-)
RispondiEliminaCari saluti da Levico Terme, Emilia.
Benvecnuta! Grazie, buona giornata
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