Pe fa la vita meno amara, me so’
comprato na cucchiaraaaa
Questa ed
altre rivisitazioni di grandi successi nostrani costituiscono il sottofondo
musicale delle mattinate in casa nostra.
Che scorrono
velocissime per fortuna, dal momento che proprio in casa, almeno io che al
lavoro ci vado il pomeriggio, faccio in modo comunque di stare il meno
possibile.
E poi sono
sollecitudini e premure che manco mamma mi tributa.
A che ora
esci?
A che ora
torni?
Vai in
palestra? Oggi lavori?
Ma a volte
sono domande interessate.
No perché dovemo passà la bujacca e
almeno pe du ore nun se po’ passà.
Dunque la
scelta è tra farmi murare dentro casa o spiccare il volo ma non tornare prima
di una certa.
Nuovi termini
si aggiungono al mio già ricco vocabolario muratoresco.
Dicesi
boiacca (ma in romanesco è con la u) un impasto di cemento liquido che serve a
rinsaldare/fissare/impermeabilizzare, nel nostro caso il massetto per il
pavimento della veranda.
Perché la
novità vera è che presto, dopo due mesi di sterrato, calcinacci e fanghiglia
sparsa avremo di nuovo un pavimento in veranda! (e magari anche una cucina e un
bagno, ma per quello sono cauta e mi tengo ancora sul vago).
A parte le
domande interessate, ci sono anche slanci veri.
Io che torno
con biscotti, cioccolatini, scorte infinite di caffè; loro che mi aiutano a
portare dentro le buste della spesa.
O che
passano lo straccio nel salone a fine giornata.
E pazienza
se non lo risciacquano e mi lasciano striate bianche sul pavimento.
Sono pur
sempre uomini, ma apprezzo lo sforzo e la gentilezza.
E poi ci
sono discorsi da coppie sull’orlo di una crisi
Tanto a conoscemo a storia…oo sapemo
come va a finì. All’inizio so’ tutti sorrisi, er cioccolatino, i biscottini…poi
verso aa fine nun ce potrete più vedè e ce pijerete a parolacce - pronostica sconsolato il più robusto e nostalgico del gruppo.
Ma perché, te pare che stamo “all’inizio”?
so’ 3 mesi che ve sopporto. Se doveva scoppià la crisi, già sarebbe successo – lo rincuoro io dandomi un tono per
evitare di intenerirmi.
Perché sì,
tre mesi di lavori sono tantissimi e ancora non si vede la fine.
Vivere in un
cantiere è un’esperienza che non auguro a nessuno, ma che mi ha insegnato tanto.
Per esempio
la pazienza (beh, almeno i rudimenti), la flessibilità (ci sto ancora
lavorando), l’adattamento a ogni imprevisto (che non vuol dire non farsi
prendere da una crisi isterica ogni volta che ne capita uno), il sovvertimento
di tutte le abitudini, e soprattutto la convivenza forzata con una squadra di
gente che ti entra in casa alle 7 e un quarto del mattino e ne esce a
pomeriggio inoltrato.
Ma che
impari a conoscere, con le loro storie e le foto dei loro bambini, le compagne,
le mogli, le fidanzate che magari passano a portare loro il pranzo, o un
maglione in più nei giorni in cui fa tanto freddo, o semplicemente a fare un
saluto, a strappare un bacio. E allora ci si conosce tutti e si dà una
connotazione umana al personaggio lontano e
generico dell’ “operaio che me sta a rifà casa”.
E sì, ecco,
tutta questa baraonda di vita mi mancherà.
Insomma, non
mi ricordo nemmeno più com’era bello svegliarsi, fare colazione, prepararmi con
calma e non avere contatti umani almeno fino a metà mattina.
Roba che
manco l’amato bene poteva chiamarmi senza ricevere in risposta più di un
grugnito. O senza proprio ricevere risposta.
Qua invece
entro le otto abbiamo già fatto il primo briefing della giornata (cui ne
seguono molti altri).
Li raduno
tutti, sempre al momento del caffè, ed espongo direttive, avvertenze, errori da
correggere, dei quali la sera prima si è discusso dettagliatamente con l’amato
bene.
Cose come
numero e collocazione esatti degli interruttori della luce, altezze
dell’allaccio del gas, delle soglie delle finestre, dei rivestimenti, del
muretto che separa la veranda dal giardino; spessore delle fughe, del tramezzo,
della paretina per la doccia, del tubo per la cappa.
E si litiga
proprio come in una famiglia.
Aò la porta finestra la dovete chiudeeeeeee,
è l’urlo che va per
la maggiore.
Così come si
rifà pace. E la mattina ci si impone di sorridere. Sempre.
Che il caffè
è veramente buono solo se accompagnato da un sorriso.
Beh dai, si può dire che il peggio sia
passato e d’ora in poi il percorso sarà tutto in discesa -
commenta quasi commosso l’amato bene lunedì sera ispezionando i lavori e
pensando che solo un mese fa, al posto (degli scheletri) del bagno e della cucina, c’era un’enorme
voragine, profonda quasi un metro.
Il giorno
dopo questa ottimistica e incoraggiante constatazione ci svegliamo con la
caldaia in tilt. E no, stavolta non è il freddo che ha ghiacciato l’acqua nei tubi.
Seguono un
paio di giorni di passione, con solo acqua gelida e senza termosifoni.
Il tutto
termina con i 260 euro del tecnico.
Famo na cosa, va: stamose zitti, che
è meglio – commento
alla fine dell’ennesima disavventura.
Che la
prudenza non è mai troppa.
E per i
sentimentalismi c’è sempre tempo.
@@@@@@@@@@@
Per fare questa
torta bastano davvero poche cose e una manciata di minuti di tempo. Per esempio
8 fette di pancarrè, due bicchieri di latte di qualsiasi tipo, una mela (o
anche una pera), frutta secca (io ho usato le noci, ma potrete optare per
pinoli, mandorle, nocciole, pistacchi), aromi a piacere (cannella al posto
della vaniglia, volendo). E poi la solita storia: niente burro, niente uova,
niente lievito. Per un risultato strepitoso con il minimo sforzo.
Ingredienti
8 fette di
pancarrè di farro
300 ml di
latte di soia
100 gr di
zucchero di canna
1 mela
golden
80 gr di
uvetta sultanina
80 gr di gherigli
di noci
80 gr di
cacao amaro in polvere
60 gr di
gocce di cioccolato fondente
1 gr di
vaniglia in polvere (o una bustina di vanillina)
Procedimento
Spezzettare
il pane e lasciarlo in ammollo nel latte per una decina di minuti. Mettere in
ammollo anche l’uvetta nell’acqua o in un liquore a scelta (io ho usato un vino
passito). Tritare grossolanamente le noci. Schiacciare il pane con un cucchiaio
di legno e unirvi tutti gli altri ingredienti, comprese l’uvetta scolata e
strizzata e la mela sbucciata e tagliata a dadini. Mescolare bene e versare il
composto in uno stampo foderato di carta forno. Cuocere in forno preriscaldato
a 180° per circa 45 minuti.
Ancora non ho iniziato a disfare la casa, ma a leggerti già mi sorgono mille interrogativi del tipo: come farò a rendermi presentabile al lavoro avendo gli armadi ditrutti e gli abiti nei sacchi chiusi chissà dove? E se andrò al lavoro chi ci starà con gli operai in casa? Perché, di' quello che vuoi, ma io in casa da soli non ce li lascio... e inizia il panico, insomma! Che mica lo so se un dolcetto veloce come questo mi basta a superarlo...
RispondiEliminaIo intanto ci penso, eh?
Un abbraccio :)
Mah, pensarlo è ancora più angosciante che viverlo. Una volta che sei dentro, lo affronti e amen (poi scleri lo stesso, eh? ma intanto i lavori vanno avanti, i giorni si susseguono e ognuno è un passo verso la fine dell'incubo). Noi li abbiamo dovuti lasciare per forza da soli perchè 5 mesi di assenza dal lavoro sarebbero stati troppi. Però è vero che io almeno la mattina ci sono e comunque vanno seguiti pedissequamente, perfino con disegni dettagliati su come fare questo e quello (interruttori, prese, greche, tramezzi...ci siamo ritrovati a misurare perfino la larghezza dei mattoni per capire perchè rischiassimo a un certo punto di ritrovarci con un bagno più stretto nonostante i progetti di geometra e ingegnere...). E poi si cerca di vivere il più normalmente possibile (anche cucinando dolci) e di pensare a "quando tutto sarà finito". Coraggio Tati! Solidarietà infinita e baci.
EliminaDopo i lavori in casa serve una vacanza per riprendersi dallo stress:-9 e tesoro questo dolce è una giustissima ricompensa!!!Un bacione,Imma
RispondiEliminaHai proprio ragione Imma: una vacanza da tutto!! Grazie, tanti baci a te e buona giornata
EliminaTi posso capire molto bene non 3 ma un mese con gli operai per la ripavimentazione della terrazza che poi è un lastricato solare appartiene ala facciata della casa di cui il nostro appartamento ha l'usufrutto e quindi paga per decisioni condominiali e...meno male solo 1/3 altrimenti sarei ad elemosinare. Hanno fatto il saliscendi esterno sono al 7 piano dove alla sera qualsiasi poteva salire e noi abbiamo fatto il possibile per evitare visite notturne ma sinceramente abbiamo dormito malissimo. Ti capisco 3 mesi è ...follia. Ma poi alla fine avrai qualcosa di stupendo e tuo come lo volevi tu.
RispondiEliminaBuona settimana e... questi dolcetti sono favolori.
E tre mesi è il tempo trascorso fino a ora. Vedremo quanto ci metteranno poi per finire. Ci hanno detto ancora uno, ma noi per prudenza calcoliamo due abbondanti. I lavori in casa sono sempre un incubo, per il disagio e soprattutto per le spese. E anche la paura che ti entri qualcuno in casa è terribile, hai perfettamente ragione. Ma insomma, prima o poi tutto finisce.
EliminaGrazie Edvige, buona giornata a te e tanti baci
Golosissimi, veloci e strabuoni...ho fatto qualcosa di simile ieri ...un bacione e buona settimana!
RispondiEliminaHo visto, che bella la tua torta!! Grazie bacioni a te buona settimana!
EliminaDai, non vedere più la voragine è sicuramente rincuorante❤️ se poi ci metti anche una fetta di questa torta torna subito il sorriso...anche se davvero io ti ammiro x quello che state attraversando senza perdere l'ironia e l'ottimismo..
RispondiEliminaRipensare alla voragine in effetti regala fiducia! E se poi ripenso a quando ancora dovevamo iniziare i lavori mi vengono i brividi!! Perciò è tutto relativo e guardare indietro serve a consolarsi in quei giorni in cui sembra di essere sempre allo stesso punto! Tanti bacioni Consu grazie infinite❤
EliminaIo avevo la pressione alta duranti i lavori a casa nostra. Sono quasi subito passato alla fase "ve ne dovete annà" quanto prima. Mi addossavano qualsiasi problema, sono diventato il capocantiere, dovevo risolvere io cose che loro avrebbero dovuto saper risolvere senza problemi. Poi ho capito che era una tecnica, la loro. E ho iniziato a fregarmene e ad impuntarmi dove era necessario. Altra cosa, non farti prednere dall'entusiasmo della fine dei lavori. Quando per noi manca 1, in realtà manca ancora 5. Quella è la fase in cui li vuoi veramente fuori dai piedi :-D E tu invece sforni anche dolci. Complimenti davvero :-)
RispondiEliminaFabio
Hai ragione da vendere, Fabio: è proprio così, ti addossano qualsiasi responsabilità anche minima e anche di intoppi e imprevisti di cui in qualche modo sono responsabili loro..pur essendoci un capocannoniere e pur essendo loro una ditta. Ovviamente non me la prendo con i singoli operai ma proprio con il responsabile che devi seguire passo passo ogni momento anche sostituendoti a lui. Sull entusiasmo per la fine poi sono completamente d accordo. All inizio ingenuamente ho abboccato, ma ormai non mi fido più dei tempi che dicono loro e infatti mi so o rassegnata e calcolo il doppio come minimo. Grazie del supporto e dei preziosi consigli! Abbracci a voi, buona giornata
EliminaCapocantiere magari!!
EliminaNaaaaaaaaaaaaaaa e che palle..pure la caldaia ci s'è messa? ma che non lo sai.. piove sempre sul bagnato!! Dajeee ma sti lavori quando finiscono invece???? Un abbraccio.. e rubo una fetta di questi trancetti particolari.. ma gustosi. un abbraccione...
RispondiEliminaEhhh claudietta, sulla fine non mi pronuncio, ma immagino ancora un paio di mesi, almeno! Si poi per il resto, ne capita una al giorno, ma come dice Fabio: finché c è sfiga c è speranza!!! Grazie bella mia tanti bacioni buona giornata!
Eliminama questa roba sembra pericolosa!!
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