"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

giovedì 27 aprile 2023

A zonzo per la Penisola del Mani

 


Vanno bene le isole: ce ne sono tantissime e per tutti i gusti. Ma la Grecia non è solo quelle: il Peloponneso è una parte di continente che non si può trascurare e che, nella sua porzione meridionale, sprigiona il meglio di sé con un lembo di terra particolarissimo che è la Penisola del Mani.

Tre penisole, come le dita centrali di una mano, partono dal Peloponneso per estendersi, sul mare, verso la Grecia meridionale.

Quella del Mani è la penisola centrale, il dito medio di quella mano virtuale, racchiusa tra il Golfo di Laconia e quello di Messenia; il Mar Egeo e lo Ionio.

Una regione (il cui nome significa “secco” e “privo di alberi”) fatta di piccoli villaggi, anche abbandonati, distanti tra loro e perlopiù isolati; sferzati dal vento, affacciati su baie incantate o arroccati sulla catena montuosa del Taigeto che attraversa la penisola come una spina dorsale.

Muretti a secco, case di pietra a forma di torri quadrate simili a fortezze, minuscoli porticcioli e poi strade tortuose, tornanti, sterrati e paesini fatti di un’unica via che si snoda tutta intorno a una caletta paradisiaca.



AREOPOLI (città di Ares, dio della guerra) è il capoluogo della Penisola del Mani, dove decidiamo di sostare per una notte.

Fino al pomeriggio inoltrato mostra un’aria sorniona e curata fatta perlopiù di eleganti vicoli acciottolati:





al calare della sera invece si trasforma in una bolgia umana perlopiù stravaccata su sedie impagliate dei colori più disparati. Non ci sono tanti ristoranti: è esso stesso un enorme, unico ristorante con file ininterrotte di tavoli e sedie fra le quali destreggiarsi per poter passare. Non è brutto, intendiamoci: le luci soffuse e la musica di sottofondo lo rendono anzi particolarmente suggestivo.


Ma non è certamente rappresentativo di questi luoghi, ragione per cui noi, per mangiare, ci rifugiamo in una taverna arroccata sul sovrastante monte Taigeto dove, senza infamia e senza lode (ma sicuramente in pace) gustiamo piatti tipici davanti al panorama unico delle "punte" del Peloponneso, protese verso il mare.


Costeggiando la penisola ci si imbatte in diverse località che meritano una visita. Magari non nel fine settimana, come è capitato a noi, quando, vista l’alta affluenza, le strade molto strette e la scarsità di parcheggi, anche solo fare una sosta diventa un problema.

GEROLIMENAS è un piccolo porticciolo sorto alla fine dell’800 che oggi è tutto un fiorire di attività turistiche. 






PORTO KAGIO (che significa “porto delle quaglie” per il fatto che le quaglie vi fanno tappa prima di emigrare in Africa) e dove non si riesce a trovare posto per dormire nemmeno prenotando (come abbiamo fatto noi) quasi un anno prima. Questo porticciolo adagiato sul Golfo di Laconia si affaccia su una baia incantevole e isolata dalla strada principale (sita molto più in alto) come dal resto del mondo. Ci accontentiamo di dargli giusto un’occhiata, con un tempo che nemmeno è dei migliori ma già così se ne intuisce la straordinaria bellezza che si sprigiona pienamente al tramonto, quando i villeggianti giornalieri se ne vanno e il minuscolo villaggio piomba nel silenzio.






A lasciarci veramente senza parole però è il paesino fantasma di VATHIA e i meravigliosi scorci che, dallo sperone di roccia su cui è arroccato, regala.


Un paesino in cui un tempo viveva una popolazione divisa in quattro clan contrapposti e di cui ora rimangono case abbandonate (con ancora suppellettili all’interno), terrazze assediate dai fichi d’india,



 il vento che passa attraverso porte semiaperte e finestre dai vetri infranti.

Solo pochissime, fra le case presenti, sono in ristrutturazione e recupero.

La nostra meta di oggi, che ci porterà ad essere stanziali per ben sei giorni, in realtà è

GITHION, che disterebbe da Aeropoli solo 28 km in realtà, ma noi preferiamo “fare il giro largo” per vedere tutto ciò che di bello c’è lungo la strada.




Ghition è l’antico porto di Sparta: un paesotto proprio bello, con un lungomare infinito e un centro storico pieno di affacci panoramici e vecchie case di pescatori. 



Un faro e poi l' isolotto di Kràne, che era quello in cui Paride condusse Elena dopo averla rapita.

In realtà qui veniamo solo a mangiare e passeggiare 



perché per dormire abbiamo scelto l'estrema periferia, là dove finisce la civiltà e iniziano la vegetazione selvaggia e il mare a perdita d'occhio: MAVROUVOUNI, una piccola frazione divisa in due dalla statale, dove ci sono solo un supermercato, due taverne e una panetteria, ed è una piccola e bellissima oasi di pace.



Durante i lunghi e pigri giorni di permanenza, che trascorriamo perlopiù distesi sulla bellissima spiaggia, compiamo alcune escursioni nei dintorni, tutte in giornata:

1)Elafonisos

Isola (da non confondere con quella di Elafonissi, che sta a Creta!) distante dalla terraferma solo 600 metri, poco più di 10 minuti di traversata, ma per raggiungere la quale bisogna per forza prendere e farsi traghettare su una chiatta per la modica cifra di 16€ per due persone+ 1 macchina (e altrettanti al ritorno).

La partenza è, più o meno ogni ora, dalla località di Pounta, che dista circa 10 km da Neapolis (gli orari sul sito non sono aggiornati, specialmente quelli del ritorno: conviene consultarli sul posto se non si vuole rischiare di dover pernottare sull’Isola!).

Finita la traversata (che è più breve del tempo richiesto per l’imbarco e lo sbarco) si è catapultati in un viale di ameni ristorantini, negozietti di artigianato, affittacamere, barche di pescatori e una chiesetta circondata dal mare.


In pratica: il “centro cittadino”, ovvero là dove comincia e finisce l'isola.


Tutto il resto sono dune di sabbia chiara e finissima, gigli di mare, acqua cristallina,  spiagge sconfinate e vento.




Tanto vento a scolpire forme e bellezza di un paesaggio ogni giorno diverso.

La seconda gita fuori porta, da Githion è quella a

2) Monemvasia

Una (bellissima) città fortificata il cui nome ("moni emvasis", che in greco significa “un solo accesso”) deriva proprio dall'esistenza di un' unica porta d'entrata.

Già nella sua conformazione è particolare: sorge su una enorme isola rocciosa larga 300 mt e lunga 1 km che si è staccata dal continente a cui ora è collegata da un ponte (e che nell’aspetto ricorda moltissimo Civita di Bagnoregio).



Varcata quell'unica, famosa porta di accesso alla cittadina, ci si trova immersi in un labirinto di vicoli, scale in pietra e affacci incredibili sul Mar Egeo.





Dopo una storia lunghissima e travagliata da insediamento minoico fino a paese abbandonato, passando per dominazioni slave, franche, turche e veneziane, è ora una commistione di siti archeologici e case riportate a nuova vita che fluiscono gli uni dentro le altre senza soluzione di continuità, in un'armonia perfetta.



Di una bellezza incredibile.

Una curiosità: in italiano è chiamata Malvasìa per il vitigno che ha avuto origine proprio qui e solo in seguito esportato in Sicilia e a Malta.

3) Spiaggia di Valtaki

Su questa lunga e bella spiaggia sabbiosa, appena fuori Githion, svetta il relitto di una grossa nave da carico ormai arrugginito ma ancora imponente e suggestivo. Non è una nave molto antica: pare sia stata costruita nel 1950 e che sia ferma lì dal 1980.


A differenza di quella sull'isola di Zante, non si è arenata a causa di una tempesta ma è stata trasportata (e abbandonata) li di proposito; non è circondata da una altissima parete rocciosa e quindi raggiungibile solo via mare, ma si può comodamente raggiungere in macchina parcheggiandole praticamente davanti; non giace sulla sabbia ma proprio nell'acqua; non ci si può salire sopra ma solo affacciarsi in quello che resta del suo gigantesco scafo non senza avvertire un brivido lungo la schiena...


Come ogni nave fantasma che si rispetti, anche lei ha i suoi misteri: oltre ai murales si intravede la scritta del suo nome, "Dimitrios" . Una ipotesi, poco gloriosa, la vuole abbandonata lì dopo che le autorità portuali greche scoprirono che serviva a fare da spola fra Italia e Turchia per il contrabbando di sigarette. Secondo un'altra teoria lievemente più affascinante, invece, l’imbarcazione dovette effettuare un attracco d’emergenza a Githion, il 4 dicembre del 1980, a causa di una brutta malattia che aveva colpito il Capitano. In breve emersero alcuni problemi economici, diverse avarie ai motori nonché  dispute con le compagnie di assicurazione e i vari istituti di credito. In seguito a tutto ciò l’equipaggio venne licenziato e la nave spostata dal porto alla spiaggia di Valtaki in attesa di tempi migliori.

Che, con ogni evidenza, non arrivarono mai...

(Per le analogie con la nave di Zante: anche quella risale al 1980 e anche quella serviva a contrabbandare sigarette fra Italia e Turchia).

Dopo i sei fatidici giorni trascorsi in questo posto di cui siamo ormai perdutamente innamorati, tanto da esserci tornati per due anni di seguito, ci rimettiamo in macchina per raggiungere l’ultima meta del nostro viaggio.

 Ed è così che, dopo aver salutato la Laconia e attraversato la Piana di Sparta, fra aranceti infiniti, piccoli villaggi e valichi di montagna, strade a strapiombo e panorami mozzafiato, dopo 150 km arriviamo nella regione dell’Argolide e precisamente a Tolo.



TOLO è una piccola frazione del comune di Nauplia, molto turistica e perlopiù disabitata d’inverno che, lungi dall’essere particolarmente suggestiva, ha il pregio però di affacciare su una piccola, incantevole baia dalle cui acque spuntano 3 isolotti. Il mare è cristallino e di una bellezza incredibile, almeno fino alle primissime ore del pomeriggio in cui, purtroppo si alza un vento poderoso che ne increspa un po’ la meraviglia.



Anche se sulle mappe geografiche compare solo dopo il 1800, Tolo è citata addirittura da Omero, nell'Iliade, tra le città la cui flotta prese parte alla guerra di Troia!

Passiamo praticamente da un balcone con vista ipnotica a un altro…



NAUPLIA invece (a una decina di km da Tolo e reale motivo - oltre al mare - per cui ci troviamo qui) è stata la prima capitale della Grecia indipendente.

Il suo nome deriva da Nauplio, figlio di Poseidone che era il dio del mare, delle onde, dei terremoti, del vento, delle tempeste oceaniche e credo basta.

Il suo centro storico è quanto di più simile a una bomboniera si possa immaginare, con locali deliziosi e curati nei minimi dettagli (tante gelaterie italiane!), piazze che sembrano salotti, belle chiesette e un porticciolo che ospita barche di pescatori così come lussuosi yacht.




Alzando lo sguardo, la vista si perde lungo i bastioni di un'antica fortezza che pare, insieme al mare (e probabilmente a Poseidone in persona), proteggerla e averne cura.

Si tratta della fortezza Palamidi che di notte, tutta illuminata, è ancora più impressionante. 




Per arrivarci la scelta è tra:

a)   imboccare la scala a chiocciola che dal centro di Nauplia porta fino a su

     b)prendere la macchina e parcheggiare comodamente davanti alla sua porta d’accesso.



Nel primo, suggestivo, caso bisogna però mettere in conto di salire 913 gradini, ma giusto per raggiungere la rocca perché poi in realtà ce ne sono almeno altrettanti per salire e scendere dagli otto bastioni. In entrambi i casi comunque la fatica è ampiamente ripagata dalla vista impressionante che da lassù si gode sul Golfo Argolico, sulla intera città di Nauplia e sulla campagna circostante.



Vasta e imponente, fu costruita (dai veneziani) incredibilmente in soli 3 anni.

I bastioni furono ribattezzati diverse volte secondo le varie dominazioni, con nomi veneziani, poi turchi, fino ad assumere i nomi di antichi capi ed eroi greci: Epaminonda, Milziade, Leonida, Focione, Achille eTemistocle.

I due rimanenti furono invece intitolati a Sant'Andrea e al francese Philhellene Robert, che morì in battaglia sull'Acropoli di Atene.

8€ di biglietto li vale assolutamente tutti.




Il nostro viaggio nella Penisola del Mani (e in alcune parti del Peloponneso che l’anno precedente avevamo dovuto tralasciare per tornare di corsa in Italia a causa di un problema familiare) si conclude ad Atene, che per noi rappresenta sempre un piacere tornare, ogni anno, a visitare.

Perché potrà pure essere (ed effettivamente lo è) bollente, caotica, asfissiante, un vero formicaio impazzito di crocieristi rigurgitati da pullman lasciati in doppia e tripla fila. Ma ha sempre quella bellezza scapigliata, arruffata, disordinata in cui probabilmente risiede il suo fascino.

Per il racconto su Atene, clicca qui.

Per il primo viaggio nel Peloponneso, vai sulla mia pagina facebook e cerca "grecia2021".

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