È sabato di buon ora quando da Kyoto prendiamo lo shinkansen
per Hiroshima, o Hirossimà, come
dicono i giapponesi.
Due ore di viaggio in cui dormo un po’ e penso tanto.
Non so bene cosa aspettarmi, quale possa essere il volto attuale
di una città che ha subito la devastazione della bomba atomica. Nemmeno troppo
tempo fa, a ben pensarci: appena 72 anni.
E poi, cos’è una bomba atomica?
La giornata è bellissima, il sole caldo e il cielo senza
nemmeno una nuvola.
Appena fuori la stazione di arrivo prendiamo, oltre a una
mappa del centro, il tram n.2 (il biglietto si fa direttamente a bordo, prima
di scendere, e costa 160 yen, circa 1,30€) che in una ventina di minuti scarsi
ci conduce direttamente davanti al Parco della
pace.
Dai finestrini del tram scorgiamo grandi viali, molto verde
e bei corsi d’acqua. È una città vivace e allegra, dall’aria rilassata e
accogliente.
Dove tutto però ruota attorno a un tragico passato e tutto è
rinascita da un evento nemmeno immaginabile.
La sagoma della Cupola della Bomba
atomica si staglia davanti agli occhi appena scesi.
Un moncone. Lo scheletro annerito di un edificio che doveva
essere bellissimo, prima che la bomba lo colpisse direttamente.
Quello che era il Centro Espositivo Industriale e la sua cupola rimasero in
piedi, ed essendo uno dei pochissimi resti della zona dell’epicentro
dell’esplosione, si decise di conservarne i ruderi come monumento
commemorativo, fino a che poi, una ventina di anni fa, l' edificio fu dichiarato Patrimonio
dell’Umanità dall’UNESCO. Essenzialmente è il simbolo vivo e toccante della
tragedia, un monito duro, che gela e fa ammutolire.
Ma non è l’unico.
Appena al di là del fiume si estende il Parco della Pace
attraversato da una serie di sentieri che conducono ad altrettanti monumenti
commemorativi. Decidiamo di partire da quello più toccante, il Monumento per la Pace dei bambini,
dedicato a Sadako Sasaki.
Chi alle medie ha letto Il
gran sole di Hiroshima, ritroverà le mille e oltre gru di carta che la
bambina di 11 anni aveva deciso di fare una volta scoperto di essere malata di
leucemia in seguito all’esposizione ai raggi della bomba atomica, lanciata nove
anni prima. In Giappone la gru è simbolo di longevità e Sadako era convinta
che, se fosse riuscita a realizzare l’obiettivo che si era prefissata sarebbe
guarita. A portare a termine l’impresa
dopo che lei morì furono i suoi compagni di classe e oggi, intorno a questo
monumento, sono deposte migliaia di gru di carta di ogni colore e dimensione,
provenienti dalle scuole giapponesi e di tutto il mondo.
Lo sguardo si perde
tra le forme e i colori di questo luogo che è un pugno nello stomaco e insieme un
inno alla vita come solo i bambini sanno intonare.
Poco più avanti si erge il Tumulo della Bomba Atomica, nella cui cripta sono sepolte le ceneri
di migliaia di vittime non identificate.
Ogni sentiero riconduce a un laghetto, al centro del quale sorge il Cenotafio di cemento che riporta il nome di tutte le vittime
accertate della bomba.
Questo fa da cornice alla Fiamma della Pace, che arde ininterrottamente e verrà spenta solo
quando sarà distrutta l’ultima arma nucleare esistente al mondo.
L’approdo finale del parco è il Museo della Pace,
in cui si snodano percorsi informativi sul potere
distruttivo delle armi nucleari
e sono conservati oggetti recuperati dopo l’esplosione.
Un orologio fermo alle 8:15, ora dello scoppio della bomba, un set di bicchieri di vetro fusi insieme, un
cestino della merenda deformato e carbonizzato.
In una sala apposita
vengono proiettate immagini (molto forti) degli effetti sulle persone, sui luoghi,
sull’ambiente.
Quando usciamo siamo senza parole e guardiamo con occhi diversi
quella fiamma che arde ancora.
Ci rimane un ultimo edificio da visitare: la Sala Nazionale
della Pace, cui si arriva attraverso una scalinata a chiocciola che sembra
condurre nelle viscere della terra. Le luci sono soffuse e il silenzio totale
acuisce le emozioni. La sala è circolare e lungo tutte le pareti è raffigurato il panorama di Hiroshima all’epoca
della tragedia, con i nomi dei suoi quartieri. Nemmeno la fontana al centro
produce alcun rumore, a parte un morbido scivolare dell’acqua che simboleggia un’offerta alla memoria delle vittime, mentre la fontana stessa rappresenta
l’ora in cui fu sganciata la bomba. Nella sala adiacente sono raccolti i nomi e
le fotografie delle vittime dell’esplosione e alcuni monitor riproducono le
testimonianze dei sopravvissuti.
Dalle tastiere sottostanti si possono inserire nomi e fare
ricerche mirate.
Riemergiamo in superficie e torniamo a respirare a pieni polmoni, rendendoci conto che certi
posti li visiti in apnea.
Rimbocchiamo il
sentiero per tornare all’inizio del nostro percorso, lì a quella cupola che è
monito e simbolo dell’insensatezza umana.
Questo luogo incute in me tanti sentimenti contrastanti...splendido come sempre il tuo reportage!
RispondiEliminaGrazie cara, mi nascondo sempre volentieri nella tua valigia ^_*
Un posticino lo trovi sempre! grazie a te consu
EliminaGrazie di queste immagini del giappone anche se un po toccanti è giusto che siano cosi, buona continuazione
RispondiEliminaHiroshima è una bella città che purtroppo però è impossibile scindere dal suo passato. Grazie Gunther buona giornata
EliminaSono luoghi così carichi di significato che solo a leggere il tuo racconto vengono i brividi. Ed ancora di più se pensiamo che ancora oggi qualcuno vorrebbe usare questo tipo di armamenti. La storia dovrebbe insegnare ed invece...
RispondiEliminaFabio
Infatti caro Fabio: visitando quei luoghi non si può fare a meno di penare ai dibattiti e alle minacce assurde di qualcuno nel presente. E ti chiedi se sia mai veramente possibile che la storia non abbia insegnato nulla.
EliminaUn bacione, buona giornata
Grazie per questo reportage.. mamma mia..mi son venuti i brividi.... Mi dispiace che la storia non insegni un ciufolo :-( Ti abbraccio...
RispondiEliminaè che certi individui sono proprio lontani dalla realtà, figuriamoci imparare dalla storia... ti abbraccio anche io, grazie a te claudietta buona settimana!
Eliminagrazie!
RispondiEliminaPillow
a te Pills!
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