Vanno bene
le isole: ce ne sono tantissime e per tutti i gusti. Ma la Grecia non è solo
quelle: il Peloponneso è una parte di continente che non si può trascurare e
che, nella sua porzione meridionale, sprigiona il meglio di sé con un lembo di
terra particolarissimo che è la Penisola
del Mani.
Tre
penisole, come le dita centrali di una mano, partono dal Peloponneso per
estendersi, sul mare, verso la Grecia meridionale.
Quella del
Mani è la penisola centrale, il dito medio di quella mano virtuale, racchiusa
tra il Golfo di Laconia e quello di Messenia; il Mar Egeo e lo Ionio.
Una regione
(il cui nome significa “secco” e “privo di alberi”) fatta di piccoli villaggi, anche
abbandonati, distanti tra loro e perlopiù isolati; sferzati dal vento,
affacciati su baie incantate o arroccati sulla catena montuosa del Taigeto che
attraversa la penisola come una spina dorsale.
Muretti a
secco, case di pietra a forma di torri quadrate simili a fortezze, minuscoli
porticcioli e poi strade tortuose, tornanti, sterrati e paesini fatti di
un’unica via che si snoda tutta intorno a una caletta paradisiaca.
AREOPOLI (città di Ares, dio della guerra) è
il capoluogo della Penisola del Mani, dove decidiamo di sostare per una notte.
Fino al pomeriggio inoltrato mostra un’aria sorniona e curata fatta perlopiù di eleganti vicoli acciottolati:
al calare della sera invece si trasforma in una
bolgia umana perlopiù stravaccata su sedie impagliate dei colori più disparati.
Non ci sono tanti ristoranti: è esso stesso un enorme, unico ristorante con
file ininterrotte di tavoli e sedie fra le quali destreggiarsi per poter
passare. Non è brutto, intendiamoci: le luci soffuse e la musica di sottofondo
lo rendono anzi particolarmente suggestivo.
Ma non è
certamente rappresentativo di questi luoghi, ragione per cui noi, per mangiare,
ci rifugiamo in una taverna arroccata sul sovrastante monte Taigeto dove, senza
infamia e senza lode (ma sicuramente in pace) gustiamo piatti tipici davanti al
panorama unico delle "punte" del Peloponneso, protese verso il mare.
Costeggiando
la penisola ci si imbatte in diverse località che meritano una visita. Magari
non nel fine settimana, come è capitato a noi, quando, vista l’alta affluenza,
le strade molto strette e la scarsità di parcheggi, anche solo fare una sosta
diventa un problema.
GEROLIMENAS è un piccolo porticciolo sorto alla
fine dell’800 che oggi è tutto un fiorire di attività turistiche.
PORTO KAGIO (che significa “porto delle quaglie”
per il fatto che le quaglie vi fanno tappa prima di emigrare in Africa) e dove
non si riesce a trovare posto per dormire nemmeno prenotando (come abbiamo
fatto noi) quasi un anno prima. Questo porticciolo adagiato sul Golfo di
Laconia si affaccia su una baia incantevole e isolata dalla strada principale
(sita molto più in alto) come dal resto del mondo. Ci accontentiamo di dargli
giusto un’occhiata, con un tempo che nemmeno è dei migliori ma già così se ne
intuisce la straordinaria bellezza che si sprigiona pienamente al tramonto,
quando i villeggianti giornalieri se ne vanno e il minuscolo villaggio piomba
nel silenzio.
A lasciarci
veramente senza parole però è il paesino fantasma di VATHIA e i meravigliosi scorci che, dallo sperone di roccia su cui
è arroccato, regala.
Un paesino in cui un tempo viveva una popolazione divisa in quattro clan contrapposti e di cui ora rimangono case abbandonate (con ancora suppellettili all’interno), terrazze assediate dai fichi d’india,
il vento che passa attraverso porte semiaperte e finestre dai vetri infranti.
Solo pochissime, fra le case presenti, sono in ristrutturazione e recupero.
La nostra
meta di oggi, che ci porterà ad essere stanziali per ben sei giorni, in realtà
è
GITHION, che disterebbe da Aeropoli solo 28
km in realtà, ma noi preferiamo “fare il giro largo” per vedere tutto ciò che
di bello c’è lungo la strada.
Ghition è l’antico porto di Sparta: un paesotto proprio bello, con un lungomare infinito e un centro storico pieno di affacci panoramici e vecchie case di pescatori.
Un
faro e poi l' isolotto di Kràne, che
era quello in cui Paride condusse Elena dopo averla rapita.
In realtà qui veniamo solo a mangiare e passeggiare
perché per dormire abbiamo scelto
l'estrema periferia, là dove finisce la civiltà e iniziano la vegetazione
selvaggia e il mare a perdita d'occhio: MAVROUVOUNI,
una piccola frazione divisa in due dalla statale, dove ci sono solo un
supermercato, due taverne e una panetteria, ed è una piccola e bellissima oasi
di pace.
Durante i lunghi
e pigri giorni di permanenza, che trascorriamo perlopiù distesi sulla
bellissima spiaggia, compiamo alcune escursioni nei dintorni, tutte in
giornata:
1)Elafonisos
Isola (da
non confondere con quella di Elafonissi, che sta a Creta!) distante dalla
terraferma solo 600 metri, poco più di 10 minuti di traversata, ma per
raggiungere la quale bisogna per forza prendere e farsi traghettare su una
chiatta per la modica cifra di 16€ per due persone+ 1 macchina (e altrettanti
al ritorno).
La
partenza è, più o meno ogni ora, dalla località di Pounta, che dista circa 10
km da Neapolis (gli orari sul sito non sono aggiornati, specialmente quelli del
ritorno: conviene consultarli sul posto se non si vuole rischiare di dover
pernottare sull’Isola!).
Finita la traversata (che è più breve del tempo richiesto per l’imbarco e lo sbarco) si è catapultati in un viale di ameni ristorantini, negozietti di artigianato, affittacamere, barche di pescatori e una chiesetta circondata dal mare.
Tutto il
resto sono dune di sabbia chiara e finissima, gigli di mare, acqua
cristallina, spiagge sconfinate e vento.
Tanto
vento a scolpire forme e bellezza di un paesaggio ogni giorno diverso.
La
seconda gita fuori porta, da Githion è quella a
2) Monemvasia
Una
(bellissima) città fortificata il cui nome ("moni emvasis", che in
greco significa “un solo accesso”) deriva proprio dall'esistenza di un' unica
porta d'entrata.
Già
nella sua conformazione è particolare: sorge su una enorme isola rocciosa larga
300 mt e lunga 1 km che si è staccata dal continente a cui ora è collegata da
un ponte (e che nell’aspetto ricorda moltissimo Civita di Bagnoregio).
Varcata
quell'unica, famosa porta di accesso alla cittadina, ci si trova immersi in un
labirinto di vicoli, scale in pietra e affacci incredibili sul Mar Egeo.
Dopo una
storia lunghissima e travagliata da insediamento minoico fino a paese
abbandonato, passando per dominazioni slave, franche, turche e veneziane, è ora
una commistione di siti archeologici e case riportate a nuova vita che
fluiscono gli uni dentro le altre senza soluzione di continuità, in un'armonia
perfetta.
Di una
bellezza incredibile.
Una
curiosità: in italiano è chiamata Malvasìa per il vitigno che ha avuto origine
proprio qui e solo in seguito esportato in Sicilia e a Malta.
3) Spiaggia di Valtaki
Su questa
lunga e bella spiaggia sabbiosa, appena fuori Githion, svetta il relitto di una
grossa nave da carico ormai arrugginito ma ancora imponente e suggestivo. Non è
una nave molto antica: pare sia stata costruita nel 1950 e che sia ferma lì dal
1980.
A
differenza di quella sull'isola di Zante, non si è arenata a causa di una
tempesta ma è stata trasportata (e abbandonata) li di proposito; non è
circondata da una altissima parete rocciosa e quindi raggiungibile solo via
mare, ma si può comodamente raggiungere in macchina parcheggiandole
praticamente davanti; non giace sulla sabbia ma proprio nell'acqua; non ci si
può salire sopra ma solo affacciarsi in quello che resta del suo gigantesco
scafo non senza avvertire un brivido lungo la schiena...
Come
ogni nave fantasma che si rispetti, anche lei ha i suoi misteri: oltre ai
murales si intravede la scritta del suo nome, "Dimitrios" . Una
ipotesi, poco gloriosa, la vuole abbandonata lì dopo che le autorità portuali
greche scoprirono che serviva a fare da spola fra Italia e Turchia per il
contrabbando di sigarette. Secondo un'altra teoria lievemente più affascinante,
invece, l’imbarcazione dovette effettuare un attracco d’emergenza a Githion, il
4 dicembre del 1980, a causa di una brutta malattia che aveva colpito il
Capitano. In breve emersero alcuni problemi economici, diverse avarie ai motori
nonché dispute con le compagnie di
assicurazione e i vari istituti di credito. In seguito a tutto ciò l’equipaggio
venne licenziato e la nave spostata dal porto alla spiaggia di Valtaki in
attesa di tempi migliori.
Che, con
ogni evidenza, non arrivarono mai...
(Per le
analogie con la nave di Zante: anche quella risale al 1980 e anche quella
serviva a contrabbandare sigarette fra Italia e Turchia).
Dopo i
sei fatidici giorni trascorsi in questo posto di cui siamo ormai perdutamente
innamorati, tanto da esserci tornati per due anni di seguito, ci rimettiamo in
macchina per raggiungere l’ultima meta del nostro viaggio.
Ed è così che, dopo aver salutato la Laconia e
attraversato la Piana di Sparta, fra aranceti infiniti, piccoli villaggi e
valichi di montagna, strade a strapiombo e panorami mozzafiato, dopo 150 km
arriviamo nella regione dell’Argolide e precisamente a Tolo.
TOLO è
una piccola frazione del comune di Nauplia, molto turistica e perlopiù
disabitata d’inverno che, lungi dall’essere particolarmente suggestiva, ha il
pregio però di affacciare su una piccola, incantevole baia dalle cui acque
spuntano 3 isolotti. Il mare è cristallino e di una bellezza incredibile,
almeno fino alle primissime ore del pomeriggio in cui, purtroppo si alza un
vento poderoso che ne increspa un po’ la meraviglia.
Anche se
sulle mappe geografiche compare solo dopo il 1800, Tolo è citata addirittura da
Omero, nell'Iliade, tra le città la cui flotta prese parte alla guerra di
Troia!
Passiamo
praticamente da un balcone con vista ipnotica a un altro…
NAUPLIA invece (a una decina di km da Tolo e
reale motivo - oltre al mare - per cui ci troviamo qui) è stata la prima
capitale della Grecia indipendente.
Il suo nome
deriva da Nauplio, figlio di Poseidone che era il dio del mare, delle onde, dei
terremoti, del vento, delle tempeste oceaniche e credo basta.
Il suo
centro storico è quanto di più simile a una bomboniera si possa immaginare, con
locali deliziosi e curati nei minimi dettagli (tante gelaterie italiane!),
piazze che sembrano salotti, belle chiesette e un porticciolo che ospita barche
di pescatori così come lussuosi yacht.
Alzando lo
sguardo, la vista si perde lungo i bastioni di un'antica fortezza che pare,
insieme al mare (e probabilmente a Poseidone in persona), proteggerla e averne
cura.
Si tratta della fortezza Palamidi che di notte, tutta illuminata, è ancora più impressionante.
Per
arrivarci la scelta è tra:
a) imboccare la scala a chiocciola che
dal centro di Nauplia porta fino a su
b)prendere la macchina e parcheggiare comodamente
davanti alla sua porta d’accesso.
Nel primo,
suggestivo, caso bisogna però mettere in conto di salire 913 gradini, ma giusto
per raggiungere la rocca perché poi in realtà ce ne sono almeno altrettanti per
salire e scendere dagli otto bastioni. In entrambi i casi comunque la fatica è
ampiamente ripagata dalla vista impressionante che da lassù si gode sul Golfo Argolico,
sulla intera città di Nauplia e sulla campagna circostante.
Vasta e
imponente, fu costruita (dai veneziani) incredibilmente in soli 3 anni.
I bastioni
furono ribattezzati diverse volte secondo le varie dominazioni, con nomi
veneziani, poi turchi, fino ad assumere i nomi di antichi capi ed eroi greci:
Epaminonda, Milziade, Leonida, Focione, Achille eTemistocle.
I due rimanenti
furono invece intitolati a Sant'Andrea e al francese Philhellene Robert, che
morì in battaglia sull'Acropoli di Atene.
8€ di
biglietto li vale assolutamente tutti.
Il nostro
viaggio nella Penisola del Mani (e in alcune parti del Peloponneso che l’anno
precedente avevamo dovuto tralasciare per tornare di corsa in Italia a causa di
un problema familiare) si conclude ad Atene, che per noi rappresenta sempre un
piacere tornare, ogni anno, a visitare.
Perché potrà
pure essere (ed effettivamente lo è) bollente, caotica, asfissiante, un vero
formicaio impazzito di crocieristi rigurgitati da pullman lasciati in doppia e
tripla fila. Ma ha sempre quella bellezza scapigliata, arruffata, disordinata
in cui probabilmente risiede il suo fascino.
Per il
racconto su Atene, clicca qui.
Per il primo
viaggio nel Peloponneso, vai sulla mia pagina facebook e cerca "grecia2021".
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie della visita, lascia un segno del tuo passaggio, sarò felice di risponderti