"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

martedì 11 giugno 2024

COSA E DOVE MANGIARE ASSOLUTAMENTE A NAPOLI (E COSA VEDERE)

 


Il cibo a Napoli è una cosa molto seria.

Talmente seria, e varia e completa e trasversale, che per poter assaggiare tutto, e magari fare il bis una volta trovato il piatto preferito, non basterebbe una settimana.

Il fatto è che a Napoli a essere buoni non sono solo i dolci, ma i primi, i secondi, la pizza, il caffè, perfino il gelato! Per non parlare di tutto il mondo parallelo rappresentato dallo street food.

Che tra fritti di ogni genere, torte rustiche ripiene, frittate di pasta, taralli sugna e pepe non si sa da dove cominciare.

Ma bisogna saper scegliere, essere guidati da chi la città la conosce bene e sa fornire delle dritte. Oppure imparare dalle esperienze, che male che vada non sarà mai una tragedia.

La nostra seconda volta a Napoli (la prima in pieno Covid) è stata un coacervo di nuove, magnifiche scoperte.

Valgono i suggerimenti della prima volta (a parte per la trattoria Nennella che ha cambiato sede, si è ingrandita ed è scesa un po’ di qualità), ma si aggiungono i seguenti, suddivisi per temi ben precisi.

LA PASTIERA:

Anche la forma è importante. Una mini pastiera, del formato di una pastarella non avrà mai lo stesso sapore di una fetta di quella grande. Se poi è grandissima, come la pastiera che abbiamo trovato da Carraturo al Vomero (via Gian Lorenzo Bernini), l’esperienza sarà mistica.


Le pastiere qui hanno un diametro notevole, se ne chiedete una fetta ne verrà fuori un triangolo di dimensioni stratosferiche; pesata e servita al tavolo, o incartata da portare via. Basta per due, sapore incredibile.



Carraturo ha varie sedi, abbiamo provato anche quella a Porta Capuana, più piccola e venduta già sporzionata: buonissima, ma quella è un’altra cosa.

LA SFOGLIATELLA:

Dopo averne provate tante, quella di Mary (La Sfogliatella Mary), in Galleria Umberto I si riconferma la migliore. Apre alle 8 di mattina e le trovate calde, appena sfornate che per poterle portare in viaggio ve le confezionano, sì e poi praticano dei tagli sulla carta perché non si crei umidità e rimangano fragranti. Buone da svenire, fanno fare un figurone regalandole.



IL BABà:

Ancora Mary. E anche qui, dopo diversi assaggi in altri luoghi. Ma l’impasto è imbattibile, la bagna superlativa. Assolutamente bocciato quello del Caffè Gambrinus (dove però è ottimo il caffè).

CROCCHè E FRITTATINA:

Da Matteo in via dei Tribunali, 94. È un ristorante con vetrina su strada che vende fritti da asporto. Frigge mattina e pomeriggio a ciclo continuo. Di una bontà assoluta. 



TARALLI, TORTANO, CASATIELLO E PIZZA DI SCAROLE:

Al Forno Coppola nei pressi del mercato di Pignasecca. Anche in questo caso, ce ne sono diverse sedi, ma questa è la nostra preferita, che non ci ha mai delusi. Produzione continua, cose sempre fresche, eccelse, imbattibili.



PASTA E PATATE, GENOVESE, PESCE FRESCO (E PER CENA IN GENERALE)

Osteria Il Gobbetto (Vico Sergente maggiore, 8), a 20 metri da Via Toledo.



 Ambiente carinissimo, sempre molto pieno, conviene prenotare o andare presto. Un posto lo trovano sempre, ma magari bisogna aspettare. La pasta e patate va ordinata per almeno due persone, oppure bisogna sperare che la ordini qualche altro commensale per essere associati a quello. Perché si fa espressa, perché ne serve una certa quantità per poterla mantecare bene ma non troppa per non rischiare che venga un ammasso. La loro filosofia di cucina espressa, con mamma ai fornelli, figli in sala e papà all’esterno per l’accoglienza è vincente e rassicurante. Sembra di andare a pranzo o a cena da una zia. Con cugini pazzerelli, simpatici ma mai invadenti, vestiti da Masaniello.



IL GELATO:

Mennella la si riconosce per la fila fuori. Naturale al 100%, senza conservanti, senza coloranti (difatti il pistacchio è marroncino!), mantecato al momento.

Avrei provato ogni gusto, dal cremino al sale di Maldon, alla mandorla con arancia.

Invece mi sono accontentata di fondente (paradisiaco) e nocciola (sublime)

Ma stiamo sempre lì: quanti giorni si dovrebbe rimanere a napoli per riuscire a mangiare e rimangiare tutto?

LA PIZZA FRITTA:

Lungo via Toledo, come caschi caschi bene, ci hanno detto. Ma noi siamo ormai affezionati a Zia Esterina Sorbillo, che non delude mai e si riconferma la migliore.



ALTRO DA VEDERE (oltre alle cose citate nel primo articolo):

CRISTO VELATO

L’unica ragione che ci aveva portati a trascuralo la prima volta è che, essendo tempi di Covid fosse chiuso. Va necessariamente prenotato in anticipo: la cappella Sansevero, all’interno della quale si trova, è piccola e la gente ansiosa di vederlo davvero tanta. È severamente vietato scattare foto, ma del resto non viene nemmeno voglia, talmente rapisce e commuove per bellezza e mistero. Occhio uscendo: si passa per un locale in cui sono custodite due impressionanti MACCHINE ANATOMICHE, scheletri veri -di una donna e di un uomo - su cui è stato minuziosamente ricostruito l'intrico del sistema circolatorio.

CHIOSTRO MAIOLICATO DEL MONASTERO DI SANTA CHIARA

Luogo bellissimo, assolato e avvolto nel silenzio e nella pace in pieno centro.



IPOGEO di SANTA MARIA DELLE ANIME DEL PURGATORIO

Un antico cimitero - nei sotterranei della basilica - in cui si svolgeva il culto delle ANIME PEZZENTELLE. Resti ignoti (e anche il fatto di aver perduto qualche caro di cui non si era mai ritrovato il corpo) inducevano le persone ad "adottare"  un teschio, prendersene cura recitando preghiere per facilitare il passaggio dell'anima del defunto dal purgatorio al paradiso e avere così,  in cambio, preghiere di intercessione per la propria anima. Incredibilmente suggestivo. La visita della basilica superiore è gratuita; per scendere nei sotterranei si pagano 7€ e si visitano senza guida. Suggestivi i veli da sposa, le foto, gli oggetti personali messi davanti o sopra i teschi. Anche qui è severamente vietato scattare foto, più che altro per rispetto del luogo che è, appunto, un cimitero.



CATACOMBE DI SAN GAUDOSIO

Queste si visitano con una guida e il biglietto d’ingresso (13€) dà diritto a visitare anche le catacombe di San Gennaro, con validità di un anno. Il percorso è breve ma suggestivo. È bellissima innanzitutto la Basilica di Santa Maria della Sanità, che le sovrasta, con un altare rialzato davvero particolare. Il percorso nei sotterranei purtroppo è piuttosto breve, ma ricco di storia e suggestioni (gli scolatoi, o “cantarelle”, sedili in pietra scavati nel tufo, su cui venivano sistemati i cadaveri affinché perdessero tutti i fluidi, impressionano parecchio).

 Queste catacombe sono il corrispettivo nobile del culto delle anime pezzentelle: qui gli scheletri e i teschi appartengono a ricchissime famiglie che a suon di cospicue donazioni trovavano dimora in questa area cimiteriale affidando così la loro anima alle preghiere dei monaci che la gestivano.

Il fatto che si trovino nel Rione Sanità sono il valore aggiunto di una visita che porterà dritta nel cuore pulsante di Napoli, fino alla casa natale di Totò, purtroppo trascurata, chiusa al pubblico e segnata solo da una gigantografia e una spuria bancarella ai suoi piedi.



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