"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

lunedì 20 febbraio 2017

Cautela – Trancetti di pane e cioccolato


Pe fa la vita meno amara, me so’ comprato na cucchiaraaaa
Questa ed altre rivisitazioni di grandi successi nostrani costituiscono il sottofondo musicale delle mattinate in casa nostra.
Che scorrono velocissime per fortuna, dal momento che proprio in casa, almeno io che al lavoro ci vado il pomeriggio, faccio in modo comunque di stare il meno possibile.
E poi sono sollecitudini e premure che manco mamma mi tributa.
A che ora esci?
A che ora torni?
Vai in palestra? Oggi lavori?
Ma a volte sono domande interessate.
No perché dovemo passà la bujacca e almeno pe du ore nun se po’ passà.
Dunque la scelta è tra farmi murare dentro casa o spiccare il volo ma non tornare prima di una certa.
Nuovi termini si aggiungono al mio già ricco vocabolario muratoresco.
Dicesi boiacca (ma in romanesco è con la u) un impasto di cemento liquido che serve a rinsaldare/fissare/impermeabilizzare, nel nostro caso il massetto per il pavimento della veranda.
Perché la novità vera è che presto, dopo due mesi di sterrato, calcinacci e fanghiglia sparsa avremo di nuovo un pavimento in veranda! (e magari anche una cucina e un bagno, ma per quello sono cauta e mi tengo ancora sul vago).
A parte le domande interessate, ci sono anche slanci veri.
Io che torno con biscotti, cioccolatini, scorte infinite di caffè; loro che mi aiutano a portare dentro le buste della spesa.
O che passano lo straccio nel salone a fine giornata.
E pazienza se non lo risciacquano e mi lasciano striate bianche sul pavimento.
Sono pur sempre uomini, ma apprezzo lo sforzo e la gentilezza.
E poi ci sono discorsi da coppie sull’orlo di una crisi
Tanto a conoscemo a storia…oo sapemo come va a finì. All’inizio so’ tutti sorrisi, er cioccolatino, i biscottini…poi verso aa fine nun ce potrete più vedè e ce pijerete a parolacce -  pronostica sconsolato il più robusto e nostalgico del gruppo.
Ma perché, te pare che stamo “all’inizio”? so’ 3 mesi che ve sopporto. Se doveva scoppià la crisi, già sarebbe successo – lo rincuoro io dandomi un tono per evitare di intenerirmi.
Perché sì, tre mesi di lavori sono tantissimi e ancora non si vede la fine.
Vivere in un cantiere è un’esperienza che non auguro a nessuno, ma che mi ha insegnato tanto.
Per esempio la pazienza (beh, almeno i rudimenti), la flessibilità (ci sto ancora lavorando), l’adattamento a ogni imprevisto (che non vuol dire non farsi prendere da una crisi isterica ogni volta che ne capita uno), il sovvertimento di tutte le abitudini, e soprattutto la convivenza forzata con una squadra di gente che ti entra in casa alle 7 e un quarto del mattino e ne esce a pomeriggio inoltrato.
Ma che impari a conoscere, con le loro storie e le foto dei loro bambini, le compagne, le mogli, le fidanzate che magari passano a portare loro il pranzo, o un maglione in più nei giorni in cui fa tanto freddo, o semplicemente a fare un saluto, a strappare un bacio. E allora ci si conosce tutti e si dà una connotazione umana al personaggio lontano e  generico dell’ “operaio che me sta a rifà casa”.
E sì, ecco, tutta questa baraonda di vita mi mancherà.
Insomma, non mi ricordo nemmeno più com’era bello svegliarsi, fare colazione, prepararmi con calma e non avere contatti umani almeno fino a metà mattina.
Roba che manco l’amato bene poteva chiamarmi senza ricevere in risposta più di un grugnito. O senza proprio ricevere risposta.
Qua invece entro le otto abbiamo già fatto il primo briefing della giornata (cui ne seguono molti altri).
Li raduno tutti, sempre al momento del caffè, ed espongo direttive, avvertenze, errori da correggere, dei quali la sera prima si è discusso dettagliatamente con l’amato bene.
Cose come numero e collocazione esatti degli interruttori della luce, altezze dell’allaccio del gas, delle soglie delle finestre, dei rivestimenti, del muretto che separa la veranda dal giardino; spessore delle fughe, del tramezzo, della paretina per la doccia, del tubo per la cappa.
E si litiga proprio come in una famiglia.
Aò la porta finestra la dovete chiudeeeeeee, è l’urlo che va per la maggiore.
Così come si rifà pace. E la mattina ci si impone di sorridere. Sempre.
Che il caffè è veramente buono solo se accompagnato da un sorriso.
Beh dai, si può dire che il peggio sia passato e d’ora in poi il percorso sarà tutto in discesa -  commenta quasi commosso l’amato bene lunedì sera ispezionando i lavori e pensando che solo un mese fa, al posto (degli scheletri) del bagno e della cucina, c’era un’enorme voragine, profonda quasi un metro.
Il giorno dopo questa ottimistica e incoraggiante constatazione ci svegliamo con la caldaia in tilt. E no, stavolta non è il freddo che ha ghiacciato l’acqua nei tubi.
Seguono un paio di giorni di passione, con solo acqua gelida e senza termosifoni.
Il tutto termina con i 260 euro del tecnico.
Famo na cosa, va: stamose zitti, che è meglio – commento alla fine dell’ennesima disavventura.
Che la prudenza non è mai troppa.
E per i sentimentalismi c’è sempre tempo.

@@@@@@@@@@@

Per fare questa torta bastano davvero poche cose e una manciata di minuti di tempo. Per esempio 8 fette di pancarrè, due bicchieri di latte di qualsiasi tipo, una mela (o anche una pera), frutta secca (io ho usato le noci, ma potrete optare per pinoli, mandorle, nocciole, pistacchi), aromi a piacere (cannella al posto della vaniglia, volendo). E poi la solita storia: niente burro, niente uova, niente lievito. Per un risultato strepitoso con il minimo sforzo.

Ingredienti
8 fette di pancarrè di farro
300 ml di latte di soia
100 gr di zucchero di canna
1 mela golden
80 gr di uvetta sultanina
80 gr di gherigli di noci
80 gr di cacao amaro in polvere
60 gr di gocce di cioccolato fondente
1 gr di vaniglia in polvere (o una bustina di vanillina)


Procedimento
Spezzettare il pane e lasciarlo in ammollo nel latte per una decina di minuti. Mettere in ammollo anche l’uvetta nell’acqua o in un liquore a scelta (io ho usato un vino passito). Tritare grossolanamente le noci. Schiacciare il pane con un cucchiaio di legno e unirvi tutti gli altri ingredienti, comprese l’uvetta scolata e strizzata e la mela sbucciata e tagliata a dadini. Mescolare bene e versare il composto in uno stampo foderato di carta forno. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 45 minuti.


16 commenti:

  1. Ancora non ho iniziato a disfare la casa, ma a leggerti già mi sorgono mille interrogativi del tipo: come farò a rendermi presentabile al lavoro avendo gli armadi ditrutti e gli abiti nei sacchi chiusi chissà dove? E se andrò al lavoro chi ci starà con gli operai in casa? Perché, di' quello che vuoi, ma io in casa da soli non ce li lascio... e inizia il panico, insomma! Che mica lo so se un dolcetto veloce come questo mi basta a superarlo...
    Io intanto ci penso, eh?
    Un abbraccio :)

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    1. Mah, pensarlo è ancora più angosciante che viverlo. Una volta che sei dentro, lo affronti e amen (poi scleri lo stesso, eh? ma intanto i lavori vanno avanti, i giorni si susseguono e ognuno è un passo verso la fine dell'incubo). Noi li abbiamo dovuti lasciare per forza da soli perchè 5 mesi di assenza dal lavoro sarebbero stati troppi. Però è vero che io almeno la mattina ci sono e comunque vanno seguiti pedissequamente, perfino con disegni dettagliati su come fare questo e quello (interruttori, prese, greche, tramezzi...ci siamo ritrovati a misurare perfino la larghezza dei mattoni per capire perchè rischiassimo a un certo punto di ritrovarci con un bagno più stretto nonostante i progetti di geometra e ingegnere...). E poi si cerca di vivere il più normalmente possibile (anche cucinando dolci) e di pensare a "quando tutto sarà finito". Coraggio Tati! Solidarietà infinita e baci.

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  2. Dopo i lavori in casa serve una vacanza per riprendersi dallo stress:-9 e tesoro questo dolce è una giustissima ricompensa!!!Un bacione,Imma

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    1. Hai proprio ragione Imma: una vacanza da tutto!! Grazie, tanti baci a te e buona giornata

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  3. Ti posso capire molto bene non 3 ma un mese con gli operai per la ripavimentazione della terrazza che poi è un lastricato solare appartiene ala facciata della casa di cui il nostro appartamento ha l'usufrutto e quindi paga per decisioni condominiali e...meno male solo 1/3 altrimenti sarei ad elemosinare. Hanno fatto il saliscendi esterno sono al 7 piano dove alla sera qualsiasi poteva salire e noi abbiamo fatto il possibile per evitare visite notturne ma sinceramente abbiamo dormito malissimo. Ti capisco 3 mesi è ...follia. Ma poi alla fine avrai qualcosa di stupendo e tuo come lo volevi tu.
    Buona settimana e... questi dolcetti sono favolori.

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    1. E tre mesi è il tempo trascorso fino a ora. Vedremo quanto ci metteranno poi per finire. Ci hanno detto ancora uno, ma noi per prudenza calcoliamo due abbondanti. I lavori in casa sono sempre un incubo, per il disagio e soprattutto per le spese. E anche la paura che ti entri qualcuno in casa è terribile, hai perfettamente ragione. Ma insomma, prima o poi tutto finisce.
      Grazie Edvige, buona giornata a te e tanti baci

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  4. Golosissimi, veloci e strabuoni...ho fatto qualcosa di simile ieri ...un bacione e buona settimana!

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    1. Ho visto, che bella la tua torta!! Grazie bacioni a te buona settimana!

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  5. Dai, non vedere più la voragine è sicuramente rincuorante❤️ se poi ci metti anche una fetta di questa torta torna subito il sorriso...anche se davvero io ti ammiro x quello che state attraversando senza perdere l'ironia e l'ottimismo..

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    1. Ripensare alla voragine in effetti regala fiducia! E se poi ripenso a quando ancora dovevamo iniziare i lavori mi vengono i brividi!! Perciò è tutto relativo e guardare indietro serve a consolarsi in quei giorni in cui sembra di essere sempre allo stesso punto! Tanti bacioni Consu grazie infinite❤

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  6. Io avevo la pressione alta duranti i lavori a casa nostra. Sono quasi subito passato alla fase "ve ne dovete annà" quanto prima. Mi addossavano qualsiasi problema, sono diventato il capocantiere, dovevo risolvere io cose che loro avrebbero dovuto saper risolvere senza problemi. Poi ho capito che era una tecnica, la loro. E ho iniziato a fregarmene e ad impuntarmi dove era necessario. Altra cosa, non farti prednere dall'entusiasmo della fine dei lavori. Quando per noi manca 1, in realtà manca ancora 5. Quella è la fase in cui li vuoi veramente fuori dai piedi :-D E tu invece sforni anche dolci. Complimenti davvero :-)

    Fabio

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    1. Hai ragione da vendere, Fabio: è proprio così, ti addossano qualsiasi responsabilità anche minima e anche di intoppi e imprevisti di cui in qualche modo sono responsabili loro..pur essendoci un capocannoniere e pur essendo loro una ditta. Ovviamente non me la prendo con i singoli operai ma proprio con il responsabile che devi seguire passo passo ogni momento anche sostituendoti a lui. Sull entusiasmo per la fine poi sono completamente d accordo. All inizio ingenuamente ho abboccato, ma ormai non mi fido più dei tempi che dicono loro e infatti mi so o rassegnata e calcolo il doppio come minimo. Grazie del supporto e dei preziosi consigli! Abbracci a voi, buona giornata

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  7. Naaaaaaaaaaaaaaa e che palle..pure la caldaia ci s'è messa? ma che non lo sai.. piove sempre sul bagnato!! Dajeee ma sti lavori quando finiscono invece???? Un abbraccio.. e rubo una fetta di questi trancetti particolari.. ma gustosi. un abbraccione...

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    1. Ehhh claudietta, sulla fine non mi pronuncio, ma immagino ancora un paio di mesi, almeno! Si poi per il resto, ne capita una al giorno, ma come dice Fabio: finché c è sfiga c è speranza!!! Grazie bella mia tanti bacioni buona giornata!

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