Ho una piccola
fissazione per gli abbinamenti di colore.
Roba che non
esco di casa se non mi sento perfettamente in armonia con i colori che indosso
e se lo faccio, perché costretta dal perenne ritardo in cui mi ritrovo ad
affrontare la vita, finisco per non sentirmi a mio agio per tutta la giornata.
Maglioni,
scarpe, giacconi, borse, ma anche intimo, orecchini e tutto ciò che ne
consegue. Nulla può essere lasciato al caso e, almeno un filo conduttore,
un’armonia superiore che lega il tutto, deve esserci. Pena un malumore e disagio
costanti fino a quando torno a casa e mi infilo il pigiama abbinato ai calzini
e alla vestaglia e al copridivano.
Questa innocua,
trascurabile mania è talmente evidente che perfino l’istruttore di fitness mi
porge con imbarazzo i pesetti viola o giallo fosforescente qualora mal si
adattino con l’outfit del giorno.
E così
contagiosa, che sempre lui, un bel giorno, arriva a mostrarmi fiero e
compiaciuto il perfetto abbinamento della sua maglietta blu elettrico alla
medesima nuance della fitball, strappandomi moti di approvazione ed entusiasmo.
Lo sguardo di raccapriccio nel vedere colori gettati a casaccio su muscoli
guizzanti deve funzionare, evidentemente, da monito e deterrente.
Ecco,
tuttavia, in questa eterea e universale armonia cromatica si inserisce, come
uno schiaffo in pieno viso e un segreto inconfessabile, la mia attuale
sciatteria riguardo l’arredamento di casa. Ai lavori perenni in casa nostra
sono stati dedicati fiumi di post, specie a quelli più grossi di
ristrutturazione (forzata, visto che ci stava solo crollando mezza casa…)
durati oltre 6 mesi. Finiti quelli, dicevamo, ci dedicheremo alla rifinitura,
alla parte più bella, ai dettagli!
Ed è con
questo spirito che la camera da letto è stata ritinteggiata solo la scorsa
estate (dopo due anni esatti dalla fine dei lavori..). In realtà, avendo
studiato ad arte una parete completamente rivestita in legno come una sorta di
boiserie che facesse anche da cornice e testiera al letto ed essendo stato
tutto progettato e realizzato dall’amato bene, la conclusione di quei lavori è
stata fin troppo rapida!
E poi doveva
arrivare il bello…quello della scelta delle tende, che immaginavo in stile
provenzale, essendo il colore della camera di un tenue e caldo lavanda, magari
abbinate al copriletto. Poi sarebbe stato da scegliere un quadro, una stampa,
un murales, qualcosa sulla parete di
fronte al letto, ancora desolatamente vuota.
E magari dei
pomelli nuovi per comò e comodini che ci eravamo ripromessi di sostituire quanto prima.
“Dobbiamo quantomeno correre a comprare dei
nuovi copripiumoni, che ce li vedi tu quello rosso a scacchi o quello giallo
con i limoni abbinati a questa nuova camera tutta lilla?!” - gridavo scandalizzata e ancora tutta piena di
buone intenzioni solo un annetto fa…
Ed è così
che ci ritroviamo, oggi, non solo con il letto foderato degli scacchi rossi (e
gialli e verdone) di cui sopra, ma con i medesimi abbinati a lenzuola blu carta
da zucchero o grigie, secondo il periodo, sentendo premere come aghi negli
occhi la visione di quelle belle paretine color lavanda che cozzano contro ogni
vecchia coppia di lenzuola che riesumo dall’armadio.
Una guerra
di disegni e colori che Picasso, scansate proprio.
Oltre alla
desolazione generale di un ambiente ancora, palesemente, da completare.
“Basta, dobbiamo almeno prendere delle tende,
che sono stufo di vedere quel bastone vuoto con le viti penzoloni” – sbotta
convinto l’amato bene.
E torna dal
mercatino della domenica con una coppia di tendine che piegate e incartate non
mi paiono nemmeno tanto male. Poi le apre, le appende, fa pure il gesto di
legarle con un fiocchetto che così dovrebbero dare il meglio di sé.
Dunque ora,
oltre all’intera tavolozza di colori spatasciati a caso, nella nostra bella
camera da letto lilla abbiamo anche delle orribili, inguardabili, rivoltanti
tendine bianche a strisce violetto-fluo che paiono una - giusta - punizione divina alla nostra
sciatteria.
“Non hai capito: l’ho fatto perché almeno,
spinta dall’orrore, ti deciderai a cercarne seriamente un paio belle!”
Ma ieri,
spinta appunto dall’orrore, ne ho prese un altro paio al volo su una bancarella
che sono un po’ meno orrende delle prime. Così, tanto per tamponare e toglierci
dalla vista l’esagerazione. Che va bene la sciatteria, ma quando è troppo è
troppo.
E niente, so
già che andremo avanti così, a rotolarci nella pigrizia e scendere nell’orrore
fino a trovare, del tutto casualmente, quelle giuste.
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Una
reinterpretazione della classica e sempre infallibile 7 vasetti. Con l’aggiunta
di ingredienti speciali come la farina e la crema di pistacchio, se prima non
saranno finite a forza di assaggi, perché provate voi ad avere in casa un
barattolo di crema di pistacchi e non farlo secco subito a forza di cucchiaiate
;-)
Ingredienti (per uno stampo da 24 cm)
4 uova
2 vasetti di
yogurt al pistacchio
2 vasetti di
farina di farro (o 00)
2 vasetti di
zucchero semolato
1 vasetto di
farina di pistacchi
1 vasetto di
fecola di patate
1 vasetto di
olio di semi di girasole
2 cucchiaini
di crema di pistacchio
1 bustina di
lievito
1 pizzico di
sale
Procedimento
Preriscaldare
il forno a 180°. In una ciotola molto capiente sbattere le uova con lo zucchero
e il sale fino a quando saranno diventate bianche e spumose. Aggiungere l’olio
a filo continuando a mescolare, quindi unire anche lo yogurt e la crema di
pistacchio. Setacciare la farina con il lievito e mescolarla alla fecola e alla
farina di pistacchi. Unirla al resto del composto amalgamando bene, dopodiché
versare tutto in uno stampo oliato e infarinato e cuocere per circa 45 minuti o
fino a quando uno stecchino infilzato al suo interno non ne uscirà
perfettamente asciutto.