Elegante,
ordinata, pulita. Estremamente pulita. Tirata a lucido, direi.
Non ha lo
skyline di una metropoli moderna, ma l’aspetto della raffinata, tranquilla, antica
capitale.
Con i suoi edifici bassi, perlopiù monocromatici, nei toni dal grigio al nero, intervallati da lunghissimi viali lustri e senza un filo d’erba fuori posto né una foglia caduta per caso (figuriamoci cicche, cartacce o macchie di alcunché).
Con i suoi edifici bassi, perlopiù monocromatici, nei toni dal grigio al nero, intervallati da lunghissimi viali lustri e senza un filo d’erba fuori posto né una foglia caduta per caso (figuriamoci cicche, cartacce o macchie di alcunché).
E in mezzo a
tetti grigi, alberi squadrati e cespugli dalle forme perfette
spiccano i
2000 templi e i 17 siti Unesco di cui la città si fregia.
Piena di
cose vedere dunque: tante, troppe! Sei giorni, se si comprendono anche le
escursioni nei dintorni, sono appena sufficienti per abbracciarne tutte le
bellezze. In sé non è una città che colpisce al cuore subito. Piuttosto,
conquista piano piano. Scoprendosi con calma, svelandosi poco a poco. E quindi va vissuta, capita, ripensata a
posteriori per poterla amare pienamente.
Un po’
algida, distaccata. Sarà che me la ero immaginata diversa: più verde, più
colorata, più emozionante. Sarà che prima di lei ho visto Pechino e me ne sono
innamorata follemente: per i templi maestosi e colorati, la musica proveniente
da tante radioline per le strade e gli immensi parchi cittadini dove la gente
va a fare ginnastica, praticare arti marziali o semplicemente esercitarsi in bella
calligrafia tracciando ideogrammi sull’asfalto con un pennello intinto
nell’acqua.
Sta di fatto
che Kyoto l’ho trovata bellissima, meravigliosa, ma… fredda, con un’anima
troppo nascosta.
Che ora mi manca tanto, e a cui ripenso con nostalgia ma che lì per lì è rimasta in superficie, non mi ha emozionata.
Che ora mi manca tanto, e a cui ripenso con nostalgia ma che lì per lì è rimasta in superficie, non mi ha emozionata.
Così densa e
complicata, comunque, che anche per scriverne, riordinando le idee di tutto
quello che abbiamo visto, ho impiegato moltissimo tempo.
L’aspetto
più bello e interessante, data la sua vastità, è il fatto di poterla/doverla
girare un po’ con i treni, molto a piedi, ma soprattutto con gli autobus. La
rete metropolitana non è così capillare, mentre gli autobus raggiungono
praticamente ogni sito di interesse.
Prendere l’autobus a Kyoto
Una volta
individuato l’ufficio che vende l’abbonamento giornaliero (del costo
convenientissimo di 500 yen), presso la stazione centrale, e che fornisce anche
una indispensabile cartina di tutte le linee, salire e scendere dai mezzi sarà
una passeggiata di salute e uno studio sociologico estremamente formativo. Se
state pensando a carrozzoni vecchi e malmessi (o anche nuovi ma già “provati”)
colmi all’inverosimile, che rombano e sputacchiano fumi tossici impiegando
tempi biblici tra una fermata e l’altra siete completamente fuori strada. Sulla
puntualità degli autobus a Kyoto si possono rimettere gli orologi. Se sulla
fermata c’è scritto che un autobus passa alle 9:04 state pur certi che alle
9:03 ne intravedrete già la sagoma in arrivo.
Come ci
riescano, camminando su strada e non su dei binari, è un mistero che alcuni
spiegano con l’estrema disciplina dei suoi utenti (non si perde tempo a cercare
di salire ugualmente se l’autobus è pieno: semplicemente, se ne aspetta un
altro e le cose filano via lisce e tranquille…). In ogni caso è motivo sempre
di immenso stupore e ammirazione. Dopodiché, anche qua, ci sono delle piccole
regole da rispettare: gli autobus si aspettano in fila indiana. Si sale dalla
porta centrale e si scende da quella anteriore, accanto all’autista, non prima
di avergli mostrato il pass giornaliero, o aver depositato presso di lui 230
yen (150 se si è bambini). Un cartello invita a premunirsi di monete, ma in
ogni caso accanto all’autista (che ringrazierà e saluterà uno per uno i
suoi passeggeri prima di congedarli) c’è una macchinetta cambiamonete.
Abbiamo
visto con i nostri occhi gente scendere dalla porta centrale per via
dell’autobus troppo affollato e fare una corsa, dall’esterno, verso quella
anteriore, per mostrare comunque all’autista il proprio abbonamento.
Per loro un
gesto normale, per noi una sorta di miracolo.
L’autista,
oltre a: guidare; aprire e chiudere le portiere; visionare biglietti e
abbonamenti; aiutare turisti impediti a selezionare le monete giuste; salutare
e ringraziare fino alla nausea, è anche dotato di un microfono col quale
annuncia le fermate (anche se già elencate da un disco automatico e mostrate su
un display…ma la precisione non è mai troppa!) e avvisa che stiamo ripartendo
quando si richiudono le porte.
Salire
sull’autobus è come entrare in una casa o in un tempio, con l’unica differenza
che qua non ci si deve togliere le scarpe. Ci si sente ospiti, graditi, ma si
avverte, nettissima, la sensazione di doversi comportare a modo, per esempio
parlando a bassa voce, se proprio non se ne può fare a meno….
E quindi
ecco, familiarizzato con gli autobus e le loro meraviglie, si parte alla
scoperta della città.
Da dove iniziare?
Innanzitutto,
alloggiare in un albergo a 50 metri dalla stazione (e quindi anche dai
capolinea degli autobus) si è rivelato quanto mai conveniente (Apa Hotel Kyoto Ekimae).
Poi la
sveglia va necessariamente puntata all’alba: primo perché ogni tempio non è un
semplice edificio in cui entrare, dare uno sguardo e andarsene, ma è costituito
da un complesso, più o meno esteso, di templi minori, giardini, passerelle e
qualche volta laghetti, il tutto su aree piuttosto estese che qualche volta si
arrampicano pure su per dolci colline; poi perché l’orario di chiusura è alle
17:30, che nell’economia di una giornata significa prestissimo! Altra dritta:
siccome a dispetto dell’idea che non so perché mi ero fatta di Kyoto, questa
non è un piccolo centro raccolto, ma una estesa cittadona con enormi distanze
da coprire, è fondamentale farsi un programma di massima prima di uscire
dall’albergo e studiarsi bene le cartine per raggiungere i vari siti. Questo
anche per non perdere tempo a consultare mappe (comunque distribuite in gran
numero per tutta la città) non sempre di agevole lettura, considerato il solito
discorso che le scritte in inglese sono ridotte all’essenziale e talvolta anche
arrivati davanti a un tempio ci si troverà a chiedersi se è proprio quello che
si stava cercando visto che il suo nome comparirà a caratteri cubitali in
ideogrammi e in formato mini in alfabeto latino…Insomma, le difficoltà non
mancheranno ma con un po’ di astuzia e di organizzazione preventiva si
aggireranno facilmente.
Itinerario di 4 giorni
GIORNO 1: Perdersi un po'
Essendo
arrivati all’ora di pranzo in treno dall’aeroporto di Osaka, una volta depositati
i bagagli in albergo (dal momento che il check-in avviene a partire dalle ore
15 e non un minuto prima) ci siamo limitati a un giro perlustrativo della Stazione centrale, che è anche l’edificio
più moderno della città:
un complesso di acciaio e vetro molto bello,
Stazione di Kyoto |
comprendente
svariati centri commerciali al suo interno. Scopriamo subito che è anche il posto più
comodo in cui mangiare, considerata la vastissima gamma di ristoranti che
offre (fra cui 10 soltanto di Ramen!).
A pomeriggio inoltrato una camminata per vie secondarie,
a guardare la vita che scorre,
cosa fanno le persone,
come sono fatte le case e i negozi.
A pomeriggio inoltrato una camminata per vie secondarie,
a guardare la vita che scorre,
cosa fanno le persone,
come sono fatte le case e i negozi.
Perdendosi in vicoli e vicoletti,
Può
capitare, specie in alcune zone del centro, anche di camminare a lungo senza
incontrare nemmeno uno spicchio di verde.
Non un albero, non un aiuola, solo vasi di fiori molto colorati davanti
alle porte delle abitazioni, a volte direttamente sulla strada. Belli e molto curati.
Ogni casa, anche la più piccola, ha un garage, anche se la macchina è troppo lunga e non c'entra: ma non ci sono porte e quell'appendice di casa confluisce liberamente nel paesaggio circostante.
Arriviamo fino a Ponto-Cho,
quartiere con case tradizionali
illuminate da tante lanterne
e questa Kyoto, così rilassante e tranquilla, pare già una grande amica, che anche dall'altra parte del mondo, ti fa sentire a casa.
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Arriviamo fino a Ponto-Cho,
quartiere con case tradizionali
illuminate da tante lanterne
e questa Kyoto, così rilassante e tranquilla, pare già una grande amica, che anche dall'altra parte del mondo, ti fa sentire a casa.
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GIORNO 2 - Gli imperdibili
La sveglia suona alle 5 e con la linea JR Nara (su cui vale il Japan Rail Pass) raggiungiamo uno dei siti più noti (e frequentati) di Kyoto, il Fushimi-Inari-Taisha, dedicato agli dei
protettori del riso e del sakè.
Santuario shintoista Fushimi-Inari Taisha |
Gallerie infinite di torii (porte di ingresso dei santuari shintoisti) arancioni si
inerpicano fra i boschi sul monte Inari-san per circa 4 km passando attraverso
innumerevoli tempietti minori, tombe, statue votive, altari e stazioni di
preghiera. Luogo imperdibile e suggestivo che richiede un certo sforzo, oltre
che per visitarlo alle prima luci dell’alba evitando così folle di visitatori,
anche per compiere l’intero tragitto in salita. Noi siamo arrivati a circa metà
percorso, dopodiché abbiamo preferito cominciare la discesa per poter visitare
altre cose.
Usciti da lì
riprendiamo il treno e, tornati alla stazione centrale, con l’autobus 206
ci dedichiamo alla visita di Higashiyama
Sud (zona delle montagne orientali), che la Lonely Planet esorta a mettere
come assolutamente prioritaria nell’itinerario di visita della città, mentre
personalmente ho amato molto di più Higashiyama Nord. Un po’ perché, la prima
era strapiena di gente, un po’ anche perché purtroppo alcuni templi erano in
ristrutturazione, ma è anche vero che ci sono dei luoghi nemmeno citati nella
guida, scoperti per puro caso, davanti ai quali invece siamo rimasti a bocca
aperta. Come per esempio una strada alternativa per arrivare al tempio buddista
Kyomizu-Dera (anziché la classica,
fatta di bancarelle di cibo e souvenir), che costeggia un suggestivo cimitero
abbarbicato su una collina. Lapidi a perdita d’occhio in un’atmosfera rarefatta
dove la folla è solo un lontanissimo brusio.
Il tempio
principale (insieme a tutti gli altri…che anche qui la questione non è
semplice!) si trova in cima a questa collina da cui si gode un’ampia vista
della città (a patto di riuscire a farsi strada tra la folla).
Tempio buddhista Kiyomizu-dera |
Alla sua base
sgorga una cascata davanti alla quale i visitatori fanno la fila per bere le
sue acque sacre che sembra donino salute e longevità.
A valle del
tempio si trova un bel quartiere (ben indicato), costituito da due strade
principali, Ninen-zaka e Sannen-zaka, su sui si affacciano case
di legno, botteghe artigiane, chioschi e ristoranti. Molto caratteristico,
merita una visita, ma i prezzi sono perlopiù inavvicinabili!
Strade Ninen Zaka e Sannen Zaka |
Proseguendo
a piedi costeggiamo (dando però solo uno sguardo complessivo e
abbastanza rapido) i templi buddisti Kodai-ji,
Chion-in (sede della scuola buddista
Jodo, la più diffusa in Giappone) e Shoren-in.
Il nostro
obiettivo è infatti tornare verso l’albergo per poter fare un breve pit stop,
non prima però di aver visitato il magnifico tempio buddhista poco distante, Higashi Hongan-ji.
Tempio buddhista Higashi Hongan-ji |
Il padiglione
principale è la seconda struttura in legno più grande del Giappone e nel
corridoio fra i due edifici principali è esposta una fune realizzata con i
capelli donati da volontarie alla fine dell’800 in seguito a un incendio
devastante, allo scopo di intrecciare corde utili ai lavori di ricostruzione.
Con le
ultime forze rimaste, dedichiamo la serata a visitare il quartiere di Gion,
famoso per i ristoranti, le sale
da tè tradizionali e soprattutto la possibilità di poter avvistare una vera
geisha, arrivando fino a Shinbashi,
considerata una delle strade più belle di Kyoto e, secondo la LP, addirittura
di tutta l’Asia…
Shirakawa Minami-dori (Shinbashi) |
GIORNO 3 - I sorprendenti
Sempre con
la sveglia puntata alle 5 ci dedichiamo alla zona nord-ovest della città,
prendendo l’autobus n.28 e scendendo alla fermata Arashiyama-Tenryuji-mae e
puntando dritti al tempio buddista Tenryuji,
Tempio buddhista Tenryuji |
caratterizzato da un magnifico giardino zen. Piccola nota tecnica: si pagano
due biglietti, rispettivamente per il tempio e per il giardino ma a posteriori
conviene farne soltanto uno, magari privilegiando l’esterno, considerando che il
tempio si vede perfettamente da fuori, in ogni sua parte (e viceversa).
Uscendo da
qui ci si troverà direttamente nel Bosco
di bambù,
Bosco di Bambu di Arashiyama |
luogo imperdibile per la sua particolarità, ma
difficile da apprezzare pienamente visto il passaggio continuo, al suo interno,
di taxi che scaricano studenti e visitatori vari. Nel nostro caso era in corso
perfino un servizio fotografico che intralciava il passaggio creando
scompiglio! Incredibili e piene di fascino le altissime canne di bambù che si
susseguono facendo filtrare appena la luce del sole e regalando sfumature quasi
magiche di colore.
Da lì
proseguiamo con l’autobus n.59 per il Kinkaku-ji,
Tempio Buddhista Kinkaku-ji (Padiglione d'oro) |
uno degli edifici più famosi di tutto il Giappone, antica residenza dello Shogun, poi trasformata in tempio. È noto come “Padiglione d’oro”, per essere appunto interamente rivestito di una
lamina d’oro.
Peccato non ci fosse il sole, ma il colpo d’occhio è ugualmente
molto affascinante, nonostante si debba procedere in fila indiana per la folla
immensa che lo visita a ogni ora del giorno.
A piedi
raggiungiamo il Ryoan-ji,
Tempio Buddhista Ryoan-ji |
altro
tempio buddhista dall’aspetto austero e misterioso, caratterizzato da uno
giardino “secco”, costituito da una distesa di sabbia bianca su cui sono
posizionate 15 rocce. Pare che in realtà queste ultime siano 16 ma solo gli
illuminati riescano a vederle tutte…
Fra una
visita e l’altra si è fatta l’ora di pranzo, perciò ci infiliamo in un
ristorante tradizionale, attratti dalla sua aria calma e rilassata
e proviamo
anche l’ebrezza di un pranzo seduti sul tatami gustando (un po’ perplessi) due varietà di ramen fra cui gli Tsukemen (serviti
–molto- freddi, con brodo a parte) e sakè.
Per nulla
rifocillati risaliamo su un autobus diretti, questa volta, al castello Nijo-jo,
imponente palazzo (costituito da 5 edifici) circondato da bellissimi giardini pieni di ciliegi e siepi di azalee. Ci arriviamo fortunatamente verso l’ora di chiusura e quindi un po’ della fiumana di visitatori è scemata. Purtroppo non è possibile fotografare l’interno, ma le foto non renderebbero comunque la particolarità delle sue stanze dipinte e soprattutto il pavimento “a usignolo”, che scricchiola a ogni passo e che fu costruito così a scopi difensivi. La LP non si spertica in lodi su questo posto, a noi è piaciuto immensamente.
Castello Nijo-jo |
imponente palazzo (costituito da 5 edifici) circondato da bellissimi giardini pieni di ciliegi e siepi di azalee. Ci arriviamo fortunatamente verso l’ora di chiusura e quindi un po’ della fiumana di visitatori è scemata. Purtroppo non è possibile fotografare l’interno, ma le foto non renderebbero comunque la particolarità delle sue stanze dipinte e soprattutto il pavimento “a usignolo”, che scricchiola a ogni passo e che fu costruito così a scopi difensivi. La LP non si spertica in lodi su questo posto, a noi è piaciuto immensamente.
GIORNO 4 - Gli indimenticabili
Ci
dedichiamo alla parte per me più affascinante e imperdibile di Kyoto: Higashiyama Nord, ricchissima di siti,
uno più bello dell’altro. Oltretutto abbiamo la fortuna di non incappare
in folle oceaniche come nei templi precedenti e questo contribuisce moltissimo a farci apprezzare ogni singola cosa.
Partiamo come sempre all’alba e come sempre dalla stazione centrale. Questa volta con
l’autobus n. 5, scendendo alla fermata Eikando-Michi per iniziare il nostro
itinerario dal complesso templare del Nanzen-Ji.
Dalla fermata, trovarlo non è proprio intuitivo anche perché le indicazioni, a
parte un paio proprio all’inizio del percorso, sono tutte rigorosamente in
giapponese (comunque, per raccapezzarsi un po’ una volta sul posto, si trova
nella via esattamente parallela a quella dello zoo…).
Tempio buddhista Nanzen-ji |
Finalmente
lo raggiungiamo, anche perché come prima cosa ci si staglia davanti lo stupendo
e maestoso edificio principale al quale volendo si può accedere (a pagamento)
per salire al primo piano e godere di una bella vista sulla città. Noi lo
troviamo ancora chiuso ma in ogni caso avremmo proseguito visto che questo è
solo una piccolissima parte di tutta una moltitudine di templi minori, giardini
e percorsi nel bosco.
La parte più
suggestiva e di solito trascurata infatti è il Nanzen-ji Oku-no-in,
un piccolo santuario nascosto sulla montagna e raggiungibile dopo una bella camminata in mezzo al bosco che prima passa accanto a un cimitero e poi si inerpica su una scalinata che facilita un po’ le cose. Il punto di arrivo è una suggestiva cascata sotto la quale i fedeli pregano stando in piedi, anche in pieno inverno. Nonostante il tempo grigio e lo scarso flusso d’ acqua, il luogo, visitato all’alba in completa solitudine, è colmo di fascino e perfino vagamente inquietante.
Nanzen-ji Oku-no-in |
un piccolo santuario nascosto sulla montagna e raggiungibile dopo una bella camminata in mezzo al bosco che prima passa accanto a un cimitero e poi si inerpica su una scalinata che facilita un po’ le cose. Il punto di arrivo è una suggestiva cascata sotto la quale i fedeli pregano stando in piedi, anche in pieno inverno. Nonostante il tempo grigio e lo scarso flusso d’ acqua, il luogo, visitato all’alba in completa solitudine, è colmo di fascino e perfino vagamente inquietante.
Ridiscesi
dal bosco e tornati sulla via principale fuori del tempio cerchiamo le
indicazioni per il Tetsugaku-no-Michi,
meglio noto come Il sentiero della
filosofia,
una bellissima passeggiata di circa 40 minuti lungo un canale
tra alberi in fiore, piante di ogni tipo, casette di legno, anche un po' strambe
e pace assoluta.
Sentiero della Filosofia |
e pace assoluta.
Circa a metà
percorso si trova l’indicazione per l’Eikando:
il tempio, nel momento in cui arriviamo noi, non è aperto alle visite ma il
contesto e i suoi giardini meritano assolutamente la deviazione.
Riprendiamo
al nostra strada fino a raggiungere un altro famoso e bellissimo tempio, il Ginkaku-ji,
noto anche come Padiglione d’argento, (anche se il
progetto dello shogun di rivestirlo interamente con uno strato di argento non
fu poi mai realizzato), dove termina il Sentiero della Filosofia.
Tempio Buddhista Ginkaku-ji |
Qui tra
scolaresche e turisti vari, la folla è immensa. Il tempio in sé è oscurato
dalla bellezza assoluta del suo giardino, fatto di “laghi” di sabbia
bianca meticolosamente rastrellata, coni costruiti in modo che riflettano la luce
della luna, e poi pini altissimi, distese erbose così perfette da sembrare dipinte,
scorci panoramici che si aprono all’improvviso e perfino un sentiero che si
inerpica sulla montagna. Da passarci tranquillamente mezza giornata per vederlo
tutto con calma e in ogni sua parte. Ma decidiamo di lasciar perdere la salita
sul monte e proseguire nel nostro itinerario.
Appena fuori
dal tempio, a parte uno spuntino a base di Dango (palline di riso glutinoso infilzate su
uno spiedo e arrostite, poi ricoperte di salsa di soia dolce)
riprendiamo l’autobus per raggiungere la zona in cui sorge il Palazzo Imperiale (Gosho), che prevede un percorso burocratico un po’ complesso per poter essere visitato, ma noi ci accontentiamo di vederne la maestosità da fuori e di godere la piacevolezza del suo parco circostante.
Non è più abitato dalla famiglia imperiale anche se vi
si tengono ancora le incoronazioni e altre cerimonie di stato. Non è
sicuramente una delle principali attrattive di Kyoto ma noi desideravamo
vederlo e non ce ne siamo pentiti.
riprendiamo l’autobus per raggiungere la zona in cui sorge il Palazzo Imperiale (Gosho), che prevede un percorso burocratico un po’ complesso per poter essere visitato, ma noi ci accontentiamo di vederne la maestosità da fuori e di godere la piacevolezza del suo parco circostante.
Palazzo Imperiale di Kyoto |
Il quinto e
sesto giorno li dedichiamo a escursioni nel dintorni di Kyoto (Nara e Hiroshima) di cui
parlerò nei prossimi post.
Siamo
consapevoli del fatto che nonostante quattro giorni intensissimi abbiamo
trascurato tante altre cose che avremmo voluto vedere. Una su tutte il mercato
Nishiki, nemmeno troppo distante dal nostro albergo, ma abbiamo preferito
privilegiare altre mete comprese le vie dello shopping, qualche centro
commerciale e un supermercato locale, come facciamo sempre, in ogni nuovo paese
che visitiamo.
Ho letto da
qualche parte che Kyoto è una città in cui anche passandoci un mese non ci si
annoia mai e ho riscontrato che è proprio così perché più spuntavo la lista
delle cose che mi ero prefissata di vedere, più aumentavano i desiderata.
Mi è
piaciuto tanto girarla con gli autobus, cosa che non abbiamo mai fatto con una
tale facilità e un tale piacere in nessun’altra città del mondo, a cominciare
dalla nostra, in cui personalmente li evito come la peste.
Ho
apprezzato un po’ meno la cucina ma questo in generale durante tutto il
viaggio, per questo ho deciso di parlarne, globalmente, in un post a parte.
Ho trovato
però comodo e congeniale, come suggeriva la LP, mangiare negli innumerevoli
locali della stazione e soprattutto all’Eat Paradise, dei grandi magazzini
Isetan, dove un intero piano è dedicato al cibo pronto, da asporto, con
innumerevoli e sorprendenti proposte di ogni tipo.
Non è
economico, e ci si lascia prendere facilmente la mano fra la varietà pressoché
infinita di proposte e assaggi che spaziano dal dolce al salato, dal crudo al
cotto, dal pesce alla carne, ai fritti, per terminare con i centrifugati di
frutta e verdura.
Nonostante le sue enormi bellezze è una città in cui andare (magari una seconda volta) senza programmi né itinerari da seguire. Semplicemente per viverla con la sua stessa calma e tranquillità, mischiandosi fra i suoi abitanti, seguendone le abitudini, assaporandone usi e costumi.
Nonostante le sue enormi bellezze è una città in cui andare (magari una seconda volta) senza programmi né itinerari da seguire. Semplicemente per viverla con la sua stessa calma e tranquillità, mischiandosi fra i suoi abitanti, seguendone le abitudini, assaporandone usi e costumi.
WOW!!! che super scorpacciata di notizie mi sono appena fatta!!!! Le foto dei panorami, monumenti e vita di tutti i giorni mi hanno fatto partire con la testa, mentre quelle culinarie (poche, ma buone) mi hanno messo fame (quelle palline di riso con sopra la salsa dolce forse no!!!!)
RispondiEliminaGRAZIE mille per aver condiviso questa tua meravigliosa avventura.
Grazie a te, Mila, sono felice che ti sia piaciuto! In effetti, ti confermo che le palline di riso glutinoso con salsa di soia dolce non sono il massimo...un bacione, buona giornata!!
Eliminache bella questa descrizione, mi è arrivata tantissimo.
RispondiEliminaanche io appena viaggio: mercati e cimiteri.
(passi?)
Sono i luoghi più interessanti!
Elimina(forse a luglio, che lavoro dalla mattina!)bacioni grandi, Pills
Sembra davvero un mondo parallelo! Lontano anni luce da noi...che spettacolo poter respirare queste atmosfere di persona. Grazie x la condivisione ed i tuoi preziosi consigli...chissà che un giorno non abbia la necessità di metterli in pratica ^_*
RispondiEliminaTe lo auguro di cuore, Consu! E' proprio un altro mondo e vale la pena di vederlo proprio per questo.
EliminaHo visto che tu sei a Creta in questo momento: che bello!!! Divertiti tantissimo, fai valanghe di foto!
Davvero affascinante e suggestivo questo post. Un viaggio virtuale in mondo sconosciuto. Bellissimo !!!!!! Tanti baci Luna
RispondiEliminaGrazie libertà bella!! Avevo saltato il tuo commento, com'è possibile?! Tanti baci a te❤
EliminaMa che meraviglia! Forse per la prima volta mi sono fatto un'idea realiastica e completa di questa città. anche io la immaginavo come il paesino delizioso curato con i templi e le geishe, ma è evidente che così non è. Ma la sveglia alle 5 è per le distanze o anche per il caldo o perché aprono molto presto ed essendo la giornata "corta" per queste visite, bisogna per forza fare così? Anche se son cose che faccio pure io in viaggio :-D
RispondiEliminaSulle guide, lasciamo perdere. Per quanto anche io usi sempre la LP, in tanti viaggi ho scoperto cose meravigliose per puro caso o su internet che non erano neanche menzionate.
A me piacciono un sacco che le città che apprezzi quasi dopo o comunque a visita completa, quando hai il quadro complessivo presente. E poi ti mancano, da morire.
Fabio
La sveglia alle 5 Fabiè era principalmente per la voglia di vedere il più possibile! Poi per le enormi distanze tra un sito e l'altro e anche sì, perchè i templi chiudono relativamente presto. Considera inoltre che ogni tempio come dicevo è un complesso in cui volendo si può trascorrere tranquillamente mezza giornata, invece perlopiù vai lì, visiti l'edificio principale, i giardini e poi devi necessariamente passare oltre (e in molto casi è un vero peccato). Infine, perdi tanto tempo a consultare le cartine. Più che in Cina, abbiamo incontrato difficoltà anche perchè ci sono mappe dettagliate per ogni singolo quartiere, mentre sono merce rarissima le mappe globali dell'intera città, quindi a volte fatichi proprio a raccapezzarti per arrivare da un punto all'altro, specialmente a piedi. Per quanto riguarda le guide, io prediligo la Routard, ma purtroppo per molte destinazioni non è disponibile :-(
EliminaLe cose più belle comunque come diti tu si scoprono per caso o attraverso i racconti di altri viaggiatori! Vorrei proprio tornarci a Kyoto, perchè ho la sensazione di averne afferrato solo una minima parte, di essere rimasta in superficie, mentre riserva molteplici aspetti da scoprire. Forse per questo ora mi manca tanto!
Grazie, buona giornata