"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

lunedì 19 agosto 2019

Scherzi a parte - Insalata di mare e anelletti siciliani



Intorno al giorno del mio compleanno girano emozioni, frenesia e moltissima attesa.
Esclusivamente mie, s’intenda.
E non importa che quest’anno ne abbia compiuti 47 (aiuto!): io quel giorno lì, nonostante il volgere dei decenni, non vedo l’ora che arrivi.
Comincio a pensare al menu a partire da fine luglio.
Prioritariamente di pesce, preferibilmente con qualche fantasia da azzardare, inevitabilmente con modifiche da apportare causa gusti difficili di alcuni commensali...
Di solito mi preparo da sola anche il dolce, ma da un paio d’anni lo ordino direttamente in pasticceria, che faccio prima e ho più tempo da dedicare al resto.
Il menu poi viene messo a punto nel corso dei giorni, fra lampi di genio e ripensamenti, slanci di coraggio e dubbi amletici.
Seguono una mezza giornata da dedicare alla spesa, più un’altra mezza tra mercato e pescheria, qualche ora dedicata alle grandi pulizie di casa e giardino, e infine la grande maratona in cucina che è come una sorta di meditazione in completa solitudine.
Bella ma ansiogena, che le cose solo belle non sono di mia pertinenza.
Due giorni fra arrostisci, spella, condisci, fai marinare, lava, taglia, sminuzza, affetta, scotta, lessa, ripassa, imbiondisci, sfuma, rosola, porta a cottura, prendi e porta a casa...in cui talmente grandi sono il piacere e il rilassamento (misto all’ansia) che se anche suonasse il campanello non risponderei.
Poi ci sono i regali. Che come i bambini aspetto spasmodicamente di aprire, cercando indizi nei giorni precedenti come manco un segugio.
E poi c’è il regalo dell’amato bene, che quest’anno ha deciso di giocarmi un piccolo scherzo facendomi credere di aver deciso di cambiare tipologia: non più viaggi ma oggetti preziosi.
Confessandomi questa novità per fortuna solo un giorno prima.
Evitando così di essere insultato più a lungo delle 36 ore che mancavano al momento della consegna, per aver pensato che potessero mai potermi interessare “oggetti preziosi”.
O anche solo che potessero esistere cose più preziose di un viaggio.
Come gli era potuto venire in mente? Conoscendoci da 30 anni, viaggiando insieme in lungo e in largo e investendo ogni singolo spicciolo in biglietti aerei, macchine in affitto e alloggi da un emisfero all’altro?
“è ora di evolversi, magari scopri che hai puntato tutto sul viaggio ma ci sono cose che ami altrettanto fare. Io stavolta questo regalo l’ho scelto osservando cose che mi parlavano di te”.
Mi sono scervellata per 36 ore. E a parte rimanere estremamente colpita da una sua del tutto insospettata capacità di osservare cose che gli parlassero di me, oltre a corsi di scrittura creativa e di cucina (come estremo ripiego), non mi è venuto in mente altro per il quale valesse davvero la pena compiere questo salto evolutivo verso la novità.
Esigenza, peraltro, solo sua.
Il giorno designato mi consegna un pacchetto rettangolare, basso e leggero: una borsetta da viaggio, bella, comoda, pratica come desideravo da tempo. Piccola e schiacciata che serva solo da portadocumenti, oltre allo zaino, durante i viaggi. Non è un corso di cucina dunque. Ma so che questo è solo l’inizio, che il regalo, conoscendolo, non si esaurisce lì.
Quando va a ritirare il mastello dell’umido fuori al cancello rientra lamentandosi di un disgraziato che ha osato abbandonare della spazzatura dentro al nostro ormai svuotato.
Naturalmente casco dal pero e guardandoci senza sapere che genere di spazzatura aspettarmi trovo un altro pacchetto, sempre rettangolare, ma ancora più piccolo e più leggero del primo. È un foulard di Alviero Martini, con l’inconfondibile carta geografica. Torna il tema del viaggio e comincio a  credere che comunque, queste novità, sempre verso un fine ultimo condiviso conducano.
Ma mi lascia ancora un po’ sulla graticola, perché è solo al ritorno dal mare che mi consegna l’ultimo pacchettino, il più prezioso.
Preceduto da un libricino contenente un fumetto (in romanesco), da lui scritto e costruito, che ritrae un dialogo immaginario fra lui e un giornalaio cui si sarebbe rivolto per l’ acquisto una guida dell’Oman (e tanto bastava a farmi balzare sulla sedia) che però lo avrebbe spronato ad acquistarne una per un paese ben più articolato, sognato, immaginato.
Valeva decisamente la pena vivere ore di angoscia immaginando di scartare un Trilogy ;-)


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Questa pasta è nata da una mattinata di chiacchiere sulla spiaggia con la mia mamma, cercando di immaginarla e decidendo cosa metterci dentro, visto che come qualunque insalata di pasta che si rispetti, può essere fatta in mille versioni diverse. 
Fresca, estiva, corposa profumata e con il grande vantaggio di poter essere preparata in anticipo per una cena tra (tanti) amici che non vi costringerà a fare le Cenerentole davanti ai fornelli fino all’ultimo. È vero, la preparazione di questo piatto richiede svariati passaggi e tante pentole da sporcare. Ma la buona notizia è che ne varrà assolutamente la pena! Non riesco a immaginare un formato di pasta migliore da abbinarci. Ma io sono una fan accanita degli anelletti siciliani e non faccio molto testo: probabilmente ne esistono anche altri…fatemi sapere, nel caso decideste di provare!

Ingredienti (per 10-12 persone)
700 gr di pasta tipo anelletti
2 seppie
700 gr di totani
500 gr di mazzancolle
500 gr di cozze
450 gr di pisellini primavera surgelati
4 spicchi d’aglio
2 bicchieri di vino bianco secco
2 carote
1 scalogno
Olive verdi farcite
Un bel mazzetto di prezzemolo
Peperoncino in grani
Sale grosso e fino
Olio extravergine di oliva

Procedimento
Cuocere innanzitutto la pasta in abbondante acqua salata, scolarla molto al dente e lasciarla raffreddare in una larga terrina dopo averla mescolata con un filo di olio extravergine.
Pulire le seppie privandole della pelle, delle interiora e dell’osso interno, quindi tagliarle a striscioline. Fare lo stesso con i totani, risciacquando bene sotto acqua corrente. Mettere a scaldare due spicchi d’aglio e una manciata di peperoncino in una larga padella con il fondo ricoperto di olio. Unire le seppie e i totani e farli saltare per qualche secondo; sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco, alzare per pochi secondi la fiamma per farlo evaporare, quindi aggiungere il prezzemolo, coprire e lasciare cuocere a fiamma bassa finché, bucandoli con una forchetta, non risulteranno molto morbidi (tenere presente che le seppie, come i totani e i calamari seguono la regola per la quale o si cuociono per pochissimo tempo a fiamma vivace, scottandoli appena, oppure si prolunga la cottura a fiamma molto bassa, facendo sobbollire: sono assolutamente da bandire le vie di mezzo che li renderanno duri e stoppacciosi). Io di solito non metto sale nel pesce: il consiglio è di assaggiare e regolarsi di conseguenza, specie con quello fresco.
Una volta cotti lasciare raffreddare per bene.
Passare quindi alle cozze, finendo di pulirle per quello che sicuramente non sarà riuscito a  fare il vostro pescivendolo di fiducia. Farle aprire in una larga padella con aglio olio e peperoncino, cuocendole, coperte, ancora per qualche minuto dopo l’apertura di tutte le valve. Sgusciarle e mettere via anche queste a raffreddare.
Da ultimo occuparsi delle mazzancolle: staccare testa e zampe, privarle del carapace, eliminare con attenzione il filo nero intestinale, sciacquarle e metterle in uno scolapasta. Cuocerle nello stesso modo dei totani, con aglio, olio, peperoncino e prezzemolo, sfumando con il vino, per una quindicina di minuti al massimo.
Una volta pronto tutto il pesce, dedicarsi alla preparazione dei piselli: pulire e tagliare a cubetti le carote e unirle allo scalogno in una padella con dell’olio. Lasciare imbiondire leggermente il tutto, quindi unire i piselli e portarli a  cottura aggiungendo progressivamente acqua calda salata, ma facendola restringere alla fine.
Quando tutte le preparazioni saranno ben fredde unirle alla pasta, avendo cura però di scolarle dal loro “sughetto” che finirebbe per ammorbidire eccessivamente la pasta.
Unire anche le olive tagliate a metà e completare con prezzemolo fresco, scorza di limone grattugiata (facoltativa), un giro d’olio a crudo.
Riporre in frigo fino a mezz’ora prima di servire.

4 commenti:

  1. Che bella pasta estiva e grazie per il racconto che mi ha fatto molto divertire

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  2. Ma che bellissimo regalo! Direi che è valsa la pena stare sulle spine e meno male che ti aveva portata fuori strada, così la sorpresa è stata doppia!
    Questo formato di pasta non l'ho mai pensato in insalata (a dir la verità non l'ho mai acquistato) ma mi hai davvero incuriosita!
    Buona domenica <3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Consu, bella mia, grazie innanzitutto di essere sempre presente al contrario di me che sono pigra anche a passare nei blog cui tengo! Vedo però i progressi dí quel bonazzo di Vasco su Instagram e mi piace da morire quel suo faccino dolce e furbetto. Gli anelletti te lo consiglio vivamente: a me piacciono da morire e da ora non più solo in versione timballo! Tanti bacetti, buona serata!

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